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Sex Criminals 3

Jon e Suzie hanno un dono particolare, riescono a fermare il tempo. E fino a qui, per chi legge fumetti, ma anche per i sassi, di novità non ce ne sono.
La novità è nel modo in cui lo fanno, perché loro fermano il tempo nell'istante in cui raggiungono l'orgasmo. Questo dono l'hanno affinato singolarmente fin dalle prime volte in cui si sono trovati alle prese con le gioie del sesso e, una volta incontratisi, decidono di mettere a frutto il loro dono. Come? Rapinando banche! (Sì, ma per una buona causa...).
Quanto riportato sopra è la premessa di Sex Criminals, serie sorprendente e innovativa che ha fatto scoprire quanto possono essere pericolosi e disarmanti insieme Matt Fraction e Chip Zdarsky.

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Le vicende, sviluppatesi nel primo e secondo volume, seguono il filo conduttore dei protagonisti e dei personaggi di contorno, evolvendo sempre più il "mondo" colorato, colorito, psichedelico e assurdamente divertente di questi criminali sessuali.
Sebbene a conti fatti, a livello di trama principale, anche in questo tomo non accada (come per il secondo brossurato) poi molto, si capisce che i due autori puntano a delineare sempre più la mitologia della serie e i temi, molto spesso non facili da gestire per il media fumettistico mainstream statunitense.
In questo terzo volume vengono approfondite la psicologia dei comprimari e i loro rapporti personali, degli "avversari" che Jon e Suzie si trovano ad affrontare e naturalmente allo stesso tempo si introducono nuove forze, che però solo nel proseguo delle prossime uscite capiremo come si comporteranno.
Forse, se vogliamo, l'allontanarsi dallo spirito e dall'adrenalina del primo capitolo è l'unica pecca di questo nuovo atto, il lasciare il lettore un po' in sospeso, dando quasi la sensazione di tirare un po' per la lunghe la trama, ma, conoscendo poi l'abilità dei due autori, a conti fatti scopriremo che così non sarà. Tutto è abilmente dosato.

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Fraction e Zdarsky si divertono un sacco con questa serie, prendendo in giro tutto e tutti, anche loro stessi, ad esempio nelle sequenze dove, passando la parete della quarta dimensione (come il Marvelliano Deadpool abitualmente fa) entrano a loro volta nella vicenda, in un modo totalmente esilarante.
Tutto questo è reso visivamente in maniera intelligente e abile da Zdarsky, che realizza tavole con un layout sempre mirato all’efficacia narrativa ma comunque pieno di spunti e di trovate grafiche davvero geniali. Gli argomenti della serie, spesso scomodi, sono riportati sulla pagina senza mai urtare il lettore, ma anzi, coinvolgendolo. Di ciò, va dato grande merito alla follia artistica del divertente cartoonist canadese.

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Le principali novità Bao Publishing annunciate a Lucca 2016

  • Pubblicato in News

Bao Publishing ha annunciato, duraqnte la sua conferenza a Lucca Comics & Games le novità per il prossimo anno, riportandole sulla propria pagina Facebook. Eccovele qui di seguito:

- Nel 2017 ci sarà il rilancio di The Umbrella Academy, di Gerard Way e Gabriel Bá.

- Il premiatissimo webcomic Vivi e vegeta di Savino e Simeone avrà un'edizione cartacea.

- Nel 2017 usciranno ben tre volumi di The Wicked + The Divine, di Gillen e McKelvie.

- Degli stessi autori, nel 2018 uscirà un'edizione integrale di Phonogram.

- Ad aprile 2017 uscirà Orlando Curioso, il primo BaBAO di Teresa Radice e Stefano Turconi.

- A gennaio 2018, Kids with Guns, il fumetto di Capitan Artiglio.

- Matteo De Longis è al lavoro sul primo di sette volumi di Prism, una space opera pop glam jrock dall'aspetto rivoluzionario, che uscirà nel 2018.

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L’incapacità di fornire un’adeguata interpretazione artistica del presente, unita ad una visione nostalgica del passato, attraversa periodicamente i territori della fiction cartacea e cinematografica. Il revival non è stato mai cosi di moda come oggi, anche grazie ad una perdurante crisi economica che fa apparire il futuro incerto e i decenni passati come un’arcadia ormai perduta. A ben vedere, però, l’evocazione dei bei tempi andati non è un tratto caratteristico ed esclusivo della contemporaneità. Già negli anni ’70 George Lucas aveva fatto rivivere con felliniano entusiasmo gli anni ’50 della sua adolescenza in American Graffiti, mentre Happy Days celebrava lo stesso decennio e lo splendore dell’American Way of Life. Nella cultura di massa contemporanea abbiamo avuto negli ultimi anni una proliferazione di opere ambientate negli anni ’80, fenomeno dovuto principalmente al fatto che molti dei creativi di oggi sono cresciuti in quel decennio fatidico. Tutta l’opera di J.J. Abrams, a partire del delizioso Super 8, affonda le radici nel cinema di Stephen Spielberg e Lucas, mentre l’eccellente Drive di Nicolas Winding-Refn è un omaggio diretto a noir prodotti in quel periodo come Vivere e morire a Los Angeles e Manhunter. Un grande successo della scorsa estate è stato il serial Stranger Things, che ha ricreato con nostalgica accuratezza un immaginario tipicamente anni ’80 di bande di ragazzini che scorrazzano sulla loro Bmx, mentre il fantastico irrompe nella vita ordinaria di una cittadina di provincia americana. Dallo stesso humus nasce Paper Girls, il nuovo lavoro firmato da Brian K. Vaughan (Y: The Last Man, Saga), qui accompagnato ai disegni da Cliff Chiang (Wonder Woman).

