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Con Topolino e le testate Disney arrivano i Paperdollari

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Sul nuovo numero di Anteprima, Panini Comics ha annunciato una nuova iniziativa legata alle testate Disney. Nel mese di gennaio, infatti, con Topolino e altre riviste sarà possibile collezionare una nuova serie di banconote intitolata "Paperdollari". Le 10 banconote verranno disegnate da altrettanti artisti e verrano date in omaggio insieme alle varie riviste.

L'8 gennaio, con Topolino 3346 uscirà anche un cofanetto per raccoglierle tutte.

Trovate l'elenco delle testate coinvolte di seguito insieme ai dettagli del volumetto intitolato, appunto, Paperdollari.

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Panini Comics aumenta il prezzo degli spillati Marvel

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È appena uscito il numvo numero di Anteprima, disponibile sul sito Panini Comics. Fra le diverse novità annunciate dall'editore, bisogna segnalare un aumento di prezzo di tutti gli spillati da edicola targati Marvel Comics a partire da gennaio 2020.

Le serie monografiche da 24/32 pagine passaranno da 2€ a 3€.
Gli spillati da 48 pagine passeranno a 5€.
Infine, le testate da 56 pagine costeranno 6€, quelle da 72 pagine 6,90€.

Al momento, Panini Comics non ha ancora comunicato le motivazioni dell'aumento. Non appena ci saranno aggiornamenti ve lo comunicheremo.

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Gli Incredibili X-Men 5-9, recensione: l'epilogo del breve e intenso ciclo di Rosenberg e Larroca

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Nell’autunno del 2017 il sito di informazione fumettistica BleedingCool riportò un rumor di una certa rilevanza: secondo il portale Ike Perlmutter, CEO della Marvel, era l’uomo dietro il ridimensionamento che la linea editoriale degli X-Men stava sperimentando da qualche anno. Come motivo della drastica decisione ci sarebbe stata l’avversione di Perlmutter nei confronti della 20th Century Fox, studio fino a quel momento detentore dei diritti di sfruttamento cinematografico dei mutanti di casa Marvel, pronto ad approfittare degli sforzi editoriali della Casa delle Idee sfruttandone i personaggi per il suo franchise cinematografico. Si verificò così la classica situazione del marito che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie: l’editore iniziò un sabotaggio consapevole del marchio più prestigioso e remunerativo della sua storia, affidando le testate con la “X” ad autori di secondo piano che le fecero scivolare agli ultimi posti tra le preferenze del pubblico. In poche parole, il periodo “Gold” e “Blue” che non ha lasciato certo una buon ricordo. Un vero e proprio scempio editoriale e un dolore per milioni di fan cresciuti con le saghe mutanti che, fin dai tempi di Chris Claremont, hanno incollato alla sedia generazioni di lettori. Finché l’acquisizione della Fox da parte di Disney, proprietaria della Marvel, ha nuovamente cambiato le carte in tavola.

Con gli X-Men finalmente a casa e nella disponibilità dei Marvel Studios di Kevin Feige, che provvederà a introdurli nel Marvel Cinematic Universe nei prossimi anni, era arrivato il momento di rilanciare i mutanti anche nei cari, vecchi fumetti. L’operazione non si presentava come delle più semplici, soprattutto a causa di scelte creative discutibili che negli ultimi anni avevano reso l’universo degli X-Men irriconoscibile, con lutti che avevano tolto dalla scena pilastri come Xavier, Ciclope e Wolverine e la presenza di una versione giovanile dei cinque X-Men originali trasportati nella nostra epoca per volere di un Brian Michael Bendis mai così fuori forma come nella sua gestione delle serie mutanti. La rinascita della linea degli X-Men doveva passare attraverso delle fasi preliminari, come il ritorno degli “original five” nella loro epoca, e l’opportuna resurrezione non solo dei tre personaggi fondamentali prima citati, ma addirittura di quella Jean Grey deceduta al termine del fondamentale ciclo di Grant Morrison di inizio anni duemila.

