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L'Incredibile Hulk: Speciale Movie Comics

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Dopo cinque anni di oblio cinematografico, torna sul grande schermo il Gigante di Giada con un nuovo regista, un nuovo cast, un nuovo letale avversario e un obiettivo non facile: essere ancora incredibile.

Il ritorno di Hulk

"È un nuovo Hulk, una nuova direzione, una nuova dimensione, un nuovo colore, una nuova attitudine. Ogni cosa che è stata fatta prima non sarà in questo film. È un Hulk molto differente. È più una storia d'amore, è un Hulk più eroico. È quell'Hulk che abbiamo amato nello show televisivo, molto umano, molto toccante, e pieno di azione. Louis Leterrier ha uno stile di regia unico che sarà grande e spettacolare". È con queste entusiasmanti parole rilasciate più di un anno fa al sito Collider.com, che Avi Arad presentò ai fan quello che doveva essere un nuovo rilancio, e insieme un nuovo inizio, per uno dei personaggi più amati della Casa delle Idee: "The Incredible Hulk".

Un’impresa non facile per una creatura che aveva già vissuto la sua incarnazione cinematografica in una pellicola che, nel 2003, fu accolta in maniera calorosa dalla critica, dividendo però la base dei fan e ottenendo, al box office, un risultato di gran lunga sotto le aspettative. Da allora, moltissime indiscrezioni si sono susseguite nel corso degli anni su un sequel dedicato al Gigante Verde, discussioni che si sono via via diradate di fronte alle uniche certezze, come quella che il vecchio cast, composto da Eric Bana, Jennifer Connelly e Sam Elliott non sarebbe ritornato, compreso il regista Ang Lee, il quale aveva inoltre sofferto di un forte esaurimento dopo la faticosa realizzazione del film.

Di fronte a questa evidenza, l'obiettivo della Marvel restava quello di riuscire a riportare il Gigante di Giada sul grande schermo, ridisegnandone fortemente l'aspetto narrativo e inserendo quegli elementi che, in un modo o nell'altro, erano stati tralasciati nel precedente capitolo per dare più spazio all'approfondimento psicologico, come ovviamente l'azione, un’atmosfera più vicina a quella fumettistica senza però disdegnare la caratterizzazione dei personaggi in quella che sarebbe stata una versione cinematografica del tutto nuova, più fresca e più vicina ai sentimenti degli appassionati e del pubblico. In questo senso, un grosso contributo lo ha dato il ritorno alla Marvel dei diritti cinematografici, una situazione che ha aiutato nella supervisione diretta del progetto, distribuito ancora una volta dalla Universal Pictures. Ciò che rimaneva da fare era trovare un regista che sapesse scovare la formula giusta, quella di divertire e allo stesso tempo interessare. Una scelta caduta alla fine sul regista francese Louis Leterrier, veterano di film d'azione come "Danny the Dog" e "The Transporter", il quale da subito ha tracciato la via per la nuova avventura cinematografica di Hulk, grazie soprattutto a un cast variegato in cui primeggia il nome di colui che riporterà sullo schermo l'angoscia e la rabbia di Bruce Banner: Edward Norton.

Un nuovo cast

Ma per ridare nuova linfa cinematografica al Golia Verde, la cosa principale era quella di assemblare un cast che sapesse non solo ridestare l'interesse degli appassionati, ma soprattutto catturare quella fetta di pubblico che nel 2003 non era rimasta colpita dalla pellicola firmata da Ang Lee nonostante la grande prova data dal suo protagonista, l'attore Eric Bana, e dal cast altamente professionale che diede vita a quella avventura. Come ha dichiarato Kevin Feige, dei Marvel Studios: "Ci sono degli elementi del primo film di cui sono molto orgoglioso, ma ha anche elementi di cui non essere fieri. Il cast del primo film era spettacolare, era un grande cast. Eric Bana era grande, e francamente sono stati tutti grandi, ma eravamo in cerca di una sorta di nuovo inizio e di far ripartire il franchise in maniera nuova e fresca… E non lo avremmo fatto con Eric Bana. Penso che ci siano un bel po’ di persone che guardano a questo film con una nuova luce. Qualcosa che potrebbe interessare e valere una seconda visione".

