Un bastimento avanza sul mare mentre i passeggeri, accalcati, si sporgono per vedere finalmente il profilarsi degli edifici della loro destinazione: infine la tanto agognata meta, che per molti dei viaggiatori significa una nuova vita, forse migliore. Ci troviamo nel 1907, il bastimento si chiama Regina d'Italia e a bordo si trovano italiani che hanno lasciato la propria patria diretti vero il Nuovo Mondo. Questo è l'incipit de La Mano Nera, 54° volume de Le Storie della Sergio Bonelli Editore, episodio sceneggiato e disegnato da Onofrio Catacchio e dedicato all'eroe italo-americano Joe Petrosino.
Poliziotto newyorkese di origini italiane, Petrosino è stato storicamente il primo ad affrontare apertamente la mafia italo-americana a Little Italy, in un periodo in cui si cominciava solo a sospettare cosa potesse essere. E proprio al nome della "mala" di origine italiana, Mano Nera, si rifà il titolo di questo albo. Un thriller ambientato nella New York di inizio secolo scorso e raccontato dagli occhi di un giornalista italiano, Davide Orsi, che ha compiuto il viaggio con tutti gli altri disperati, per raccontare in patria come vivono i connazionali emigrati.
"Sembra che gli italiani sbarchino in America per commettere omicidi, violentare donne e bambini, mettere bombe nei negozi e ricattare chiunque gli capiti a tiro. Non c’è di che andar troppo fieri, vero?" Così il tenente Petrosino descrive la situazione a Little Italy di quei migranti con cui Davide si trovava a viaggiare poco prima e che rispecchia la realtà del razzismo di cui erano vittime gli italiani in quegli anni di migrazioni di massa.
Vero protagonista di questa vicenda, Davide è un giovane ingenuo che suo malgrado si ritrova nel turbine degli eventi della metropoli più grande del mondo, dalle tinte noir e per lui totalmente sconosciuta. Una città frenetica, vecchia di un secolo e nonostante ciò immersa nel caos delle sue strade, la cui atmosfera cupa e misteriosa è ben ritratta da un ottimo realismo grafico di semplice lettura.
Il giovane giornalista, al seguito di Petrosino – chiaramente modellato sull'archetipo di Sherlock Holmes – e delle sue indagini su una serie di omicidi che interessano giovani ragazze provenienti dal quartiere italiano, si rende conto che le condizioni di vita a Little Italy, dove sono segregati i suoi connazionali, non sono facili: protetti da barriere linguistiche e culturali (pochissimi degli immigrati italiani parlano infatti inglese), la polizia ha difficoltà a tenere sotto controllo la zona, rendendo il sobborgo facile preda della criminalità. Petrosino e il suo Italian Branch, formato da poliziotti italo-americani, diviene l'ultimo baluardo di legalità in una comunità altrimenti totalmente vittima della Mano Nera, che vive di racket e sfruttamento della prostituzione, di cui vittime sono i nuovi arrivati dall'Europa.
Viene fuori una città divisa in due, con il centro finanziario e culturale della metropoli in cui passeggia la borghesia, anglofona e industriale, mentre gli immigrati sono costretti a una segregazione autoimposta in zone malsane e sovraffollate, ma soprattutto autogovernate.
La narrazione, a metà tra cronaca e fiction, prende spunto da una serie di avvenimenti e personaggi realmente esistiti, esemplificativa una parentesi con il celebre tenore Enrico Caruso, a New York per una tournée, e che nella realtà storica ha subito un tentativo di estorsione da parte della Mano Nera, sventato dalla squadra di poliziotti italo-americani. La realtà storica si ferma però a nulla più che una cornice per una vicenda totalmente di fantasia su un assassino seriale che, chiaramente ispirato al canone di Jack lo Squartatore, aggredisce giovani donne per poi scalparle.
Un racconto affascinante, pieno di curiosità e spunti di riflessione sul passato dei nostri connazionali, ma che si perde in queste tematiche, dimostrando difficoltà nel portare a termine l'intreccio degli eventi rappresentati.
La ripartizione grafica della pagine è semplice e uniforme, in linea con i disegni generalmente puliti e mai troppo scuri per la presenza massiccia di zone d'ombra e in cui si alternano fondali ricchi di particolari o totalmente bianchi quando l'autore vuole porre l'accento sul personaggio rappresentato. Il realismo è perfezionato da una buona caratterizzazione degli ambienti e dei personaggi dai nomi chiaramente familiari per i siciliani; l'atmosfera viene però smorzata dal ritmo della narrazione, a volte troppo lenta e lo stesso scioglimento del mistero dell'assassino seriale è troppo ingenuo e banale, fatto ancora più grave per un giallo il cui investigatore è il tenente Petrosino, paragonato a Sherlock Holmes dai libri di storia in primis e dallo stesso autore in particolare.