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Batman Il Mondo e le novità Panini Comics per il Batman Day

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In occasione del Batman Day, Panini Comics annuncia presenta Batman Il Mondo e tutti i volumi in uscita dedicati al Cavaliere Oscuro. Trovate tutti i dettagli e le immagini qui di seguito e nella gallery in basso.

"In occasione del Batman Day 2021, Panini Comics porta in Italia, in contemporanea mondiale martedì 14 settembre Batman: Il Mondo, un volume antologico di 184 pagine frutto di un’ambiziosa iniziativa senza precedenti: per la prima volta nella storia, DC si è accordata con i licenziatari di tutto il mondo per la creazione di un volume che celebrasse la pervasività mondiale del Cavaliere Oscuro. Il risultato sono 14 storie, create in 14 paesi del mondo e rappresentative ognuna della cultura del paese che ha generato le tavole del racconto. Non solo: in ognuna delle storie Batman agisce nel paese in cui l’avventura viene ambientata.

Il volume viene inaugurato dal duo americano composto dallo scrittore Brian Azzarello e dal disegnatore Lee Bermejo (Batman: Dannato, Joker, Lex Luthor: Man of Steel, Batman/Deathblow), con la storia Città globale, in cui Batman riflette sul tempo trascorso a Gotham, a proteggere la città e i suoi abitanti da minacce di ogni sorta.

Al team Panini Comics Italia è stata affidata la creazione dell’avventura italiana, Ianus, realizzata da un quartetto d’assi d’eccezione: Alessandro Bilotta (Mercurio Loi, Dylan Dog) ai testi, Nicola Mari (Dylan Dog) ai disegni, Giovanna Niro (Dylan Dog, Chrononauts) ai colori e Andrea Accardi (Chambara) al lettering. La storia vede il più grande detective del mondo per la prima volta a Roma, alle prese con un nuovo nemico. Ianus, è una straordinaria avventura che riesce a coniugare con successo l'essenza più oscura e notturna del personaggio di Batman con una sensibilità tutta italiana, e vede quattro maestri al top della forma.

Per apprezzare al meglio la storia, Ianus uscirà, in fumetteria e online, in un’Edizione Deluxe che prevede un’ampia sezione dedicata agli extra e un’esclusiva litografia firmata dagli autori. Un volume di prestigio perfetto per celebrare la prima avventura del Pipistrello ideata e realizzata completamente in Italia.

Per celebrare l’arrivo del Cavaliere Oscuro nella Città Eterna e osservare da vicino il processo di realizzazione di una delle storie che rimarranno nella tradizione del fumetto italiano, sarà possibile visitare l’esposizione di tavole del disegnatore Nicola Mari per Batman: Il Mondo – Ianus, a Roma presso la galleria CArt Gallery, in via del Gesù 61. L’esposizione sarà inaugurata proprio sabato 18 settembre, il Batman Day 2021, e per l’occasione saranno presenti gli autori per una sessione di firmacopie. Per maggiori informazioni sull’esposizione visitare il sito www.cart-gallery.com o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Il Batman Day è anche l’occasione perfetta per riscoprire e approfondire la propria conoscenza di Bruce Wayne con i diversi titoli proposti da Panini Comics, in uscita il 16 settembre, e adatti a tutti i gusti: Batman: Amore folle, dalle menti che hanno creato il capolavoro d’animazione Batman: The Animated Series, racconta le origini di Harley Quinn, mentre prova a conquistare Joker eliminando il Cavaliere Oscuro con dietro le quinte, decine di layout; Batman: Le Nuove Avventure – Stagione Uno raccoglie una serie di storie completamente inedite ambientate nel mondo della serie animata dell’Uomo Pipistrello, dai produttori di Batman: The Animated Series; Batman: Knightfall 1 è l’edizione omnibus di una delle saghe più importanti e amate del personaggio, che vede Bruce Wayne contro il criminale Bane. Infine, Il Grande Libro di Batman è l’antologia definitiva che raccoglie venti storie capolavoro per ripercorrere la storia di Batman dagli anni ‘30 ad oggi e contiene inoltre una serie di articoli per conoscere tutto quello che c’è da sapere sull’icona DC.

Anche quest’anno il Batman Day è pronto ad affascinare vecchi e nuovi lettori. Sarà impossibile non appassionarsi alle storie e avventure del detective più amato del mondo!

