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Cofanetto X-Men: The Classic Collection, recensione: la nascita di una leggenda

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Quando nel fatidico 1975 fece la sua comparsa nelle edicole americane Giant Size X-Men 1 nessuno, compresi i lettori e i creativi coinvolti, avrebbe potuto immaginare quale impatto profondo avrebbe avuto questo albo speciale di lunghezza extra sulla storia del fumetto e della cultura popolare in genere. Tra tutte le serie Marvel create da Stan Lee e Jack Kirby nei favolosi anni ’60, X-Men era stata quella di minor successo, soprattutto per il repentino abbandono della coppia di creatori che aveva preferito concentrare i propri sforzi su titoli come Fantastic Four e The Mighty Thor. Nonostante alcuni numeri di straordinaria qualità realizzati da geni come Jim Steranko e Neal Adams, la serie sospese la pubblicazione di materiale inedito col numero 66 del 1970 trasformandosi in una collana di ristampe, con i mutanti di Xavier che si specializzarono in ospitate nelle testate di altri eroi. Ma l’ambizione di rilanciare il gruppo non aveva mai abbandonato le menti del Bullpen, il mitico ufficio creativo della Casa delle Idee.

L’occasione propizia si presentò nel 1975 quando Albert Landau, presidente tanto della Cadence, società allora proprietaria della Marvel, quanto della Transworld, agenzia che trattava i diritti di pubblicazione dei personaggi della casa editrice all’estero, suggerì a Stan Lee e a Roy Thomas di creare un gruppo con personaggi di diverse etnie, in modo da allargare il bacino di lettori a livello internazionale. Il compito venne affidato a Len Wein, giovane sceneggiatore allora in forze alla Marvel che, su The Incredible Hulk 181, aveva appena fatto debuttare un canadese dal carattere scontroso destinato ad una straordinaria carriera: Wolverine. Wein pensò bene di recuperarlo, e di inserirlo nella nuova squadra internazionale di X-Men insieme ad altri personaggi che avrebbero fatto epoca come l’africana Ororo Munroe, Tempesta, il tedesco Kurt Wagner, Nightcrawler, il russo Piotr Rasputin, Colosso, ed altri. La fortuna dello scrittore e della Marvel fu quella di trovare l’artista in grado di tradurre in immagini la fucina di idee partorite da Wein. Dave Cockrum era un disegnatore dalla fervida immaginazione, insuperabile nell’ideare il look dei personaggi, e quello dei suoi X-Men diventò iconico. Fu il lavoro della sua vita, quello per cui verrà sempre ricordato.

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Wein & Cockrum posero le basi per quella che diventerà la saga a fumetti più amata di tutti i tempi, grazie a soprattutto a Chris Claremont che prese il posto, fin dal secondo numero, di un Wein promosso ad editor in chief della Marvel. Nella sua gestione della serie, durata sedici anni, Claremont scriverà un lungo feuilleton a fumetti popolato da personaggi indimenticabili, caratterizzati in modo realistico e tridimensionale, attraversato da trame avvincenti e sottotrame portate avanti per mesi, se non anni, prima di deflagrare davanti agli occhi del lettore. Un’epopea dei nostri tempi, che Panini Comics celebra con X-Men: The Classic Collection, un cofanetto che contiene due volumi imperdibili.

Il primo, Tributo a Wein & Cockrum, è il remake del mitico Giant Size X-Men 1 offerto per gentile concessione di alcuni dei migliori talenti in forze attualmente alla Marvel. Un team di disegnatori “all-star” illustra la sceneggiatura originale di Len Wein, disegnandone una pagina a testa. Riviviamo così la prima avventura dei nuovi X-Men, reclutati dal Professor Xavier per correre in soccorso del gruppo originale, disperso durante una missione sull’isola di Krakoa. Una storia classica in cui, per la prima volta, si intrecciano i destini di reclute che diventeranno pietre angolari del team, come i già citati Wolverine, Tempesta, Nightcrawler e Colosso, e di membri fondatori come Ciclope, Marvel Girl, Angelo e Uomo Ghiaccio. Il motivo d’interesse principale del volume è costituito dalla parata di artisti accorsi per fornire il loro contributo ai festeggiamenti. Una rappresentativa dei migliori talenti oggi in forze alla Marvel: si va da maestri come Alex Ross e Kevin Nowlan a veterani come Leinil Francis Yu, Chris Samnee e Phil Noto, da giovani star come Pepe Larraz, R.B. Silva e Mike Del Mundo ad una folta schiera di artisti italiani che da anni collaborano con la Casa delle Idee come Emanuela Lupacchino, Valerio Schiti, Marco Checchetto e Matteo Lolli. Ciascuno di loro, e i molti altri presenti in una lista troppo lunga da elencare, apporta il proprio talento donando nuova vita e uno storytelling fresco allo script di Wein.

