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Dalla New York pixellata di Amazing Spider-Man alla Gotham di Cappuccio Rosso: intervista a Paolo Pantalena

Intervista a cura di Gennaro Costanzo e Giorgio Parma.

Durante il Palermo Comic Convention, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Paolo Pantalena, artista italiano molto attivo sul versante dei comics americani, con tavole realizzate per editori come Marvel Comics, DC Comics, Aspen, Zenoscope e Top Cow. Tra i suoi lavori più recenti troviamo Deathstroke e Red Hood/Arsenal per la Distinta Concorrenza, serie a cui l'artista è molto legato, come emerge dalla nostra intervista, in cui abbiamo ripercorso un po' tutti i momenti salienti della carriera di Pantalena, fino ad approdare proprio al lavoro alla DC. Tra le immagini trovate anche la commission di Deathstroke a cui stava lavorando durante la manifestazione siciliana. Trovate anche la versione completa postata di recente su Instagram.
Qui trovate invece le interviste fatte a Lele Vianello e Artgerm.

Innanzitutto, benvenuto su Comicus!

Partiamo dalle origini: come ti sei avvicinato al mondo del fumetto e qual è stata la tua formazione artistica?
Mi sono avvicinato al mondo del fumetto mediante un vecchio gioco dell'Amiga, The Amazing Spider-Man, che mi ricordo che mi piacque molto, con una grafica molto fumettistica, e da lì cominciai a comprare i fumetti. Avevo 12-13 anni ed ebbi la fortuna di trovare, come primo acquisto, lo Spider-Man di Todd McFarlane, che era completamente diverso da tutti gli altri fumetti che avevo visto, perché, soprattutto quelli italiani, erano molto più classici. Ho iniziato a disegnare soprattutto perché mi piaceva il personaggio, quindi fantasticavo su queste storie, sul proseguo dell'avventura virtuale, che comunque era un gioco abbastanza complesso all'epoca. Piano piano ha preso piede questa cosa, e ho cercato sempre di migliorarmi attraverso i lavori di altre persone, all'epoca c'era Ron Frenz, un altro grande artista, e John Buscema, ho trovato anche un libro di Buscema How to Draw Comics the Marvel Way. Quindi ho fatto tutto da autodidatta. Il mio amore era per Spider-Man, anche se ho cominciato poi a interessarmi anche ad altri supereroi. C'era Ghost Rider anche, che era molto bello. C'era un periodo in cui nei Fantastici 4 c'era Wolverine, [Ghost Rider, Spider-Man e Hulk], disegnato da Arthur Adams, in cui dovevano sconfiggere l'Uomo Talpa nel sottosuolo. C'era Jim Lee sugli X-Men, c'era Whilce Portacio, c'erano cose graficamente bellissime, c'erano un sacco di autori che hanno spezzato quel ritmo classico. Poi c'è stato il boom dell'Image, che è uscito anche in Italia. C'era Spawn, Wildcats della Wildstorm, il primo approccio al colore virtuale, le splash page A4 fenomenali. I colori di Wildcats erano proprio diversi dalla colorazione piatta classica, e infatti poi la Marvel prese esempio. Gli anni '90 secondo me sono quelli che hanno catturato la maggior parte di noi, di me e dei miei colleghi.

Da lì ho iniziato, andando anche allo studio di Bruno Brindisi, perché sono di Salerno, ed era tutto diverso da quello che volevo fare io, e anche Bruno lo sapeva, ma per me comunque era una scuola dove potevo imparare diverse cose, ma anche solo l'approccio lavorativo, le scadenze, e Bruno era avanti, almeno una pagina al giorno la faceva, anche se lavorava per la Bonelli. Oppure 10 alla settimana. E questa è una cosa che mi ha formato. Anche il prendere qualcosa che puoi fare a casa come un lavoro. Anche se ormai il tempo manca sempre.

Il mio inizio è stato su Jonathan Steele, che ho fatto con Federico Memola per Star Comics, poi postavo le cose su DeviantArt e in quel periodo la Zenoscope aveva appena iniziato e l'editor della casa editrice mi chiese se ero interessato a fare dei numeri di Sinbad e accettai. Ho fatto due numeri e poi sono passato direttamente alla Marvel. Poi sono passato alla Aspen, poi ancora alla Zenoscope ma solo per copertine, e adesso con grande gioia siamo arrivati alla DC. Lo volevo da tempo, quello che vorrei fare è Batman.

Il tuo stile è iper-dettagliato. Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente? Quanto devi ad artisti come Michael Turner, McFarlane e Marc Silvestri?
A dire il vero, Turner è uno dei pochi che mi ha influenzato di meno. Più Silvestri, Jim Lee. McFarlane tantissimo. Sinceramente non noto nessuna somiglianza con lo stile di Turner, i suoi corpi sono molto allungati, i miei sono diversi. La mia anatomia è diversa da quella di Turner. Lui faceva mani grandi, facce piccoline, occhi grandi e figure molto allungate, anche il seno era diverso. Molto sottili come donne, mentre le mie sono già più formose. Posso dirti che come stile il mio è un amalgama tra giapponese, tipo i concept art della CAPCOM - che praticamente hanno formato Joe Madureira, ma nessuno lo sa. Infatti se prendi i concept art di Street Fighter o Darkstalkers e li paragoni ai lavori di Madureira, già capisci da dove prendeva -. Jim Lee mi ha ispirato tantissimo, ma soprattutto McFarlane, che ancora adesso mi piace tantissimo.

