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È giusto che Topolino non sia Charlie?

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Sulla copertina di Topolino 3089, uscito oggi, campeggia il sorriso di un bel Pippo versione reporter, che annuncia una nuova puntata della bella saga anni '30 di Teresa Radice e Stefano Turconi. L'albo, però, verrà ricordato per il più infelice cambio cover della storia della testata.

In sintesi, ecco cos'è successo: dopo i tragici eventi dello scorso 7 gennaio alla redazione di Charlie Hebdo, in cui sono morte 12 persone, gli artisti di tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà alle vittime e alla libertà di satira e d'espressione. Topolino, dopo l'editoriale "muto" del direttore Valentina De Poli sul numero 3087, annuncia per l'albo del 4 febbraio una cover di Turconi in cui personaggi di varie etnie alzano matite verso l'alto, simbolo delle manifestazioni per Charlie Hebdo. Al centro della scena troviamo Topolino e Paperino.
Una cover annunciata, anche sullo stesso settimanale, e che è stata riportata da molti siti d'informazione. Lunedì il cambio di marcia, la copertina viene sostituita con una più rassicurante e scoppia la polemica in rete.

Partiamo da un paio di premesse dovute: il sottoscritto non solo ha dimostrato in diversi articoli solidarietà per le vicende di Charlie Hebdo, ma è anche lettore abituale e appassionato di Topolino. Dunque, un Topolino che si dimostra solidale ai recenti eventi di cronaca può solo rendermi felice. Detto questo, la vicenda proprio non riesce ad indignarmi. Vi spiego il perché.

Partiamo dal capire cosa può essere successo, cosa ovvero ha portato a questo cambio di cover. La copertina è stata pensata, ordinata, realizzata, approvata e diffusa in anteprima. Dunque, è evidente che sia la De Poli, che la Panini, fossero tutti a favore della stessa. Soffermiamoci su questo punto. Il solo fatto che questo sia avvenuto, dimostra quanto fosse sentita ed è una cosa ammirevole, nonostante la cover non sia poi stata diffusa. Se questo è avvenuto è evidentemente dovuto a un fattore esterno, improbabile un ripensamento all'ultimo minuto. Anche se difficilmente scopriremo la verità, è facile ipotizzare che sia stata la Disney stessa, la casa madre, a bloccarne l'uscita.

Nella nota stampa diffusa da Panini, si legge:
"La copertina del settimanale Topolino, circolata in questi giorni in Rete sui principali siti di informazione e attribuita all'uscita n.3089 del 4 febbraio 2015, non corrisponde all'immagine definitiva selezionata tra una serie di creatività preparata all'uopo di cui l'immagine divulgata faceva parte. Il numero in oggetto, infatti, si presenterà nelle edicole con una creatività differente. La scelta di non pubblicare la creatività erroneamente circolarizzata è stata determinata dalle modalità di utilizzo dei personaggi del settimanale".
È vero che in passato ci sono stati cambi di cover, cosa normale in editoria, ma è ovvio che in questo caso la ragione non è dovuta a scelte redazionali né ad errori. A conferma, l'editoriale della De Poli all'interno dell'albo che parla delle matite in alto dei personaggi in copertina. Ed è vero che possiamo considerarlo un "epic fail", ma come detto poco sopra, il solo fatto che sia stata pensata e realizzata è da apprezzare. Nessun altro editore e nessun'altra testata fumettistica può dire altrettanto. Ciò non toglie che avrebbero dovuto agire con maggiore prudenza.

Un ordine dall'alto, dunque, e in effetti tutto sembrerebbe combaciare. Innanzitutto, ricordiamoci che in America, a differenza dei paesi europei (eccezione fatta per l'Inghilterra), le vignette incriminate di Charlie Hebdo non sono state mostrate dai mass media. Inoltre, la Marvel, di cui la Disney ne è proprietaria, che generalmente tratta temi d'attualità e argomenti spinosi, non ha in alcun modo mostrato solidarietà a "Charlie". Di conseguenza, figuriamoci Topolino e soci.

