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Gennaro Costanzo

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Grant Morrison spiega il suo odio per Watchmen e il rapporto con Alan Moore

  • Pubblicato in Focus

Nonostante siano entrambi due autori apprezzati dalla critica e dal pubblico, Alan Moore e Grant Morrison raramente hanno avuto fra di loro parole lusinghiere. Nell'ultimo volume di Full Bleed, una rivista a fumetti trimestrale con opere originali, analisi e approfondite conversazioni con i fumettisti, Morrison ha parlato dei suoi problemi con Moore e perché non gli piace Watchmen.

Lo sceneggiatore scozzese ha detto che sebbene la sua opinione sulla famosa opera di Moore e Dave Gibbons si sia attenuata nel corso degli anni, la sua forte avversione per il graphic novel è ancora valida.

"Il fatto che nessuno dei personaggi possa essere più intelligente dell'autore, mi ha fatto impazzire", ha dichiarato Morrison. "L'uomo più intelligente del mondo è un idiota. Fa un piano per tutta la sua vita che viene annullato alla fine del fumetto in un istante. Lo psichiatra si siede con Rorschach per cinque minuti e questo gli racconta una storia super banale di come è diventato un vigilante e lo psichiatra crolla. Se sei uno psichiatra criminale che si occupa di uomini in prigione, hai sentito un milione di queste storie. Era tutto incentrato sul mostrare come il mondo reale non è come quello dei supereroi".

Morrison avrebbe continuato a criticare lo stile di scrittura di Moore, affermando che i meccanismi erano troppo ovvi per tutta la serie invece di essere nascosti per il lettore. Ha anche affermato che la ragione dell'animosità tra lui e Moore era perché era la prima persona ad esprimere pubblicamente la sua avversione per Watchmen, definendolo "l'equivalente di 300 pagine di un'opera dilettantesca". Questa opinione ha sconvolto Moore così tanto che smise di parlare con Morrison e ogni tanto lanciava critiche allo scrittore scozzese e al suo lavoro.

Nonostante il loro passato, Morrison non la considera una faida, ma piuttosto come un continuo disaccordo. "Non ho avuto niente a che fare con lui e lui non ha niente a che fare con me", ha aggiunto. "A molti fan del fumetto piace pensare che ci sia qualche faida, ma una faida avrebbe in realtà bisogno di coinvolgere l'interesse della gente." Morrison ha riconosciuto che legge il lavoro di Moore e presume che Moore faccia lo stesso, anche se non lo ammette apertamente. Alla fine, Morrison riconosce che sono due persone così simili eppure così diverse e che conflitto tra loro è l'unica conclusione logica che abbia senso.

(Via io9 e CBR)

X-Men Grand Design 1, recensione: la storia dei mutanti vista da Ed Piskor

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Se dovessimo in qualche modo etichettare Ed Piskor, potremmo definirlo un biografo o un documentarista a fumetti. Nella sua pur breve ma apprezzata carriera, l’artista americano classe 1982 ha scritto e disegnato Wizzywig, biografia fittizia di un hacker che ripercorre, mescolando realtà a finzione, lo sviluppo del movimento hacker fra la fine degli anni ’70 ad oggi. Più celebre è, naturalmente, la sua opera Hip-Hop Family Tree in cui l’autore narra anno dopo anno la nascita del sopracitato movimento musicale ricostruendo e mettendo in ordine eventi e personaggi con la precisione di un vero storico. La sua opera, infatti, è davvero una sorta di documentario a fumetti apprezzato tanto dagli appassionati del genere quanto dagli amanti dei fumetti.

Essendo un autore a cui piace narrare le proprie passioni, dopo l’hacking e l’Hip-Hop, un quasi incredulo Piskor si mette al lavoro su progetto dedicato ai mutanti di casa Marvel. Il suo entusiasmo è visibile da un contenuto speciale del primo volume di X-Men Grand Design in cui il fumettista intitola “Sogno di una vita” una raccolta di foto da bambino e di vecchi disegni in cui mostra la sua sconfinata passione per i mutanti.

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Il progetto non si allontana molto da quello di Hip-Hop Family Tree, Piskor mette in ordine e narra le vicende dei mutanti a partire dalla loro origine fino agli anni ’80. Si va, dunque, dall’infanzia di Charles Xavier e di Erik Magnus Lehnsherr fino alla nascita degli X-Men e alla loro affermazione. Nel fare questa operazione, l’autore mette in prospettiva gli eventi del passato con quello che avverrà in futuro, in special modo con l’avvento della Fenice che, come noto, si impossesserà del corpo di Jean Grey. In particolare, questa sottotrama è al centro della narrazione di Piskor con la quale, evidentemente, vorrà portare al culmine (oltre che alla conclusione) la sua miniserie. Ricordiamo che X-Men Grand Design è composta da 4 albi di formato doppio e che finora sono usciti i primi due, raccolti entrambi nel volume Panini Comics.