Segui i video che ultimamente realizza McFarlane?
No perché non voglio rovinarmi il ricordo che ho, di quello che ho vissuto. Mi è capitato di conoscere autori che amavo e che poi non amo più. Ci sono alcuni che sono fantastici, con cui ho un bel rapporto di amicizia. Tipo Mahmud Asrar, una persona fantastica, con cui scherziamo e ci sentiamo tranquillamente.

Hai lavorato sia per Top Cow che Aspen, che per Marvel e DC. Qual è la differenza principale tra queste case editrici, dal punto di vista lavorativo?
Ovviamente, nel momento in cui ho lavorato per Aspen e Top Cow, ho avuto la possibilità di stare nello studio. Quindi i ragazzi della Aspen li conosco tutti, usciamo insieme, andiamo a San Diego, ci sentiamo. È un ambiente più ristretto e anche la comunicazione lo è. C'è uno scambio di opinioni che non è "fai questo e basta". Stessa cosa con Top Cow, dove c'era Marc Silvestri che ti veniva vicino e ti dava sempre un input che ti aiutava a vedere quello che stavi facendo in chiave diversa, in modo da poter migliorare con una persona accanto che ha una certa esperienza. Quindi questa è la differenza. Proprio nello scambio e nell'interscambio di informazioni che portano alla fine una crescita stilistica e artistica e di una qualità editoriale. Con Marvel e DC è diverso. La Marvel ti contatta e ti dice che devi fare questo e quell'altro in tot giorni. Se hai un input è difficile che ne tengano conto. Ti dicono grazie ma poi ti dicono di procedere per come ti è stato detto. Ci sono oggi delle realtà un po' più aperte, anche parlando di DC, che ha mandato una mail a noi artisti per proporre una sorta di quesito riguardo a quale potesse essere una nuova chiave che potesse aprire una nuova frontiera per la qualità e per la comunicazione, per cercare di eliminare lo stress derivante dal lavorare con altre persone che non conosci che poi devono mettere mano sulle tue tavole, tipo l'inchiostratore o il colorista, che non vuol dire che non siano bravi, ma che magari non conoscono il tuo modo di lavorare con i colori e non enfatizzano correttamente quello che hai fatto. Ci sono coloristi e inchiostratori che vanno bene con delle persone, altri con altre. E questo quesito ha funzionato. Per quanto riguarda Deathstroke, di cui mi occupo delle tavole, ho potuto mandarle io direttamente al colorista che ho scelto io. Che poi è lo stesso con cui collaboro già per fare le copertine. Perché noi lavoriamo così, quindi sai già che viene fuori quello che ti aspetti. C'è uno scambio tra me e il colorista che alleggerisce il suo lavoro. E poi alla casa editrice arriva il prodotto finito, poi se c'è qualcosa da cambiare siamo a disposizione. E questa è un'importante chiave di comunicazione. Perché poi magari incontri delle persone e le conosci perché ci hai lavorato, ma ovviamente non le hai mai viste prima, quindi non c'è lo stesso contatto umano che ho avuto con Top Cow e Aspen.

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Lavori principalmente per il mercato americano. Hai una predilezione per il mondo dei comics americani rispetto agli altri fumetti, anche quello italiano?
Da sempre. Da sempre mi piace quello stile, mi piace essere slegato da quegli schemi tipici del fumetto italiano, anche se oggi stanno cambiando. Rispetto a 26 anni fa c'è stato un salto. Nel comics c'è poi il colore, che è molto importante. Ti permette di sperimentare nuovi stili, di fare certe cose, di lavorare con altre persone, perché il lavoro in team comunque è divertente a volte. Può essere stressante, però se trovi la persona giusta, due persone fanno meglio di una.

Parlando di arte digitale e arte tradizionale. Cosa cambia secondo te a livello comunicativo tra le due?
Molti dei miei colleghi hanno un approccio al digitale perché li velocizza. Per velocizzare il processo tra layout e pagina finita, perché hai tutto nello stesso ambiente di lavoro, non hai dieci fogli che volano. Per quanto mi riguarda, io preferisco avere il contatto con il foglio. Sentire che sto toccando le linee. Potermi avvicinare io alla tavola, piuttosto che fare in modo che la pagina si avvicini a me. Perché nel momento in cui io avvicino la pagina virtuale, con lo zoom, io perdo l'insieme. A meno che non si disegni su di un 70'', ma non accade. Invece con la pagina, io mi posso allontanare e avvicinare. Ma il mio occhio vede comunque l'insieme, non è costretto dallo schermo a vedere una figura parziale. E quindi mi trovo meglio così, e preferisco avere la pagina in mano alla fine di tutto, perché mi dà la sensazione di qualcosa che ho realizzato per davvero nel mondo reale, piuttosto che in un file, che poi resta lì, che fondamentalmente non guardi più, una volta che lo hai mandato a pubblicare. È difficile che lo riprendi e lo riguardi. Invece con la pagina può capitare che la riprendi in mano, vuoi perché te la ritrovi davanti o per le references, o che vai in fiera e la riguardi. E pensi anche il vissuto che ci sta dietro, quando ci hai lavorato sopra. Perché fondamentalmente dietro ogni linea c'è un pensiero. Perché la mano va ma il pensiero va tranquillo e libero, non legato per forza a quello che stai creando. Quindi io sono per il tradizionale, ma uso il digitale quando per esempio c'è una correzione da fare, perché velocizza. Piuttosto che cancellare la vignetta, o rifarla su un altro foglio, puoi cambiarla in digitale, anche solo poche cose perché magari la richiesta è minima. E poi le uso per la colorazione. Per quanto riguarda questa fase mi piace di più pubblicare qualcosa colorato in modo digitale perché ha una resa migliore, ed è più fresca per esempio per le nuove generazioni. Quando devo realizzare qualcosa per un collezionista, lo faccio in maniera tradizionale perché è comunque bello da vedere e ti resta, cioè non è una stampa. Se ci passi una mano sopra, senti gli strati di colore che ci hai messo, ed è bello. È come vedere un quadro di persona, dove vedi le pennellate, oppure in foto.

