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Il nuovo libro di Zerocalcare per Bao Publishing

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Uscirà ad ottobre per Bao Publishing, come annunciato dal catalogo Preview, il nuovo libro di Zerocalcare.

Le scuole di pizze in faccia di Zerocalcare sarà una raccolta di lavori realizzati per riviste e per il web dall'autore e finora mai raccolte in volume. Inoltre, ci sarà un fumetto inedito che si collegherà a un corto animato.
La prima tiratura del libro avrà 16 pagine esclusive.

Di seguito trovate tutti i dettagli da Preview.

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Il principe e la sarta, recensione: una delicata fiaba sulla diversità

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Dopo essere stato premiato ad Angoulême nella categoria Jeunesse e aver ricevuto due nomination ai prossimi Eisner Award, arriva anche da noi (in un’ottima edizione cartonata curata dalla Bao Publishing, che, a chi ha superato la quarantina, ricorderà con nostalgia i libri per ragazzi della propria infanzia) il graphic novel Il Principe e la Sarta di Jen Wang, uscito originariamente negli USA per la piccola First Second.

Della cartoonist di origini asiatiche, ma cittadina di Los Angeles (dove è, anche, tra gli organizzatori del locale comic book festival), finora in Italia si erano visti solo i disegni per In real life, opera scritta dal canadese Cory Doctorow e pubblicata nel nostro paese dalle Edizioni BD nel 2015. Ne Il principe e la sarta la Wang è invece autrice unica, mostrando per la prima volta al pubblico italiano che, oltre a essere una bravissima disegnatrice, è anche un’abile narratrice.

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La storia inizia a Parigi, in un periodo non ben precisato compreso tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando i reali del Belgio arrivano in città per trovare una moglie al Principe Sebastian, erede al trono. Al fine di raggiungere questo scopo, organizzano un ballo a corte a cui vengono invitate tutte le giovani aristocratiche ancora nubili. Le sartorie della città risultano, pertanto, sommerse di richieste per confezionare nuovi abiti ed è in una di queste che lavora Frances, un’umile cucitrice che sogna di fare la stilista, la quale, dopo aver realizzato un vestito particolarmente audace per una cliente, viene segretamente assunta dal principe in persona. Egli, infatti, è all’insaputa della famiglia un cross dresser, adora, cioè, indossare capi femminili. Ma, stanco di avere a disposizione solo i vestiti della madre e ammirato dal lavoro di Frances, chiede a quest’ultima di realizzare nuovi abiti per lui.

Sebbene l’inizio ricordi non poco gli adattamenti disneyani di favole classiche (Cenerentola in primis), ben presto si intuisce che, in realtà, la Wang sta solo utilizzando una metafora per raccontare qualcosa di diverso. Già la breve, ma folgorante, apparizione di Lady Sophia Rohan (un personaggio caratterizzato così bene, pur se presente solo in una manciata di vignette, che non ci stupirebbe rivedere in una storia tutta sua) fa capire che direzione prenderà presto la storia. Quasi subito dopo, infatti, il lettore viene messo a conoscenza del segreto del principe Sebastian, trasformando così il graphic novel in un delicato inno alla diversità, un invito a saper accettare le proprie inclinazioni, anche a costo di andare contro il pensiero dominante. Il tutto, però, portato avanti in maniera leggera, senza eccessive drammatizzazioni, con i due giovani protagonisti liberi di mostrare le ragioni delle proprie scelte. Ed è in virtù di questo che riteniamo particolarmente azzeccata la decisione di raccontare la storia di Sebastian e Frances come una favola. In questo modo l’autrice riesce a diffondere il suo messaggio a un pubblico più ampio, costituito sia da chi cerca solo una lettura di svago e che, quindi, guarda soprattutto ai momenti più umoristici o romantici della vicenda, e sia da chi, invece, è interessato a riflessioni più profonde.

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A suffragare la nostra impressione è anche il modo in cui viene rappresentata Frances: non una semplice fanciulla di umili origini, decisa a entrare nelle grazie di un principe, ma una giovane donna determinata a raggiungere i suoi sogni, anche a costo di rinunciare agli agi di corte o, semplicemente, alla compagnia del ragazzo di cui è innamorata. La stessa Lady Sophia, a cui abbiamo accennato in precedenza, con il suo desiderio di ribellarsi a una vita che la vede destinata a un matrimonio d’interesse, rafforza ulteriormente questo messaggio.
Non manca, neanche, un malinconico accenno ai cambiamenti della società imposti dalla modernità: re e regine saranno presto un anacronismo e la vita a corte cesserà di essere il sogno della popolazione, più attratta dall’apertura di un grande magazzino o da altri beni alla portata di tutti.

