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Punisher collection: Zona di guerra, recensione: il Punitore di Dixon e Romita Jr.

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A inizio anni ’90, ancor prima della rivoluzione Image Comics, il pubblico americano mostrò di gradire eroi violenti, oscuri e tormentati con fisici ipertrofici che tutta una generazione di nuovi artisti rappresentava con soluzioni grafiche originali e moderne, spesso con figure smodate e lontane da un realismo e da una compostezza compositiva più classicheggiante. La bomba Image amplificò tutto all’eccesso e per qualche anno l’onda d’urto fu molto forte.

La Marvel, fra nuovi e vecchi character, trovò nel Punitore un ottimo compromesso fra passato e presente. Il personaggio aveva esordito addirittura nel 1974 sulle pagine di The Amazing Spider-Man, creato da un team classico composto da Gerry Conway, Ross Andru e John Romita Sr. Tuttavia, dopo diverse comparsate come comprimario su varie testate, solo nel 1986 ottenne la sua prima miniserie da protagonista, dal cui successo nacque la sua prima serie regolare. La Marvel capì le potenzialità del personaggio e lanciò così nel 1988 The Punisher War Journal, una serie più integrata nel Marvel Universe dove Frank Castle interagiva maggiormente con gli altri eroi. Per battere il ferro finché è caldo, la Casa delle Idee diede vita prima a The Punisher Magazine, durato solo 16 numeri, e poi a una terza testata intitolata The Punisher War Zone. Di quest’ultima, Panini Comics ha da poco raccolto il primo ciclo di 6 numeri nella collana Punisher Collection.

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Dopo l’abbandono da parte del suo socio Micro, Frank Castle decide di infiltrarsi come semplice sgherro, sotto falsa identità, nella famiglia mafiosa dei Carbone alla cui giuda troviamo due fratelli, il maggiore Julius - che detiene il comando - e il minore Sal, che spesso è in disaccordo con i metodi del primo. Frank Castle utilizza la sua posizione per avere informazioni, e il suo doppio gioco (nonché qualche azione avventata) non solo complicano le cose ai Carbone, ma anche ad egli stesso. La situazione si complicherà fino al punto in cui Castle verrà scoperto e mandato a morire, se non fosse per l’intervento esterno del suo ex amico Mitraglia.

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The Punisher War Zone è scritta da Chuck Dixon, all’epoca una promessa del fumetto americano, che già si era fatto notare per alcuni lavori sia per l’Eclipse Comics che per la Marvel. Fu proprio in questo periodo, grazie contemporaneamente all’impegno alla DC su alcune testate della Bat-family, in particolare su Robin, che l’autore ottenne la consacrazione definitiva.
Le sceneggiature di Dixon sono asciutte e dirette e non risentono affatto del passare del tempo. L’intreccio delle trama, un perfetto “action-movie” a fumetti, è credibile e ben reso, seppur non particolarmente intricato. La sua versione del Punisher è perfettamente credibile e trova equilibro nel mostrare sia la parte dura che quella umana del personaggio.

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Alle matite troviamo John Romita Jr., di ritorno su una serie regolare dopo un periodo di due anni. Qui, Romita era in una fase fondamentale della sua carriera, attivo fin dalla fine degli anni ’70, l’artista aveva già realizzato diversi cicli su importanti testate, fra cui Iron Man, Amazing Spider-Man e Uncanny X-Men, tuttavia fu dal suo lavoro su Daredevil, con le chine di Al Williamson, che il fumettista avvia un’evoluzione artistica importante, smarcandosi dall’ombra ingombrante del padre e elaborando uno stile proprio. Su The Punisher War Zone Romita, dunque, è ormai un autore nel pieno della sua maturità, e il suo stile squadrato, i suoi corpi voluminosi, la sua composizione dinamica, che spesso sfocia in spettacolari splash-page, sono non solo in linea con i tempi (Romita, però, rinnega gli eccessi di alcuni suoi colleghi) ma, soprattutto, si sposano alla perfezione con il personaggio di Frank Castle. Il suo Punitore è possente, rude e violento e ritrae alla perfezione tutte le caratteristiche del personaggio e ben si adatta alle sceneggiature di Dixon.