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La storia si svolge in un tranquillo sobborgo di Cleveland e ha per protagonista Erin, una dodicenne che per guadagnarsi una piccola entrata consegna giornali prima dell’alba. Uscita di casa in bicicletta per fare il solito giro di consegne, si imbatte in una piccola banda di teppisti, reduci dai festeggiamenti di Halloween (è la mattina del 1 novembre), che la importunano. La situazione viene salvata dall’arrivo di altre tre ragazze che, come Erin, consegnano giornali a domicilio: K.J., Tiffany e soprattutto la sfrontata MacKenzie, la prima ragazza della zona ad essere diventata una Paper Girl, considerata un modello da tutte le altre. Dopo le debite presentazioni, le quattro adolescenti decidono di riprendere il giro insieme, per difendersi da eventuali ed ulteriori strani incontri. I quali non tardano ad arrivare, nella forma di misteriosi individui vestiti come dei ninja, che parlano una strana lingua. Da questo punto in poi la vicenda prende una piega del tutto fantastica: le ragazze incappano in una probabile invasione aliena ad opera di strani esseri che cavalcano dei pterodattili, avversari dei suddetti “ninja” agli ordini di un misterioso e anziano guru, e poi macchine del tempo nascoste in cantina, apparizioni di angeli e demoni e chi più ne ha più ne metta.

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Paper Girls si nutre dello stesso immaginario di Stranger Things: ci sono i ragazzini in bicicletta come in E.T. e ne I Goonies, i walkman, i walkie talkie, le citazioni del cinema anni ’80 (se nel serial Netflix i numi tutelari erano Carpenter e Spielberg, qui vengono citati tra gli altri Nightmare – Dal profondo della notte, Scuola di Mostri, Dietro la Maschera, Peggy Sue si è sposata, citazione quest’ultima che, alla luce del sorprendente finale, potrebbe acquistare un valore significativo nel prosieguo della serie). Ma diversamente dalla fortunatissima serie tv, l’opera di Vaughan e Chiang ambisce ad essere più di brillante omaggio agli eighties. Di quel decennio non vengono evocati solo i simboli pop, ma anche le angosce (la paura dell’Aids, la guerra atomica) e le tragedie (il disastro del Challenger che viene citato in apertura), la politica (l’apparizione in sogno di Ronald Reagan). Tornare indietro per comprendere la complessità del presente, questa sembra essere l’ambizione che muove tutto il progetto Paper Girls. O forse no. Definita dagli stessi autori come un incrocio tra Stand By Me e La Guerra dei Mondi, Paper Girls può essere letta alternativamente come un'istantanea della società americana in un preciso momento storico, romanzo di formazione o come una semplice ed avvincente avventura fantascientifica, dal sapore nostalgico. Vaughan propone uno script complesso e stratificato, nascosto dietro ad un’apparente naiveté,  che si presta a molteplici interpretazioni a seconda della sensibilità del lettore che vi si approccia. L’unico limite è costituito dall’ambizione alla base dell’opera e dal gran numero di misteri irrisolti che troveranno presumibilmente una soluzione nei volumi successivi, vedi lo scontro generazionale tra i “giovani” tramutati in cyborg e gli Old Timers, gli “anziani” che sembrano essere i villain della storia. Tanta carne al fuoco che, se da una parte può disorientare, dall’altra affascina per il gran numero di spunti proposti dalla scrittore di Saga.

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Il viaggio a ritroso nel tempo imbastito da Vaughan non potrebbe dirsi completo senza la perizia grafica di Cliff Chiang, che col suo tratto stilizzato scompone la tavola in griglie regolari citando la divisione classica dei fumetti del periodo e avvalendosi anche dei bei colori di Matthew Wilson, che infarcisce la palette cromatica di colori acidi, effetti fluo e neon come nei splendidi titoli di testa del già citato Drive di Refn. Una colorazione in quadricromia avrebbe aumentato l’atmosfera vintage dell’opera, ma il lavoro di Chiang e Wilson è d’impatto e ruba comunque l’occhio. Paper Girls è una lettura obbligata per chi è cresciuto negli anni ’80 o per chi ha semplicemente voglia di tuffarsi nelle atmosfere tipiche di quel decennio, segnalandosi sicuramente come una delle uscite più interessanti degli ultimi mesi.

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