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A seguire, viene riproposta anche la versione originale, disegnata da Cockrum, per stimolare un confronto tra classico e moderno. Pagine talmente iconiche da meritare l’esposizione in un ideale museo del fumetto, che ancora oggi colpiscono per la vitalità a loro conferita da un’artista alle prese col lavoro della sua vita. Chiudono il volume un commovente ricordo degli scomparsi Wein & Cockrum da parte delle rispettive vedove e un pezzo scritto dallo stesso Chris Claremont, che rievoca l’inizio di una leggenda a cui avrebbe contribuito in maniera determinante.

Ad X-Chris sono dedicate invece tutte le luci della ribalta del secondo volume presente nel cofanetto, la versione estesa di un altro classico che non ha bisogno di presentazioni: Dio ama, l’uomo uccide. Si tratta di una delle storie più celebri degli X-Men e di una prova d’autore di qualità assoluta da parte di Claremont, giunta al culmine di una fase importante della vita degli Uomini X. Sulla serie regolare, infatti si stava consumando la fine del secondo ciclo di Dave Cockrum come disegnatore, tornato su Uncanny X-Men dopo l’addio della superstar John Byrne che, in coppia con Claremont, aveva lanciato la testata verso vette qualitative inarrivabili grazie a classici come la Saga di Fenice Nera e Giorni di un futuro passato. Il ritorno di un Cockrum meno ispirato coincise con un momentaneo calo qualitativo del comparto grafico, che riprese quota grazie all’arrivo del giovane e talentuoso Paul Smith.

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Intanto, la Marvel aveva varato una linea di graphic novel, albi di grande formato ispirati al modello francese che ospitavano storie di maggiore ambizione autoriale rispetto a quelle che apparivano nella gran parte delle testate regolari. Gli X-Men, all’epoca, erano il più grande successo dell’editore, quindi apparve del tutto logico dedicare anche a loro un’uscita speciale della nuova linea a vocazione d’autore. Claremont, suggestionato dall’ondata conservatrice e reazionaria portata dal governo Reagan e dalla proliferazione di predicatori televisivi retrogradi e bigotti che cominciavano ad imperversare nelle emittenti tv americane, scrisse l’opera che meglio di ogni altra definisce la grande metafora della lotta all’intolleranza che è alla base della saga degli Uomini X. In Dio ama, l’uomo uccide, i pupilli di Xavier non affrontano robot sterminatori come le Sentinelle o nemesi venute dallo spazio come la Guardia Imperiale Shi’ar, ma avversari dotati del peggiore dei poteri: l’odio. Odio puro, quello distillato dal reverendo William Stryker nelle sue dirette televisive, nei confronti dei mutanti presi a paradigma di tutto ciò che è diverso e che, quindi, suscita paura nell’uomo della strada. Una paura cavalcata da Stryker e dal gruppo di assassini da lui segretamente finanziato, i Purificatori, che non esitano ad uccidere bambini che hanno la sola colpa di essere mutanti. Un confronto che dovrà essere risolto dagli X-Men non tanto sul piano fisico quanto su quello filosofico, in un finale drammatico che vedrà Ciclope, Wolverine e soci allearsi col nemico di sempre, Magneto, per mettere fine alla minaccia rappresentata da Stryker.

Si prova un senso di forte disagio a rileggere dopo tanti anni Dio ama, l’uomo uccide. Se all’epoca della sua uscita  rappresentava un monito affinché alcune pagine buie della storia non si ripetessero, oggi il capolavoro di Claremont risulta attuale più che mai. Attraversato da una narrazione tesa, cupa e a tratti disperata, questa classico del fumetto sembra ora solo un pallido riflesso del rigurgito di intolleranza che popola il nostro tempo, segnato da crisi di ogni tipo che favoriscono l’ascesa di seminatori d’odio e di cattivi maestri. Opera senza tempo, al cui risultato finale contribuì anche il tratto grezzo di Brent Anderson, costretto ad una sintesi del suo stile dai tempi di consegna molto stretti. Ne scaturirono invece pagine suggestive, dominate da un’energia nervosa che si sposò perfettamente con la sceneggiatura vibrante di Claremont. Dal 1982, anno della sua uscita, Dio ama, l’uomo uccide è una delle storie degli X-Men più celebri e ristampate, grazie alla sua capacità di riassumere nell’arco della sua durata le qualità migliori della grande epopea mutante di Chris Claremont. Non a caso è la fonte d’ispirazione principale per una delle migliori pellicole dedicate agli X-Men, il secondo capitolo della saga cinematografica mutante firmata da Bryan Singer.