Per le ultime notizie sul Batman Day e sui più grandi supereroi del pianeta, visitate il sito www.dccomics.com, e seguite gli account social @DCComics, @DCBatman e @thedcnation, oltre ai canali social Panini DC Italia su Facebook (@PaniniDCit) e su Instagram (@panini_dcit)."

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Il Grosso, recensione: il fantasy che non ti aspetti

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Il fantasy è un genere ben codificato e riconoscibile: se metti un grosso barbaro – memore del Conan di Robert E. Howard – e delle creature mostruose, è chiaro immediatamente che ci si trova davanti a un racconto fantasy. Se poi si parla di maledizioni, coltelli ritualistici e morti viventi, la storia si arricchisce di sapori sovrannaturali tipici di alcune diramazioni sottogenere.

Il Grosso scritto da Daniele Daccò e disegnato da Veronica Ciancarini è proprio questo: un fantasy sovrannaturale. Ma non è un fantasy alla Howard o alla Moorcock ed è lontano da quello tolkeniano, piuttosto è come se Quentin Tarantino avesse deciso di giocare una partita a Dungeons and Dragons.

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Rispettando (quasi) fedelmente le unità aristoteliche della narrazione, Daccò pone i suo tre personaggi principali – il barbaro Grosso, una ragazza incinta che stava per essere sacrificata e il mellifluo officiante del rito sacrificale – all’interno di una vasta sala di un edificio abbandonato in cui sono costretti ad asserragliarsi per sfuggire a demoniaci assalitori.
La storia scorre, dunque, veloce e le azioni sono serrate. Le spiegazioni di come e perché i personaggi si siano riuniti e siano giunti in quel luogo, come in un giallo, vengono dosate man mano che il racconto si dipana. Niente però è superfluo, tutto è mirato a raccontare l’essenziale narrativo e dare le coordinate al lettore. Ma Daccò non disdegna, fedele al genere che sta trattando, scene action che vedono Il Grosso come principale e motore. Nonostante la sala che accoglie i personaggi sia scarna, come i giocatori di un Dungeon, il barbaro protagonista utilizza l’ambiente a suo vantaggio, sfruttando le proprie capacità fisiche.

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Ciancarini, ai disegni, crea un gioco grafico di indubbio fascino: i colori utilizzati sono il bianco, il nero ed il rosso. Questo permette all’autrice di creare tavole piatte, senza sfumature, scale di grigi o effetti di profondità, per calcare la mano sull’espressività delle scene. Il tratto caricaturale e cartoonesco, difatti, permette ironiche o inquietanti deformazioni grafiche che rafforzano il potenziale emotivo o action delle diverse scene. Il rosso non è il solo colore del sangue, ma anche della passione, della concitazione, del dolore, della rabbia, della vita e della morte. Utilizzato con attenzione, a volte come piccolo dettaglio, segnala al lettore necessari elementi narrativi.

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Il Grosso è, dunque, un godibile pegno d’amore al genere fantasy, ai giochi di ruolo, ma anche ad una cinematografia di genere animato – come Adventure Time o Steven Universe – che indubbiamente è presa come modello grafico-narrativo ma non pedissequamente men che meno parodiandola.
Edito dalla Panini Comics, il volume è un cartonato con copertina soft-touch che, indubbiamente, fa da ottima cornice al racconto di Daccò e Ciancarini.

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Vota Loki, recensione: quando il Dio degli inganni dice la verità

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Loki è senz’altro un personaggio molto amato dai fan Marvel. Un “cattivo” che in sessant'anni di vita editoriale ha subito numerose trasformazioni e, coerente con il personaggio, mutazioni sia fisiche che identitarie.
La sua fortuna nell’MCU è senz’altro da attribuire all’attore che lo interpreta, Tom Hiddleston e dalla sfaccettata costruzione caratteriale del personaggio live action e, difatti, la serie Disney+ dedicata al personaggio ha riscosso un subitaneo grande successo. Panini Comics, dunque, ne ha approfittato per riportare, in cartonato, la fortunata miniserie Vota Loki scritta da Christopher Hastings e disegnata da Langdon Foss e Paul McCaffrey.

