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Nuova edizione Panini Comics per la saga di Zio Paperone di Don Rosa

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Vi avevamo riportato alcuni giorni fa che Don Rosa sarà ospite al Napoli Comicon 2016 dal 22 al 24 aprile. Ora, il sito ufficiale della manifestazione rilancia la news annunciando anche una nuova edizione della "Saga di Paperone" targata Panini Comics, e non solo:

"In occasione della visita di Don Rosa a Napoli Comicon, per i tipi della Panini uscirà una nuova edizione in italiano della Saga di Paperone, diversa dalle precedenti, in una confezione ancora top secret, mentre sulla rivista UACK!, che avrà un rilancio con una nuova formula la prossima primavera, Don Rosa diverrà una presenza costante a cominciare dal numero di aprile.

Solo chi sarà presente a Napoli Comicon potrà partecipare alle sessioni di firme di queste pubblicazioni (con cover variant appositamente create) e chiedere i disegni dei personaggi preferiti al Maestro, sempre generosissimo con i suoi lettori.

Inoltre, nell’ambito di una serata disneyana dedicata a Don, presso la Mostra di Oltremare (al Teatro Mediterraneo), l’artista statunitense incontrerà i suoi fans, con video e contributi rari e inediti, e con la partecipazione di fumettisti e addetti ai lavori di tutto il mondo."

Restate collegati su Comicus per nuovi aggiornamenti.

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Inuyashiki 1

Hiroya Oku è uno dei mangaka più famosi degli ultimi anni, pressoché esclusivamente noto per Gantz, fumetto fantascientifico dalle tinte forti che ha diviso pubblica e critico sia in patria che all’estero; per via del calo di qualità che ha contraddistinto l’opera nella parte centrale, cosa che accade frequentemente quando si prolunga molto un determinato lavoro, ha ricevuto numerose critiche, diffusesi soprattutto in rete tramite hater che hanno cercato in ogni modo di affossare la reputazione della stessa, spesso ingiustamente e senza basi su cui poggiare le proprie accuse, causando un bizzarro fenomeno che proprio nella parte finale di questo primo volume l’autore si riserva di affrontare in un capitoletto abbastanza auto propagandistico che analizzeremo più avanti.

Parliamo ora più approfonditamente di questo nuovo manga, Inuyashiki, serializzato sulle pagine di Evening di Kodansha a partire dal gennaio del 2014 e pubblicato da Planet Manga nel classico formato economico da 4,50 €, 13x18, sempre più sfruttato dalla casa editrice italiana. Oku torna a cimentarsi con il fantascientifico, con le civiltà aliene tecnologicamente avanzate che interferiscono con la razza umana, con la società giapponese, aspramente criticata anche questa volta, con le nuove generazioni sempre più frivole e approfittatrici, prive di uno scopo e irrispettose nei confronti del resto dell’umanità, soprattutto dei più anziani.