Ma come riuscire a donare qualcosa di nuovo al personaggio, e riuscire allo stesso tempo a ricatturare la complessità psicologica di un personaggio come Bruce Banner? La risposta dei Marvel Studios e della Universal non si fece attendere quando, nell'aprile del 2007, fu annunciata la scelta di Edward Norton nel ruolo di protagonista, un ingresso questo che si fece ancora più interessante quando Norton stesso confermò, durante la San Diego Comic-Con, di avere visionato la sceneggiatura realizzata da Zak Penn, dichiarando tutto il suo amore per i fumetti Marvel e in particolare per il Gigante Verde, di cui Norton ha sottolineato la grande influenza che hanno avuto cicli come quello di Bruce Jones e la miniserie Hulk: Grigio di Tim Sale e Jeph Loeb: "Ero un abbonato ai fumetti Marvel fin da piccolo. Molto nel film viene dalla tradizione della mitologia greca. La nozione di sopprimere i propri demoni interiori. L'intera idea di partenza di ricominciare e rielaborare la storia come una saga mitica mi ha attratto fortemente. Penso che molte storie possono essere raccontate di nuovo, l'anno scorso ho girato 'Il velo dipinto', ed era il quarto film ispirato a quel romanzo, qualcosa che ha avuto molte incarnazioni come Hulk". Al nome di Norton si sono ben presto affiancati quelli di stelle come la bella Liv Tyler ("Il Signore degli Anelli"), chiamata a rivestire il ruolo della dolce Betty Ross, il veterano William Hurt ("Brivido Caldo", "Turista per Caso") in quello del padre di Betty, il generale Thaddeus "Thunderbolt" Ross, senza ovviamente dimenticare Tim Roth, che nel film interpreta il ruolo di Emil Blonsky, destinato a diventare uno dei più pericolosi e letali avversari di Hulk: Abominio.

Caccia all'uomo

"Ho un grande rispetto per Ang Lee e i suoi film, quindi non voglio offendere le persone che hanno amato il primo film. Non abbiamo intenzione di andare contro quello che il primo film ha stabilito, è qualcosa di nuovo, un inizio fresco… È la storia di un Bruce Banner con più buon senso nel suo percorso per trovare una cura. È una caccia all'uomo". Così il regista Louis Leterrier descrive uno degli elementi cardine di questa nuova pellicola. Nel film infatti ritroviamo lo scienziato Bruce Banner determinato a cercare una cura alla sua condizione, ma allo stesso tempo consapevole di essere un uomo solo, slegato controvoglia dai propri affetti, come il suo amore per Betty, e soprattutto braccato. Nel film infatti Banner è un uomo perennemente in fuga dall'esercito degli Stati Uniti e dalla task force guidata dal generale Ross, in quello che appare non solo come una situazione più legata alla serie a fumetti, ma soprattutto alla serie televisiva degli anni '70, che racchiudeva al suo interno alcuni aspetti presenti anche nel film diretto da Leterrier, e che Norton ha voluto sottolineare fortemente: “Il mio primo impatto con Hulk è stato lo show con Bill Bixby e Lou Ferrigno. Lo amavo. E questo fu quello che realmente mi ha attratto in questo progetto. Quando ho incontrato la produzione, ho detto loro che, se volevano che facessi Hulk, mi sarebbe davvero piaciuto un ritorno alle origini dello show tv… La gente molte volte dice: Oh sì, Ferrigno e la pelle verde e il kitsch anni '70. Ma quando tu guardavi lo show, capivi che era qualcosa di molto serio. E Bill Bixby, quando guardavo lui recitare, era veramente stupefacente, riusciva a donare questo incredibile, solitario pathos al personaggio. Questo era quello che mi ha attirato, questa idea di un mortale in guerra con questa cosa dentro di lui, una sorta di aspetto da piccolo fuggitivo".

E infatti oltre all'elemento della perenne fuga di Banner, il film affronta più chiaramente il confronto interiore tra lo scienziato e il suo possente alter ego, tra il trovare una cura alla sua situazione e il fare allo stesso tempo i conti con qualcosa dentro di sé. Come ha dichiarato la produttrice Gale Anne Hurd ("Hulk", "The Punisher"): "Non siamo tornati indietro a rifare una storia sulle origini. Abbiamo avuto l'opportunità di continuare e fare una storia in cui Bruce Banner è già Hulk. Così ci siamo chiesti: Chi è Bruce Banner? Lui è uno scienziato. È in fuga e sta cercando di trovare una cura, ma lui ha Hulk dentro di sé. E deve convivere con esso".
Per Norton, comunque, la sfida più grande era quella di riuscire a rappresentare sullo schermo un personaggio al cui interno convivono due diverse personalità, una sfida che è stata una delle principali ragioni per cui ha accettato di prendere parte alla pellicola, anche per via degli effetti speciali: "Girare un film controllato dagli effetti speciali è una cosa diversa per me, ho interpretato molti personaggi difficili… ma non ho mai fatto qualcosa che comporta un'interfaccia tra il recitare e gli effetti come adesso… una delle prime cose che ho chiesto alla Marvel era: una volta che Hulk fosse saltato fuori, una volta che metà di questo personaggio fosse emerso, cosa sarebbe rimasto di me come attore sullo schermo? Come mi ha detto Gale Anne Hurd, ci sono numerose nuove tecnologie che cambiano totalmente la condizione, per cui un attore può integrarsi con l'animazione. Quello che era davvero interessante per me era il concetto di non avere questi due personaggi separati dal sottoscritto. Avere un personaggio creato tecnologicamente, e sapere allo stesso tempo di potere interpretare entrambe queste metà, è stata una grande parte della decisione che mi ha portato a fare questo film".

