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20 anni di manga in Europa: Stéphane Ferrand, Glénat

Bruxelles festeggia vent'anni di manga in Europa, con la mostra "20 years of Manga in Europe", aperta dall'11 marzo al 7 giugno prossimo. Ma perché vent'anni? Perché fu nel 1989 che Jacques Glénat andò in Giappone e scoprì Akira e Dragon Ball: resta quella, per l'Europa, la data-choc del mercato dei fumetti, che oggi come oggi nel continente appartiene ai manga per il 40%. Con Stéphane Ferrand, direttore editoriale delle Editions Glénat, ripercorriamo le tappe di questa gioiosa “invasione”.

Ferrand, nel 1989 il vostro editore, Jacques Glénat, va in trasferta in Giappone per vendere i suoi fumetti. E poi che succede?

Succede che Glénat fu colpito dal rapporto fra i manga e i giapponesi. In Giappone il manga è dappertutto, ed è per tutti. È una realtà difficile da realizzare in Francia, dove il fumetto è considerato ancora una cosa da bambini.

Beh, lo dice a un italiano! Però Glénat tornò dal Giappone con un acquisto importante per la Francia.

Glénat acquistò i diritti di Akira. Lo colpì dapprima la qualità dei disegni, la padronanza nella narrazione, e poi il potere visionario della storia.

Akira, ma non solo.

Fu un colpo di fulmine con Dragon Ball e Sailor Moon. All'inizio Akira non ebbe il successo che ha oggi. Era una scommessa. Oggi, 20 anni dopo, il nostro catalogo manga conta 70 titoli e oltre mille volumi. Ne pubblichiamo 150 l'anno.

E quali sono state le tappe del successo dei manga in Francia?

Noi di Glénat abbiamo puntato sul pubblico degli adolescenti, specie nel primo decennio. Dragon Ball e Sailor Moon erano il centro delle attenzioni di ragazzi e ragazze. Il manga per i più grandi, il seinen, si è diffuso intorno al 2000. Poi sono venuti gli art-book, i guide book, a corredo delle nostre serie, e nuovi tipi di lettori. I titoli “classici”, come Takao Saito, Umezu Kazuo, sono stati proposti agli amatori, agli esteti.

Qual è il vostro blockbuster?

Sicuramente Dragon Ball, ne abbiamo vendute 19 milioni di copie. Rimane il manga più venduto in Francia. Poi c'è One Piece, con 4 milioni.

Come sono cambiate le vostre edizioni dei manga?

Vent'anni fa i nostri manga avevano il senso di lettura occidentale, senza sovraccoperta. A poco a poco siamo arrivati a produrre quasi un fac-simile dell'edizione giapponese, seguendo il gusto del pubblico. È stato logico. Per esempio che senso avrebbe usare ancora il nome Kamesennin per un personaggio che tutto il pubblico, guardando i cartoni di Dragon Ball, ha imparato a chiamare "Tortue Géniale"? Non bisogna fossilizzarsi. Cambiare va sempre bene, se vuol dire rispettare il pubblico.

Alessandro Trevisani


Redazione Comicus
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