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Gennaro Costanzo

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Spike Lee in lizza per dirigere il film su Nightwatch

  • Pubblicato in Screen

THR ha confermato l'indiscrezione lanciata da That Hashtag Show che vuole Spike Lee è in lizza per dirigere il film Sony basato sul personaggio Marvel Nightwatch. Le fonti dicono che il coinvolgimento di Lee è in una fase iniziale ma che il regista potrebbe potenzialmente dirigere il film scritto dallo showman di Marvel's Luke Cage Cheo Hodari Coker incentrato sullo scienziato afro-americano Dr. Kevin Trench, introdotto per la prima volta nei fumetti nel 1993.

La Sony ha rifiutato di commentare.

Nightwatch è tra i personaggi Marvel legati Spider-Man in mano alla Sony.
Oltre a un sequel di Spider-Man: Homecoming, lo studio lancerà anche Venom con Tom Hardy in uscita il 5 ottobre e Silver & Black, diretto da Gina Prince-Bythewood, fissato per l'8 febbraio 2019. La Sony ha anche ha un film di Morbius in sviluppo.

Lee è attualmente al lavoro su Black Klansman, un film basato sulla vera storia di un detective afroamericano che si è infiltrato nel KKK nel 1978.

Cosmo / Nona Arte ristampa Gli Aristocratici di Alfredo Castelli e Ferdinando Tacconi

  • Pubblicato in News

Editoriale Cosmo ha annunciato su Facebook la ristampa edita da Nona Arte della serie Gli Aristocratici di Alfredo Castelli e Ferdinando Tacconi. Curata dallo stesso Castelli e da Davide Barzi, l'editore ha dichiarato che nel corso del 2018 verranno presentati i primi cinque volumi di pregio.

La serie de Gli Aristocratici fa il suo esordio nel 1973 sul settimanale Il Corriere dei Ragazzi, per poi proseguire su altre riviste, e segue le vicende di un gruppo di ladri gentiluomini inglesi che condanna la violenza e dona il proprio bottino in beneficenza.

Il commissario Spada, recensione

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Se negli anni ’90 ne abbiamo assisto al declino definitivo, per tutti i decenni precedenti le riviste antologiche per ragazzi hanno rappresentato la linfa vitale del fumetto italiano che, grazie alla loro diffusione, hanno dato lavoro e spazio a tanti autori e lanciato centinaia di personaggi. La situazione odierna è totalmente differente, le riviste antologiche sono praticamente scomparse e il fumetto da edicola fatica sempre più a proporre serie durature e di successo, non a caso il genere si sta facendo strada nelle librerie segnando una crescita notevole e l’interesse degli editori di varia.
La formula antologica delle testate permetteva anche agli autori di sperimentare personaggi e serie senza assumersi il rischio diretto del successo o meno dell’intera pubblicazione: se un'idea piaceva e conquistava il pubblico, si andava avanti, altrimenti si passava ad altro.

Fra le riviste più importanti in tal senso, forse quella che per continuità ha dato più delle altre, troviamo Il Giornalino (che ancora vive in edicola seppur in una veste e con un target totalmente differente). Il Commissario Spada è una delle tante serie che hanno popolato le pagine della rivista e ne rappresenta un esempio ideale in tal senso sia per il suo work-in-progress, per cui gli autori hanno affinato il personaggio, lo stile e le tematiche col tempo, sia per il fatto di essere stato, nonostante il successo avuto all’epoca, una gemma nascosta per diversi anni. Immaginate quante altre opere degne di nota si nascondano in pagine ormai dimenticate da tutti.