Arriva Abominio

Apparso per la prima volta su Tales to Astonish 90 nell'aprile del 1967, Abominio è diventato nel corso degli anni uno dei principali avversari del Gigante Verde, con cui si è scontrato numerose volte, oltre ad essere stato più recentemente il responsabile della morte di Betty Ross nella serie a fumetti. Ora arriva sul grande schermo in una versione che, per quanto riguarda l'origine, differisce molto da quella dei comic book, anche se ovviamente non vengono a mancare elementi basilari del villain, come la sua grande forza e spietatezza. Nel film, l'alter ego umano di Abominio, Emil Blonsky, è interpretato dall'attore Tim Roth ("Novecento", "Il Pianeta delle Scimmie"), qui un militare facente parte della task force del generale Ross impegnata nella caccia a Bruce Banner/Hulk, il quale viene a contatto con il Gigante Verde in un momento non proprio florido della sua carriera militare. Nel film, Blonsky appare come un uomo fortemente ostile all'autorità e allo stesso tempo giunto in una fase della sua vita priva di vere sfide, come sottolinea il regista Louis Leterrier: "Abbiamo creato una trama in cui abbiamo un Emil Blonsky soldato il quale capisce di essere alla fine della sua carriera, e che, incontrando Hulk e osservando il potere di Bruce Banner, decide di chiedere se è possibile affrontarlo, anche perché non ha niente da perdere. Questo è il motivo principale per cui abbiamo deciso prendere Tim Roth nel cast, perché ha questa rabbiosa, pungente visione di lui".

L'inserimento di un villain come Abominio è stata anche una delle maggiori rotture rispetto alla precedente pellicola diretta da Ang Lee. Se in quel film, infatti, Hulk alla fine si confrontava con una versione del padre che sembrava una sorta di incrocio tra due criminali storici di Hulk, Zzaaxx e l'Uomo Assorbente, cosa che deluse molto i fan, ora questi possono vedere finalmente un vero scontro tra titani tra il Gigante Verde e un suo classico avversario, anche se di aspetto differente dalla sua controparte fumettistica, e che Leterrier così giustifica: “All’inizio mi ero fissato sul modello originale, squamoso e con grosse orecchie, come nel fumetto, ma non potevo giustificarlo. Lui non è un incrocio con un pesce o con una lucertola. Proprio come Hulk, è un super-uomo. Il suo corpo, tutto, si ingigantisce. Il modo in cui gli viene iniettato il siero, nella pelle, nei muscoli, nella spina dorsale. Questo fa crescere le sue ossa, le ingrandisce, lo rende una super-arma. Così ha la spina dorsale che si gonfia, che diventa un’arma. Ha i gomiti che fuoriescono e diventano come dei pugnali da arti marziali, cose che possono colpirti da più direzioni. Ha questa lingua e questa specie di speroni… è una macchina per uccidere. È molto figo, e divertente. Le sue ossa sporgono, sono come un esoscheletro che usa come un’arma…".

L'amore di Betty

In un film denso di azione come "The Incredible Hulk", non poteva certo mancare lo spazio dedicato ai sentimenti, incarnati dal personaggio di Betty Ross, interpretato dalla bella e brava Liv Tyler. In "The Incredible Hulk", la vita di Betty viene di nuovo sconquassata dalla ricomparsa di Bruce, un ritorno che riaccende un sentimento mai del tutto spento, e che la porta a convivere nuovamente anche con l'altro lato di Banner, il tutto per aiutarlo a trovare finalmente una cura.
"Betty Ross è una scienziata, ed è l'alleata chiave di Bruce Banner nella ricerca per liberarlo da Hulk. La condizione di Bruce è fortemente complicata dalla loro relazione di lunga data, e costringe Betty a lasciare il suo passato dietro di lei. La storia del film mostra l'inseguimento di Hulk, che accade proprio quando Bruce Banner sta cercando di migliorare la propria condizione. Una caccia che Betty non può ignorare, tornando così nella vita di Bruce e in tutto quello che ne consegue", ha detto Kevin Feige, il quale considera ottima la scelta di Liv Tyler per il ruolo di Betty: “Liv non è solo una classica bellezza di Hollywood, ma un talento innegabile. I suoi ruoli in blockbuster come 'Il Signore degli Anelli' e in pellicole indipendenti l'hanno aiutata a sviluppare una miscela unica di drammaticità perfetta per il ruolo di Betty Ross. Noi crediamo che l'alchimia tra Edward Norton e Liv Tyler esploderà sullo schermo, aggiungendo un altro tassello alla dimensione del film".

Un’opinione condivisa fortemente anche dal protagonista Edward Norton, che così descrive la collega: "Liv mi è sembrata davvero la scelta perfetta per il ruolo di Betty. Liv ha questa fantastica qualità di empatia. In molti, molti film in cui l'ho vista, la cosa che mi ha maggiormente attratto è che sembra avere una connessione molto palpabile nel comprendere i dolori e le emozioni delle persone… Se c'è una cosa che Betty possiede, nella nostra versione, è la qualità totale e unica di guardare Hulk e vedere ancora Bruce".