Per quanto possa sembrare antipatica come cosa, ricordiamo che la Disney è una multinazionale affermata in tutto il mondo. Per quanto i suoi personaggi possano essere portatori di buoni valori, sono delle icone che non possono sposare particolari idee politiche. Escludendo gli aspetti terroristici, la vicenda legata a Charlie Hebdo è delicata e presenta molte chiavi di lettura. Topolino deve essere un personaggio in cui tutti possono riconoscersi. È sbagliato vederlo come eventuale portavoce di faccende tanto complesse, non è il suo ruolo. Sia chiaro, questo non significa bollare i personaggi Disney e le loro avventure come "roba per bambini" che non possono trattare argomenti maturi, ma non è nella loro natura.
Per fare un esempio, vedreste bene Topolino in una campagna a favore dell'uso del profilattico? Sarebbe un bel messaggio, personalmente mi farebbe piacere vedere un Topo così impegnato, ma non è quello che mi aspetto da lui. Così come, secondo lo stesso ragionamento, mi aspetto della satira irriverente e senza sconti da Charlie Hebdo.
Se la Disney fa determinate scelte, non dobbiamo meravigliarci. Possiamo stupirci favorevolmente del contrario, come la realizzazione della cover (poi cancellata). Possiamo, poi, essere d'accordo o meno, possiamo parlare di eventuali ipocrisie, ma non dobbiamo stupirci. I tempi in cui la Disney si schierava politicamente sono finiti negli anni '50.

Più che una brutta figura, resta il coraggio della redazione di Topolino della Panini e la consapevolezza che la Disney difficilmente possa sposare cause del genere, seppure importanti. Bisogna prenderne atto.

Nota finale: il noto doppiatore e autore Fabrizio Mazzotta, ha postato una scan di Le Journal de Mickey #3266 sulla pagina Facebook del Papersera in cui si parla di Charlie Hebdo. C'è da ribadire che anche in Italia, con l'editoriale della De Poli, si è trattato l'argomento e che comunque non ha coinvolto i personaggi. Il problema sta nell'iconicità degli stessi.

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Topolino rinuncia alla copertina dedicata a Charlie Hebdo

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In uscita mercoledì 4 febbraio, il numero 3089 di Topolino era rimbalzato sui siti d'informazione per la sua copertina che omaggiava, dopo l'editoriale di Valentina De Poli apparso qualche numero prima, le triste vicendi legate a Charlie Hebdo. Topi, paperi e altre specie tutte unite con la matite verso l'alto, simbolo che ha unito le manifestazioni per la libertà di satira ed espressione nei giorni successivi alla strage parigina. Eppure, nonostante la cover apparisse non solo in rete ma anche nelle anticipazioni del numero di Topolino antecedente, il 3089 sfoggerà sì una cover di Stefano Turconi ma con sopra un sorridente Pippo in versione reporter.

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Panini Comics, in un comunicato, chiarisce:

 "La copertina del settimanale Topolino, circolata in questi giorni in Rete sui principali siti di informazione e attribuita all'uscita n.3089 del 4 febbraio 2015, non corrisponde all'immagine definitiva selezionata tra una serie di creatività preparata all'uopo di cui l'immagine divulgata faceva parte. Il numero in oggetto, infatti, si presenterà nelle edicole con una creatività differente. La scelta di non pubblicare la creatività erroneamente circolarizzata è stata determinata dalle modalità di utilizzo dei personaggi del settimanale".

A questo punto possiamo ipotizzare che, indipendetemente dalla volontà della Panini, più che un errore sia stata la stessa casa madre a bloccare l'immagine per evitare di politicizzare i suoi personaggi.

