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L'Incredibile Hulk: recensione

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“L’Incredibile Hulk”

Se il primo scopo di un film tratto dai fumetti è l’intrattenimento, quindi spettacolarità e divertimento, il nuovo Hulk di Universal Pictures e Marvel Studios lo centra in pieno. Il regista Louis Leterrier (che ricordiamo soprattutto per il suo “Danny The Dog” del 2003) senza alcuna pretesa autoriale o psicologica, batte la precedente pellicola di Ang Lee su tutta la linea.
Giocoforza, il paragone con il recente “Iron Man” di Jon Favreau è pressoché inevitabile, e “L'incredibile Hulk” è senza ombra di dubbio un gradino sotto. Ma, nella media generale dei blockbusters tratti dai comics supereroistico, resta comunque un film davvero spettacolare e divertente.

A cominciare dalla sigla iniziale, che con veloci suggerimenti “riassume” attraverso un efficace escamotage narrativo tutta la questione dell'incidente per il quale lo scienziato Bruce Banner si è trasformato nel Gigante di Giada, e ci risparmia l'ennesimo racconto delle origini. Quindi il film parte subito con il presupposto che lo spettatore conosca già (in linea di massima) la storia di Hulk. Qualcosa che un lettore di fumetti accanito non può che apprezzare.
A sorpresa, la prima location è una straordinaria e coloratissima favela brasiliana (le riprese sono state fatte per lo più a ridosso della favela di Tavares Bastos, a Rio de Janiero). Da qui parte tutto il plot della pellicola, che proprio nella prima parte ha i suoi momenti migliori. Il ritmo della regia e le incredibili riprese panoramiche/aeree di questo vero e proprio labirinto suburbano sono tanto dinamiche quanto suggestive, uno dei due elementi certamente più validi del film.
L'altro è il senso di fuga. Quello che probabilmente Ang Lee aveva completamente trascurato, ma che è parte fondamentale di un personaggio come Hulk. Da questo punto di vista, Leterrier recupera a pieno il Banner “randagio”, perennemente braccato, quell'atmosfera di viaggio, di strade senza fine, di province e squallidi hotel che permeava lo storico serial TV di fine anni '70 con Bill Bixby e Lou Ferrigno (che anche stavolta viene omaggiato con un delizioso cameo); non a caso, anche il titolo stesso del nuovo lungometraggio, con il semplice inserimento del termine “incredibile”, torna tanto a quel telefilm quanto al fumetto originale di Stan Lee e Jack Kirby.

Molto più scontata invece la parte finale, con l'immancabile scontro tra il protagonista e la sua nemesi (l’Abominevole), esattamente come accade in “Iron Man” tra il Vendicatore rosso-dorato e Iron Monger (Jeff Bridges); gli ultimi 20 minuti in sala sono come assistere ad un vero e proprio incontro di wrestling, con gli stessi tempi televisivi e le stesse coreografie di combattimento. Così come arrivano anche l'inevitabile battuta sui pantaloni viola o la scena in cui recita Stan Lee.

Edward Norton, un fuoriclasse, è veramente in ottima forma; pur non raggiungendo la straordinaria interpretazione di Robert Downey Jr. per Tony Stark, la sua è comunque una grande prova d'attore, indiscutibile, e il Bruce Banner che porta sul grande schermo è certamente molto più “cool” di quello proposto nel 2003 da Eric Bana.
William Hurt (il Generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross, splendido) e Tim Roth (il super-soldato/mercenario Emil Blonsky, inquietante) sono entrambi perfetti per i rispettivi ruoli. Liv Tyler appare invece un po’ “appesantita” sia nella recitazione che nel fisico; la sua Betty Ross è senza infamia e senza lode, e forse, solo in questo caso, era stata più azzeccata la scelta di Jennifer Connelly. Oltretutto la parte di “bella del film” le viene rubata nel giro di pochi minuti da un'operaia brasiliana della fabbrica in cui Banner sta lavorando per nascondersi.

Per concludere, un paio di “chicche da intenditori”.
La prima è la comparsa dello stesso Downey Jr./Stark a fine pellicola (ma stavolta prima dei titoli di coda, per fortuna), esattamente come Samuel Jackson/Nick Fury nella scena finale di “Iron Man”. Pochi secondi, ma da applauso (per ciò che dice e per come lo dice). Di fatto, è il primo vero caso di crossover tra supereroi mai visto al cinema, nonostante sui comic book sia decisamente normale per i lettori dei fumetti Marvel o DC.
La seconda è lo score musicale originale interamente composto da Craig Armstrong. Se per “Danny The Dog” Leterrier aveva scomodato i Massive Attack (che scrissero ad hoc un intero album strumentale), stavolta si affida all'eclettico e geniale musicista scozzese, che guarda caso collabora spesso con la band di Bristol di Robert Del Naja, e che anche con “L'Incredibile Hulk” ci consegna una colonna sonora orchestrale epica e struggente. Un marchio di fabbrica sempre garantito, di grande qualità.

“L’incredibile Hulk”: dal 18 giugno 2008 al cinema.

Stefano S3Keno Piccoli


Redazione Comicus
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