Il futuro del franchise

Dopo il grande successo ottenuto da "Iron Man" sia da parte della critica sia da parte del pubblico, "The Incredible Hulk" è la prima vera sfida per un film prodotto dai Marvel Studios. Sulle sorti al botteghino del film dipenderà quasi certamente il futuro cinematografico del personaggio, ora più che mai in cerca di rilancio sul grande schermo, dopo averlo ottenuto negli ultimi tempi anche in campo fumettistico grazie alle saghe Planet Hulk e World War Hulk (quest'ultima appena iniziata nel nostro Paese). Vada come vada, Kevin Feige non nasconde il proprio entusiasmo e il proprio ottimismo sulle sorti di Hulk, come dimostrano queste parole di qualche tempo fa, rilasciate alla New York Comic Con: "Sarebbe stato il primo a seconda di quando avremmo riottenuto i diritti, perché Hulk è Hulk, un grandissimo personaggio per noi e, dopo Spider-Man, è il nostro eroe più popolare. Quindi era più che ovvio che non dovevamo aspettare più di cinque anni per riportarlo sullo schermo. Con Louis Letterier ed Edward Norton, abbiamo trovato un team che potesse riportarlo proprio nel modo che la gente si aspettava. Il film fa quello che deve e io sono molto incoraggiato dalla reazione che il promo ha suscitato. Non avrebbe potuto essere meglio e ci ha dato la stessa sensazione che avemmo l’anno scorso alla Comic-Con di San Diego per 'Iron Man'...".
"Il film è molto incentrato sui personaggi, quindi chi temeva che stavolta li avremmo lasciati fuori, può stare tranquillo. Poi ci sono quelli che temono non ci sia abbastanza 'Hulk spacca!'. Credo che dalle poche sequenze dei trailer si veda che c'è molto più 'Hulk spacca!'”, ha invece aggiunto Gale Anne Hurd. "Leggo anche i forum di Superherohype e c’è sempre la preoccupazione che abbiamo fatto già vedere tutto nei trailer. Sapete una cosa? Anche io sono una di quelli, ma la gente non deve preoccuparsi. C’è molto di più. Ci sarà molto di più in sala, molto più di quello che si può mettere in un trailer di due minuti e mezzo".
E nel futuro di Hulk c'è anche la connessione tra questo film e "Iron Man", vista l'apparizione, in una sequenza, di Robert Downey Jr. nei panni di Tony Stark, e non solo, visto che i "crossover filmici" saranno solo l'inizio di alcuni collegamenti molto più vasti: "Penso che certamente loro abitino il loro mondo, ma la verità è che adesso alla Marvel stiamo lavorando a braccetto con Joe Quesada e Dan Buckley e le persone all’interno della comunità editoriale di New York, e sono tutti partecipi alle nostre discussioni. Vogliamo mantenere almeno un senso di continuità tra tutti", ha detto Feige. "I fumetti saranno sempre un passo avanti in termini di storie. Non credo che vedremo spuntare Secret Invasion o gli Skrull nel nostro prossimo film, ma ci saranno sicuramente richiami a Iron Man, a Hulk, a Capitan America. Sanno bene qual è la nostra tabella di marcia e la metteremo a punto insieme, così da dare più spazio ai personaggi che arriveranno in futuro".

Dal PressBook:

Le riprese di “The Incredible Hulk” sono iniziate a Toronto nel luglio 2007 per finire 88 giorni dopo, alla fine di novembre, a Rio de Janeiro. Sin dall’inizio, Leterrier e i produttori erano determinati a dare all’epopea epica del popolare “fuggiasco” un senso di universalità. Commenta Feige: “Incontriamo Bruce Banner ai confini del mondo, in fuga dalla società e dagli esseri umani che la compongono. La storia inizia dal suo viaggio di ritorno in America, dove rincontrerà gli amici e le persone che ama veramente. Ci condurrà lungo i territori del Sud America e della costa orientale degli Stati Uniti per finire dritto nel cuore di Manhattan.”
Il grande scenografo Kirk M. Petruccelli ha diretto la sua squadra durante la realizzazione di oltre 100 scenari del film. All’inizio di "The Incredible Hulk", Banner si trova in Brasile dove conduce un’esistenza tranquilla lavorando in una ditta di imbottigliamento e dove continua a cercare una cura alla sua malattia. Ma il Generale Ross scova il suo rifugio e lo costringe a riprendere la fuga. Banner inizia quindi a viaggiare attraverso il Sud America e la costa orientale degli Stati Uniti e conclude il suo viaggio nel cuore di Harlem.
Petruccelli era molto attratto dall’idea di lavorare a un film basato su un soggetto tanto ricco e fantasioso. La chiave per trasmettere le sue sensazioni visive era garantire che tutti gli elementi riflettessero il mondo oscuro e ambiguo dal quale era sparito Banner. “Una delle prime cose che mi disse Louis fu che Hulk doveva apparire il più reale possibile; doveva affrontare e annientare i suoi nemici all’interno di un contesto fortemente realistico”, ricorda Petruccelli. “È un film che parla di spostamenti e di inseguimenti. Banner è costantemente in fuga e questo, per quanto riguarda la mia attività di scenografo, si è dimostrato fondamentale perché mi ha fornito una vasta gamma di luoghi nei quali ambientare le varie scene del film”.
Per creare il mondo di Hulk, Petruccelli e il suo team hanno ambientato gran parte delle scene in location prestabilite e solo una piccola parte in set allestiti in studio. Le scene girate tra le vie, le case e gli edifici delle città sono state assemblate a quelle girate in location reali e ben riconoscibili. Spesso Norton arrivava sul set e rimaneva stupito dal lavoro svolto dalla squadra di scenografi.
“Mi capitava spesso di arrivare sul set e di restare sbalordito dalla maestosità del lavoro svolto da Louis e Kirk. Erano andati ben oltre la mia immaginazione. Ma ciò che mi sbalordì particolarmente furono le dimensioni”, ricorda Banner.
Mosso dal suo interesse per le location, Leterrier ha preso la sceneggiatura e le è letteralmente corso dietro. Il suo film doveva essere un “interessante mix di inseguimenti zen, da un lato, e di azioni dinamiche, dall’altro”. Sapeva che quando Banner veniva inseguito – tra le favelas del Sud America o nelle strade di Manhattan – poteva “tagliare sul mostro e mostrare la sua calma, come se stesse ritrovando il controllo di sé, controllo che, presto, avrebbe riperso facendo sì che Banner riesplodesse rimanifestando tutta la rabbia del suo alter ego”.
I produttori hanno utilizzato un gran numero di locali di Rio de Janeiro e dintorni. Il fatto di girare parte delle scene del film in Brasile ha conferito alla pellicola un tocco che non sarebbe mai stato possibile ottenere girando le stesse scene in studio. Alcune delle sequenze più emozionanti sono girate a ridosso della favela di Tavares Bastos, un dedalo intricato di vicoli strettissimi e scale scoscese che offriva un eccellente sfondo alle elaborate sequenze iniziali in cui Banner tenta di sfuggire ai reparti speciali capitanati da Ross.
Oltre a girare le scene principali e le scene d’azione della seconda unità a Tavares Bastos, alcune scene del film sono girate in molte location della città vecchia, inclusi i quartieri in stile coloniale di Lapa e Santa Teresa. Il team ha sfruttato anche il fatto di trovarsi vicino alla foresta Tijuca, la più grande foresta pluviale urbana del mondo, dove sono state girate alcune scene mozzafiato del terreno ed una serie di sequenze aree.
Prima di iniziare i lavori, Petruccelli si è recato in Brasile per osservare l’aspetto e l’architettura delle favelas e per ricreare, sul set di Toronto, gli interni dell’appartamento di Banner a Rio de Janeiro. “Visto che saremmo andati a girare in Brasile, mi sembrò fondamentale che gli interni che avremmo ricreato in studio avessero la stessa conformazione e gli stessi dettagli di quelli reali, così da evitare qualunque disarmonia tra le scene girate in loco e quelle girate in studio”, afferma Petruccelli. “Le favelas sono dei luoghi unici – un po’ di intonaco qua e là, un mattone laggiù, colori accesi e assenza di colori. Diciamo che sono molto ‘biologiche’”.
Leterrier ha paragonato le favelas, con le loro scalinate interminabili e i loro viottoli larghi al massimo 1 metro, a una sorta di brulicante “fattoria di formiche”. “È stato piuttosto difficile girare nelle favelas”, ricorda il regista. “Ma per fortuna appena la gente ha capito che non eravamo lì per distruggere o per sfruttare i loro spazi, ma per difenderli e per farli conoscere al mondo intero, è andato tutto bene. La gente ha un’idea davvero orrenda delle favelas; in realtà, sono posti molto puliti, dotati di un sistema di fognature, qualche ora di elettricità, video, club, video noleggi e parrucchieri. Sono una città dentro alla città”. E, a parte il piacere e lo sconforto di trovarsi in quei luoghi, il cast e la troupe hanno dovuto affrontare anche il disagio di lavorare durante la stagione delle piogge, che se da un lato era perfetta per rappresentare la tetraggine del film, da un altro creava non pochi disagi alla troupe che avrebbe sicuramente preferito lavorare… asciutta!
Uno dei luoghi più straordinari in cui sono state girate le sequenze brasiliane è la ditta di imbottigliamento nella quale lavora Banner durante il suo esilio in Brasile (dove, grazie a una moltitudine di fiori e piante può anche sperimentare alcune cure possibili alla sua malattia). È qui che Blonsky, prima di inocularsi il siero che lo trasforma nell’Abominevole, incontra Hulk per la prima volta. Le scene girate nel cortile esterno della fabbrica sono state girate nell’ex fabbrica di cioccolata Behring Chocolate, nel quartiere di Santo Cristo a Rio de Janeiro. Tuttavia, dato che tutto il primo atto si svolge all’interno dell’impianto di imbottigliamento, è stato necessario costruire un set che soddisfacesse i parametri specifici della sceneggiatura. Le sequenze erano talmente dettagliate che ci vollero alcune settimane di riprese per girare tutte le scene.
“È stata una sequenza molto coinvolgente, dalla geografia complicata”, spiega Petruccelli. “Avevamo bisogno di uno spazio molto ampio adattabile alle nostre esigenze – sapete, Hulk ha bisogno di un sacco di spazio per lanciare roba in aria!”. Dopo avere perlustrato praticamente tutte le vecchie fabbriche di Toronto e dell’area circostante, i produttori hanno finalmente trovato location ideale in una fabbrica di vetro abbandonata nella zona di Hamilton. La tabella di marcia dei lavori di adattamento della fabbrica è stata molto impegnativa e ha coinvolto carpentieri, pittori e montatori che hanno lavoravano in tandem con trovarobe e attrezzisti, tutti impegnati a trasformare la fabbrica in una ditta di imbottigliamento funzionante. Il posto sarebbe stato successivamente distrutto durante uno scontro esplosivo tra Hulk e i reparti speciali del Generale Ross.
Per ottenere il caos e la distruzione che si volevano rappresentare in questa e in altre scene d’azione, i produttori si solo avvalsi della valevole esperienza del coordinatore degli effetti speciali Laird McMurray e del coordinatore dei numeri acrobatici John Stoneham Jr. Per conferire maggiore realismo alla furia distruttiva di Hulk, McMurray e il suo team hanno elaborato un complesso sistema di funi e di pulegge capace di esercitare una fortissima pressione e un altrettanto possente capacità di traino. Questi apparati e macchinari hanno permesso di accelerare notevolmente il movimento di oggetti pesantissimi, creando l’illusione che Hulk fosse realmente in grado di lanciarli senza fatica. Stoneham e il suo gruppo di stuntman hanno realizzato, al fianco di McMurray e del suo team, alcuni scenari che raccontano in modo straordinariamente realistico la distruzione provocata dal passaggio di Hulk.