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La parodia di Dylan Dog su Topolino

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Attraverso Facebook, lo sceneggiatore Roberto Recchioni ha mostrato una pagina del nuovo numero del catalogo Anteprima in cui è visibile una cover variant del numero 3094 di Topolino in cui ci sarà una parodia di Dylan Dog, interpretata da Topolino. "Dylan Top, l'alba dei topi invadenti" (questo il titolo della storia) vede Recchioni come soggestista (da un'idea di Maria Rosaria Giampaglia), Tito Faraci alla sceneggiatura e Paolo Mottura alle matite.

La variant, dal costo indicativo di 5€, sarà disponibile a Cartoomics (dal 13 al 15 marzo alla fiera Milano Rho) e disponibile in fumetteria.

Topolino non è nuovo alle parodie dei personaggi Bonelli. Ricordiamo, infatti, la storia "Bum, un ranger in azione", sul numero 2964, in cui Corrado Mastantuono omaggiava Tex Willer.

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Topolino (giornale) 1: recensione

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Il 31 dicembre 1932 fa il suo esordio nelle edicole italiane Topolino, settimanale dedicato al topo Disney che, ad appena a 4 anni dalla sua creazione, è già una star mondiale. L'Italia è il primo Paese al mondo a dedicare una pubblicazione al celebre topo, anticipando di poco gli stessi Stati Uniti.
La rivista formato giornale segue la falsa riga del celebre Corriere dei Piccoli ed è edita dalla toscana Nerbini (di Giuseppe Nerbini) e diretta da Paolo Lorenzini, nipote di Collodi che anni prima creò Pinocchio che di lì a poco lo stesso Walt Disney avrebbe fatto suo con uno splendido lungometraggio animato.

In occasione dell'anniversario, analizziamo da vicino questa prima uscita.

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Delle 8 pagine (al prezzo di 20 centesimi) solo la prima è composta da un fumetto. Disegnato da Giove Toppi, la tavola in realtà non presenta le classiche nuvolette ma, come proponeva il "Corrierino", sotto le vignette sono presenti didascalie in rima che spiegano l'illustrazione riportando, spesso, dialoghi.
La scenetta, che presenta notevoli libertà prospettiche, vede un Topolino dispettoso, in linea con quello dei primi cartoon in bianco e nero, lanciare un sasso ad un povero elefante per poi svignarsela senza subire conseguenze.
Una storiella molto semplice e lineare che non brilla certo per inventiva. Fortunatamente, di lì a poco, sarebbero arrivate le prime storie direttamente dall'America, quelle a firma Floyd Gottfredson che avrebbero dato un forte impulso al giornale facendogli fare un notevole salto di qualità.
Non solo, proprio Topolino è uno degli artefici del consolidamento delle "nuvolette" nei fumetti nel nostro Paese, seppur, in una prima fase, sempre accompagnate dalle didascalie in rima.

Pagina 2 si apre con un editoriale firmato dalla stesso Topolino in cui il Topo augura al lettore si svagarsi con il suo giornale e magari di imparare qualcosa. Sa bene che crescendo la spensierata fanciullezza va via perché anche lui non è più un semplice topino che vive una vita tranquilla, dovendo correre qua e là sul set, ma si concede spesso momenti di pausa. Spera, dunque, che la lettura del giornale possa svagare il giovane lettore ormai ometto.
Sempre a pagina 2 c'è poi un breve ringraziamento da parte dell'editore alla Direzione Amministrativa del "Consorzio Cinematografico Edizioni artistiche Internazionali di Roma" che ha concesso i diritti per la pubblicazione del giornale.
In realtà, poi, questa cosa sarà fonte di beghe successive. Infatti, il licenziatario dei diritti dei personaggi Disney per le pubblicazioni non era il distributore cinematografico, bensì il giornalista napoletano Guglielmo Emanuel. Per questo motivo, i numeri 3, 4 e 5 di Topolino cambiarono in Topo Lino l'intestazione e presentarono il personaggio, creato dallo stesso Giove Toppi, di Lino il Topo. Quando finalmente Nerbini ebbe regolarizzato l'acquisizione dei diritti (non senza che questo gli rechi danni) poté pubblicare Topolino fino al 1935, anno in cui Mondadori prese i diritti del personaggio per mantenerli fino al 1988, anno di creazione di Disney Italia.

