Ping Pong 1: recensione: uomini oltre lo sport
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Dà sempre soddisfazione avere una buona impressione su un fumetto a partire solamente dalla presentazione dei personaggi e questa soddisfazione si trasforma poi in appagamento quando si ha un riscontro positivo. Ping Pong, opera di Taiyou Matsumoto edita in Italia da 001 Edizioni, è un fumetto che comincia presentando i due protagonisti principali nel loro ambiente naturale: un centro per giocatori di ping pong gestito da un’anziana signora.
Abbiamo modo di conoscere Peko e Smile, due liceali amici d’infanzia con la passione in comune per questo sport da tavolo ma con due caratteri completamente diversi. Peko si mostra da subito molto estroverso, a tratti strafottente e ben conscio delle proprie capacità. Smile è l’esatto contrario, si presenta come taciturno e riservato, al punto quasi da sembrare solo una spalla per l’amico, per lo meno all’inizio.
Sarebbe possibile interpretare la volontà dell’autore spiegando quanto uno sport possa avvicinare due personalità così diverse ma è da subito che invece viene spontaneo porsi una domanda:
chi è il vero protagonista, i due giovani oppure il ping pong?
Chiunque abbia letto fumetti del calibro di Captain Tsubasa (Holly & Benji) o Attacker You! (Mila e Shiro) sa quanto possa essere difficile far coesistere nella stessa storia uno o più personaggi dalla personalità convincente e anche uno sport. Il fumetto rischia di diventare un insieme di “passaggi” continui proprio tra i momenti dedicati al personaggio principale e lo sport, in modo che entrambi i focus della storia abbiano il loro momento di gloria.
Con Ping Pong il maestro Matsumoto è riuscito a creare non solo un perfetto connubio tra i due ma anche a rendere lo sport il condimento perfetto per le storie di due personaggi assolutamente interessanti.
I momenti di gioco sono presenti ma una volta che la storia prende una svolta particolare per presentare al meglio il vissuto dei due protagonisti, o dei momenti di dialogo non indifferenti alla trama, il ping pong si fa da parte lasciando ai personaggi e al loro grande carisma tutta la scena.
Non esistono palleggi in questa storia, non ci sono scambi di protagonismo tra i personaggi e lo sport, essi non solo coesistono pacificamente nello stesso ambiente ma si danno pari importanza vicendevolmente. Il fulcro della storia, il focus principale è sempre la storia dei due ragazzi e il ping pong rappresenta il meraviglioso contorno che li unisce e che fa parte delle loro vite.
Dal punto di vista visivo il fumetto risulta non solo ottimamente disegnata ma anche perfettamente organizzato: la dinamica della storia è facile da seguire, spesso -infatti - nei fumetti sportivi è facile perdere il filo conduttore della trama. Si capisce però che vi è stata grande attenzione nell’ordinare in modo perfetto i dialoghi soprattutto nelle pagine in cui vengono mostrate le partite che risultano sì dinamiche e coinvolgenti ma con una facile comprensione della trama di fondo.
PingPong di Matsumoto può mostrarsi inizialmente come un manga dalla preponderante presenza sportiva ma, in definitiva, basta leggere i primi capitoli per, non solo, apprezzare proprio lo sport del ping pong ma soprattutto per godere delle belle storie dei personaggi e della loro, davvero ottima, caratterizzazione.