Hai lavorato su numerosissime serie, per diverse case editrici. Ce ne è qualcuna per cui ti è piaciuto maggiormente lavorare? un certo personaggio che ti è piaciuto maggiormente tra tutti quelli che hai disegnato?
Mi è piaciuto lavorare di più su Deathstroke perché ho avuto la possibilità di incontrare altri personaggi, di disegnare di nuovo il Cappuccio Rosso. Mi sono divertito a disegnare Ra's al Ghul e a creare alcuni personaggi che non esistevano, e che quindi adesso appartengono a me. Questo mi è piaciuto molto. Poi forse un giorno disegnerò qualcos'altro che mi piacerà di più.

Quale personaggio ti piacerebbe disegnare?
Batman. Prima preferivo Spider-Man, però oggi sarebbe un po' più complicato... mi piace eh, però mi vedo un po' più affine a Batman.

Parlarci dei tuoi progetti futuri: su cosa stai lavorando e su cosa lavorerai a breve?
Adesso sto lavorando sempre su Deathstroke, poi forse potrebbe esserci in ballo qualcosa sulla Suicide Squad, o meglio su alcuni membri singoli. Ci stiamo lavorando sopra, e stiamo lavorando anche sull'ampliare il discorso che si è aperto con Deathstroke sulla Lega degli Assassini. Stiamo un attimo vagliando delle opzioni, stiamo un attimo vedendo il da farsi. Tutto è legato adesso, con la nuova linea editoriale, al mondo cinematografico.

A proposito dei film, come hai trovato le ultime produzioni cinematografiche DC?
Mi sono piaciuti perché io li vedo in un contesto diverso rispetto a quello del mondo del fumetto. Cioè, io vado a vederli come se mi approcciassi per la prima volta a quella tipologia di film. Quindi io non voglio sapere niente a parte quello che mi sta dicendo il film. Suicide Squad è stato divertente. Si affianca a Guardiani della Galassia, che ad ora reputo uno dei film migliori dei supereroi.
Più di Civil War che non mi è piaciuto. Poi Avengers e i primi due Iron Man, non il terzo.
Di Guardiani è bello il racconto, perché gioca sulla nostalgia evocata dalle canzoni e su personaggi nostalgici che cita Peter Quill. È divertente e non è il classico Spider-Man che si fa mille problemi. In lingua originale poi è ancora più bello, per via dei giochi di parole che poi si perdono nella traduzione. Anche Suicide Squad l'ho visto in lingua originale. Vedere già il doppiaggio di Joker, per esempio, già per me perde. Si perde una parte della recitazione, un po' di anima che l'attore gli ha voluto donare durante la recitazione. Batman V Superman e anche Man of Steel mi sono piaciuto. Tutti i problemi che sono nati su Superman che uccide la gente: non è lui che la uccide. Il danno collaterale c'è sempre. Cioè è impensabile che tu combatta in un posto in cui non ci sia forma di vita umana in una zona civilizzata. Ad esempio in Civil War, nella scena dell'aeroporto non c'è una persona che sia una. Neanche qualcuno che fugge. In un aeroporto, in qualsiasi ora tu vada, c'è della gente. In questo caso non arriva neanche l'esercito. Lì non succede niente, e questo è totalmente fuori dalla realtà. Superman invece combatte nella città, anche se in prima persona non si vede la gente che muore. Ma te lo immagini comunque. Questo se volete è legato all'11 settembre. Quando succede nella realtà un disastro del genere, delle vittime civili ci sono sempre. Se arrivano due persone con i poteri di due dei e si mettono a combattere come hanno fatto, è normale che succeda una cosa simile. Anche perché Zod ha giocato sulla debolezza di Superman perché l'ha capito dal principio che lui era legato alla razza umana. E questo poi lo vediamo in BvS. Quando a Superman gli vai a toccare una persona che conta molto per lui, cambia completamente, e questo è proprio della natura umana. È tutta una questione psicologica. Quello che hai subito diventa parte di te, ti inquina, e da vittima diventi carnefice. E questo è diverso da quello che vediamo nei film Marvel, dopo due litigano perché non vuoi firmare un pezzo di carta. Che è un po' meno profonda come cosa. E poi non muore nessuno. C'è questo buonismo di base nei film Marvel che è poco reale. Cioè in Civil War c'è War Machine che cade dal cielo e al massimo perde l'uso delle gambe per poco tempo. In Suicide Squad invece viene ucciso Slipknot così, e nella versione senza tagli aveva ancora più scene e una presentazione iniziale come gli altri, perché così te lo aspettavi ancora di meno che morisse.

Ringraziamo ancora Paolo per questa lunga intervista e vi consigliamo di seguire il suo lavoro su Deathstroke e di rimanere aggiornati sui suoi splendidi lavori che posta regolarmente su DeaviantArt, sul suo profilo Facebook, su Instagram e sul suo sito ufficiale.