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Le tappe di questo assestamento della linea mutante sono state coordinate da un gruppo di giovani autori a cui la Marvel ha voluto dare fiducia, come Ed Brisson, Kelly Thompson e soprattutto Matthew Rosenberg. Quest’ultimo è stato il responsabile del ritorno in scena di Jean Grey nella miniserie Phoenix Resurrection, una storia dall’esito scontato fin dal titolo che lo sceneggiatore è riuscito a gestire in maniera non banale, conferendogli un’inedita atmosfera da film di David Lynch. Nonostante già dall’estate 2018 si mormorasse di un coinvolgimento di Jonathan Hickman, reduce dai fasti di Avengers e Secret Wars, nel reboot di Uncanny X-Men, la testata uscì a sorpresa con i testi del triumvirato formato da Rosenberg, Brisson e Thompson. L’accoglienza riservata alla serie non fu all’altezza delle attese suscitate, un po’ perché la saga di debutto, X-Men Divisi, sapeva di già visto e si concludeva con l’esilio di alcuni tra i principali membri della squadra nell’ennesima realtà alternativa creata questa volta da Nate Grey, X-Man, un po’ perché il vero rilancio dell’universo mutante a firma Jonathan Hickman venne annunciato ufficialmente mentre questa nuova, controversa saga era in corso, sabotandone ogni attrattiva residua. Brisson, Rosenberg e la Thompson erano quindi dei semplici traghettatori, in attesa che il quotatissimo Hickman prendesse in mano le sorti degli X-Men. In attesa del nuovo demiurgo, nessuno sospettava che l’ammiraglia delle serie mutanti avesse in canna un ultimo acuto prima del passaggio di consegne.

Con Jean Grey, Tempesta, Colosso, Nightcrawler e la maggioranza degli X-Men esiliati nella realtà alternativa di Age of X-Man, venne affidato al solo Matthew Rosenberg il compito di raccontare il ritorno di uno spaesato Ciclope e di Wolverine in un mondo privo della maggior parte dei loro compagni di squadra. A fare compagnia allo scrittore, un artista che ha fatto la storia del franchise mutante a cavallo tra gli anni ’90 e 2000: Salvador Larroca. Nei pochi numeri a disposizione prima dell’arrivo di Hickman, i due hanno creato una sequenza di storie mozzafiato.

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Tornato in vita grazie all’intervento combinato della Forza Fenice e del figlio proveniente dal futuro, Cable, Scott Summers alias Ciclope si aggira in un’America che non riconosce più, nonostante siano passati pochi mesi dalla sua dipartita narrata in Death of X. L’ex leader degli X-Men si mette in cerca dei suoi compagni di squadra, che sembrano essere svaniti nel nulla. La sua ricerca attira l’attenzione di vecchi avversari come Donald Pierce e i cyborg assassini noti come Reavers, che gli tendono un agguato. Ma quando la situazione sembra precipitare, Scott riceve l’aiuto inaspettato di Wolverine, tornato a sua volta in vita nella miniserie Return of Wolverine. Dopo aver sgominato i vecchi avversari, i due decidono di radunare quello che resta degli X-Men. Per quello che ne sanno, la maggior parte dei loro compagni di squadra è passata a miglior vita, ignorando che sono prigionieri della realtà di Age of X-Man. Scott e Logan riescono a rintracciare e a coinvolgere nel loro progetto di rimettere insieme la squadra alcune vecchie conoscenze come Havok, Madrox l’Uomo Multiplo e quel che resta dei Nuovi Mutanti: Magik, Moonstar, Karma e Wolfsbane. Ciclope stila una lista di vecchi avversari ancora in giro, mine vaganti a piede libero da troppo tempo, e convince il resto della squadra a passare all’azione. Le cose si riveleranno un po più complicate del previsto: bisognerà innanzitutto sopravvivere alla persecuzione del Generale Callahan e del suo O.N.E., unità militare dedita alla caccia e alla sterminio dei mutanti, e al ritorno di una vecchia fiamma di Ciclope che potrebbe aver fatto di nuovo il salto della barricata.

In soli 11 numeri, Rosenberg e Larroca recuperano il mood classico delle migliori storie degli X-Men, dopo anni in cui il franchise è stato allo sbando: puro fan-service che omaggia le atmosfere tradizionali delle serie mutanti, soprattutto la lunga gestione di Chris Claremont. Sapendo di avere a disposizione pochi numeri, Rosenberg mette nel frullatore tutti gli ingredienti che hanno reso la saga degli X-Men la più amata della storia del fumetto americano: come ai tempi di X-Chris, Uncanny X-Men torna a parlare di un gruppo di persone che lotta per trovare il proprio posto in una società che non li vuole. Per puro caso, poi, queste persone sono dotate di superpoteri, sparano raggi concussivi dagli occhi ed estraggono artigli di adamantio dal dorso delle mani lottando per salvare, come recita il celebre adagio, “un mondo che li teme e li odia”. Anche i costumi indossati dai personaggi sono allo stesso tempo un omaggio ai vecchi tempi e un regalo ai lettori, interpellati via social dall’editor Jordan White per sapere quali uniformi avrebbero gradito rivedere. Così Ciclope indossa quella gialla e blu, con immancabili tasche anni ’90, del periodo di Jim Lee, mentre Wolverine torna all’iconico costume marrone ideato da John Byrne negli anni ’80.