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La trama segue le vicende di un vecchio padre di famiglia, Ichiro Inuyashiki, colletto bianco giapponese che lavora dalla mattina alla sera a testa bassa, si lascia maltrattare e affossare, subisce ingiustizie senza mai reagire, pur di portare a casa la paga, sfamare e concedere delle buone condizioni di vita ai due figli e alla moglie, totalmente ingrati nei suoi confronti, non curanti delle sue condizioni di salute precarie e disgustati dalla sua stessa presenza, di cui si vergognano apertamente con gli altri. Insoddisfatto della propria esistenza e ormai stanco di provvedere all’esistenza parassitica del suo nucleo familiare, ad Inuyashiki viene diagnosticato un tumore incurabile che segnerà la sua inevitabile spirale discendente nella disperazione e nell’oblio. Ma improvvisamente accade qualcosa di inaspettato e del tutto impensabile: degli alieni tecnologicamente avanzati, interagendo accidentalmente con il nostro pianeta, annientano due vite umane, quella di Ichiro e quella di un giovane presente nel luogo della deflagrazione. Per porre rimedio a tale intrusione, gli extra terrestri ricostruiranno le fattezze dei due malcapitati sfruttando delle unità da combattimento a loro disposizione dal potenziale bellico estremo, realizzando degli involucri totalmente identici agli originali con la coscienza delle stesse persone uccise. Al loro risveglio, immemori di ciò che è successo, i due riprendono le loro vite inconsapevoli di essere stati radicalmente modificati. Per quanto riguarda il giovane, non molto viene mostrato in questo primo volume, dovremo infatti aspettare il successivo per ottenere maggiori informazioni, mentre per Ichiro, la presa di coscienza di questo cambiamento avviene quando un gruppo di giovani teppisti attaccano un clochard per divertimento, con l’intento di torturarlo e ucciderlo. A questo punto, l’anziano si oppone temerariamente a tale abominio, attivando inconsciamente i dispositivi offensivi contenuti nel suo nuovo corpo, sbaragliando i criminali, arrivando addirittura a mostrare al mondo intero tramite i canali televisivi le nefandezze commesse da questi individui, smascherandoli una volta per tutte.
Comprendendo quindi la grandezza della potenza racchiusa in lui, a Ichiro non resta che scegliere se accettare e farsi carico delle “grandi responsabilità che derivano da grandi poteri” o meno. Sicuri della scelta dell’anziano, dato il senso di giustizia che lo muove da sempre, non resta che scoprire quale sarà la scelta del giovane.

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L’incipit della storia ricorda molto Il cane che guarda le stelle di Takashi Murakami, di cui vi abbiamo parlato qui, anche se a differenza di quel volume, il tratto più realistico dell’autore di Gantz mette meglio in luce la condizione di incapacità di reazione quando il mondo crolla addosso al protagonista, rimuovendo qualunque appiglio solido a cui aggrapparsi, con una cappa ansiogena e una spietatezza più marcate.
Oku ancora una volta armeggia con la tematica della moralità e dell’azione/inazione che segue l’acquisizione di un particolare potere in grado di portare su di un nuovo livello la potenza e l’incisività dell’uomo nella società. Prevarranno l’egoismo e il tornaconto personale oppure i sentimenti che ci legano agli altri, l’altruismo, quando si viene posti di fronte a questo bivio?

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Riprendendo il discorso della dialettica di accusa e difesa di Gantz presentata a termine del volume, in un capitolo che ci introdurrà il giovane mutato dagli alieni, l’autore cerca di mostrare come chi parla male della sua opera spesso non l’ha neanche mai letta, basandosi unicamente sul giudizio di altri e portando avanti una poco nobile campagna di odio priva di fondamenta, che viene destrutturata dal mangaka. Sinceramente è la prima volta che ci capita di vedere una presa di posizione di questo tipo in un’opera fumettistica, in cui si introduce il precedente lavoro dell’autore cercando di riabilitarlo agli occhi del mondo: ci sembra un’operazione abbastanza discutibile, quantomeno evitabile, che rischia di ridicolizzare ulteriormente la faccenda, sebbene venga introdotta anche una componente citazionale che rimane molto in linea con le tematiche trattate nel nuovo lavoro.

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Dal punto di vista artistico, ritroviamo la cifra stilistica che ha reso famoso Oku, quelle tavole eclettiche, pulitissime, spettacolari ed evocative, con un immaginario florido e ricercatissimo, che sfrutta programmi di grafica e modellazione tridimensionale come Photoshop o Poser per conferire una nitidezza artistica unica, ma che, come in Gantz, rischia di portare all’orgasmo la tecnica lasciando fredde o assenti le emozioni trasmesse.

Insomma, un volume bizzarro con una storia anomala sotto ogni punto di vista, per quanto rimandi ad altro di già visto, non separandosi troppo dal “modello Gantz”, che però scorre velocemente e senza impegno, invogliando al proseguo dell’opera.