Una foto pubblicata da Paolo Pantalena (@paolo_pantalena) in data:

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Intervista a Lele Vianello: dalla Patagonia al Massachusetts, col cuore a Venezia

Intervista a cura di Gennaro Costanzo e Giorgio Parma

Durante il Palermo Comic Convention abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei più grandi fumettisti italiani, Raffaele "Lele" Vianello facendo un'intensa chiacchierata, spaziando dalla condizione del fumetto in Italia, paragonata a quella in Francia, dove l'autore ha riscosso molto successo, fino ad arrivare al rapporto con il leggendario Hugo Pratt, alla centralità di Venezia e ai viaggi con l'amico per documentarsi direttamente sui luoghi dove prendevano vita le loro storie. Potete leggere qui di seguito quanto abbiamo appreso dal Maestro, godendovi anche degli interessanti aneddoti.

Innanzitutto, benvenuto su Comicus!

Partiamo da una domanda legata alla sua formazione artistica. Quali studi ha affrontato?
Io vengo da lontano, sono diplomato in Disegno Meccanico. L'ho fatto per compiacere mio padre. Per via del nepotismo che vigeva in quegli anni - qualcosa di ignobile per cui quando il padre finiva di lavorare, il figlio veniva assunto senza concorso per quel lavoro - mio padre mi suggerì di prendere un diploma da disegnatore meccanico, dato che lui disegnava le reti telefoniche di Venezia, per subentrare al suo posto. Io volevo fare tutt'altra cosa, perché amavo il fumetto fin da piccolo e, finito il militare, essendo il Lido di Venezia un vivaio di disegnatori importanti per il fumetto come Hugo Pratt, Stelio Fenzo, Ivo Pavone, Bruno Maraffa, i fratelli Ennio Missaglia [sceneggiatore] e Vladimiro Missaglia [disegnatore], mi ero convinto di fare altrettanto, credendo che se ce l'avevano fatta loro allora ci sarei potuto riuscire pure io. Fortuna ha voluto che in quel periodo, per la mia strada passasse Pratt, che si era trasferito a Malamocco, e avevamo un'amica in comune, Lili, una donna molto bella, a cui lui era interessato proprio per la sua bellezza. Lei ha fatto da ponte per farci conoscere e una sera sono stato a casa sua e lui mi ha detto "Venga domani mattina alle 5 coi suoi lavori", e io alle 5 mi sono presentato. Lui ha cominciato a darmi dei consigli, mi ha riempito di libri, pennelli, pennarelli, fogli, e mi ha messo in strada, poi mi ha detto di tornare dopo sei mesi. E così, dopo sei mesi, quando lui tornava al Lido perché aveva la casa e la madre - in quel periodo il lavoro gli stava andando a gonfie vele, avendo acquisito il riconoscimento che gli spettava in Francia con Corto Maltese, che era diventato quasi eroe nazionale - , io andavo a trovarlo e a fargli vedere i lavori, e lui mi dava dei consigli e mi diceva di tornare dopo sei mesi. Finché un giorno mi ha detto che se fossi andato a Milano con quei lavori avrei trovato un impiego. Cosa che ho fatto immediatamente, prendendo contatti con la redazione de Il Mago della Mondadori, una rivista ora leggendaria, e mi sono presentato a Segrate e di 5 dei miei lavori che avevo, ne presero 3. E da lì ho cominciato.

Che tipo di fumetti erano?
Erano storie brevi di fantascienza, che avevo intitolato Al di là della porta dei sogni, una specie di miniserie. Facevo storie brevi che avevano dei finali un po' strani, tipo Ai confini della realtà, che presentava storie che avevano un non so ché, anche di ironico, e le mie storie erano così.

Con che fumetti è cresciuto? Quali erano i fumetti che leggeva al tempo?
Sinceramente non sono mai stato coinvolto dal fumetto italiano. Lo trovavo abbastanza disagevole. Erano sempre albi a puntate, compravi L'Intrepido, Il Monello ed erano tutti a puntate, compravi Tex ed era a puntate, ed eri costretto a questa sorta di ricatto. Poi questo tipo di storie non mi coinvolgevano, ero più attratto da Flash Gordon dei Fratelli Spada, che al tempo, negli anni '50 quando io ero ragazzo e leggevo queste storie, c'erano gli albi Spada, con personaggi come L'uomo mascherato, Mandrake, e quelli mi affascinavano, perché erano disegnati diversamente, con anche degli intrecci interessanti e importanti. Ma soprattutto, una cosa buona era che finivano. Ogni albo aveva un finale, senza aspettare. Una cosa che sempre mi ha affascinato è stato il fumetto americano, anche quello di massa, tipo Nembo Kid, che poi era Superman.

