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Panini Comics pubblica Beastars, un manga contro le discriminazioni. Le tavole in anteprima

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Esce oggi per Panini Comics, sotto l'etichetta Planet Manga, Beastars di Paru Itagaki. Di seguito tutte le info e le prime tavole in anteprima.

"Il 14 marzo arriva in tutte le librerie e fumetterie il primo numero del manga Beastars. Pubblicato da Planet Manga, divisione di Panini Comics dedicata al fumetto giapponese, è stato presentato in anteprima a Cartoomics, la fiera per appassionati che si è svolta presso lo spazio Fiera Milano di Rho dall’8 al 10 marzo.

Manga rivelazione del 2018 e vincitore in Giappone di diversi premi, Beastars affronta da un punto di vista eccentrico, surreale e decisamente originale tematiche quali la discriminazione razziale, le difficoltà relazionali e il senso di inadeguatezza tipico dell’adolescenza.

Il fumetto, creato da Paru Itagaki, è ambientato in un mondo popolato da animali antropomorfi che vede la convivenza fra erbivori e carnivori. Il manga è incentrato su Legoshi, un lupo grigio studente dell’istituto Cherryton. Nonostante la bontà d’animo e la rara gentilezza, Legoshi è odiato e temuto dai compagni a causa dei pregiudizi sulla sua specie.

A scuola il protagonista divide il dormitorio con altri canidi e fa parte del club di teatro, lavorando dietro le quinte e fungendo da accompagnatore della stella nascente del club, il cervo rosso Louis. Quando l’alpaca Tem, compagno di Legoshi, viene trovato morto, sul protagonista ricadono inevitabilmente i sospetti di molti studenti.

Panini Comics dà quindi appuntamento nelle edicole e fumetterie con un manga nel quale la suddivisione tra carnivori ed erbivori è metafora dei fenomeni di razzismo e bullismo con cui si confronta ancora oggi la nostra società."

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I Grandi Tesori Marvel: Vitamorte, recensione: Tempesta alla scoperta della sua umanità

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Fra i personaggi di maggior successo di sempre della Marvel, la fama per i mutanti arriva solo a metà anni ’70 quando – a 5 anni dallo stop degli episodi inediti – arriva Giant-Size X-Men di Len Wein e Dave Cockrum con la storia “Seconda Genesi”. Stan Lee, infatti, decide di riesumare gli X-Men per promuovere un gruppo di eroi internazionale. Il nuovo team di eroi include fra le new-entry personaggi come Wolverine, Tempesta, Colosso e Nightcrawler.

Dopo l’uscita dello speciale ci fu la consecutiva ripresa della serie regolare con episodi inediti e l’arrivo ai testi di Chris Claremont che porterà la testata a vette inarrivabili grazie a un lunghissimo ciclo che vanta trovate avvincenti combinate a intrecci soap-operistici degni di nota. Ma il pregio maggior di Claremont è lo sviluppo dei personaggi, figure a tutto tondo e tridimensionali. Fra queste non possiamo non citare Tempesta, protagonista del volume Vitamorte della collana oversize della Panini Comics I Grandi Tesori Marvel.

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Ororo Munroe, questo il vero nome della mutante, per anni ha vissuto nel cuore dell’Africa nera venerata come una dea grazie al suo potere di evocare le tempeste. Impara a domare le proprie emozioni e a vivere in piena simbiosi coi suoi poteri. Quando entra a far parte degli X-Men, nasce in lei una forte conflittualità fra la sua parte divina/mutante e il suo essere umana, quindi passionale. Il punto di rottura massimo arriva quando, per un fatale errore, perderà i suoi poteri e dovrà contare solo sulla propria umanità.

Il governo degli Stati Uniti, infatti, è sulle tracce di Rogue, ex appartenente alla Confraternita dei Mutanti Malvagi e ora da poco entrata negli X-Men. Grazie al neutralizzatore, un’arma in grado di togliere i poteri ai mutanti, creata dall’inventore Forge (mutante a sua volta), l’obiettivo sembra a portata di mano, ma il raggio colpisce Tempesta che viene così privata dei suoi poteri. Soccorsa dallo stesso Forge, la ragazza è ora nella sua abitazione, inconsapevole che i suoi problemi derivano proprio dall’uomo di cui si sta innamorando.

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Fra Forge e Tempesta, infatti, sta nascendo un amore che vivrà di fasi alterne negli anni a seguire, ostacolato sia dal carattere introverso dell’uomo, sia dalla nuova situazione di Tempesta.
La parte più interessante resta, però, l’approfondimento psicologico che riceve Ororo, che vive in un profondo stato di depressione. Privata dei suoi poteri, la donna sente di aver perso la propria identità e non riesce ad adattarsi a questa nuova condizione. Sarà proprio l’amore verso Forge che la porterà a riscoprire se stessa, il suo lato umano, a lasciarsi andare alle emozioni. Claremont fa un lavoro eccellente in tal senso, scrivendo un doppio albo (ovvero Uncanny X-Men 186) profondo e toccante in cui i personaggi appaiono umani come non mai.