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Dal punto di vista visivo, il grande formato proposto da Panini Comics, ovvero un brossurato 23.4X33 (lo stesso utilizzato per Hip-Hop Family Tree), consente di poter godere appieno delle tavole ricche di dettagli e, soprattutto, di testo e che ridotte avrebbero risentito di molto nella lettura e nella leggibilità delle stesse. Piskor applica una colorazione alle proprie tavole che simula la resa di stampa dei vecchi albi, e la carta “ingiallita” amplifica l’effetto dando il tocco vintage voluto. Lo stesso tipo di colorazione è stato applicato al primo albo degli X-Men di Stan Lee e Jack Kirby interamente riproposto per intero nel volume come gradito extra.

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L’opera, sicuramente ambiziosa, risulta riuscita nel suo intendo: Piskor si districa in decenni di storie e rivedere in maniera coerente e pressoché corretta gli eventi creando una narrazione che coinvolgerà tanto i vecchi fan, che si troveranno non solo davanti a un’ottima lettura ma anche a una ricostruzione rispettosa del passato, tanto i nuovi fan che vogliono conoscere la storia del celebre gruppo Marvel.

Gurt e L’ascensore dei mondi 1, recensione: l'adrenalica opera di Isaak Friedl e Oscarito

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Nell’ampia mole di fumetti che Panini Comics propone ogni mese possiamo trovare alcune interessanti e inedite chicche. La casa editrice modenese, infatti, nota principalmente per la proposta di alcune delle più importanti licenze del mondo (su tutte quella Marvel Comics), sta di recente aumentando la produzione di fumetti del tutto originali. È il caso di Gurt e L’ascensore dei mondi, opera realizzata da Isaak Friedl (Sottobosco, Dylan Dog) e Oscarito (L’Isola del Tesoro, Sappy), team giovane e interessante per un fumetto tanto fuori di testa quanto accattivante.

Gurt Boznikov è un baffuto e spericolato postino in grado di consegnare la posta nei luoghi più inaccessibili e disparati. Il suo mondo non è il nostro, è un pianeta distorto e pieno di creature mostruose e bizzarre. Dopo una visita medica, il suo dottore comunica al malavitoso Don Ombroso una particolarità interessante: Gurt ha due stomaci, il che lo rende perfetto per una missione speciale. Per convincere il postino, il boss minaccia la sua famiglia e promette di non far loro del male solo se Gurt accetta di recarsi al Dolphin Hotel e prendere un misterioso ascensore. Protetto da un potente guardiano, l’unico modo per salire su di esso è batterlo fisicamente o bere un veleno mortale. Due prove insuperate finora ma, con i suoi due stomaci, Gurt può superare la prova e portare uno zaino dal contenuto misterioso in un altro mondo. Non ci dilunghiamo ulteriormente sulla trama che prenderà una piega del tutto folle e adrenalinica.

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Isaak Friedl costruisce un mondo bizzarro e ricco senza particolare sforzo, la realtà rappresentata appare originale e ben riuscita e il protagonista e i comprimari decisamente interessanti. Il suo stile diretto e asciutto, che punta all’action, ricorda molto quello di Mark Millar, e in effetti la sua opera non sfigurerebbe nel Millarword. Forse il suo limite è quello di spingere troppo sull’acceleratore e di lasciare  il lettore spaesato per i continui cambi di situazione.

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Friedl è coadiuvato da Oscarito che dà vita a questa splendida realtà sia con le sue matite grottesche e spigolose, che si esaltano nella raffigurazione di assurdi personaggi dall’eccellente resa mimica, e si innestano in tavole iper-dinamiche e dalla gabbia libera. Ma è soprattutto grazie alla sua colorazione digitale che sfuma in una sorta di effetto pastellato, ben reso dai tratteggi, che il risultato finale è una gioia per gli occhi.

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Al termine della lettura si resta un po’ con l’amaro in bocca e toccherà attendere la prosecuzione della vicenda per vedere se Friedl riuscirà a mantenere coerente e avvincente l’intreccio narrativo fin qui costruito. Il rischio che le cose possano sfuggire di mano è sicuramente presente, ma fin qui Gurt e L’ascensore dei mondi riesce a stuzzicare la curiosità del lettore. Panini Comics, oltre all’edizione base, offre anche una variant ad opera di Paul Pope e un’ulteriore versione con tanto di busta postale decisamente originale.