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Il suo contributo alla Nona Arte ha attraversato diverse decadi, come ha visto evolversi il mondo del fumetto in questi anni?
Mah, il fumetto italiano fino a quel tempo funzionava con un certo tipo di racconto, con un'attrattiva per l'avventuroso, di autori come Attilio Micheluzzi, Pratt compreso, Dino Battaglia che disegnava cose non scritte da lui, o il grande Sergio Toppi. Un mondo di notevole disegno, di autori con la A maiuscola, persone che ti regalavano insieme sia una buona storia che un buon disegno. Poi è arrivata una grande influenza esterna da parte dei supereroi americani, che già cominciavano a fare il loro ingresso nel nostro Paese, con la loro grafica e la loro potenza. Pensiamo a Batman, che noi eravamo abituati a leggerlo negli albetti, che improvvisamente arriva con Frank Miller. E li c'è un cambiamento di rotta, con poi una deviazione politica nel fumetto, con riviste come Cannibale e Frigidaire, l'arrivo di Andrea Pazienza, che racconta anche sé stesso, i suoi disagi, i suoi tormenti, come gli altri artisti de Il Male, con una politica quasi anarchica, di ribellione. E lì arriva una svolta vera e propria nel fumetto italiano. Ma anche Kriminal e Satanik i fumetti neri italiani, anche quelli hanno avuto un grande successo. L'intervento popolare di questi fumetti a basso costo con grandi storie disegnate da persone straordinarie, come Magnus. Anche questo ha portato una grande svolta. E noi che arrivavamo dai fumetti dei patronati e dei preti ci trovavamo con queste storie che diventavano cattive, nere, scure. Quello è stato un gran bel periodo. In cui il fumetto cominciava ad essere adulto. E viceversa la parte politico-esistenziale, e tutta la serie di Filippo Scòzzari, che invece racconta sé stessa, i propri disagi e le proprie rabbie.

Lo trova vitale attualmente il fumetto in Italia?
Vitale è una grande parola, però è giusto che esista. È importante perché è sempre uno strumento di racconto, uno strumento per trasmettere qualcosa. Che sia una trasmissione storica, scientifica... il fumetto ha sempre avuto la sua forza. Ormai sono passati un sacco di anni, ma vediamo per esempio il contributo che ha dato Enzo Biagi coi suoi lavori, come la La storia dei popoli a fumetti, raccontando l'Italia che nessuno conosceva: quali italiani sapevano che era Cola di Rienzo e come è stato ucciso?

Parlando proprio di Biagi, cosa si ricorda della collaborazione avuta con lo scrittore?
Io ho collaborato per La storia dei popoli a fumetti e mi ero preparato per realizzare delle strisce a fumetti, ma non me le hanno fatte fare. Mi hanno chiesto di fare tutti gli aggiornamenti degli avvenimenti che erano successi negli ultimi 20-25 anni, come la morte di Lady Diana, o l'AIDS, i massacri in Africa... Delle pagine di aggiornamento scritte da Biagi e illustrate da me. Una parte più di illustrazione che di disegno.

Cubana front

Lei ha lavorato molto con Pratt, adattando anche un suo soggetto con la storia Cubana. Cosa ricorda della sua collaborazione con Pratt?
Per me lavorare con Pratt è un po' come quando uno suona la chitarra e incontra Eric Clapton o John Mayall che ti chiedono di suonare insieme. E lì parti in un'avventura straordinaria. Ho passato vent'anni insieme ad una persona straordinaria qual'era lui. A parte la grande cultura che aveva, possedeva quarantamila volumi in casa, nessuno banale, che si portava dietro da tutta una vita, e che acquistava continuamente. Erano tutti saggi sul mare e sulla storia, sulle guerre. Era una persona di una cultura immensa. Potevi attraversare il tempo con le cose che conosceva. Era curioso di natura e questo coinvolgeva tutti. Lui era un viaggiatore di suo, a differenza di Corto Maltese, che era più sedentario. Pratt quando si incuriosiva di qualcosa, prendevamo e andavamo sul posto, per esempio sulle Ardenne, o a San Galgano dove c'è la Spada nella Roccia, lui era così. Voleva toccare e respirare quelle cose. Abbiamo fatto un viaggio per me leggendario in Patagonia, siamo stati due mesi in Argentina, alla ricerca della casa di Butch Cassidy e Sundance Kid, i due banditi americani di cui poi Paul Newman e Robert Redford hanno fatto il film. Un film molto bello, ma quando siamo andati sul posto, abbiamo trovato una casa nel nulla, dove loro avevano vissuto per due anni il ménage à trois con questa maestrina, Etta Place. Fino a quando la compagnia che li rincorreva per tutta l'America li aveva scoperti là e loro sono spariti. Il film finisce con la morte dei due dopo la rapina in Bolivia, ma poi lo stesso Redford che aveva fatto delle ricerche perché si era interessato, andando dalla sorella Lula, che aveva una lettera che Butch gli aveva scritto nel 1920, dieci anni dopo la sua presunta morte. E scopre che lui fa contrabbando di armi in Canada, per i ribelli irlandesi. Ed è bello perché poi da lì si è aperta un'altra porta, e siamo andati alla ricerca ancora. Una fascinazione di una cosa che leggi e poi ti porta ad altre cose che continuano all'infinito. E questo ti fa capire quanto importante sia il fumetto, a mio parere. Con il fatto che sia una misura scritta, una situazione scritta, che dà molto di più del cinema, che è più sfuggente, che ha l'esigenza della sintesi, raccontando cose senza il bisogno di approfondirle. Mentre il fumetto ti coinvolge nella lettura e non diventa pesante.

