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Il solito evento, la recensione di Inumani VS X-Men 1

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In principio era Infinity. Dal nome stesso della maxi saga scritta da Jonathan Hickman nel 2013, si potevano intuire che, degli eventi narrati, ci sarebbero stati riverberi nel futuro delle pubblicazioni targate Marvel: il rilascio sul nostro pianeta, delle nebbie terrigenee, capaci di risvegliare il gene inumano sopito in alcuni individui. La stessa Civil War 2 partiva proprio dalla saga che vedeva coinvolto l’intero pantheon eroico della casa editrice ed, in particolare, il supergruppo di rinnovato successo degli Inumani.
Il nuovo evento Marvel, dunque, vede coinvolta la famiglia reale di Attilan e la nuova formazione degli X-Men, dopo la recente scomparsa di Ciclope. Scott Summers, ha perso la vita in uno scontro con il leader degli Inumani, Freccia Nera, nel tentativo di distruggere una delle due nubi terrigenee che si è scoperto essere nocive per ogni mutante. I due gruppi, dopo le numerose perdite, hanno deciso per una tregua e, insieme, trovare una soluzione.

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Il numero 1 di Inumani vs X-Men, che raccoglie i primi due americani, inizia proprio nel momento più buio di questa tregua: non c’è soluzione. O le nebbie vengono distrutte permettendo ai mutanti di vivere ancora sulla terra ma interrompendo la mutazione inumana, oppure i “figli dell’atomo” saranno costretti ad abbandonare il loro pianeta. Come si può immaginare, lo scontro è inevitabile.
Charles Soule e Jeff Lemire sono ai testi di quello che sembra essere un maxi dejavù, piuttosto che un maxi evento. Nonostante l’evidente sapienza narrativa dei due sceneggiatori, attraverso una costruzione impeccabile del racconto, la lettura è sempre velata dalla sensazione del già visto. Lo schema è quello assodato delle saghe crossover Marvel: esposizione del problema, apparente quiete, climax narrativo irrisolto a fine primo numero. Il numero seguente è dedicato agli scontri.
Lo sforzo dei due sceneggiatori è evidente, specie nel numero di apertura: nel posizionare i propri eroi nella scacchiera della saga, Hickman e Soule mettono sullo stesso piano della lettura due temporalità diverse che incastrano presente ed immediato futuro come in un thriller dal sapore di spy story. Purtroppo non basta: come per un compito in classe, tutte le richieste di casa Marvel sono state esperite costruendo un racconto tecnicamente perfetto ma ben lontano dalla ricerca dell’emozionalità del lettore. I protagonisti sono mossi dal naturale bisogno basilare della “conservazione della specie” e, per ora, agiscono solo in funzione di una dicotomica affermazione genetica, senza dubbi o ripensamenti, e lo “scontro ideologico” per adesso rimane poco sotto la superficie narrativa.

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Simile appunto lo si potrebbe fare al disegno di Leinil Francis Yu: il fumettista filippino fa il proprio dovere, caricando le figure di eroica possanza fisica attraverso il suo tratto “sporco”, ombroso, e dalla straordinaria forza espressiva. Ma, anche qui, non basta: layout, composizione della tavola, messa in scena, di grande impatto visivo e ineccepibili nella loro resa, ma tutto facilmente identificabile in un “canone” fin troppo assodato e, spesso, abusato.

Nonostante l’ottimo ritmo narrativo e lo straordinario tratto, Inumani vs X-Men inizia la propria corsa nella maniera più “sicura” possibile, offrendo al lettore una formula che funziona e che, comunque, incuriosisce gli aficionados degli scontro di casa Marvel. Ma, se da un lato funziona la volontà di legare non solo i maxi eventi alle storie singole ma anche le diverse saghe tra di loro, il meccanismo narrativo si è fin troppo sclerotizzato e la “rivoluzione” che ogni nuovo evento reclama non è poi così tanto rivoluzionaria.

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La fine dei vecchi Vendicatori, la recensione dei Grandi Eventi Marvel: Avengers Divisi

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La saga Avengers Divisi divide letteralmente (e scusate il gioco di parole) la storia dei Vendicatori in due parti e segnò l’esordio sulla testata di Brian M. Bendis creando un definitivo e significativo “prima e dopo”. Non è un caso che Bendis sia uno degli autori più importanti della storia del gruppo, e nemmeno che la saga inizi col numero 500 e si concluda con la sua chiusura programmata. All’epoca, ovvero nel 2004, è bene sottolinearlo, non era consuetudine così diffusa chiudere e rilanciare testate come oggigiorno e fu dunque qualcosa di epocale. Ma non si trattò di una semplice operazione di rilancio.