La sceneggiatura prevede anche una battaglia di proporzioni gigantesche, dove Hulk è impegnato a salvare la città di New York e i suoi cittadini dall’incontrollabile furia de L’Abominevole.
Ricorda Petruccelli: “Quando Louis mi disse di volere ambientare il momento cruciale del film nel quartiere di Harlem, davanti al teatro Apollo, gli risposi ‘Certo, ma ci toccherà costruirlo’ perché nessuno ci avrebbe dato il permesso di lanciare in aria macchine e roba di ogni genere – in poche parole, di distruggere e terrorizzare un quartiere di importanza storica – per un paio di settimane nel cuore di New York”.
Il team andò a visitare diverse location e alcuni spazi alternativi e, alla fine, decise di girare la sequenza in tre set diversi, lungo un arco di tempo di qualche settimana. Il supervisore per gli effetti visivi, Kurt Williams, ricreò “la più grande azzuffata da bar di tutti i tempi”: lo scontro tra due forze titaniche che avrebbe rappresentato una delle sequenze più complesse e variegate del film. Per raccontare la battaglia finale tra Hulk e l’Abominevole furono girate circa 80 scene d’azione con effetti visivi unici. In questo caso, più che in ogni altro, era necessario che il reparto artistico e la squadra di VXF lavorassero in perfetta sintonia. “Ogni mossa di Hulk diventava una scena d’azione, e noi dovevamo creare scenari altamente realistici mettendo insieme luoghi reali e CGI”, commenta Williams.
La parte urbana di Yonge Street, a Toronto, era il luogo ideale nel quale ricostruire le facciate delle vie di Harlem. A metà settembre, la produzione ottenne il permesso di chiudere per quattro notti una porzione della strada inclusa tra quattro edifici. Durante quelle 4 notti, le troupe della prima e della seconda unità lavorarono in tandem con il team degli effetti visivi, la squadra per gli effetti speciali e gli stuntman per girare alcune elaborate sequenze che includevano centinaia di comparse e diversi spettacoli pirotecnici. Diverse facciate dei palazzi e dei negozi delle vie di Harlem, inclusa quella del teatro Apollo e la sua leggendaria insegna, furono ricostruite e posizionate lungo la via di Toronto per ospitare il caos di macchine e di autobus che venivano fatti saltare in aria.
Con l’aiuto del team per gli effetti visivi, le scene di distruzione proseguirono lungo un’area composta da due edifici del centro di Hamilton, dove Petruccelli e la sua squadra sfruttarono alcune aree di parcheggio sulle quali costruirono le facciate dei palazzi di una via di Harem – edifici destinati ad essere distrutti durante la brutale battaglia che si sarebbe consumata lungo “il viale dell’Abominevole”, come l’avevano rinominato Leterrier e i produttori.
Il culmine dell’azione ebbe luogo sul set virtuale della Courthouse Plaza, costruito in un backlot dei Toronto Film Studios. Il set doveva accogliere lo schianto di un aereo – e le conseguenti immagini di devastazione – e molte altre scene di caos. Il progetto diede un’enorme quantità di lavoro all’officina che eseguiva i lavori di modanatura degli oggetti di scena. I tecnici dell’officina, che lavorarono per mesi alla costruzione di parti di muro distrutte, gessi di “pietre e marmi” e tegole in vermiculite, si mostrarono sempre molto servizievoli con il cast e con la troupe che temevano di venire feriti da qualche frammento volante.
A Toronto, i produttori utilizzarono anche il campus della Toronto University, il Morningside Park e il Centro Finanziario della città. I Toronto Film Studios ospitarono i set dove furono ricostruiti gli interni di alcune scene, incluso il laboratorio di Banner dove ebbe inizio tutto. Tra le altre location figurano la Base dell’Aeronautica Militare canadese, nell’Ontario, e il ghiacciaio di Bella Coola, nella Columbia britannica.
Più che le riprese, il cast e la troupe si divertivano ad osservare il loro regista alla guida di sofisticati carrelli mobili di 15, 30 e 50 pollici d’altezza dotati di enormi bracci retrattili. “Louis usa i carrelli mobili con la stessa abilità con la quale alcuni usano la telecamera a spalla; è bravo anche con la telecamera ma, come gli dissi una volta, ‘Non ho mai visto nessuno tanto affezionato ai suoi carrelli mobili!’”, ricorda Norton.
L’obiettivo di Leterrier è realizzare le scene d’azione più emozionanti e più indimenticabili che il pubblico avesse mai avuto modo di vedere. “Mettere gli spettatori nei panni di Bruce Banner, seguendolo attraverso le favelas o usando le telecamere via cavo per stargli vicino mentre è alla guida della sua moto, fa parte dell’esperienza di Hulk. Lo spettatore vuole essergli vicino in ogni circostanza.… La ‘gru russa’ [la gru principale] ci ha permesso di correre alla stessa velocità di Hulk, di assumere le sue dimensioni, in poche parole di capire la sua ‘Visione’. Con la gru russa e il carrello mobile abbiamo potuto sentire i suoi sentimenti, muoverci alla sua stessa velocità, entrare a forza nei luoghi e afferrare e lanciare gli oggetti proprio come fa lui – in una parola sola, diventare parte della sua stessa esperienza”.