Entrambi eravate molto legati a Venezia, cosa ha dato questa città al fumetto proprio a livello di immaginifico?
Venezia ha dato tantissimo al fumetto. Io come autore ho fatto questo volume sulla storia della città, dall'arrivo di Attila e i barbari, all'arrivo di altri barbari, i Savoia, quando Venezia perde definitivamente la sua libertà per mano loro, che entrano in città definendosi in maniere vergognosa Principi di Venezia, quando la città è stata Repubblica per 1200 anni. A Venezia non c'erano principi, c'era il Doge, ma chi si inchinava al suo passaggio veniva multato, se non straniero, che in quel caso poteva fare una riverenza. Pensa alla grandezza di questa città! Poi parlavamo prima di porte che si aprono, e pensa quante porte può aprire Venezia, sia in ambito storico che di magia. Pratt stesso si è sempre portato dietro Venezia, se pensi che la bandiera del Monaco è fatta con il ferro di gondola e i cannibali delle isolo Papua parlano veneziano, Venezia dentro Pratt c'è sempre stata. Fiaba di Venezia di Corto Maltese è un capolavoro. Per quanto riguarda me invece Ladri, maschere e lune turche e Calle della Paura, ci ho lavorato tantissimo su Venezia. Che poi non ho mai rispettato tantissimo, tranne che sul libro Venezia una singolare avventura, dove avevo l'esigenza di raccontare e disegnare i palazzi, i canali e le barche. Nelle altre storie ho sfruttato una Venezia immaginaria.

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Abbiamo parlato di andare a documentarsi direttamente sul luogo per quanto riguarda la realizzazione delle storie. Questo vale anche per il suo artbook del 2015 Indians?
Per Indians propriamente no, nel senso che c'ero già stato. Ma quando ho disegnato la trilogia di Deerfield 1704, che è questo villaggio nel Massachusetts, alla frontiera dove un raid franco-canadese massacrò un sacco di gente, portandosi via 300 persone nella neve, durante la fase delle Guerre Indiane, sono andato in quei posti e ho fatto lì il mio pellegrinaggio. Ho toccato e respirato quelle cose, ed è interessante perché è rimasto tutto uguale, non hanno costruito niente. Straordinario anche il cimitero, con le lapidi su cui erano incise le storie incredibili di quelle persone.

Lei ha lavorato molto per il mercato francese, in cui la considerazione per il fumetto è sostanzialmente maggiore rispetto che al caso italiano. Come ha vissuto questa differenza?
Io ho la fortuna di essere autore per Mosquito editore, una casa editrice che ha molta attenzione per gli autori italiani a partire da Battaglia fino a Toppi, Paolo Eleuteri Serpieri, Stefano Casini e altri. Loro hanno una grande considerazione per noi e abbiamo un pubblico realmente interessato al fumetto italiano e molto rispettoso, in quanto considerano il nostro fumetto come autorevole.

Su cosa sta lavorando al momento? Può parlarci dei suoi progetti futuri?
Il mio prossimo lavoro si chiamerà Adriatica e uscirà prima in Francia. Sarà un racconto ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, ma partirà a Londra nel 1956 dove c'è un morto che galleggia nel Tamigi, che però avrebbe dovuto essere morto già 15 anni prima durante la guerra in Jugoslavia. L'investigatore che trova il cadavere lo riconosce perché aveva combattuto con i Commandos in quelle zone. Poi il gran finale, dove si realizzerà completamente la storia, sarà ambientato a Venezia.

Ringraziamo il Maestro per la sua disponibilità.

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Intervista ad Artgerm, Maestro dell'arte digitale

Italian/English version

Stanley "Artgerm" Lau è uno degli artisti digitali più importanti del momento, che ha lavorato con compagnie del calibro di Capcom, DC Comics, Square Enix e altre. Ve ne abbiamo già parlato in una puntata della nostra rubrica IllustrART, che trovate qui.
Durante il Palermo Comic Convention abbiamo avuto l'opportunità di intervistare l'artista, ed ecco qui di seguito quanto è emerso.

Innanzitutto, benvenuto in Italia. Sei mai stato nel nostro Paese? Come ti trovi a Palermo?
In verità questa è la mia prima volta in Italia, anzi, la prima volta in Europa. Ho trovato interessante il fatto che l'Italia mi è parsa più o meno come me la immaginavo. Amo il cibo qui, ma sinceramente fa un po' troppo caldo.

Sei uno degli artisti digitali più importanti del momento. Con il tuo studio Imaginary Friends Studios hai realizzato diversi artwork, design e concept per compagni del calibro di Capcom, DC Comics e Marvel. Puoi dirci qualcosa riguardo alla tua formazione artistica?
Praticamente, io sono un artista autodidatta. Non ho imparato a disegnare a scuola. Semplicemente mi mettevo a disegnare, sbagliavo, leggevo libri, ma al tempo non c'era Internet, quindi semplicemente andavo in biblioteca per cercare libri per imparare a disegnare, ed è così che sono arrivato a questo punto. La mia formazione è stata nel Graphic Design, e dopo essermi diplomato ho lavorato per una compagnia pubblicitaria, ma l'ho trovato un lavoro davvero noioso, così mi sono licenziato e ho dato vita al mio studio personale. Così è nata la Imaginary Friends Studios. All'inizio ero spaventato, a Singapore non avevamo minimamente idea di come lavorare per questa industria. Quindi abbiamo faticato molto, ci siamo messi d'impegno e abbiamo deciso di volare fino al San Diego Comic-Con nel 2002, dove abbiamo distribuito gratis il nostro primo artbook. Due settimane dopo il ritorno da San Diego abbiamo ricevuto il nostro primo lavoro: il coloring del fumetto di G.I. Joe. E da allora, il cliente ci ha consigliato ad altri e così via per più di dieci anni.

La tua arte è prevalentemente digitale, creata utilizzando una tavoletta grafica. Parlaci dei tuoi metodi di lavoro? Quali tecniche e programmi utilizzi prevalentemente?
Credo di essere uno dei primi artisti che scelse di utilizzare una tavoletta grafica per disegnare. Mi piace perchè mi permette di fare molti errori, senza preoccupazioni, in quanto permette di correggerli facilmente. Per questo lo considero un mezzo molto potente. Mi permette di esplorare diverse opzioni, diversi modi di approcciarmi alla mia arte, e questo è qualcosa che il disegno tradizione non permette di fare. Ma questo non vuol dire che io preferisca l'arte digitale: per me ci sono differenze molto sottili. Perchè sostanzialmente le basi, le fondamenta dell'arte sono le stesse sia per il digitale che per il tradizionale.