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Quando Stan Lee e Jack Kirky crearono i Vendicatori nel 1963, come controparte Marvel della JLA, fino al 2004 il super-gruppo aveva un’ovvia rilevanza nell’universo Marvel, tuttavia risultava sempre un gradino in basso rispetto a Fantastici Quattro e agli X-Men. Nelle sue fila, inoltre, nonostante ci fossero eroi quali Thor, Capitan America e Iron Man, militavano maggiormente personaggi sì importanti, ma di seconda fascia e spesso senza una testata titolare. La rivoluzione portata da Bendis fu, col rilancio di New Avengers, portare gli eroi più famosi (compresi alcuni corpi “estranei” come Spider-Man e Wolverine) e farne l’ossatura della narrativa Marvel. La serie aveva vissuto un nuovo momento di gloria grazie al lungo ciclo targato “Rinascita degli eroi” di Kurt Busiek e George Pérez, ma non influiva minimamente sulle altre testate e la run dei due autori sopracitati, per quanto bella, era la quintessenza del classicismo, molto lontana dai toni delle serie contemporanee di cui Bendis era una delle punte di diamante. Lo sceneggiatore, dunque, portò un nuovo linguaggio, star di prim’ordine tra i suoi ranghi e, come detto, ne fece l’ossatura del Marvel Universe. Di lì a poco, infatti, tutto ciò che accadeva su queste pagine aveva ripercussioni in qualsiasi testata e si avviò l’epoca dei maxi-eventi con House of M che, altri non è, che una conseguenza diretta di Avengers Disassembled.

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La storia, che definire cataclismatica è davvero il minimo, vede i Vendicatori subire una serie di attacchi su più fronti uno dopo l’altro. Un apparentemente ubriaco Tony Stark, all’epoca ministro della difesa degli Stati Uniti d’America, viene cacciato fuori dall’Onu e, con lui, la rappresentanza dei Vendicatori. Il Fante di Cuori, creduto morto, ritorna solo per farsi esplodere e uccide Scott Lang (Ant-Man). Ma non solo, anche Visione cadrà non prima di aver lanciato un attacco di svariati Ultron contro il gruppo. She-Hulk perde il controllo, Occhio di Falco muore nella lotta contro gli alieni Kree. Com’è possibile che tutto accada contemporaneamente? Si scoprirà che il nemico questa volta non viene dall’esterno, e si tratta di Scarlet, la loro fedele alleata di sempre il cui delicato equilibrio psichico crolla definitivamente.
Bendis, qui al suo meglio, infonde il suo inconfondibile stile cinematografico fatto di dialoghi freschi e taglienti per imbastire un dramma che tocca al cuore il celebre gruppo Marvel, per poi ricostruirne le basi e guidarlo per ben 8 anni.

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Alle matite troviamo David Finch che riesce a dosare epicità e dramma con protagonisti espressivi e tavole spettacolari caratterizzate da una gabbia sempre varia e piena di soluzioni. La gamma cromatica del team di coloristi risulta particolarmente cupa ed efficace e contribuisce alla resa visiva finale in maniera determinante. Oltre a Finch, l’albo finale della saga vede una sfilza di disegnatori ospiti di primo piano che impreziosiscono il tutto mentre ripercorrono la storia dei Vendicatori.

Avengers Divisi resta, 13 anni dopo, un’ottima lettura, fondamentale soprattutto per il ruolo che ha avuto, Panini Comics la ripropone ora nella collana Grandi Eventi Marvel in un volume brossurato, in controtendenza ai cartonati che generalmente vediamo in libreria, una scelta che non ci soddisfa del tutto ma che nulla toglie alla lettura.

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Due volumi di Thor: Ragnarok e tutte le altre novità sul personaggio targate Panini Comics

  • Pubblicato in News

Il 25 ottobre uscirà nelle sale cinematografiche italiane il film Thor: Ragnarok diretto da Taika Waititi con protagonista ancora una volta Chris Hemsworth nei panni del dio norreno. Per l'occasione, come da tradizione ormai, Panini Comics lancia diverse iniziative legate al personaggio e in particolare vi abbiamo raccolto qui sotto le quattro uscite previste per i mesi di settembre e ottobre. Di seguito le pagine di Anteprima #311.

Thor: l'ultimo Ragnarok
di Michael Avon Oeming, Andrea Di Vito e Laura Villari
17x26 cm, cartonato, 152 pagine, colori, 14€ (15€ con la sovraccoperta)
Data di uscita: settembre 2017

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Il mitico Thor: Ragnarok
di Roy Thomas, John Buscema e Tom Palmer
17x26 cm, cartonato, 136 pagine, colori, 14€
Data di uscita: settembre 2017

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Io sono Thor
di AA. VV.
18,3x27,7 cm, cartonato, 320 pagine, colori, 25€
Data di uscita: ottobre 2017

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Thor: Ragnarok - Preludio
di Will Corona Pilgrim e J. L. Giles
17x26 cm, brossurato, 88 pagine, colori, 4€
Data di uscita: 5 ottobre 2017

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La psicoanalisi del Ragno, la recensione di Spider-Man Collection: Il bambino dentro