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Ma Per Sempre e Ci siamo sempre stati, i due archi narrativi della breve gestione Rosenberg ospitata in Italia nei numeri compresi tra il 5 e il 9 della nuova serie de Incredibili X-Men targata Panini Comics, non sono solo un calco riuscito di alcune tra le migliori storie del passato, tra atmosfere persecutorie e riusciti momenti intimisti: il giovane emulo di Claremont sembra portare avanti anche un interessante discorso meta-fumettistico. I suoi X-Men, pagina dopo pagina, prendono botte da orbi dalle quali non riescono a rialzarsi, denunciando un’inadeguatezza straniante per i fan che da anni aspettavano di rivederli. È come se Rosenberg rassicurasse i lettori restituendo loro i personaggi che volevano nei loro costumi preferiti, ma li tradisse subito dopo dicendo che i tempi sono cambiati e sono diventati troppo cupi e difficili per le tutine sgargianti della loro adolescenza. La sfida raccolta da Ciclope e dalla sua squadra è troppo grande da affrontare con i mezzi del passato, e il finale aperto implica che ci vorrà qualcosa di diverso per parlare, oggi, della questione delle minoranze oppresse celata dietro alla grande metafora mutante. Quel “qualcosa” è il nuovo ciclo di Jonathan Hickman, atteso da enormi aspettative e appena giunto anche da noi.

Nonostante sia stata concepita come un breve intermezzo prima del vero rilancio, la sequenza di storie degli X-Men firmate da Matthew Rosenberg ha colto l’essenza dei personaggi e si avvia a diventare un piccolo cult, anche grazie ai disegni del grande Salvador Larroca, nume tutelare della Marvel degli anni ’90 e della storia degli X-Men. L’artista spagnolo non è nuovo alle testate mutanti: ricordiamo infatti il suo debutto americano in un bel ciclo di Excalibur e, soprattutto, gli X-Treme X-Men realizzati in coppia con Chris Claremont, un nome che, quando si parla di X-Men, salta sempre fuori. La scelta editoriale di far disegnare un ciclo del genere a Larroca è fortemente simbolica: solo un artista così profondamente coinvolto nella storia dei mutanti poteva disegnarlo. E lo spagnolo non tradisce le attese: dopo un primo numero dalla resa cromatica incerta, dovuta soprattutto alla prova discutibile della colorista Rachelle Rosenberg (nessuna parentela con lo scrittore), il disegnatore si sbizzarrisce in tavole piene d’azione e di esplosive splash-page, conferendo al tutto un look anni ’90 che calza a pennello. E quando gli X-Men immortalati da Larroca scendono in campo sotto la guida di Ciclope e Wolverine, la certezza che i ragazzi siano tornati in città è automatica.

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Amazing Spider-Man #23, recensione: un solido avvio per la serie di Tom Taylor

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"Spider-Man è un tipo che salva il mondo, ma si sta ancora barcamenando per pagare le bollette assieme ai suoi coinquilini. Questo è il cuore della serie. Racconteremo delle grandi storie qui, e introdurremo un nuovissimo eroe, ma tutto ha a che fare con le piccole cose. Vedremo Peter vivere delle avventure nel suo condominio, a poche porte più in là". È con queste esatte parole che lo sceneggiatore Tom Taylor ha presentato lo scorso anno ai microfoni di Newsarama il nuovo rilancio che tutt'oggi lo sta vedendo impegnato di Friendly Neighborhood Spider-Man, una testata secondaria dell'Uomo Ragno nata in origine nel 2005, con la celeberrima saga "L'Altro", e portata a termine solo ventiquattro albi dopo, grazie all'avvento di "Soltanto un altro Giorno". Questo revival dell'amichevole Spider-Man di quartiere intende dunque concentrarsi il più possibile sul lato urbano dell'iconico personaggio concepito da Stan Lee e Steve Ditko, affiancando così l'ammiraglia Amazing Spider-Man, attualmente in mano a Nick Spencer, Ryan Ottley e Humberto Ramos. C'è quindi da aspettarsi l'arrivo di nuovi comprimari, atmosfere pop e avventure che si limitano appunto alla vita terrena del protagonista. Il tutto ha preso il via in Italia proprio questo mese per merito di Panini Comics sulle pagine del 23° numero del quindicinale Amazing Spider-Man.