Il regista

Louis Leterrier

Nato il 13 giugno 1973, a Parigi (Francia), Louis Leterrier ha studiato cinematografia alla NY University, per poi esordire nel cinema nel 1997, dove è stato assistente alla produzione sul set di "Alien: Resurrection". In seguito ottenne la sua prima regia nel 2002 con il film "The Transporter", per poi dirigere "Danny The Dog" nel 2005 e "The Transporter 2" lo stesso anno.

Il cast

Edward Norton

Nato a Boston (Massachusetts) il 18 agosto 1969, Edward James Norton Jr. è figlio di un procuratore federale durante l'amministrazione Carter e un'insegnante di inglese. La sua carriera nella recitazione iniziò prestissimo: a cinque anni, infatti, cominciò ad interessarsi al teatro grazie alla sua babysitter, che lo portò a vedere un adattamento musicale di Cenerentola, e poco tempo dopo si iscrisse all'Orenstein's Columbia School for Theatrical Arts. Mentre frequentava le scuole superiori, Norton continuò a recitare, e dopo il diploma si iscrisse all'università di Yale, dove studiò astronomia, storia e giapponese. Dopo la laurea, nel 1991, si trasferì in Giappone, dove lavorò per l'impresa del nonno.

Rientrato nel 1994 negli Stati Uniti, iniziò a lavorare in numerose produzioni teatrali. In seguito venne notato dal drammaturgo Edward Albee, che gli offrì un ruolo in una piece teatrale, per poi ottenere un posto alla New York Signature Theater Company. Nel 1996 approdò al cinema, dove venne notato da alcuni produttori che gli affidarono la parte di co-protagonista, assieme a Richard Gere, nel thriller "Schegge di paura", con cui vinse un Golden Globe oltre ad ottenere la sua prima nomination all'Oscar come miglior attore non protagonista. Nel frattempo girò altre pellicole, come "Tutti dicono I love you" (1996), di Woody Allen, e "Larry Flynt - Oltre lo scandalo" (1996), di Milos Forman, dove conobbe la cantante Courtney Love che per un certo periodo sarebbe stata la sua compagna, e in seguito altri film che ne aumentarono la notorietà, come "American Hystory X" e soprattutto "Fight Club" di David Fincher, accanto a Brad Pitt. Nel 2000, al culmine di una carriera già molto forte, Norton esordì come regista e produttore, con la divertente commedia romantica "Tentazioni d'amore", che lo vide anche in veste di attore assieme a Ben Stiller e alla bella Jenna Elfman.

In seguito, prese parte ad altre pellicole come "The Score" (2001) accanto a due mostri sacri del cinema come Marlon Brando e Robert De Niro, "Frida" (2002), dove conobbe Salma Hayek con la quale ebbe una relazione sentimentale, e inoltre "La 25esima ora" di Spike Lee e il thriller "Red Dragon" di Brett Ratner. Dal 2003, dopo "The Italian Job", mantenne un basso profilo scegliendo ruoli e film molto più accurati. Lo vediamo infatti in "Le Crociate" nel ruolo di Re Baldovino, poi in "Down in the Valley" e infine ne "Il velo dipinto", accanto a Naomi Watts.