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Torna, per la prima volta in volume, una delle più apprezzate run di Spider-Man, scritta da J.M DeMatteis e disegnata da Sal Buscema: Il bambino dentro. La storia è un dramma psicologico che vede le tre figure protagoniste Peter Parker/Spider-Man, Edward Whelan/Vernim e Harry Osborn dover risolvere, oltre ai conflitti fra loro, quelli interiori dovuti al legame con i loro genitori e al rapporto con la loro non facile infanzia. Ad un’attenta analisi, infatti, lo stesso Peter scopre che il suo senso di colpa è precedente alla morte di zio Ben, di cui si sente almeno in parte responsabile, e risale addirittura alla morte dei genitori di cui inconsciamente si sente colpevole. Un meccanismo, quello di reagire ai traumi assumendosi le colpe per cose che non si riescono a spiegare, tipico dell'infanzia.

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La trama principale che però DeMatteis sviluppa è quella di Edward Whelan, aka Vernim, vittima di un esperimento genetico del Barone Zemo e di Arnim Zola, personaggio creato dallo stesso sceneggiatore durante il suo ciclo di Capitan America e poi ripreso nella sua gestione di Spider-Man, anche nella stupenda L’ultima caccia di Kraven. La Dr. Kafka che ha in cura Edward si rende conto della bontà dell'individuo, che tuttavia rimane vittima rinchiusa nel corpo del mostro, e cerca quindi di farlo uscire fuori, compito impossibile senza che prima abbia ritrovato la fiducia nelle persone. Vernim riesce però a fuggire e torna alla casa dei propri genitori, ma si troverà a dover superare un grande conflitto interiore rivivendo le sevizie subite in passato dal padre e l'omertà della madre, rea di non porre fine alle violenze.

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La vicenda più drammatica però è quella legata a Harry, l’emotivamente fragile figlio di Norman Osborn. Fin da piccolo, il ragazzo ha cercato invano l’approvazione paterna, un amore che il primo Goblin non gli ha mai garantito, preso dai suoi affari e dalla sua attività come super-criminale, vedendo proprio in quel figlio così fragile e ingenuo un suo fallimento. Ora Harry, sposato con Liz Allen e padre a sua volta, vive in un appartamento sopra quello di Peter e di Mary Jane. La sua fragile mente non riesce a gestire il conflitto generato dal voler essere all’altezza del padre, dall’essere considerato un debole, ma anche dal rapporto con l’amico Peter, colpevole della morte di Norman dopo che quest’ultimo aveva ucciso Gwen Stacy. La confusione nella sua mente è palese e lo spinge ad agire in maniera contraddittoria, rinnegando il padre per poi giustificandone le azioni, odiando Peter e sacrificandosi per lui. Vuole essere come il suo genitore, migliore di lui, e amare il suo piccolo, essere presente nella sua famiglia, ma il suo modo di agire è ben oltre la pazzia.
Il volume della collana Spider-Man Collection propone, oltre alla saga principale e al suo epilogo, anche due storie fondamentali nello sviluppo della vicenda di Harry: Il retaggio degli Osborn (Spectacular Spider-Man 189) e Nemici del cuore, ovvero il celebre Spectacular Spider-Man 200 (presente anche nel volume Io sono Spider-Man) in cui l’amico di Peter perde la vita a causa dell’iniezione della formula potenziata che aveva progettato Norman Osborn ma, al tempo stesso, riscatta il suo nome. Una scelta, quella operata da Panini Comics, davvero ottima che consente di seguire l’intero fato del personaggio.

Quello messo in scena da DeMatteis è un dramma riuscito e profondo, che analizza i rapporti genitori-figli con tre vicende distinte e forti. L’introspezione psicologica è approfondita ed emerge un’epicità lontana da quella classica dei fumetti di super-eroi che ci fa comprendere quanto l’infanzia influisca sulle nostre vite da adulti. Ogni personaggio presentato è assolutamente sfaccettato e vivo, oltre che credibile.

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Alla matite troviamo Sal Buscema, uno dei disegnatori più prolifici della Marvel nonché l’artista che ha disegnato la maggior quantità di numeri dello Spider-Man originale. Veloce e affidabile, tanto da essere utilizzato spesso per realizzare fill-in e coprire i buchi degli altri disegnatori, Buscema non ha in sé l’epicità del più noto fratello John, ma è un artista che spesso proprio per la sua alta produttività è stato spesso sottovalutato. In queste tavole vediamo invece un autore maturo e consapevole del suo tratto. Indubbiamente, i molti primi piani e l’assenza quasi costante di sfondi, sono un prezzo da pagare necessario, tuttavia il suo tratto sottile e spigoloso punta all’essenzialità ed è ben capace di trasmettere tutto il pathos della sceneggiatura di DeMatteis e il suo contributo non è affatto secondario.

Fra le storie più apprezzati e importanti di Spider-Man, Il Bambino Dentro è un ciclo che ancora oggi mantiene intatto il suo valore, e per i fan dell’Uomo Ragno è un obbligato must have.

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