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Providence 1

Quando venne annunciato dalla Avatar Press, Providence fu etichettato dalla stessa casa editrice come il "Watchmen horror" di Alan Moore. Una dichiarazione forte considerando il valore del capolavoro di Moore e la sua importanza storica. D'altronde, e il ragionamento vale non solo per gli scrittori ma anche per musicisti, registi, etc., quando una o più delle proprie opere raggiunge un riconoscimento così ampio, è difficile poi mantenere alto il livello qualitativo nel tempo. I fattori, spesso, sono determinati da un effettivo calo di qualità, dovuto magari a scarsa ispirazione, o al non essere più al passo coi tempi, o appunto alle alte aspettative. Quante volte siete rimasti delusi dai nuovi dischi di vecchie e gloriose rock-band, ad esempio? Ecco, questo è il punto. Non sempre quello degli artisti è un percorso semplice e sono pochi coloro che riescono a mantenere un livello alto o dignitoso fino alla fine.

Il percorso che porta Moore a scrivere Providence è articolato. Innanzitutto, legato ad aspetti economici, ma siamo qui maggiormente interessati al puro aspetto creativo. Qualche anno fa, Antony Johnston realizza una versione a fumetti de Il Cortile, vecchio racconto di Moore facente parte di un'antologia perduta in gran parte e ispirata a Fungi from Yuggoth, un noto ciclo di sonetti scritto da Howard Phillips Lovecraft. L'opera, interessante e valida (che trovate in entrambe le versioni italiane di Neonomicon), ispira Moore che prosegue in prima persona le vicende narrate dando vita a una miniserie in 4 parti, chiamata appunto Neonomicon, edita dall'Avatar Press e disegnata, come il precedente racconto, da Jacen Burrows. L'opera, che ottiene un buon riscontro di pubblico e critica, spinge Moore a proseguire il discorso dando vita appunto a Providence, serie in 12 parti di cui il volume Panini Comics raccoglie i primi 4 albi.

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Gli eventi qui narrati precedono di vari decenni quelli di Neonomicon (in cui vengono citati più volte i protagonisti di Providence). Siamo nell'America del primo dopoguerra, Robert Black è un giornalista omosessuale ed ebreo che, dopo il suicidio di una persona a lui cara, lascia il suo incarico per andare alla ricerca (per una sua forte suggestione) di una trascrizione di un antico testo alchemico di origine araba risalente all'ottavo secolo dopo Cristo. In realtà il tutto è solo un pretesto per un viaggio nella faccia nascosta della società, ovvero quel mondo sotterraneo celato a tutti in cui si annidano i più cupi segreti e le più primitive pulsioni. Ma laddove la deviazione, la perversione e il razzismo affiorano in Lovecraft, in Moore sono esplicitati e mostrati nella loro crudezza.

Quello che interessa maggiormente ad Alan Moore è creare un'opera che analizzi, riassetti, rielabori ed espliciti il mondo di Lovecraft. Lo sceneggiatore prende a piene mani dall'opera di Lovecraft e dalla sua vita, fonde gli elementi e li porta nel nostro mondo reale, mescola e fa propri personaggi e tematiche dello scrittore in un continuo gioco di rimandi. Ogni capitolo riporta a uno specifico racconto di Lovecraft, ogni personaggio trova il suo corrispettivo nel fumetto. È naturale, dunque, sottolineare come nonostante Providence sia assolutamente apprezzabile da solo, senza una conoscenza più o meno approfondita delle opere di Lovecraft si perda tutto lo sforzo letterario, sottolineiamo sopraffino, fatto da Moore. Sfumature, dettagli, reinterpretazioni che tolgono all'opera molto senza un'adeguata conoscenza del materiale originario.

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Dal punto di vista narrativo, la costruzione della vicenda di Moore è molto introspettiva e procede lenta. Lo scrittore inglese pone grande attenzione a tratteggiare i profili dei protagonisti e cura minuziosamente i dialoghi e il contesto in cui le azioni dei personaggi si svolgono. Lo sceneggiatore, inoltre, ricorre all'utilizzo di intere pagine di prosa (espediente già utilizzato in opere come Watchmen o La Lega degli Straordinari Gentlmen) alla fine di ogni capitolo a fumetti. Possiamo, dunque, leggere fra un albo e l'altro alcuni estratti dallo zibaldone di Robert Blanck, oppure documenti di cui viene in possesso il protagonista. Le pagine dallo zibaldone approfondiscono tendenzialmente le vicende che il protagonista vive scritte in prima persona, tuttavia questo espediente appare un po' superfluo in quanto non aggiunge molto a ciò che possiamo leggere dalle tavole a fumetti. Più interessanti sono le note di avvenimenti che non vediamo nel fumetto vero e proprio e gli allegati esterni (opuscoli e scritti) che vengono inseriti.