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Panini Comics annuncia le nuove serie di Kick-Ass e di Hit-Girl

  • Pubblicato in News

Sulle pagine del nuovo Anteprima, Panini Comics annuncia le nuove serie Millarworld dedicate al mondo di Kick-Ass. Nello specifico, la nuova serie di Kick-Ass di Mark Millar e John Romita Jr. e la nuova serie di Hit-Girl di Millar e Ricardo Lopez Ortiz. Di seguito trovate tutti i dettagli:

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KICK-ASS VOL. 1 – LA NUOVA TIPA
MILLARWORLD COLLECTION

SOLO PER FUMETTERIE
Autori:
Mark Millar, John Romita Jr.
13 settembre • 17x26, C., 
160 pp., col. • Euro 19,00
Contiene:
Kick-Ass (2018) #1/6

Kick-Ass è tornato, pronto a spazzare via delinquenti, distruggere le gang e salvare le persone perbene. Ma c’è una nuova faccia dietro la vecchia maschera. Chi è il nuovo vigilante con il vecchio costume verde e giallo? Chi ha preso il posto di Dave Lizewski? Chi è il nuovo Kick-Ass? La risposta nel primo volume della nuova serie regolare firmata da Mark Millar e John Romita Jr., il mitico team artistico che ha creato uno dei più grandi successi del fumetto supereroistico moderno.

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HIT-GIRL VOL. 1 – IN COLOMBIA
MILLARWORLD COLLECTION

SOLO PER FUMETTERIE
Autori:
Mark Millar, Ricardo Lopez Ortiz
20 settembre • 17x26, C., 
112 pp., col. • Euro 16,00
Contiene:
Hit-Girl (2018) #1/4

Mindy McCready, la stronzetta letale è tornata! Il personaggio più amato della prima serie di Kick-Ass ritorna ed è pronta a disciplinare la violenza intorno al mondo. Prima tappa: Colombia! Una madre cerca vendetta per l’omicidio di suo figlio e assolda Hit-Girl per eliminare il suo killer, ma Mindyha dei piani molto differenti per l’assassino più temuto di tutta la Colombia. Un tour di violenza, psicosi e ironia caustica firmato dal creatore di Hit-Girl, Mark Millar, e dal disegnatore Ricardo Lopez Ortiz (Il Fichissimo Hulk).

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Le grandi storie dell'orrore, recensione: l'horror Marvel anni '50

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Gli anni ’50 furono per il fumetto americano un decennio di transizione, ma ugualmente molto importante, se non addirittura fondamentale. Dopo il boom dei comics dedicati ai supereroi, il genere sembrò aver esaurito tutto quello che aveva da dire e le testate, anche quelle più popolari, chiusero man mano. Furono pochi i supereroi che sopravvissero (fra cui Superman & Batman) mentre altri, durante il decennio, furono protagonisti di rilanci non particolarmente apprezzati.

In questa fase, fu il parco testate della EC Comics, soprattutto grazie a testate memorabili quali Tales from the Crypt, The Vault of Horror, Weird Science e Weird Fantasy, a fiorire e in molti seguirono il loro esempio: fra questi troviamo Martin Goodman, fondatore e presidente della Timely, ovvero la futura Marvel. L’editore, che aveva perso fiducia nel settore puntando su altro, accolse bene la diminuzione di pagine dei comic book (da 64 a 48 prima, a 32 infine) che, per un prezzo di copertina invariato, garantiva un guadagno migliore a fronte di spese più contenute.
Nello stesso periodo, per la precisione nel 1951, Goodman decise anche di avviare una società di distribuzione propria, chiamata Atlas News Co., Inc., che portò a dare un nuovo marchio alle sue testate al posto del “vecchio” Timely.

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Nacquero in questo decennio serie quali Journey into Mystery, Menace, Strange Tales, Tales of Suspence e altre, alcune della quali diverranno famose in seguito per ospitare le prime avventure dei nuovi eroi Marvel. La formula di queste testate era semplice: storie brevi di 6-7 pagine, che presentassero una trama con un finale in grado di far sussultare il lettore. La redazione era composta da pochissime persone, e i disegnatori erano quasi tutti freelance, tuttavia grazie in particolare all’inventiva di un certo Stan Lee, le storie potevano vantare un ottimo livello qualitativo.