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Ci sono differenze a livello comunicativo tra quello che si riesce a trasmettere con l'arte digitale piuttosto che con quella tradizionale?
Beh, ci sono molte persone che preferiscono il disegno tradizionale perchè lo trovano più organico, più naturale. Il disegno digitale a volte può sembrare troppo pulita, troppo perfetta. Per i collezionisti, il disegno tradizionale è sempre quello preferito, ma per noi che lavoriamo nell'industria commerciale, trovo che il disegno digitale renda la vita molto più semplice nel fare delle modifiche, sistemare degli errori, fare degli aggiustamenti, rendendola più efficace.

Quali artisti ti hanno influenzato maggiormente? Ce ne è qualcuno italiano?
Onestamente parlando, non sono un grande fan di qualche artista in particolare. Voglio dire, mi piace l'arte in generale. Mi piace il graphic design, la fotografia e ogni contenuto visuale; si può dire che sono un grande fan dell'arte. Ma non di un artista in particolare. Mi piace trarre ispirazioni da fumetti, dai videogiochi, dai giocattoli, dagli anime. Praticamente da tutto ciò che è divertente. Credo di essere una persona a cui piace osservare le cose, e prendere ciò che mi interessa per inserirlo nella mia arte.

Nei tuoi artwork, la figura femminile e, più in generale, la donna, ricoprono un ruolo importante, quasi una sorta di musa, di ispirazione. Nella gallery di DeviantArt possiamo vedere diversi artwork e disegni di questo tipo, con personaggi femminili splendidi e sinuosi, presi dai principali franchise del momento. Qual è il tuo approccio all'estetica della figura femminile e cosa significa per te?
Ovviamente, mi piace disegnare donne perchè sono un uomo. Ma ho sempre pensato che anche alle donne piaccia guardare disegni di donne. Uno dei fattori più importanti che devono essere tenuti in considerazione quando ci si approccia ad un artwork è il rispetto delle intenzioni del character design originale. Il che significa che devo rappresentare il personaggio nello stesso modo in cui è stato concepito. Per esempio, quando disegno Wonder Woman, devo assicurarmi che appaia forte, che rappresenti la dignità, il potere e la forza delle donne. Non la sessualizzerei mai. Perchè quella non sarebbe Wonder Woman. Ma quando si pensa per esempio a Poison Ivy, beh, lei è sexy. Perciò la rappresento esattamente in quel modo.

I tuoi lavori sono caratterizzati da un tratto magnetico e da un'estetica fluida che li rende unici. Come riesci a inserire queste peculiarità in essi, anche nei più semplici sketch?
Credo che dipenda dal come realizzo le linee. Il mio background in graphic design nella calligrafia traspare in questo aspetto. Sono sempre stato colpito dalla calligrafia cinese, dove si parla del flusso delle linee, del ritmo delle stesse, e questo ha avuto un forte impatto sulla mia arte.

Al mometno, in collaborazione con 3dsense Media School Singapore, offri un corso su Digital Design & Illustration, assieme ad alcuni colleghi. Che consiglio daresti a qualcuno che si sta approcciando al mondo dell'arte digitale?
Sinceramente non credo che tutti gli artisti, tutte le persone che vogliono imparare a produrre arte debbano andare ad una scuola d'arte. Io stesso non sono stato formato lì. Ma credo che ci siano persone che vogliono imparare in un modo più strutturato, con qualcuno che le guidi. Voglio dire, alcune persone possono imparare direttamente guardando i video online, ma altre persone necessitano di essere indirizzate e seguite, e la trovo una cosa molto importante. Per me, uno dei benefit più importanti di essere in una scuola con diversi studenti è l'ispirazione che si crea tra di loro, che li spinge a fare sempre di più e ad andare oltre, rispetto a quanto possono fare da soli.

C'è un personaggio o un franchise a cui ti piacerebbe lavorare in futuro?
Negli ultimi anni, abbiamo lavorato praticamente con quasi tutti i clienti che già amavamo. Credo che ora io mi debba dedicare alla creazione di contenuti originali, su soggetti miei, piuttosto che cercare un personaggio che mi ispiri.

Su cosa stai lavorando al momento? Puoi parlarci dei tuoi prossimi progetti?
Negli ultimi anni mi sono limitato molto per quanto riguarda i grandi progetti, per via più che altro degli impegni legati alla scuola. Ora mi sto concentrando principalmente sulla mia linea di statue per clienti come Sideshow Collectibles e DC, il che mi prende praticamente gran parte del mio tempo.

Ringraziamo Artgerm per aver risposto alle nostre domande e vi consigliamo di seguirlo e dare un'occhiata alla sua splendida gallery su DeviantArt, Facebook e Instagram.

English version

Stanley "Artgerm" Lau is one of the most important and influent digital artists of the moment, working with companies like Capcom, DC Comics, Square Enix and more. His artworks and designs are praised all around the world, and you can see some of them in the gallery we assembled for our column IllustrART, that you can find here.
Few days ago, we had the opportunity to interview this artist during Palermo Comic Convention, and here you can find everything you wanted to know about him and his art.

