Il Frankenstein erotico di Magnus, la recensione di Necron 1: La fabbricante di mostri
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Roberto Raviola, in arte Magnus, è uno dei più riconoscibili, imitati e prolifici autori del fumetto italiano. Il fumettista è stato capace, mantenendo un tratto assolutamente riconoscibile, di raccontare ogni tipo di storia e di tratteggiare personaggi, ormai, diventati icone. Fumetto storico, di fantascienza o “nero”, Magnus ha esplorato diversi generi durante la sua trentennale carriera, consolidandosi come un artista dalla straordinaria capacità narrativa che gli permetteva di spaziare con facilità tra tavole riccamente definite ad altre sinteticamente scarne ma dall’eguale potenza grafica.
La serie Necron rispecchia la ricchezza e la stratificazione del suo autore: le avventure della scienziata necrofila Dottoressa Frida Broher e della sua creatura sono destinate ad un pubblico smaliziato, dotato di grande ironia e capace di raccogliere, tra le righe, il grande gioco messo in campo dall’autore. Non si può definire tale opera con un’unica etichetta di genere: non è un mero fumetto erotico, non è solamente un horror e, nonostante i numerosi affondi nella narrazione noir, non lo si può incasellare in tale genere. Magnus riesce, coadiuvato dalla sceneggiatrice Ilaria Volpe – pseudonimo di Mirka Martini – a creare un racconto denso di sfumature narrative ma dalla scorrevole e veloce lettura: nel corso della sua pubblicazione, il fumettista farà sempre più suo il concept originale dell’editore Renzo Barbieri, conferendogli la caratteristica componente surreale e diluendone, rispetto le intenzioni originarie, quella horror erotica.
La dottoressa Broher è perennemente insoddisfatta, incapace di sentire quel “brivido” quando è in compagnia dei vivi. Trova appagamento solo tra le fredde membra dei cadaveri. Decide, infatti, di crearsi da sola il suo amante: Necron, creatura superdotata e assemblaggio delle parti “migliori” dei cadaveri che trafuga nel laboratorio dove lavora. Riportato in vita – omaggiando dichiaratamente il romanzo di Mary Shelley, Frankenstein – Necron diventa lo schiavo, sessuale e non, della dottoressa, accompagnandola nei suoi deliranti piani malvagi.
La creatura nasce, dunque, da una fantasia erotica, si carica di suggestioni letterarie ed è inserito in un contesto socio-politico ben definito: la parte ovest di una Berlino ancora divisa dal muro, sovraccaricando di cupezza l’atmosfera horror del fumetto. Necron è, dunque, la fantasia erotica di ogni necrofilo, con il corpo da culturista ma la mente è quella di un “sub-umano”, ha gli immancabili elettrodi e, nell’atto sessuale, lancia scariche elettriche. La sola descrizione della creatura chiarisce l’intento ironico, dissacrante, “politicamente scorretto” della serie di Magnus. Dopotutto, il lavoro del fumettista, mette in luce le turbe e le psicosi di una figura deviata e deviante come la Broher, pescando nell’intimo del lettore: la sessualità. Difatti, l’unico destinatario degli esperimenti e delle attività sessuali della protagonista è proprio il lettore, l’unico che può entrare nel laboratorio della dottoressa e guardare, tra il divertito e il raccapricciato, la nascita di questa buffa e inquietante creatura.
Il tratto di Magnus è quello a cui, da sempre, ha abituato il lettore, graficamente personale ed estremamente riconoscibile: sintesi delle forme che virano verso il grottesco, tendenza caricaturale fusa con vignette a cui non manca l’attenzione al dettaglio, silhouette e spazi deserti di bianco, ambienti solo accennati o costruiti da poche, ma precise, linee. Lo straordinario disegno dell'artista, ricco, appunto, di linee spesse, nere, realizzate con un sapiente uso del pennarello, esalta la follia, l’assurdo, il teatro degli orrori, ma anche la divertente componente surreale dei personaggi di Necron.
Il volume pubblicato dall’Editoriale Cosmo – che proporrà la serie completa – raccoglie le prime due storie della Dottorsessa Broher e di Necron: La fabbricante dei mostri e La nave dei lebbrosi. Il brossurato mantiene a formattazione originale della tavola, permettendo, così, al lettore, di ammirare l’attenzione di Magnus per il layout. La composizione, dunque, si regge sull’accostamento di due tavole con due vignette ciascuno, permettendo alle sequenze di acquisire un ritmo di lettura ben scandito. L’autore sfrutta tutte le potenzialità del medium utilizzando quello che, nella sua analisi sul linguaggio del fumetto, Scott McCloud definisce closure da momento a momento: il tempo tra una vignetta all’altra è estremamente ridotto. Tale strumento narrativo permette al fumettista sia di caricare le sequenze di grottesco divertimento, quanto di appassionato erotismo.
Pietra miliare dell’arte di Magnus, Necron è la serie che mostra l’evoluzione artistico-grafica del suo autore, che sancisce la grande ironia con cui il fumettista si rapportava non solo al disegno, ma anche alle storie, e che ricorda a chi legge il motivo per cui Roberto Raviola appartiene, di diritto, all’Olimpo fumettistico italiano.