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Il Commissario Spada nasce per mano del giornalista milanese Gianluigi Gonano, qui al suo esordio come sceneggiatore di fumetti, e del disegnatore romano di origini calabrese Gianni De Luca, autore di punta de Il Giornalino. Gonano, non ancora a suo agio con il medium, inizierà a impostare la serie in maniera piuttosto classica. Tuttavia, già nel suo esordio datato 1970, si intravedono alcuni degli aspetti fondamentali che diventeranno un marchio di fabbrica della saga. Quest’ultima, infatti, è ambientata a Milano, una città vera non solo perché realmente esistente ma perché fedelmente rappresentata. Eugenio Spada è un commissario di polizia integerrimo, ma al tempo stesso umano e non infallibile. L’uomo ha anche il compito non facile di crescere da solo il proprio figlio Mario, co-protagonista della serie e spesso antagonista del padre. Eugenio, spesso frustrato dal lavoro e dagli avvenimenti, non sempre comprende il figlio, arrivando anche a severi rimproveri e a sfoghi di rabbia molto duri. Mario, dal canto suo, sta crescendo in un’epoca di contestazioni e ribellioni sociali, e ciò ne amplifica i conflitti.

La serie di Spada va avanti a cicli, spesso con storie molto lunghe divise in atti e pubblicate a puntate. Il primo ciclo di 3 avventure - che comprende “Ladro d’uranio”, “L’uomo senza ricordi” e “Il segreto dell’isola” - mostrano un primo approccio che potremmo definire esplorativo: gli episodi sono gradevoli e mostrano un continuo crescendo, ma ancora troppi ancorati al “semplice” giallo e alla contrapposizione abbastanza schematica “buoni e cattivi” seppur con lievi e interessanti sfumature. È col ciclo di avventure successivo che avviene il salto di qualità che rende unica questa serie. Gonano e De Luca decidono, innanzitutto, di dare un nuovo volto al suo personaggio con un tratto più stilizzato e marcato e la soluzione narrativa applicata è un duro incidente che gli costerà una plastica facciale. Nelle storie “L’incidente”, “La Caccia” e “Mario, Mario”, dunque, vediamo Eugenio molto depresso e di cattivo umore, sfogare la propria rabbia anche verso il proprio figlio. In questi atteggiamenti si vede la grande umanità che gli autori hanno dato alla loro creatura.

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Le tematiche sociali e i cambiamenti che avevano luogo negli anni ’70 e ’80 vengono fuori in storie anche inusuali visto il contenitore in cui venivano pubblicate, i figli dei fiori, il mondo della malavita,  i terroristi, le sette segrete, sono argomenti che Gonano affronta alla luce del sole, ma anche in maniera sfaccettata e mai banale, entrando a fondo nell’animo di tutti i personaggi raccontati. Il celebre ciclo de “I terroristi” segna il ritorno della serie dopo 4 anni di assenza ed è fondamentale anche perché, in questo periodo, Gianni De Luca affronta la celebre trilogia Shakespeariana (su testi di Raoul Traverso) in cui adatta 3 opere del celebre drammaturgo inglese. In questi lavori il fumettista affina ulteriormente la propria arte e sperimenta col medium applicando, poi, i risultati in maniera sempre più evidente nella serie di Spada alla sua ripresa. Se le soluzioni innovative di De Luca sono sempre state presenti, nelle ultime storie vediamo una ricerca artistica sempre più accentuata tanto che in “Fantasmi”, l’avventura conclusiva della serie, abbiamo la totale assenza delle classiche e schematiche griglie a favore di composizioni originali e uniche. Ad aumentare il distacco artistico, troviamo anche l’utilizzo di un tono di grigio aggiuntivo che permette di giocare ulteriormente con atmosfere e profondità grazie al suo chiaroscuro.

Come anticipato, con “Fantasmi” si chiude la saga del Commissario Spada, nonostante Gonano avesse in mente una nuova avventura, quest’ultimo decise di accantonarla definitivamente in quanto non ne era convinto al 100%. La scelta, dunque, di terminare la serie è anche un atto d’amore per non rischiare, nonostante il successo, di proporre materiale non valido e di prolungarla inutilmente.