Le cose sembravano funzionare, finché nel 1954 non accadde l'impensabile. Lo psichiatra Fredric Wertham pubblicò infatti il volume Seduction of the Innocent in cui dimostrava la sua assurda teoria seconda la quale i fumetti sarebbero una delle principali cause della delinquenza giovanile. Il libro divenne un caso nazionale tanto da avere serie ripercussioni nel mondo del fumetto a cui seguirono - fra le altre cose - fallimenti, chiusure di intere testate nonché la istituzione di un codice di autoregolamentazione approvato dagli stessi editori che rassicurasse i genitori sull'affidabilità della lettura. La verve delle serie crime e horror, dunque, venne duramente colpita e questo spinse gli sceneggiatori ad aggirare l’ostacolo e ad accettare le regole o, in alternativa, a puntare sulle serie fantascientifiche.

Se le suddette vicende colpirono il mondo dell’editoria in toto, lo stesso Goodman ci mise del suo per complicare la situazione. Chiuso il suo ramo distributivo nel 1957, l’editore si affidò ad uno dei maggiori distributori nazionali - la American news company - che però a sua volta fallì di li a breve costringendo Goodman a un’alleanza col suo principale avversario (la National Comic, ovvero la DC) in un patto che gli consentiva la diffusione di solo 8 testate al mese, che l’editore trasformò - astutamente - in 16 bimestrali. Sembrava, insomma, l'inizio della fine. Tuttavia, qualcosa stava cambiando, e grazie al ritorno di Jack Kirby, che già collaborò con Goodman a inizio anni '40, e all’arrivo di artisti come John Romita Sr. e Steve Ditko, non solo il livello qualitativo restò alto, ma soprattutto si preparò il terreno per la rivoluzione Marvel di inizio anni ’60.

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Panini Comics ha deciso di varare una collana dedicata a queste storie partendo da quelle appartenenti al genere horror. Il volume si presenta, dunque, come un’elegante cartonato antologico in cui sono state selezionate un numero elevato di avventure restaurate che portano il totale delle pagine a 296. Il libro, che presenta anche un apparato redazionale inedito, è suddiviso in 5 capitoli, di cui i primi 3 dedicati alle storie anni ’50, un quarto più breve a quelle anni ’70, mentre il quinto e ultimo è composto da una breve storia umoristica che funge da parodia al genere. Una selezione ricca e soddisfacente, che spazia nei sottogeneri horror dalle minacce esterni a quelle più intime e nascoste, dai vampiri agli zombi, passando per fantasmi, mostri e così via.

Non ci troviamo dinanzi a pietre miliari della Nona Arte, Come già premesso nei redazionali dello stesso volume, ma a semplici storie che gli stessi autori sapevano che di lì a poco sarebbero state rimpiazzate nella memoria del lettore da altre. Tuttavia, proprio il loro dover catturare l’attenzione del pubblico, unito anche alla brevità delle stesse, rende queste avventure avvincenti e gradevoli ancora oggi a oltre 60 anni dalla loro pubblicazione originaria. Chi ama, dunque, le serie EC Comics e le storie stile Ai confini della realtà troverà qui pane per i propri denti. Inoltre, veder all’opera artisti come Lee, Dikto e Kirby prima dell’era Marvel non è secondario e aggiunge un valore immenso a questi lavori.

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Come anticipato sopra, il quarto capitolo è dedicato agli anni ’70, quando il genere horror tornò di moda e soprattutto spopolavano i vampiri. Abbiamo, dunque, una selezione di 5 avventure tratte da Vampire Tales in cui possiamo ammirare artisti quali Jim Steranko, John Romita Sr., Bernet e altri. Sono passati 20 anni da quando testate del genere spopolavano e questo appare evidente osservando le tavole in bianco e nero – in questa occasione – delle storie che presentano una narrazione più moderna e una costruzione della tavola più libera e con un tratto più contemporaneo.
Alla luce di quanto detto finora, non possiamo che consigliare l’acquisto del volume, per motivi storici ma non solo in quanto la lettura si è dimostrata appagante e degna di nota.

 

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La cover di Amazing Spider-Man 800 realizzata da John Romita Sr.

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Il leggendario John Romita Sr., colonna portante dell'Uomo Ragno, ha realizzato una cover per il celebrativo albo 800 di Amazing Spider-Man in uscita il 30 maggio. Il numero, il penultimo scritto da Dan Slott, sarà composto da 80 pagine, porterà a termine la saga del Goblin Rosso e sarà illustrato da Humberto Ramos, Giuseppe Camuncoli e Jim Cheung

Potete vedere la cover di John Romita Sr. qui di seguito.

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