La seconda parte di Vitamorte arriva solo un anno dopo con Uncanny X-Men 198. Qui ritroviamo Ororo, ancora senza poteri, vagare moribonda nel deserto e in preda alle allucinazioni. Troverà, però, la forza di condurre una donna gravida al suo villaggio. Qui, dopo nuove difficoltà, riuscirà a ritrovare le giuste motivazioni per una rinascita spirituale oltre che a una nuova ragione d’essere.

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Le due storie hanno come comune denominatore la presenza di Barry Windsor Smith come disegnatore e co-soggettista di Claremont (un onore toccato solo a John Byrne, quest’ultimo, per la serie degli X-Men). Windsor Smith non è mai stato un artista molto prolifico ma, vuoi per la loro importanza (ricordiamo, su tutte Arma X), vuoi per la bellezza del suo stile iper-dettagliato, le sue storie sono tutte rimaste impresse nella mente del lettore. Dopo un primo periodo in cui l’artista seguiva le orme di Jack Kirby, Windsor Smith ha elaborato uno stile grafico personale che si impone per una regia assolutamente unica, con trovate visive sempre nuove che enfatizzano la narrazione. Grazie al grande formato, possiamo ammirare il gran lavoro dell’artista in tutta la sua imponenza e soffermarci a lungo sulle sue tavole colme di dettagli.

I Grandi Tesori Marvel: Vitamorte recupera un ciclo di metà anni ’80 di una potenza narrativa e grafica davvero elevata. Grazie al grande formato e alla cura editoriale del volume, nuovi e vecchi lettori possono godere di quest’opera nel migliore dei modi.

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Runaways 1-2, recensione: Crescere, che fatica!

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Crescere, che fatica!, recitava il titolo italiano di una serie tv della Disney degli anni ’90, una frase che potrebbe adattarsi bene anche ai primi due volumi della nuova serie dei Runaways. Tornato in auge grazie alla serie tv Marvel/Freeform, il gruppo nasce nel 2003 sotto l’etichetta editoriale Tsnumai con la quale la Casa delle Idee voleva attrarre a sé i lettori di manga.

Nata dalla penna magica di Brian K. Vaughan (Y: The Last Man, Saga) e dalle matite di Adrian Alphona (Ms. Marvel), la serie originale durò 18 numeri, per poi essere rilanciata dallo stesso team per altri 24. La storia è quella di un gruppo di teenager figli dei componenti di un’organizzazione criminale nota come Orgoglio. Scoperte le attività illecite dei loro genitori, il gruppo decide di ribellarsi a loro diventando dei fuggiaschi ("Runaways", per l'appunto).

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In seguito, hanno scritto e disegnato le gesta di questo gruppo di anti-eroi autori del calibro di Joss Whedon, Michael Ryan, Terry Moore, Humberto Ramos, Kathryn Immonen e Sara Pichelli. In concomitanza dell’arrivo della serie tv, la Marvel ha deciso quindi di rilanciare la testata e lo fa seguendo l’esempio positivo di Black Panther con Ta-Nehisi Coates, ovvero prendere un autore best-seller, ma estraneo ai fumetti, e affidargli i testi. Così, ecco arrivare Rainbow Rowell, giornalista e autrice di successo di opere YA in cima alle classifiche del New York Times. Ad affiancarla troviamo, invece, il lanciatissimo disegnatore Kris Anka.

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Già nel primo volume, dal titolo “Tornare a casa” si parte subito in quarta con Chase che piomba nell’appartamento di Nico con una Gert moribonda in braccio. La ragazza era morta da ben due anni - una storia narrata dal team artistico Vaughan e Alphona - ma Chase riesce a tornare indietro nel tempo e, insieme a Nico, a salvarla. I tre decidono, dunque, di ricontattare i membri della “banda”, che ormai hanno intrapreso strade indipendenti.

Senza entrare nei particolari, possiamo dire che – fra mille ripensamenti e problemi – la banda – composta da Nico, Gert, Chase, Molly, Katrina, Victor e Vecchi Merletti è ora riunita, pronta a vivere la propria vita. Sì, perché più che un fumetto d’azione, o supereroistico, i Runaways di Rowell e Anka sono un teen-drama in piena regola. L’azione è ridotta all’osso, se non quasi del tutto assente: il team non ha obiettivi o missioni da svolgere, se non quello di sopravvivere e, infatti, la loro principale preoccupazione è trovare un lavoro o andare a scuola. Il punto focale sono, dunque, i personaggi, il loro rapporto, il loro voler trovare un ruolo nel mondo e, questa strana famiglia, è tutto ciò che hanno.
Le difficoltà non mancano, un esempio è quello di Gertude rimasta “morta” per due anni e si ritrova con i suoi vecchi compagni ormai cresciuti. Ma i problemi relativi alla crescita sono comuni, nonostante le differenze di età, a tutti i personaggi e la Rowell affronta il tutto con grande maestria e con un ottimo approfondimento psicologico. La serie dà il giusto spazio a tutti i protagonisti, non scade mai nel banale e offre diversi colpi di scena davvero interessanti.