First of all. Welcome to Italy. Have you ever been here? How do you find Palermo?
Well, actually this is my first time in Italy and first time in Europe, too. I find it interesting. Thinking of how Italy is in my mind, I've found it pretty much the same. I love the food here, but the weather is a little hot now.

You are one of the most important and influent digital artist of the moment. With your studio Imaginary Friends Studios you have produced a lot of artworks, designs and concepts for companies like Capcom, DC Comics and Marvel. Can you tell us something about your background training and education that lead you here?
Basically, I’m a self-taught artist. I’ve never learned from school how to draw. So I just drew, made a lot of mistakes, read books, but back then there wasn’t even Internet, so I just went to library to find books to learn, and that’s how I became like this. My official training is in Graphic Design, and after I graduated I’ve worked for an advertising company but I found it a bit boring, but I loved drawing, so I decided to quit the job and set up my own studio. So that’s how Imaginary Friends Studios came above. It was scary, because back the in Singapore we had no idea how to work with that industry. So we struggled a lot and eventually we decided to fly down to San Diego Comic-Con in 2002 with our first artbook and just give it away, and two weeks later, after we came back from San Diego, we got our first job. It was a colouring job for G.I. Joe comics. And since then, the client recommended us to other clients and so on for the past ten years.

Your art is mostly digital, created using a digital drawing pad. Could you tell us something about your art and your working methods? Which techniques and programs do you use the most?
I believe I’m one of the early artists who choose to use a digital tablet to draw. I like it because I find that it allows me to make a lot more mistakes, without any worry. I mean, you can undo everything, so to me it is very powerful. It allows me to explore different options, different ways to approach my art, and that’s something traditional drawing cannot do. But that does not mean that I prefer digital art; to me there are very little differences. Because the understandings, the fundamentals of art, remains the same, whether you are using traditional or digital.

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Is there any difference in what you can communicate using these two different methods?
Well, it’s very interesting. There are lot of people that do prefer traditional because they find it more organic, more natural. Digital drawing can sometimes look a little bit too clean, too perfect. For art collectors, they always prefer traditional, but for us working in the commercial industry, I find that digital makes our life much easier to make edits, adjustments, so it becomes more effective that way.

What artists influenced you the most? Is there any Italian artist between them?
Honestly, I’m not really a fan of a particular artist. I mean, I like art in general. I like graphic design, I like photography, I anything that is visual, so, to me, I’m a big fan of art. But not of a particular artist. I like to draw inspirations from stuff like comics, games, toys, anime, I guess anything that’s fun. I think I’m a person who likes observe things in life, and pick up something interesting in life and bring it into my art.

In your artworks, the female figure and, in general, the woman, covers a very important role. It's like a sort of muse, an inspiration for your work. In your DeviantArt gallery we can see a lot of drawings and artwork of this type, with beautiful and sinuous female characters taken from the most important franchises and brands of the moment. What's your approach to the female aesthetics and what does it mean to you?
Of course, I like drawing females because I’m a man. And I’ve always believed that girls like to look at girls as well. One of the most important factor when you approach to a female artwork is to respect  the original design intentions of the character. (This means) I need to portrait the character the way it was supposed to be. For example, when I draw Wonder Woman, I need to make sure that she looks powerful, that represents the dignity, the power and the strength of women. I will never sexualize her. Because that’s not Wonder Woman. But when it comes to Poison Ivy, for example, she’s sexy. So I naturally represent her that way.

Your drawings are always defined by a magnetic and fluid aesthetics that makes them unique. How can you insert these features in every work, even the most simple sketch?
I guess it depends on how I draw the lines, that I base on my background in graphic design and in my background in calligraphy. I was pretty much in the Chinese calligraphy, where you talk about the flow, the rhythm of lines and that somehow has affected my art.

Currently you are offering a full-time diploma course in Digital Design & Illustration, in collaboration with 3dsense Media School Singapore with some of your colleagues. What advice would you give to someone approaching to the digital drawing world?
Honestly, I don’t believe that all artists, all people who want to learn art, must go to an art school. I was not trained in a school, too. But I believe that there are many people who prefer a most structured way to learn, someone to guide them. I mean, some people can just learn online by watching videos, but many people need more hand–holding, so I find it very important. And to me, one of the benefits of being in a school with different students is that they inspire each other, and that’s something that makes them go much further, with respect to what they could do alone.

Is there a character or a franchise you would like to work with professionally?
Well, it’s very interesting. For the past few years we have worked with most of the clients we love already. I guess now it’s not the time for me to find a character that inspire me to work with, but it’s more like developing my own stuff, creating my original contents.

Are you working on something at the moment? Could you tell us something about it?
For the past few years I have restricted myself a lot in terms of bigger projects, because of the school I’m operating, so now I focus more on design statues, mainly for clients like Sideshow Collectibles and DC, and it takes pretty much all of my time, because now I’m running my own series of statues.

We are very thankful to Artgerm for answering to out questions and, if you don't know him yet, we suggest you to find out his beautiful art on DeviantArt, Facebook and Instagram.

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Comicus a Palermo Comic Convention

  • Pubblicato in News

Da oggi 2 settembre, fino a domenica 4, ci sarà il Palermo Comic Convention, una manifestazione ricca di eventi per tutti gli appassionati. Comicus sarà lì a seguire in diretta la fiera. Potete venirci a trovare al nostro stand che trovate qui:

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Per voi un simpatico segnalibro in regalo!

SEGNALIBRO

Potete scaricare il programma completo di Palermo Comic Convention al seguente indirizzo.

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