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San Diego: le major alla ricerca del "colpaccio"

 Attenzione! La seguente analisi potrebbe contenere spoiler!

La fiera del fumetto, per dirlo in italiano ruspante, più celebre e considerata al mondo è terminata.
Il San Diego Comic-Con 2009 ha chiuso i battenti domenica scorsa. Già è tempo di tirare le somme e quando si parla di somme per i fumetti americani si deve fare i conti essenzialmente con DC e Marvel.
Per questi due colossi mondiali dell’intrattenimento che svaria dal cinema, alla tv, dai videogame a giocattoli o ai gadget di ogni tipo, è davvero riduttivo parlare di fumetti. Ma il fumetto nonostante tutto è e resta ancora la linfa vitale, la scintilla che dà vita ad ogni nuova impresa artistica o di business intrapresa dai due brand, la cui eterna rivalità culturale e commerciale è già mito di per se stessa.

Potrebbe risultare riduttivo e semplicistico riassumere sotto una manciata di tendenze comuni le proposte e le nuove strategie delle due case editrici rese note alla Comic-Con, ma sarebbe sciocco negare una quotidiana battaglia per il primato di vendite negli States, giocata spesso con armi simili e con strategie analoghe.
San Diego ci ha offerto come sempre la possibilità di leggere tra le righe, una linea editoriale di lungo respiro rispetto magari a decisioni a più breve termine.

Il primo dato ad emergere è che entrambe, la DC con “Final Crisis” e la Marvel con “Secret Invasion” sembrano aver meditato un periodo di tregua dopo mega-eventi a catena, mirati a scuotere e rivoltare dalle fondamenta i corrispettivi universi. Naturalmente questo congedo doveva essere salutato con un botto speciale e così la prima ha scelto il crossover Blackest Night mentre la seconda addirittura uno status quo narrativo, il "Dark Reign".
La conseguente riflessione è scontata. Oscurità e buio in entrambi i casi, segno di un pessimismo strisciante, di una negatività nei confronti del futuro prossimo, segnati da quell’indelebile 11 settembre, alimentati dal terrorismo e incarnati dalla recessione attuale.

I fumetti come ogni espressione culturale e di costume sono un’interessante cartina di tornasole del Paese più grande e contraddittorio del mondo, e proprio Jeph Loeb a Mantova Comics quest’anno interpretava, almeno in casa Marvel, il Dark Reign proprio come una tendenza pessimistica in seguito alla guerra in Iraq e Afghanistan e alla scellerata amministrazione Bush.
Il nuovo corso voluto da Obama può forse davvero segnare un “Brand New Day”; i presupposti ed i primi segnali sono confortanti e, dopo il “Regno Oscuro” e “La Notte più Buia”, un raggio di luce si avvertirà all’orizzonte, o almeno ce lo si augura per i nostri eroi e per noi tutti.

A San Diego, intanto, i panel e gli approfondimenti hanno annunciato il consolidamento e il potenziamento delle testate più importanti e rappresentative: Superman e Batman da una parte, Spider-Man ed X-Men dall’altra.
I crossover non sono stati aboliti, sarebbe inconcepibile per queste aziende, ma almeno saranno circoscritti in ambiti molto più ristretti e riguarderanno essenzialmente l’Uomo d’acciaio and family su di un fronte, Hulk and family e gli ex-allievi di Xavier sull’altro.
La tendenza sembra essere quella di un graduale assestamento e di una normalizzazione che scongiuri un’assuefazione da stravolgimenti nel lettore, bombardato da terremoti della continuity a ripetizione.
Si punterà al nuovo o meglio al rinnovamento delle testate e dei personaggi principali e satellitari che hanno fatto storia e fortuna del genere superoistico, come Spider-Man, X-Men, Batman e Flash su tutti.

Certamente ognuna delle due case editrici dovrà fare i conti con problemi tutt’altro che irrilevanti e di varia natura; la Marvel si ritrova in casa due Capitan America di tutto rispetto, per esempio, e una testata come Thor orfana dell’autore Joseph Michael Straczynski che l’aveva rifondata e rilanciata, ed ormai quasi completamente passato alla concorrenza.
La DC dovrà lavorare al suo Multiverso che si è prodigata a ripristinare e trovare proposte credibili per riesumare alcuni dei suoi eroi più carismatici che ha falcidiato come mosche negli ultimi ed ultimissimi eventi.
 
Entrambe le case editrici, poi, sembra abbiano preso a cuore il recupero di personaggi classici più o meno giustamente dimenticati. Se i piani della DC Comics per i characters del cosiddetto "Red Circle" (i vecchi supereroi della Archie Comics) e della relativamente recente Milestone sono ormai sotto gli occhi di tutti, resta da vedere cosa farà la Marvel con i diritti di Miracleman. Proprio l'acquisto del personaggio da parte della Casa delle Idee pare sia l'unica novità di grande risonanza nel microcosmo fumettistico. Probabilmente sia perché le recenti beghe legali pareva avessero messo una croce su un possibile sfruttamento del personaggio, sia perché l'acquisizione della Marvel potrebbe aprire la strada a una ristampa attesissima di quei numeri firmati da autori come Alan Moore, Neil Gaiman, Alan Davis e Mark Buckingam. La DC, dal canto suo, ha finalmente risolto i problemi legati ai diritti dei T.H.U.N.D.E.R. Agents, di cui aveva persino già annunciato un restyling anni fa senza che se ne facesse più niente, e anche quei personaggi verranno integrati presto nel DC Universe.
 
Se ci sono delle differenze rilevabili, alla Comic-Con non sono emerse vistosamente.
Si può dire che la Marvel oggi, e per la prima volta in modo così deciso, sta attingendo al suo passato fino all’epoca della Timely Comics. I richiami e la riscoperta delle glorie della Golden e Silver Age, danno sicurezza ed ispirazione inesauribile, e dove questo percorso a ritroso si fa incerto, ecco arrivare l’acquisto dei diritti di un personaggio glorioso come Marvelman.
Da questo punto di vista la DC è sempre stata più attenta al suo passato più remoto, forse e soprattutto perché lo dominò con Batman, Superman e la JSA.
Oggi quest’ultima sembra più proiettata verso il futuro, finalmente, ad un recupero della tradizione certo ma rielaborata ad ampliata davvero con piglio innovativo, basti pensare a Flash e Green Lantern.

La strada del successo è seminata di morti illustri e di altrettante celebri rinascite, universi in divenire, vivi e dinamici, magicamente lontani e sapientemente resi così quotidiani da team creativi eccezionali; questo è un po’ e in parte SDCC, specchio del mondo dei supereroi americani: “Only in America, as they say”.


Francesco Borgoglio
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