Liv Tyler

Nata il 1 Luglio 1977, Liv Tyler è la figlia di Steven Tyler, leader del gruppo rock degli Aerosmith, e di Bebe Buell, ex coniglietta di Playboy. Liv crebbe pensando che il rocker Todd Rundgren fosse suo padre, ma con il passare degli anni cominciò a notare che non vi era alcuna parentela tra lei e Rundgren, finché la madre non le rivelò di essere la figlia di Steven Tyler quando aveva 12 anni. Da allora, Liv prese il nome del vero padre.

All'età di 14 anni, lasciò la città di Portland (Maine) per recarsi a New York assieme alla madre, dove intraprese la carriera di modella. Dopo un anno, decise di tentare la strada del cinema e diventare un’attrice. Dopo l'esordio in due pellicole che non ebbero molto successo, la Tyler fu poi scelta dal regista Bernardo Bertolucci per il ruolo da protagonista nel film "Io ballo da sola" (1996), che le fece raggiungere la notorietà a livello internazionale.

In seguito la Tyler apparve in film quali "Armageddon" (1998), "La fortuna di Cookie" (1999), "Il Dottor T e le donne" (2000), per poi ottenere il ruolo della principessa Arwen nella saga fantasy de "Il Signore degli anelli" di Peter Jackson.

Tim Roth

Nato a Londra (Inghilterra) il 14 maggio 1961, Timothy Simon Smith è figlio di un’insegnante e di un giornalista, che divorziarono quando Tim era ancora ragazzino. All'età di 16 anni, partecipò all'audizione per un musical organizzato dalla scuola che frequentava ispirato al "Dracula" di Bram Stoker, ottenendo il ruolo del conte. In seguito, si iscrisse alla Camberwell School of Art dove studiò scultura, ma dopo un anno e mezzo capì che la sua vera vocazione era la recitazione e lasciò l'istituto.

Nel 1981 debuttò sul piccolo schermo insieme a Gary Oldman (suo grande amico) nel film di Mike Leigh "Meantime", mentre l'anno successivo apparve in "Made in Britain" (1982). Due anni dopo fece il suo esordio cinematografico nel film di Stephen Frears "Il colpo" (1984), a fianco di Terence Stamp e John Hurt. In seguito prese parte ad altre pellicole, come "Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante" (1989) di Peter Greenaway, "Rosencrantz e Guildenstern sono morti" (1990) di Tom Stoppard, e "Vincent e Théo" (1990) di Robert Altman. Dopo essersi trasferito negli Stati Uniti, conobbe Quentin Tarantino che gli affidò il ruolo di Mr. Orange ne "Le Iene" (1992). Nel 1994, sempre con Tarantino, ebbe il ruolo di Pumpkin in "Pulp Fiction". Successivamente prese parte al film "Rob Roy", pellicola che gli valse una candidatura all'Oscar per la sua interpretazione del cattivo principale. In seguito, lo abbiamo visto in "Tutti dicono I love you" di Woody Allen, "Libertà vigilata" "L'impostore", con Chris Penn e Renèe Zellweger.

Nel 1999 fu protagonista de "La leggenda del pianista sull'oceano", di Giuseppe Tornatore, e partecipò a "The Million Dollar Hotel", di Wim Wenders. La sua carriera, che non ebbe pause, continuò poi con numerose altre pellicole come"Vatel", "Bread and Roses" "Lucky Numbers" "Il pianeta delle scimmie". Recentemente è stato il protagonista del nuovo film di Francis Ford Coppola "Youth withouth youth" e di "Funny Games" di Michael Haneke, accanto a Michael Pitt e Naomi Watts.

William Hurt

Nato a Washington D.C. il 20 marzo 1950, William Hurt si dedicò fin da subito alla recitazione, frequentando i corsi della Julliard School di New York. Dopo il debutto sul palcoscenico all'Oregon Shakespeare Festival di Ashland, si dedicò per alcuni anni al teatro classico, entrando a far parte della New York's Circle Repertory Company. Arrivò al cinema solo nel 1980, diretto da Ken Russell in "Stati di allucinazione", a cui seguirono "Uno scomodo testimone" (1981), "Brivido caldo" (1981) e "Il grande freddo" (1983) di Lawrence Kasdan, film che lo lanciò definitivamente nel mondo di Hollywood.

Dopo "Gorky Park" (1983), Hurt vinse un Oscar e il premio come miglior attore al Festival di Cannes per la sua interpretazione ne "Il bacio della donna ragno" (1985) di Hector Babenco. In seguito lo abbiamo visti ne "Figli di un Dio minore" (1986) e "Dentro la notizia" (1987), film che gli fecero guadagnare ben due nomination.

Seguirono altre pellicole, come "Il grande odio" (1988), "Turista per caso" (1988), "Ti amerò... fino ad ammazzarti" (1990), "Alice" (1990), "Fino alla fine del mondo" (1991) di Wim Wenders, "Smoke" (1995) di Wayne Wang, "Jane Eyre" (1995) di Franco Zeffirelli, "Un divano a New York" (1996) di Chantal Akerman. Dopo alcuni anni non proprio entusiasmanti, tornò a ottimi ruoli con "The Village" (2004) e "The King" (2005), mentre nel 2006 ottenne la nomination come miglior attore non protagonista per "A history of violence".


Carlo Coratelli
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