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Nonostante la netta differenza di tono e di intensità, si respira davvero l’aria dei primi numeri di Vaughan e Alphona, ovvero il periodo d’oro del gruppo. Merito anche della tavole di Kris Anka con il suo tratto sottile e leggermente cartoonesco, in grado di proseguire con dignità e personalità una certa continuità artistica tipica della serie.
Il nuovo ciclo dei Runaways ci ha, dunque, pienamente convinto, e risulta originale nella sua scelta di puntare sulla commedia e sul teen-drama, piuttosto che sull’azione. Una serie che farà felici i fan storici della testata e che saprà, di certo, conquistarne di nuovi.

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Grandi Tesori Marvel: Hulk e La Cosa: Il Grande Cambiamento, recensione

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È più forte Hulk o la Cosa? Questa domanda, un evergreen per i fan Marvel, da generazioni tiene banco e la stessa casa editrice ha fatto incontrare/scontrare i due eroi in innumerevoli occasioni. Un quesito, questo, che non trova certo risposta nel volume della linea overisize I Grandi Tesori Marvel dal titolo Hulk e La Cosa: Il Grande Cambiamento, ma di sicuro offre l'occasione di vedere in scena i due character darsene di santa ragione. Il tomo, edito da Panini Comics, raccoglie due storie provenienti direttamente dagli anni ’80, ovvero l’omonima avventura che dà il titolo al libro e Lo scontro, entrambe con protagonisti i due personaggi.

Il grande cambiamento venne pubblicata nel 1987 in origine negli USA nella collana Marvel Graphic Novel e vede all’opera Jim Starlin ai testi e Bernie Wrightson alle matite, qui in una delle rare incursioni alla Casa delle Idee. Starlin, che ha nelle corde il lato cosmico degli eroi, proietta i due protagonisti nello spazio, ma per una vicenda per nulla epica e che fa dell’ironia la sua principale chiave di lettura. Il creatore di Thanos, infatti, imbastisce una trama leggera in cui la classica dinamica del rapporto fra Hulk e La Cosa serve da base a una commedia d’azione basata sullo scontro verbale e dinamico dei due personaggi.

La vicenda si avvia quando, trasportati su un pianeta alieno da un burocrate che fino a quel momento ha sempre scansato missioni in prima persona, i due protagonisti devono portare a termine un pericoloso compito in cambio di due desideri. Alla base di tutto, una vicenda (con velata critica al consumismo) in cui il governo vuole salvaguardare un "grande cambiamento alimentare" che però fa gola anche alla spietata Rivendita di cibo di Spacca McSchiaccia.

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Come avrete capito, la storia fin da subito non si prende sul serio, e in effetti il risultato è leggero e piacevole grazie al grande lavoro dei due autori. Il pianeta e le decine di alieni che vi compaiono, sono resi con grande maestria da Wrightson che da qui sfoggio della sua grande creatività.
Naturalmente, l’artista mette una regia perfetta delle tavole al servizio della storia, ma il meglio possiamo vederlo nelle scene d’azione e nelle spettacolari splash-page in cui la possanza fisica dei due personaggi viene sottolineata dalla matita dal fumettista grazie a forme ipertrofiche ben definite. Naturalmente, anche la mimica degli eroi ricopre un ruolo importante in questo tipo di storia e anche qui Wrightson si impone grazie a una recitazione efficace e sicura.

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La seconda storia, intitolata Lo scontro, è tratta da Marvel Fanfare #20 e #21 ed è antecedente di due anni a Il grande cambiamento. A differenza dell’altra opera, più celebre, qui Starlin (ai testi e pure alle matite) scrive un'avventura decisamente più seriosa. L’incipit parte quando il Doctor Strange contatta Ben Grimm tramite un portale dimensionale per chiedere di accorrere in suo soccorso. Il signore delle arti mistiche, infatti, è intrappolato e sorvegliato da un dozzina di demoni al soldo di Xandu che, unendo l’Occhio di Agamotto di Strange a un oggetto chiamato il Rubino del Dominio, aspira a governare il mondo. Dopo aver salvato il Dr. Strange ed essere ritornati nella nostra dimensione, Ben Grimm dovrà vedersela con Hulk, schiavizzato da Xandu.

Molto più classica nei toni e nella sviluppo, Lo scontro si conferma comunque una lettura solida e piacevole nelle sue 52 tavole, senza però avere particolari guizzi narrativi o artistici. La sua funzione di puro riempitivo, comunque, viene assolta bene dando maggior senso a un volume che, in alternativa, sarebbe stato troppo scarno. Perde il confronto con la precedente Il grande cambiamento soprattutto dal punto di vista visivo in particolare per le tavole di Wrightson che giustificano appieno il grande formato di questa sua nuova edizione italiana.

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