Il racconto vede il Dio degli Inganni decidere di candidarsi alla presidenza degli Stai Uniti d’America, dichiarando apertamente agli elettori che lui non dirà menzogne – come, invece, fanno i suo avversari politici – e che sarà il “paladino” per tutte le fasce sociali ed economiche. L’unica che non riesce a credere alla “bontà” di un villian per eccellenza è la giornalista Nisa Contreras che, anni addietro, ha visto la propria casa e il proprio quartiere funestato da una battaglia tra Loki e gli Avengers.

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È chiaro fin dalla prime tavole, che l’intento degli autori è quello di costruire un racconto dalla fortissima componente parodica. Dopotutto, la miniserie in quattro albi è uscita, negli States, nel 2016, anno dell’elezione che ha visto tristemente il trionfo di Donald Trump. Non a caso la giornalista di origini sudamericane è l’unica a contrastare l’ascesa politica ed il consenso di Loki, figura dalle numerose ombre.
In America, il rapporto tra fumetti e politica è spesso stato conflittuale – salvo l’eccezione Obama? – con la seconda che si è eretta a controllore del primo. Il Comics Code Authority ne è, chiaramente, l’esempio più marcato. Ma il proprium del fumetto è quello di saper intercettare le componenti del tessuto sociale e politico contemporaneo ed inserirle – in forma, mediata, parodica o capovolta – nel proprio medium e nelle proprie narrazioni. Nel caso di Vota Loki, la volontà caricaturale è palese.

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Loki è un personaggio ambiguo ed il lettore, come l’elettore, si trova spesso confuso: credere o non credere alla rinnovata ideologia del Dio degli inganni? Hastings immerge il fruitore nel mezzo di una realistica campagna presidenziale americana, allargando le proprie narrazioni per toccare tanto il “dietro le quinte” politico, quanto i movimenti sociali che vanno dall’elettore imbambolato dai comizi televisivi ai fanatismi da fazione, fino alla strumentalizzazione della religione. Molti, dunque, i temi parodiati dallo sceneggiatore che dosa con attenzione il ruolo di Loki, permettendo al personaggio di Nisa di svelare – a se stessa e al lettore – gli obiettivi finali dell’asgardiano. Il tono del racconto è quello della parodia di un thriller politico, che omaggia in chiave surreale Tutti gli uomini del Presidente o Tutti gli uomini del Re, con una strizzatina d’occhio a Cronisti d’assalto e Diritto di cronaca. Il tutto intessuto con il mondo della Marvel e i suoi abitanti.

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Il disegno di Langdon Foss non poteva che accordarsi con il mood parodico: leggere deformità anatomiche, linee chiare e, spesso, sintesi visiva. Dopotutto, un stile maggiormente realistico, avrebbe appesantito la lettura e deformato il tono del racconto.
La satira diventa l’intero architrave su cui si regge Vota Loki. Nonostante l’assunto principale sia di “facile” comicità – tra i politici bugiardi di professione, il Dio dell’inganno non può che essere il primo – il racconto costruisce un interessante spaccato della politica americana, palesando criticità e contraddizioni.

Nel volume edito dalla Panini Comics, in calce, sono presenti anche due racconti, uno del 1962 (Journey Into Mystery #85) ed uno del 1989 (Avengers #300), che fanno da compendio alla miniserie principale del volume.

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Daphne Byrne: La prescelta, recensione: gli incubi vittoriani firmati Marks e Jones

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Tra tutte le decisioni prese a seguito della ristrutturazione aziendale che ha coinvolto negli ultimi anni la DC Comics, sicuramente quella più controversa e dolorosa per i lettori è stata la chiusura dell’etichetta Vertigo. Diretta per quasi trent’anni da Karen Berger, la Vertigo ha avuto il merito di rinnovare profondamente il fumetto americano, pubblicando i lavori di esponenti della British Invasion come Neil Gaiman, Jamie Delano, Garth Ennis e Peter Milligan e facendo uscire il fumetto di qualità dai confini angusti della dimensione “indie” per proporlo ad un pubblico più ampio. Il testimone dell’indimenticabile linea editoriale è stato raccolto dall’etichetta Black Label, che propone al suo interno tanto nuove iterazioni delle collane storiche Vertigo come Hellblazer quanto proposte di tipo supereroistico dal taglio più autoriale rispetto alle testate regolari del DC Universe. Un mix interessante a cui mancava un ingrediente importante, il fumetto horror, che in DC vanta una tradizione significativa fin dai tempi di classici anni ’70 come House of Secrets e House of Mistery. A colmare la lacuna è arrivata la creazione di una sotto-etichetta della Black Label, la Hill House, coordinata da Joe Hill, figlio del leggendario Stephen King e creatore della serie di successo Locke & Key, ispiratrice dell’omonimo serial Netflix.