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Il volume presente nel cofanetto ne presenta una versione estesa, con una cornice aggiuntiva firmata dagli autori originali che non aggiunge però nulla a un’opera che era già perfettamente compiuta. Molto interessanti sono invece gli extra, che presentano interviste agli stessi Claremont e Anderson, e le pagine a matita, mai mostrate prima, disegnate dall’artista originariamente previsto per la graphic novel, il grande Neal Adams. Adams completò solamente sei pagine prima di abbandonare il progetto, e la loro pubblicazione contribuisce a fare del volume una chicca imperdibile, come il cofanetto che lo ospita, per tutti gli appassionati della saga leggendaria degli X-Men.

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La Marvel rilancia i Difensori con Al Ewing e Javier Rodríguez

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La Marvel ha annunciato per agosto una nuova miniserie di 5 numeri dei Difensori ad opera di Al Ewing e Javier Rodríguez. Da come si può dedurre dalla cover in basso, la formazione del gruppo sarà composta da Doctor Strange, Silver Surfer, Red She-Hulk, Masked Raider e Cloud.

"Defenders è qualcosa che mi girava in testa da Marvel Comics #1000. Ora è finalmente arrivato - e Javier Rodriguez si è unito a me, con tutto il potere al suo comando e tutta la libertà artistica che posso dargli!" ha dichiarato Ewing a Newsarama. "Quando sei in compagnia dei Difensori, stai facendo il viaggio della vita!"

"Quando l'esistenza stessa deve affrontare minacce straordinarie, ha bisogno di una difesa straordinaria! È allora che chiami... i Difensori!" si legge nella sinossi di Defenders #1. "Doctor Strangee Masked Raider guidano un non-team degli eroi più strani e selvaggi della Marvel in una missione che scoprirà l'architettura nascosta della realtà stessa! Questo cosmo non è stato il primo ad esistere... ma se i Difensori non riescono a rintracciare il cattivo più vecchio della Marvel attraverso le trincee più profonde del tempo, potrebbe essere l'ultimo!"

Defenders #1 sarà disponibile ufficialmente dall'11 agosto.

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The Immortal Hulk terminerà con il numero 50

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A lungo si è vociferato che il numero 50 di Immortal Hulk fosse l'ultimo della serie, e la notizia è stata ora ufficialmente confermata dalla Marvel.

"Quest'anno giungerà al culmine una delle serie più acclamate dalla critica nella storia recente: IMMORTAL HULK di Al Ewing e Joe Bennett", recita l'annuncio dell'editorel. "Chiudendo questa epica rivisitazione del personaggio con IMMORTAL HULK #50, Ewing e Bennett diranno addio a Bruce Banner, alla Porta Verde e a tutti gli elementi indimenticabili che hanno cementato nel mito di Hulk."

La Marvel, tuttavia, invita i fan a non perdere il numero 49 della serie che preparerà il terreno all'esplosivo finale lanciando l'emblematica frase "The end is near" che potrebbe alludere tanto alla serie quanto a sconvolgimenti per il personaggio di Hulk/Bruce Banner.

Immortal Hulk #49 sarà in vendita il 4 agosto, il mese successivo uscirà il numero 50.

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Lo sceneggiatore di 12 anni schiavo scriverà la serie di Black Panther

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Dopo la fine del ciclo di Ta-Nehisi Coates, Daniel Acuña e Brian Stelfreeze, la serie di Black Panther torna con un nuovo team artistico formato dallo sceneggiatore John Ridley, premio Oscar per il film 12 Anni Schiavo e autore di The Next Batman, e dal disegnatore Juann Cabal.

Il New York Times riporta che Ridley e Cabal progettano di raccontare un "thriller che mescola spionaggio e supereroismo" ma che sia anche "una storia d'amore".

"Prima di tutto, Black Panther è già un grande personaggio di per sé", racconta Ridley al NYT. "Ma essendo un giovane ragazzo nero ogni volta che vedevo un eroe che mi somigliava, anche se il suo background non rifletteva la mia esperienza vissuta, era qualcosa che mi faceva sentire più vicino alla realizzazione dei miei desideri che è un qualcosa di intrinseco nella scrittura dei fumetti di supereroi."

La run di Pantera Nera di Ridley e Cabal prenderà il via quando l'eroe riceverà un messaggio d'aiuto da un agente Wakandiano.

"Stiamo uscendo da un'estate in cui abbiamo visto i neri lottare per i loro diritti, alzarsi, combattere in modi che non vedevamo da anni", dichiara Ridley. "Ed è stato davvero importante per me dopo l'anno che abbiamo passato avere queste conversazioni con persone nere e usare parole come amore, affetto, speranza, rimpianto e tutte queste emozioni fondamentali che tutti hanno".

Di seguito la cover di Black Panther #1 realizzata da Alex Ross.

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