La giusta mezura, recensione: il risveglio dalla stasi affettiva secondo Flavia Biondi
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Dopo la pubblicazione due anni fa del suo primo graphic novel targato Bao Publishing, intitolato La generazione - da poco stampato anche oltreoceano grazie a Lion Forge - la fumettista toscana Flavia Biondi torna con un nuovo romanzo a fumetti, La giusta mezura, da più parti indicato come uno dei titoli più interessanti dell’anno. Abbiamo già voluto approfondire di recente la genesi di questo volume, cercando di capire al meglio cosa rappresenti per la sua autrice con un’intervista dedicata. Ora però vogliamo parlarvi di cosa ha significato per noi la lettura di quest’opera, confermando quindi da parte nostra le voci riguardanti la bellezza di questo titolo.
Come già visto sulle pagine de La generazione, Flavia Biondi riesce a parlare alle persone di se stesse, a narrare vicende umane senza renderle clinici casi di studio o plateali cliché: riesce a costruire un’impalcatura solida seppur flessibile, tessendo fibre narrative vivide e consistenti - linfatiche - che donano sostanza alla forma, con cui intreccia dei drammi umani incantevoli e splendidamente dolorosi, così intrisi di emozioni e sentimenti da risultare inevitabilmente folgoranti.
L’autrice ci fa entrare così in uno spaccato di vita di coppia, quella di Mia e Manuel, due giovani sulla soglia dei trent’anni che si ritrovano a fare i conti con le insoddisfazioni della vita, con l’incepparsi dei meccanismi sociali e l’arrugginirsi della ruotine, in quei periodi di stasi, che ciclicamente tornano, e che più passa il tempo e più ci mettono alla prova, con difficoltà crescenti accompagnate da una nostra capacità di risposta sempre più indebolita dalla fatica spesa per ciò che si è conquistato, magra consolazione rispetto alle giovani ambizioni, a cui ci si aggrappa disperatamente pur di non perderlo. E questo vale sia a livello lavorativo, che sociale e che, come in questo caso, amoroso. Ci troviamo difatti immersi in una di quelle singolari -eppure così comuni- derive sentimentali a cui si va incontro dopo un periodo di quiete emotiva. La Biondi ci mostra il pericolo insito nella stazionarietà, la possibile instabilità di un equilibrio dato per scontato ma che si mostra essere solo un massimo locale di una vasta fluttuazione non nota nella sua interezza. E cosa succede quando una minima perturbazione sconvolge una routine formale e viziata? Quando ci si ritrova a fare i conti con quello che si ha invece che con quello che si vorrebbe?
Biondi parte come suo consueto da storie piccole, di periferia, comuni, per arrivare a parlare in modo universale alla gente dell’”umana gente”, per rimanere in tema di “mezura” stilnovistica. La bellezza più grande di questo libro sta nel fatto che si percepisce intensamente il desiderio dell’autrice nel voler raccontare questa storia, nel volerla mettere su carta e darle una vita, per parlarci di quei momenti che non sono frequentemente celebrati perché solo di transizione, non facilmente vendibili come inerti o edulcorabili: la fumettista ci consiglia di non rifuggire i nostri sentimenti, di affrontare ogni sfida, anche quella apparentemente più banale e piccola, senza mai sottrarsi al confronto, senza mai lasciar accumulare e sedimentare l’insoddisfazione, o anche i più piccoli screzi possono trasformarsi in crepe insanabili, perché ciò che crea uno squilibrio genera anche un movimento, direbbe Cyril Pedrosa.
La giusta mezura è una storia sul fare i conti con se stessi, una storia su quando ci si ferma, anche solo per un attimo, a tirare le somme della propria vita, rendendosi conto che il tempo passa per davvero anche se non ce ne accorgiamo, anche se tentiamo di opporci, e che quanto fatto fino a quel punto ci definisce, in un modo o nell’altro. Si prende ciò che è rimasto tra le mani, cercando di ricomporlo e di ricostruire il percorso che ci ha portati dove siamo, senza grande successo però, perché non si prestava poi così tanta attenzione al processo stesso mentre lo si compieva.
Mia, la protagonista di questa personale evoluzione sentimentale parte da questo status quo, e metterà in discussione tutto ciò che ha realizzato per approdare ad una nuova coscienza, a ritagliarsi un nuovo posto nel mondo, a trovare il migliore incastro, il compromesso meno doloroso, ma dovrà farlo da sola, in fin dei conti. Le persone possono capirsi solo fino ad un certo punto: ci sono dei passi che devono essere compiuti singolarmente, delle strade che devono essere percorse, anche se accidentate, senza nessuno al proprio fianco. Spesso le scelte vanno prese da soli, ma la fortuna sta nel poterne affrontare le conseguenze supportati da altri.
Dal punto di vista artistico ritroviamo lo stile caratteristico dell’autrice, sempre in equilibrio tra il morbido e il ruvido, affinato rispetto alle sue precedenti versioni, accompagnato dalla squisitezza del layout di pagina adottato, mutevole, cangiante, mai ripetitivo, adornato da soluzioni più tecniche e sequenziali alternate a splendidi virtuosismi che fluidificano la pagina, spezzano i confini delle vignette amalgamandole, assecondando alla perfezione i ritmi narrativi con quelli grafici, che vengono opportunamente modulati in un gioco di armonica complicità.
La giusta mezura è quindi una delle storie più umane pubblicate in Italia negli ultimi anni, impreziosita da un’edizione Bao Publishing di grande gusto estetico.
La giusta mezura è, senza dubbio, l’opera che consacra definitivamente e insindacabilmente Flavia Biondi come una delle migliori autrici complete contemporanee.