The Fuse 1, Il turno russo
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"Caelum non animum mutant qui trans mare currunt", diceva Quinto Orazio Flacco, ovvero "il cielo, non l'animo mutano quelli che corrono attraverso il mare". Gli faceva eco Lucio Anneo Seneca, con il suo "Animus debes mutare, non caelum". In pratica, possiamo cambiare il cielo sotto cui viviamo, potremo allontanarci quanto ci pare da un luogo, ma difficilmente potremo cambiare l'animo umano. Un concetto lasciatoci in eredità da grandi pensatori latini che però è permeato anche nella cultura germanica, visto che un proverbio tedesco recita "Il viaggiare cambia le stelle, ma né la testa né il cervello".
Sembra ne abbiano tenuto conto gli autori di The Fuse vol. 1 - Il turno russo, primo capitolo di una nuova serie investigativo-fantascientifica, edita Image Comics e proposta in Italia da SaldaPress.
La storia, scritta da Antony Johnston e disegnata da Justin Greenwood, è infatti ambientata in un non precisato futuro in cui l'umanità ha mutato a tal punto il cielo sotto cui vivere da colonizzare Luna e Marte e da realizzare una città orbitante, il Fuse, posta a circa 36000 Km dalla Terra e abitata da mezzo milione di persone. E proprio tedesco è il detective Ralph Dietrich - uno dei protagonisti di questo primo capitolo - che, come tanti altri, per cercare di sottrarsi ad un misterioso passato sulla Terra, accetta volontariamente di andare a lavorare sul Fuse.
Ma, come ci hanno insegnato saggi e filosofi, per quanto lontano si possa andare, non si può cambiare il nostro animo, né quello degli altri.
Una volta giunto gli viene assegnato il partner, il sergente Klementine Ristovych, detta Klem, un'anziana poliziotta dalle fattezze mascoline, tra "i primi a scendere" sul Fuse, quindi una pioniera, una donna d'esperienza, dal carattere un po' brusco e che, per quanto profondamente umana, sembra inasprita dagli anni e dalla durezza della vita; cinica e disincantata, a tratti apparentemente fredda, specialmente nei rapporti col figlio, molto diverso da lei e incline invece alla diplomazia e alla politica.
I due si trovano ad indagare su un caso di duplice omicidio, in cui vittime sono due "cabler" ossia due "clochard", persone fuori dal sistema che hanno scelto (o sono state costrette) a vivere ai margini della società, all'interno di cunicoli e tra le intercapedini del Fuse.
Appare subito chiaro quindi come, nonostante l'immensità dei traguardi raggiunti da un'umanità riuscita a colonizzare lo spazio, esista ancora l'ingiustizia, la povertà, la discriminazione, la violenza. Anzi, il tutto sembra essere ancora più esacerbato e pare non esservi traccia di solidarietà e compassione tra le diverse classi sociali.
Le indagini sulla morte di due emarginati condurranno a scoprire una trama che arriverà a coinvolgere la politica del Fuse e i suoi protagonisti ma, alla fine, sarà il fattore umano, vero fulcro della vicenda, a prevalere sulla chiave di lettura politica e sulle logiche di potere, confermando come le debolezze e le passioni siano sempre le medesime grandi molle a spingere le azioni dell'uomo.
La trama tessuta da Antony Johnston parte con le migliori intenzioni e con grandi promesse e ambizioni. Tuttavia non riesce a mantenerle tutte fino alla fine e manca forse il sussulto, il momento che catturi dal punto di vista emozionale.
I ritmi del racconto sono buoni, anche se in alcuni passaggi i dialoghi non scorrono in maniera molto fluida e non convince sempre il dipanarsi delle dinamiche e della dialettica investigativa.
La vera forza motrice nel corso della lettura è la curiosità di scoprire chi sia il colpevole anche se, con lo scorrere delle pagine, appare via via chiaro che non ci sarà mai il "cambio di marcia", quel momento in cui il lettore sobbalza sulla sedia e rimane intellettualmente o emotivamente conquistato.
Apprezzabile rimane tuttavia il lavoro di fusione tra giallo/poliziesco e fantascienza, e ciò che ne risulta è un vero e proprio universo narrativo in cui "terrestre" e "spaziale", antico e futuristico, si amalgamano con naturalezza.
Una storia che, lungi dal condurre su sentieri fantascientifici o iperbolici, rimane bene aderente alle tematiche dell'animo e delle sue pulsioni che, anche in un futuro e in un luogo così lontani, rimangono sempre a fondamento di tutte le azioni umane.
Il sottotitolo di questo primo volume, "Il Turno Russo", è dovuto al fatto che, quando sul Fuse è mattino, all'inizio del turno di lavoro dei due poliziotti, la Terra mostra la faccia dal lato della Russia. Un'immagine simbolica di come la Terra, cioè le origini e le radici dell'umanità, rimangano il punto di riferimento anche sul Fuse, e tutto, comprese le azioni delle persone, rimangono strettamente legate a quelle origini e a quelle radici: passioni, odi, amori, sentimenti, vizi e virtù.
Il racconto di un delitto e di un retroscena triste, che ne fa una storia di intrigo, violenza, sofferenza, rancore e vendetta dal tono però, nel complesso, non entusiasmante e dal retrogusto forse un po' artificioso.
I due protagonisti poliziotti, la russa veterana Klem e il giovane tedesco di colore Ralph, non entrano mai in simbiosi e neanche in vera sintonia. Si alternano e si incrociano come due figure che si trovano incidentalmente nella stessa storia, ma non entrano mai in armonia tra loro dal punto di vista narrativo. Molto diversi tra loro, paiono non diventare mai veramente complementari.
Alla fine la vera protagonista risulta la vecchia Klem il cui carattere un po' arcigno, ma comunque schietto e leale, viene ampiamente messo in scena.
La sua personalità è senza dubbio quella meglio delineata e ruba letteralmente la scena a Ralph Dietrich o, come lo canzona lei, "Marlene", citando la grande attrice del passato ormai sul Fuse dimenticata dai più.
Ralph, le cui motivazioni che lo hanno spinto a "cambiare cielo" rimangono misteriose, non viene caratterizzato bene e a fondo. Un detective che cerca di fare sempre la cosa giusta, coraggioso, pronto all'azione. Ma dal punto di vista umano traspare ben poco del personaggio.
I disegni di Justin Greenwood non puntano particolarmente sulle espressioni e sulla psiche dei personaggi ma degne di nota sono, tuttavia, le illustrazioni del contesto e delle location in cui si svolge l'azione. Il Fuse è caratterizzato bene e i disegni, insieme ai colori dai toni prevalentemente freddi di Shari Chankhamma, riescono a rendere delle atmosfere che, qua e là, ricordano ora Blade Runner ora Matrix.
Niente virtuosismi né tavole spettacolari, ma piuttosto un lavoro minimale e discreto.
Storia e disegni sembrano puntare, più che sui singoli personaggi, sulla storia e sulla coralità del racconto.
Un volume d'esordio con pregi e difetti; una lettura nel complesso sufficientemente gradevole anche quando non entusiasmante e che offre comunque ampi margini di miglioramento e legittima l'attesa per i capitoli successivi.