Jessica Cioffi, in arte Loputyn, è la giovane e affermata artista, creatrice del grande successo di Cotton Tales, e ora, nelle fumetterie, con una nuova pubblicazione: Francis, edita da Shockdom, di cui vi proponiamo la recensione qui. Allontanandosi dal contenuto, ma non nell’estetica grafica, del suo precedente lavoro, Cioffi racconta la storia di una giovane strega, Metilla, che si scontra con il complesso mondo degli adulti, in cui si fanno pese le tematiche della crescita, delle scelte e delle aspettative delle persone che la circondano. Tematiche, queste, che nel tratto elegante e sinuoso della fumettista, sono capaci di raccogliere un consenso trasversale ad ogni fascia d’età.
Sabato 27 maggio, abbiamo avuto modo di intervistarla, ospite alla fumetteria Stregomics di Benevento.
(Intervista realizzata da Leonardo Cantone. Domande di Leonardo Cantone e Giorgio Parma).
Francis è il tuo ultimo lavoro edito dalla Shockdom: magia, streghe, demoni sono lo spunto per parlare di autoriflessione e crescita personale. Come nasce questo progetto?
Nasce da esperienze personali, come la maggior parte delle mie storie, dei miei disegni. Preferisco raccontare qualcosa che conosco, che ho vissuto, per rendere i fatti nella maniera più fedele possibile. E anche in questo caso sono partita dall’esigenza di raccontare una situazione personale che, poi, ha preso un’altra piega, attraverso l’utilizzo dei metafore per raccontare un esperienza e, quindi, esorcizzarla.
Come per Cotton Tales, anche in Francis si respira un’atmosfera “letteraria”, da romanzo anglosassone di fine’800. Hai utilizzato dei riferimenti letterari e artistici per questo lavoro?
Non particolarmente, non volutamente. Nel senso che quando disegno, anche una singola illustrazione, non penso mai a rifarmi a qualcosa che ho visto, perché lo trovo un limite stilistico. Non sono riferimenti volutamente inseriti o ripresi, ma emergono al livello inconscio. Leggo tanto, vedo tanti film, leggo tanti fumetti, in modo che io possa filtrare ciò che mi piace e, poi, quando mi metto a lavoro, le cose escono in modo naturale.
Il tuo tratto è estremamente riconoscibile, per le linee sinuose, gentili, o per i colori che virano spesso verso un forte cromatismo di matrice illustrativa, così come per l’intero impianto grafico dei tuoi lavori. Per Francis che tecnica di disegno hai utilizzato?
Una tecnica mista. Come sempre le matite sono tradizionali, così come alcuni interventi ad acquerello, mentre ho realizzato le tinte piatte con Photoshop. Ho voluto rifarmi, come idea, ai libri antichi – dato il racconto incentrato sulle streghe – suggerendo, quindi, un effetto “anticato”. Così come la scelta della carta, segue lo stesso principio.
Hai quindi lavorato su una carta specifica?
Sì. La carta, di per sé, era ruvida e, in digitale, sono intervenuta per esaltarne l’invecchiamento.
Dato il tipo di sviluppo narrativo, sarebbe giusto definire Francis una sorta di “romanzo di formazione”?
Sì. Ma, ovviamente, c’è un risvolto finale che non è propriamente “classico”: il personaggio, la protagonista, svolge un percorso che la porta a scoprire il suo “io” negativo e non positivo, rimanendo, comunque, fedele a se stessa. Potremmo parlare della “formazione di un antagonista”.
Come mai, a questo punto, hai deciso di far intraprendere a Metilla un percorso che la conduce a porsi come antagonista? A scoprire un’identità negativa?
Perché le mie storie tendono tutte a ritrovarsi sempre “buoni”. Invece, ci sono persone che non sono buone, sono meschine, e mi sembrava giusto raccontare una storia con un personaggio che, non per forza, doveva intraprendere un percorso che l’avrebbe fatta diventare ciò che non è. Lei è così, se ne prende la responsabilità, e va avanti per quello che è.
Da dove nasce la scelta di voler utilizzare la metafora delle Streghe per raccontare la crisi della crescita?
Per me le streghe rappresentano un universo totalmente femminile. La strega rappresenta la donna e, infatti, anche il clan, composto di sole donne, rappresenta un mondo chiuso, non intaccato da fattori esterni. Francis, quindi, rappresenta la figura maschile, esterna, che interviene per creare il caos in questo mondo al femminile.
Quindi, nella tua storia, la figura maschile è disturbante, distraente…
Si, ma non nel senso totalizzante: nella vita reale non trovo l’universo maschile “negativo”. Nel mondo che ho rappresentato in Francis, abbiamo due opposti: l’universo femminile come forza creatrice mentre quello maschile come forza distruttrice. Le due forze, però, si vanno a completare perché Metilla trova in Francis lo stimolo a trovare la propria strada. Nel momento in cui lei accoglie questa forza distruttrice, ritrova anche se stessa.
Il volume si conclude con un’apertura verso un possibile prosieguo del percorso di crescita ed identitario di Metilla. Hai intenzione di sviluppare la storia del volume? O è un progetto autoconclusivo?
Penso che i personaggi si ripresenteranno in altre storie. Magari non un seguito strettamente legato a questo, ma ho intenzione di portare avanti i personaggi.
Passando ad altro, nel progetto Timed realizzerai una storia su sceneggiatura di Marco Rincione. Come ti sei approcciata a questo lavoro? Che stile adotterai? Ti allontanerai da quanto visto finora nelle tue produzioni?
Questo è uno dei primi tentativi di lavorare con qualcun altro, quindi un’esperienza del tutto nuova per me. Di base sono partita con la curiosità di provare qualcosa che potrebbe stravolgere la mia routine. Però, per non creare una situazione in cui potesse essere per me difficile – dopotutto Timed ha dei personaggi che sono lontani dalle mie produzioni – Marco ha voluto trovare un punto di incontro mostrandomi il lato più intimo del personaggio, elemento, questo, che più si avvicina al genere introspettivo dei miei racconti. Infatti, in tal senso, stiamo cercando di venirci incontro. Nei lavori di Marco Ricnione mi sono sempre ritrovata perché racconta la sofferenza e le vicissitudini interiori del personaggio.
Tra i tuoi lavori futuri troviamo anche un volume della serie Roberto Recchioni presenta I maestri del mistero, in particolare Giro di Vite su sceneggiatura di Dario Sicchio. Puoi dirci qualcosa a riguardo? Hai già visto la sceneggiatura? Come ti sei trovata a lavorare con un soggetto scritto da altri e come hai adattato il tuo stile?
Si, ma questo è ancora top secret, non posso dire nulla.
Sull'antologia Melagrana potremo trovare una tua storia a tema erotico. Avevi mai trattato il tema erotico in precedenza? Ha rappresentato una sfida per te questo genere? Parlaci un po' di questa storia.
In realtà… Disegno sempre donne nude, diciamocelo! Solo che le condividevo in privato o in maniera molto soft. Ovviamente, loro hanno captato questa componente più nascosta della mia produzione e mi hanno chiesto di partecipare. Per me non è stato assolutamente una sfida, anzi, è stata un’occasione per liberare questa tematica e darla al mondo. Infatti questa sarà una storia omosessuale tra ragazze.
Grazie mille delle risposte Jessica.
Grazie a te.