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Intitolato "Madre degli Esuli" e costituito oltreoceano da quattro episodi, il primo arco narrativo mai realizzato da Taylor per l'Uomo Ragno si apre riprendendo aspetti e comprimari che già sono parte integrante delle correnti storie intessute da Spencer: Peter Parker non lavora più nella sezione scientifica del Daily Bugle e si ritrova a dover condividere l'appartamento con Randy Robertson e col fastidioso Fred Myers, rispettivamente il figlio del giornalista Robbie Robertson e il supercriminale noto come Boomerang, in precedenza membro e leader dei Sinistri Sei. Per di più, il nostro protagonista ha perso ogni tipo di credibilità pubblica con la revocazione della sua laurea avvenuta con l'accusa di plagio, ma in compenso ha riallacciato i rapporti con la più storica dei suoi interessi amorosi, ossia la spumeggiante Mary Jane Watson. Partendo da tutti questi presupposti, Taylor sceglie di riproporci un Arrampicamuri dal sapore decisamente tradizionalista che cerca di aiutare i più bisognosi facendosi carico di una serie di responsabilità per lui non ignorabili. Proprio per tale motivo, arriva a interagire o a coltivare delle piccole amicizie con persone svantaggiate che hanno bisogno di una mano, come per esempio Leilani, una giovane donna che custodisce importanti segreti e che, pertanto, si è ritrovata ben presto nelle mire di individui poco raccomandabili. Ciò porta Spider-Man faccia a faccia con un mistero da districare, problemi di cui occuparsi e, soprattutto, un antagonista che fin da subito riesce a imporsi per la sua strepitosa forza fisica.

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Condite con un umorismo mai ridicolo e perfettamente bilanciato, le vicende che ci racconta Taylor in questi primi due capitoli si fanno notare principalmente per la loro incredibile abilità nello scandagliare la dimensione privata del supereroe ragnesco, ma anche per un ritmo narrativo scandito e scorrevole. Tutte queste qualità, unite a dei colpi di scena veramente inaspettati, conducono a una lettura piuttosto rapida che, tra le altre cose, riesce perfino ad accennare un tema molto delicato che riceverà senz'altro i dovuti approfondimenti col passare degli albi. Da non sottovalutare sono inoltre le interazioni tra i personaggi e l'abile gestione di questi ultimi nella storia: tra vecchie o nuove conoscenze, trovano spazio su queste pagine anche volti noti ai fan come la Torcia Umana dei Fantastici Quattro e Kingpin, l'attuale sindaco di New York nell'Universo fittizio della Casa delle Idee. Pur essendo giustamente radicata in un contesto più ampio, vale a dire nella continuity pluridecennale della Marvel Comics, questa nuova iterazione di Friendly Neighborhood Spider-Man si impone facilmente come un ideale punto di partenza per nuovi lettori e al tempo stesso si dimostra in grado di saper conquistare anche gli affezionati più datati.

Oltre alla serie flagship, nel parco testate ragnesco c'è di solito spazio per almeno un'altra regular incentrata sul personaggio: in questo senso, Friendly Neighborhood Spider-Man riesce a non far sentire la mancanza dell'acclamata Peter Parker: The Spectacular Spider-Man. Se in quest'ultima Chip Zdarsky si è dedicato prevalentemente alla riuscita di una saga a lunga gittata colma di elementi sci-fi e da spy story, Tom Taylor sceglie invece di differenziarsi e di calare il Tessiragnatele in un contesto molto più immedesimabile e realistico, dando il via a una run dal grosso potenziale che non fa altro che arricchire ulteriormente la proposta editoriale dello spillato italiano dell'Uomo Ragno, che come il resto delle produzioni targate Panini Comics ha di recente adottato un formato di tipologia monografica.

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Ai disegni del fumetto troviamo invece il collega di Taylor nelle storie All-New, All-Different Marvel imperniate su Laura Kinney, ovvero Juann Cabal, che adesso affiancherà Al Ewing sulla nuova serie dei Guardiani della Galassia. Le sue tavole popolate da figure nitide propongono una disposizione delle vignette alquanto variegata e non eccessivamente confusionaria, il che favorisce una certa linearità per lo storytelling, che infine risulta sia appassionante che soddisfacente. La saturazione dei colori della palette adoperata da Nolan Woodard non è sgargiante ma spicca per luminosità e riesce peraltro a conferire all'arte plastica di Cabal una maggiore tridimensionalità. Il merito va anche alle ombreggiature che ridefiniscono abilmente la muscolatura delle anatomie.

Degne di menzione sono pure le dieci pagine illustrate da Marcelo Ferreira con le chine del nostro Roberto Poggi per una sconvolgente back-up story di dieci pagine che apporta un consistente cambiamento a un comprimario delle storie di Spidey. Il comparto grafico è qui poco deciso e non esente da carenze visive riscontrabili in alcune espressioni facciali e in dettagli anatomici. Nonostante questo, la prova complessiva al tavolo da disegno non risulta affatto deprecabile poiché riesce comunque ad accompagnarci con una narrazione abbastanza efficace e con un lodevole utilizzo del chiaroscuro.

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