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La linea diretta dal figlio d’arte ha già dato alle stampe una serie di prodotti varia ed interessante, che va dallo slasher di Basketful of Heads all’horror gotico di Daphne Byrne, miniserie di sei numeri scritta dalla drammaturga ed autrice televisiva Laura Marks e disegnata da un rinomato illustratore di incubi come Kelley Jones. La Marks ha al suo attivo episodi di serie tv come The Exorcist e Ray Donovan oltre che premiate pieces teatrali, mentre Jones è un’istituzione del fumetto horror, erede del maestro Bernie Wrightson, celebre per le sua versione di personaggi DC classici come Deadman e Batman, di cui ha sottolineato gli aspetti più gotici. Non si poteva scegliere team creativo migliore per raccontare questa vicenda che affonda le sue radici nella tradizione delle novelle horror di epoca vittoriana.

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Ci troviamo nella New York di fine ‘800 e Daphne Byrne è un’adolescente introversa, segnata dal trauma della scomparsa del padre, a cui era molto legata. La ragazza ha un animo solitario e inquieto, ed è bersaglio delle prese in giro delle compagne di classe, da cui è costantemente derisa. Anche la situazione economica della famiglia non è delle migliori: il padre le ha lasciate piene di debiti e la madre non vede altra soluzione che quella di risposarsi. Le due donne vivono un rapporto conflittuale: la Sig.ra Byrne si rivolge ad una medium per tentare di contattare il marito defunto (il misticismo era molto in voga in quel periodo storico) ma Daphne è contraria e, senza successo, cerca di far capire alla madre che si sta facendo raggirare da una ciarlatana. In seguito ad una seduta spiritica a cui partecipa su insistenza della madre, Daphne comincia a sperimentare visioni orrorifiche ed angoscianti, oltre ad accorgersi della presenza di un ragazzo misterioso che sembra seguirla ovunque, e di cui avverte i pensieri nella sua mente. Da questo in momento in poi, la situazione di Daphne si complica ulteriormente, e realtà e sogno si intrecciano. Quello che i suoi occhi vedono esiste realmente? La vecchia medium ha risvegliato qualcosa di oscuro sopito dentro di lei? O si tratta di allucinazioni dovute al difficile periodo che sta attraversando, tra i cambiamenti – anche fisici – dovuti alla crescita e il dolore mai superato per la perdita del padre?

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Daphne Byrne è un raffinato racconto horror di formazione, pregevole sotto il profilo tanto della scrittura quanto del disegno. Laura Marks delinea un’eroina dall’interessante profilo psicologico, e la mette al centro di un metaforico percorso di crescita che la vede sbocciare come donna, tanto intellettualmente quanto fisicamente. Il senso di colpa dovuto ai primi richiami della sessualità che si manifesta sotto forma di incubi sono un classico di una certa letteratura di stampo vittoriano, come Il Giro di vite di Henry James, dove l’orrore è più suggerito che mostrato grazie ad un sapiente uso della suspense. Anche se in questo caso l’orrore mostrato non manca, grazie allo stile dark di Kelley Jones. Il veterano dell’horror a fumetti trova nello script della Marks del pane molto gradito per i suoi denti, che gli consente di sbizzarrirsi in quello che gli riesce meglio: atmosfere gotiche esaltate da campiture di nero e tratteggio, apparizioni sinistre, corpi deformati e mostruosi, location lugubri come cimiteri e vecchie cantine che sono solo una parte del ricco campionario di un maestro del genere soprannaturale ancora al top della forma. Le tavole di Jones sono il valore aggiunto dell’opera, e conferiscono prestigio alla già validissima sceneggiatura della Marks.

Daphne Byrne viene presentato da Panini Comics in un elegante cartonato, corredato da extra interessanti come le interviste agli autori e i bozzetti di Kelley Jones, che rende ancora più piacevole la lettura di un’opera in cui le suggestioni vittoriane di Henry James sembrano incontrare quelle di classici horror moderni come Rosemary’s Baby.

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