Ma se i testi semplici (comunque mai banali) si rivelano particolarmente efficaci nel rendere piacevole e scorrevole la lettura, è con i disegni che l’autrice dà il meglio di sé. Il suo tratto cartoonesco non solo evoca i classici disneyani, come era lecito aspettarsi, ma presenta anche evidenti richiami di altre scuole fumettistiche (l’influenza franco-belga è quella più facilmente riconoscibile, ma non mancano neppure piccoli omaggi ai manga giapponesi). In questo modo i suoi personaggi esibiscono una gamma espressiva senza pari, grazie alla quale riescono ad apparire molto più che semplici figurine di carta. Il sapiente uso del colore, inoltre, contribuisce a trasmettere nel lettore le emozioni dei protagonisti, e trova il suo pieno compimento nei variopinti abiti realizzati da Frances, uno sgargiante arcobaleno di forme e tinte a cui è veramente difficile rimanere indifferenti.

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Forse l’unico punto debole del libro è rappresentato dal finale: pur dando per scontato il lieto fine, infatti, i temi portati avanti dall’autrice ci avevano indotto a pensare che la Wang avrebbe scelto qualcosa di meno prevedibile per chiudere la storia. Può darsi, però, che si tratti solo di un problema culturale: noi europei siamo molto più cinici, e tendiamo a considerare un po’ banale il classico “…e vissero tutti felici e contenti”, al contrario degli americani, notoriamente poco avvezzi al rispetto delle etichette e ingenuamente convinti che anche le cose più inverosimili possano davvero accadere.

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Bao Publishing presenta Le ragazze del Pillar di Teresa Radice e Stefano Turconi

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Sul nuovo numero di Preview sono state rese note le caratteristiche del nuovo volume di Teresa Radice e Stefano Turconi in uscita a settembre. Le ragazze del Pillar è il seguito del celebre Il Porto Proibito del 2015, entrambi pubblicati da Bao Publishing. Il volume, a colori, sarà composto da diversi episodi autoconclusivi con protagoniste le ragazze già viste nel procedente volume.

Di seguito trovate tutte le caratteristiche del libro.

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Umberto, recensione: l'"E.T." ecologista di Holdenaccio

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Per leggere l'intervista a Holdenaccio, clicca qui.

Grapich novel d’esordio per Holdenaccio, al secolo Antonio Rossetti, tarantino classe ’90 proveniente dalle autoproduzioni del collettivo Sbucciaginocchi (da lui co-fondato) e dall’etichetta indipendente Melanzine autoproduzioni. In Umberto, l’autore si cimenta con la sua prima storia lunga pubblicata da Bao Publishing in un elegante cartonato 16×23.

La vicenda è ambientata a metà fra Urano, pianeta natio del protagonista Umberto, e la Terra che sfrutta le risorse energetiche uraniane tramite la Urangas, multinazionale che intende controllare i due pianeti. Se da un lato gli abitanti di Urano vengono sfruttati, dall’altro vengono malvisti e trattati come migranti clandestini. Solo la MUR, Milizia Uraniana Ribelle, cerca di opporsi alla Urangas. Giunto sulla Terra, Umberto conoscerà un gruppo di ragazzi che lo aiuteranno a smascherare i piani malvagi del Dottor Bonucci, a capo della multinazionale.

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Dichiaratamente ispirato ai teen-movie degli anni ‘80, su tutti E.T. e I Goonies, Umberto ripropone in chiave moderna un certo canovaccio, intravisto di recente in serie come Stranger Things, in cui un gruppo di ragazzi si ritrova coinvolto (e risolve al meglio) casi più grandi di loro. La presenza dell’alieno richiama, naturalmente, al capolavoro di Steven Spielberg, ma le similitudini finiscono qui. A differenziare Umberto è la chiara chiave critica dell’opera, il suo messaggio ecologista e sociale con rimandi politici a temi quali il totalitarismo, lo sfruttamento del lavoro e l'immigrazione ma in chiave comunque ironica e leggera adatta a quel pubblico di adolescenti a cui l’opera è rivolta. Leggerezza è, dunque, la parola giusta per definire l’opera di Holdenaccio che, ad una trama comunque prevedibile e a una sceneggiatura non sempre incisiva, fornisce comunque un’opera prima che attira la simpatia del lettore.

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Parte del merito va allo stile grafico di Rossetti, molto stilizzato e cartoonesco, che mette in scena personaggi dal design accattivante, e che rimanda alla mente il lavoro del celebre cartoonist Bruno Bozzetto. Le tavole vantano poi una colorazione quasi soffusa, molto delicata, che ben si sposa con la linea sottitile della matita di Holdenaccio.

Umberto è un'opera che, nonostante non abbia come pregio l'originalità, sarà in grado di soddisfare i lettori più giovani appassionati dei teen-movie e con una coscienza sociale attiva.

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