Chiude la redazione de il Messaggero dei Ragazzi

  • Pubblicato in News

Edit:

Il Messaggero dei Ragazzi, noto anche come "MeRa" chiuderà la propria redazione a fine 2018. La notizia arriva dopo che un comunicato dell'editore annuncia anche la stessa sorte per la rivista ammiraglia Il Messaggero di Sant'Antonio.

La testata nasce nel 1922 con il nome di S. Antonio e i fancuilli, per poi cambiare nome nel 1963 nell'attuale Messaggero dei ragazzi. La rivista proponeva articoli di attualità e fumetti, negli anni sono state ospitate serie francesi e opere inediti di autori italiani fra cui Dino Battaglia, Sergio Toppi, Jacovitti, Lino Landolfi, Hugo Pratt, Tiziano Sclavi, Giorgio Cavazzano, Attilio Micheluzzi e molti altri ancora.

Non è chiaro come evolverà la situazione della rivista. Di seguito trovate il comunicato completo dell'editore:

"La Direzione del Messaggero di Sant’Antonio Editrice intende rendere pubblica la sofferta decisione, già comunicata questa mattina alla Fiduciaria di redazione e ad alcuni rappresentanti del Sindacato Giornalisti Veneto, di essere costretta a chiudere la redazione, composta da 8 giornalisti, delle riviste mensili Messaggero di Sant'Antonio e Messaggero dei Ragazzi.

Numerosi sono stati i tentativi posti in essere, negli ultimi anni, da parte della Direzione di evitare questo triste epilogo nonostante le ingenti perdite registrate in modo particolarmente evidente già dal 2015 e comunque in questi ultimi decenni. Infatti la decisione arriva dopo un anno di stato di crisi aziendale, aperta e certificata dal Ministero del Lavoro, che ha visto una serie di iniziative volte ad adeguare l’offerta editoriale al mercato di riferimento nonché a ridurre gli alti costi di gestione, nel principale intento di salvaguardare i posti di lavoro: i giornalisti della redazione delle riviste in lingua italiana sono stati posti, da un anno, in contratto di solidarietà mentre negli altri settori aziendali - attraverso un apposito accordo sindacale tra azienda e lavoratori - si è cercato di dare attuazione ad un programma di interventi per ridurre le difficoltà economiche e rilanciare i prodotti editoriali.

Che trattasi di una decisione sofferta ma dovuta oltre che improcrastinabile è desumibile dai dati di bilancio; dal 2015, infatti, Messaggero di Sant'Antonio Editrice ha registrato ingenti e progressive perdite: il bilancio 2017 si è chiuso con una perdita d’esercizio pari ad euro 2.725.000; le perdite di esercizio nell’ultimo quinquennio (2013-2017) ammontano a circa 10 milioni.

La difficile situazione era stata già delineata lo scorso anno, quando ai lavoratori ed alle organizzazioni sindacali di categoria era stato fatto presente il forte calo nella vendita di prodotti editoriali, in particolare la diminuzione del 25% del numero di abbonati alla rivista nazionale Messaggero di Sant’Antonio, la diminuzione del 34% del numero di abbonati alla rivista Messaggero dei Ragazzi, la diminuzione del 14% delle vendite librarie, la contrazione nella raccolta pubblicitaria del 22%, dati purtroppo in linea con il trend negativo che contraddistingue il mercato editoriale a livello italiano.

L’azienda, pur avendo cercato di dare attuazione a tutte le iniziative a sua disposizione per evitare che le ingenti perdite potessero avere un impatto negativo sull'occupazione, non è più in grado di sostenere economicamente gli attuali costi del personale per poter proseguire la propria attività editoriale.

La Direzione si è resa disponibile a procrastinare di alcuni mesi la chiusura della redazione, in attesa dei dati di bilancio 2018, anche attraverso la proroga del contratto di solidarietà dei giornalisti, in scadenza il 14 gennaio 2019.

È ferma intenzione dell’Editore continuare comunque a salvaguardare e portare avanti il progetto evangelico e caritativo con i mezzi che lo contraddistinguono nella sua storia ultracentenaria, continuando a pubblicare le sue riviste e i libri, e così portando il messaggio del Santo in Italia e nel mondo, a grandi e piccoli.

La Direzione del Messaggero di sant’Antonio Editrice"

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