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Per approfondire l'argomento, non possiamo che consigliare la lettura di "Eccetto Topolino" edito dalla NPE, saggio fondamentale per conoscere non solo la vicenda legata a Topolino, ma anche un pezzo importantissimo di Storia del fumetto italiano.
Tornando alla seconda pagina del giornale, questa è completata da un breve racconto, corredato da una piccola illustrazione, di Pier-Giovanni Merciai dal titolo "Il Cavallo Rubato" che narra di come un contadino riesca con la furbizia a riottenere il suo equino.

Pagina 3, invece, si compone di un racconto più lungo in cui si parla di Yen, un artigiano cinese, che secondo quanto narrato, inventò le marionette. Quando però, mostrò la sua invenzione all'imperatore, questi credendo che si trattasse di un sortilegio ordinò la morte dell'artigiano che, fortunatamente, riuscì a convincere tutti che quelle marionette fossero solo pupazzi di legno. Autore del racconto è Filippo De Franco.
Completano pagina 3 una serie di tre vignette con scambi di battute di bambini (dal titolo Bambini... Grandi) ed una pubblicità della "Divina Commedia" pubblicata dallo stesso Nerbini.

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Pagina 4 e pagina 6 ospitano un racconto del direttore Paolo Lorenzini in cui si narra di un bimbo birichino messo in punizione perché piantava grane sul suo regalo natalizio. Alla fine il bimbo, pagata la punizione, riceverà il suo dono. Interessante, però, è il contest lanciato. Infatti, fin dal primo numero si vuole instaurare un forte rapporto col lettore e chi indovinerà il regalo ricevuto dal bambino del racconto, potrà vincerne uno uguale. Tra l'altro, una curiosità: la storia si apre sottolineando come ormai i bambini non credono più a Babbo Natale...
Completa pagina 4 una grossa vignetta dal titolo "Chi troppo vuole...".

Un'illustrazione a colori a pagina 5 di Angelo Burattini mostra la redazione di Topolino al lavoro. Qui tanti "topolini" sono all'opera per produrre il giornale e, sotto, una piccola didascalia in rima completa racconta quanto accade.
Pagina 6, oltre alla prosecuzione del racconto di pagina 4, presenta una vignetta e un articolo in cui si parla della vita di Walt Disney e di come si producono i cartoni animati. L'articolo prosegue a pagina 7 dove troviamo una vignetta grande e un racconto breve dal titolo "Il gatto", che si conclude a pagina 8.
Nell'ultima pagina del giornale troviamo una vignetta, un'illustrazione di una parodia sportiva, varie barzellette e tre inviti al lettore per scrivere domande, inviare lettere, etc. Insomma, si invita il lettore al dialogo a testimonianza di quanto detto in precedenza.

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Rileggendo questo primo numero ci sembra quasi di trovarsi di fronte ad una demo di quello che diverrà la testata. Nei numeri successivi oltre a dare spazio ai lettori, infatti, aumenteranno i fumetti e, soprattutto, la qualità degli stessi. Ricordiamo che Topolino non ospiterà solo fumetti Disney...
Nonostante le sue imperfezioni, questo numero uno rappresenta un pezzo di storia del fumetto italiano in quanto lo sviluppo di Topolino non sarà importante solo per la stessa Disney (basti pensare all'influenza della scuola italiana Disney nel mondo) ma sarà fondamentale per la diffusione del fumetto in generale nel nostro Paese, al suo sviluppo e alla sua consolidazione.

Dal 1932 al 1949, sono usciti sotto Nerbini e Mondadori 738 numeri di Topolino, escludendo tutti i supplementi e le testate Disney nate grazie al suo successo.
Nel 1949, fece il suo esordio Topolino libretto che, come tutti sappiamo, è ancora presente in edicola e che presto taglierà il traguardo dei 3000 numeri.

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