Lo stile delle tavole resta invariato per tutta la durata del racconto (e qui possiamo far riferimento alla soluzione analoga, ma diversa nella composizione, dello schema fisso delle tavole di Watchmen): 4 vignette orizzontali che solo raramente variano, come nella scena della fuga da Lilith nel sotterraneo nell'albo 2, in cui da orizzontali diventano verticali per aumentare il ritmo all'azione, o come per le occasionali splash page.

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Burrows è molto ordinato nella costruzione grafica della vicenda e, come per Dave Gibbons, è ancorato ai fissi schemi impostigli da Moore. Ma il suo lavoro non è semplicemente funzionale ma minuzioso e artisticamente degno di nota in quanto riesce a conferire un'ottima caratterizzazione dei personaggi e a riportare su carta, e in maniera maniacale, la scenografia storica del periodo traducendo alla perfezione tutto il mondo descritto da Moore/Lovecraft.

Per quanto riguarda l'edizione Panini, nulla da eccepire. Davvero ottima la confezione del volume nella linea 100% HD, con la copertina cartonata morbida, una notevole qualità di stampa e tavole nel formato originale (rispetto a quello propostoci da Bao Publishing con il volume di Neonomicon, ristampato da Panini), a cui si aggiungono la sempre impeccabile traduzione di Leonardo Rizzi e l'apparato critico curato da Antonio Solinas.

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Tornando, dunque, al discorso fatto in apertura, è ancora presto per fare un paragone fra Watchmen e Providence, ma francamente poco ci importa stabilire se la nuova opera possa avvicinarsi o meno al capolavoro dello sceneggiatore inglese. Quello che ci interessa sottolineare è che se punti di contatto ci sono, questi vanno ricercati nella scrupolosità della ricerca e della narrazione e nella distruzione/costruzione di un mondo. Providence è un'opera monumentale, un'operazione narrativa che difficilmente vediamo fare a un autore di fumetti, ed è che questo che rende ancora oggi interessante Alan Moore: non si tratta del lavoro di una vecchia gloria, ma di un'opera viva di chi ha ancora molto da dire.

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Lazarus 1: Famiglia

L’ansia per un futuro che appare oscuro ed incerto, alimentata dalla complessità politica ed economica dei tempi in cui viviamo, ha da sempre ispirato la letteratura e il cinema fantastico.  Un caso esemplare è Io sono leggenda, romanzo di Richard Matheson che è stato adattato più volte con successo per il grande schermo, e le saghe di Mad Max e Terminator.  La visione di un  mondo distopico e minaccioso anima anche le pagine di The Walking Dead, straordinario successo partorito dalla penna di Robert Kirkman. Difficile quindi creare una nuova saga ambientata in un futuro apocalittico, a meno che non si abbia il talento di Greg Rucka e Michael Lark. Il duo, artefice insieme ad Ed Brubaker di un mirabile ciclo di Gotham Central, torna a riunirsi in Lazarus, saga futuristica creata per la Image Comics e proposta in Italia da Panini.