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Tutti gli episodi de Il Commissario Spada sono ora raccolti in bianco e nero in un volume di circa 700 pagine edito da Mondadori nella collana Oscar Ink. Si tratta della prima riproposizione integrale in volume di un’opera imperdibile per ogni appassionato della Nona Arte. L’edizione, estremamente solida nonostante la sua mole, è impreziosita anche da un apparato critico a cura di Sergio Rossi.

 

Commodore 64. Nostalgic edition

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La prima cosa che balza all’occhio della copertina del volume Mondadori dedicato al Commodore 64, oltre all’enorme logo centrale, è il sottotiolo “Nostalgic Edition”. In realtà, quello delle nostalgia, è un sentimento spesso troppo predominante e che tiene in ostaggio la nostra mente offuscandone i ricordi. In un vecchio articolo affermavo provocatoriamente il rigetto di tale stato d’animo dichiarando che “nuovo è sempre meglio”, un imperativo affinché la nostra mente sia sempre aperta alle novità e non mitizzi il passato. In realtà, abbandonarsi alla nostalgia non è un male se si pone quest’ultima nella giusta prospettiva e non ci si fa soggiogare da essa. Tuttavia, parlare del Commodore non deve avere solo un valore nostalgico ma sopratutto storico e celebrativo. Ed è quello che in effetti fa il volume Mondadori.

È inevitabile che sfogliando le pagine di questo enorme libro si torni subito indietro nel tempo a un’epoca diversa da quella attuale. Il Commodore 64 è stato immesso nel mercato nel 1982 e la sua produzione è terminata 11 anni dopo, diventando così il computer più venduto della storia. Comprensibile, dunque, l’enorme affetto che ancora lo circonda. La sua particolarità si può ricercare nel fatto che la macchina si poneva come un ibrido fra un computer e una console, il cui mercato in quel periodo non stava vivendo una fase molto positiva. La sua enorme versatilità e il fatto che fosse uno strumento utile anche per studio e lavoro (ma utilizzato praticamente solo per i giochi) la resero appetibile al grande pubblico e apprezzata dagli stessi sviluppatori che, ancora oggi in un mercato di amatori, sviluppano videogame originali.

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E così, sfogliando le pagine del volume la mente ritorna a quando avevo 3 anni e mi venne regalato il Commodore. Era il 1987 e ricordo ancora quei momenti come fossero ieri: il computer veniva collegato alla tv solo il sabato sera e la domenica mattina. A quel punto, inserivamo la cassetta con i giochi, digitavamo i comandi sulla tastiera e attendevano interminabili minuti di caricamento. Improvvisamente lo schermo diventava di mille colori e appariva la schermata iniziale del videogame. Ci immergevamo, così, in fantastici mondi a 8-bit pieni di pixel colorati in cui la nostra fantasia doveva sopperire a quelli che erano i limiti grafici dell’epoca. Ciò nulla toglieva al divertimento e alle ore passate con il joystick in mano.

Il volume Mondadori vuole in fondo rievocare quelle atmosfere e si presenta essenzialmente come un libro grafico, composto per il 90% da immagini a due o una pagina provenienti direttamente dai giochi con frame dal gameplay o dalla schermata iniziale mentre, in altri casi, ne viene mostrata la copertina. In un angolo leggiamo un breve commento di uno sviluppatore o di un appassionato che commenta il gioco in questione. Non c’è un intento divulgativo, non viene spiegata nel dettaglio la storia del Commodore o dei singoli giochi,  sfogliando le pagine sembra piuttosto di trovarsi davanti a un album dei ricordi. Il che non è un aspetto negativo, tutt’altro: l’opera è un libro d’arte perfettamente riuscito, interessante e dall’alto valore evocativo. Inoltre, occasionalmente, non mancano approfondimenti e interviste che ne aumentano il valore critico.

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Commodore 64 – Nostalgic Edition è l’edizione italiana del volume Commodore 64: A visual commpendium, e si presenta come un must have per tutti gli amanti del mitico C64: a fronte del prezzo di copertina di 38€ è un tomo che non può mancare nelle librerie degli appassionati.

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