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La storia si svolge in un futuro prossimo venturo caratterizzato da elementi di forte contiguità col nostro presente, primo tra tutti il dominio incontrastato delle multinazionali a livello politico ed economico. Nello scenario distopico brillantemente immaginato da Rucka & Lark, il ruolo delle multinazionali nello scacchiere mondiale è aumentato di importanza fino a diventare dominante e a sostituirsi alle nazioni esistenti; così, come in un nuovo Medioevo da incubo, la divisione del mondo in Stati sovrani è stata soppiantata dalla frammentazione in domini, espressione del potere delle famiglie più ricche e potenti. Una di queste è la famiglia Carlyle, dinastia di industriali che governa lo Stato della California. Core Business dei Carlyle è la coltivazione di semi geneticamente modificati, attività che garantisce loro il potere assoluto in un territorio dove cittadini che soffrono la fame sono trattati come sudditi da un regime dittatoriale. Ciascuna delle famiglie più influenti gode dei servigi di un “Lazarus”, un essere artificiale di incredibile potenza a cui viene fatto credere di essere umano. I Lazarus guidano le milizie private delle varie famiglie, proteggendone gli interessi. A svolgere questo ruolo nella famiglia Carlyle è Forever, o Eve, come viene chiamata dai membri delle famiglia. Benché sia stata assemblata in laboratorio, ad Eve viene fatto credere di essere un membro dei Carlyle dal patriarca Malcolm e dai suoi figli, ma l’affetto che provano per la “donna” è solo di facciata: farla sentire parte integrante della famiglia è solamente un modo astuto per controllarla ed influenzarne le decisioni. Ma le certezze di Eve verranno presto messe a dura prova, quando un attacco della milizia dei rivali Morray al deposito delle sementi dei Carlyle svelerà l’esistenza di un complotto e di una serpe in seno a questi ultimi. Eve dovrà suo malgrado confrontarsi con il vero volto della sua famiglia e dei suoi membri, e non di meno cominciare ad interrogarsi sulla natura del regime dei Carlyle e sul mistero della sua stessa esistenza.

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Nonostante la lettura di Lazarus sia attraversata in alcuni momenti da un consistente senso di dejà-vu, i due autori ci regalano comunque un’opera di notevole intensità che, seppure obbedendo fedelmente ai cliché di una certa letteratura fantastica, non si sottrae all’impegno di pronunciarsi su argomenti di strettissima attualità come il ruolo delle multinazionali e la concentrazione della ricchezza e del potere nelle mani delle oligarchie. Greg Rucka, già autore di ottime run sul già citato Gotham Central per la DC e di The Punisher per la Marvel, sforna una delle sue prove migliori: la sua prosa secca e asciutta ci trascina in un mondo di avidità e ambizione sfrenata, collocato in un futuro prossimo ma sinistramente simile al nostro. Maestro nello sceneggiare sequenze d’azione che esplodono sulla pagine dopo essere state sapientemente costruite attraverso la suspense, Rucka eccelle anche nella caratterizzazione dei personaggi. Dopo la Renée Montoya di Gotham Central e la Kate Kane di Batwoman, lo sceneggiatore ci regala un altro straordinario personaggio femminile, Forever, indistruttibile e fragile allo stesso tempo, inconsapevole pedina nei giochi di potere della sua “famiglia”. Ottima anche la caratterizzazione dei singoli membri dei Carlyle, covo di serpi legate tra loro dalla conservazione dei privilegi e dall’ambizione smodata, che nulla hanno da invidiare ai famigerati Lannister de Il Trono di Spade: il rapporto palesemente incestuoso tra i gemelli Johan e Johanna ricorda quello altrettanto proibito tra Cersei e Jamie Lannister.

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La sceneggiatura serrata di Rucka non poteva trovare traduzione in immagini migliore delle dettagliate illustrazioni di Michael Lark. L’ex disegnatore di Daredevil realizza tavole dal respiro cinematografico, tra le migliori della sua carriera. La pagina è spesso suddivisa in sequenze di quattro strisce widescreen nelle sequenze d’azione più concitate, per poi lasciare spazio a primi piani e piani americani nelle scene di dialogo, lasciando intuire una padronanza del mezzo espressivo che farebbe la gioia degli studiosi delle teorie e tecniche del montaggio cinematografico. L’artista si mette completamente al servizio dello script secco e senza fronzoli di Rucka, sciorinando sequenze al fulmicotone che colpiscono l’occhio del lettore come una lama. Le bellissime illustrazioni di Lark sono esaltate dal formato scelto da Panini Comics, un pregevole cartonato su carta patinata dal prezzo contenuto, che inaugura la nuova collana 100% HD dell’editore.

Ottimo debutto che fa ben sperare per il proseguo della serie, in attesa di sapere se la presa di coscienza di Forever porterà alla sua auspicata ribellione nei confronti della terribile famiglia Carlyle.

 

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