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Max Papeschi, autore di "NaziSexyMouse"

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Intervista a cura di Valerio Coppola

Ciao Max, benvenuto su Comicus. Vuoi innanzitutto fare una breve presentazione di te stesso e del tuo lavoro, anche con qualche accenno alla tua tecnica compositiva?

La mia carriera è iniziata una decina di anni fa come regista teatrale e cinematografico, il mio approdo al mondo dell'arte in senso stretto è accaduto recentemente e in modo totalmente casuale. Avevo creato nel 2008 una pagina su Myspace che doveva servire a promuovere uno spettacolo teatrale che stavo scrivendo: per dare forza alla pagina promozionale avevo creato con Photoshop delle immagini che rappresentassero il senso dello spettacolo che stavo scrivendo. Una gallerista di Milano mi ha contattato e chiesto di esporle nella sua galleria, ho accettato e da lì è cominciata questa nuova avventura.

Partiamo dalle polemiche che la tua opera ha suscitato a Poznan, dove il tuo "NaziSexyMouse" è stato scelto per reclamizzare la mostra d'arte contemporanea. È stato detto che la vena provocatoria dell'opera è stata accentuata dal fatto che il manifesto campeggiasse nei pressi di una sinagoga, per di più in un paese con una storia pesante come la Polonia. Cosa pensi di queste critiche?

In effetti l'opera in questione non è stata concepita espressamente per un'affissione pubblica, tantomeno in Polonia e davanti a una Sinagoga. Per quanto mi riguarda, pensando a un utilizzo di questo genere, avrei preferito altre location, ad esempio l'Iraq o l'Afghanistan o qualche Paese del centro America.
Detto questo mi sembra che si sia creato un eccessivo clamore rispetto a un'opera il cui significato difficilmente può essere equivocato.

Ritieni che qualcuno si sia fermato davanti a una svastica senza cercare di interpretare l'insieme dell'opera e quello che può significare? A livello teorico si dice sempre che l'espressione artistica non dovrebbe essere limitata, ma quando ci si scontra con simboli di un tale portato storico e culturale, le teorie spesso vengono messe da parte, come se ci fosse un territorio troppo spaventoso da sondare, un tabù. Cosa ne pensi?
 
In realtà penso che i primi a fermarsi davanti alla svastica senza cercare di interpretare il significato dell'opera siano i mass media, e che la cosa sia fatta espressamente, in totale malafede. Tutti questi titoloni ad effetto tipo "Choc in Polona" servono ad attirare l'attenzione dei lettori, a invogliare la gente a leggere l'articolo. Alla fine la mia impressione è che se le cantino e se le suonino da soli. C'è tanta voglia e/o necessità di scrivere a proposito di polemiche, dunque qualsiasi avvenimento che si possa prestare allo scopo diventa immediatamente la notizia del giorno. Leggo oggi articoli a proposito di "presunte" polemiche su [Maurizio] Cattelan riguardo ai suoi poster con Hitler. Francamente sembrano dei copia-incolla di quello che è stato scritto a proposito della mia locandina (sempre con Hitler) utilizzata l'anno scorso a Treviso.

Le tue opere fanno un ampio uso di simboli forti che hanno significato grandi ideologie, ma che soprattutto hanno segnato momenti cupi nella storia delle società umane. L'uso di simboli così forti e netti serve anche per assumere una posizione più precisa e definita, magari per contrapposizione? O sono comunque una provocazione utile a stimolare la riflessione nell’osservatore?

Io utilizzo i simboli come significanti di un messaggio che è altro. Se avessi voluto parlare realmente di nazismo avrei utilizzato tutto tranne le svastiche: utilizzo i simboli del nazismo per parlare di altro. È il male, da sempre fruitore di questi simboli, che dovrebbe essere messo perennemente sotto accusa; non chi tenta di utilizzare le tracce storiche e sociali come nuovi significanti per nuovi simboli.
Il Topolino nazista è un simbolo che non appartiene più né al nazismo né a Walt Disney. È il simbolo di una cultura logora e di superficie, facente capo a una società che non riesce più a distinguere la forma dal contenuto.

Caratteristica del tuo lavoro è quella di accostare spesso ai simboli di cui parlavamo altre immagini ormai diventate icone della cultura pop, e che in apparenza poco o niente hanno a che fare con l'atmosfera terribile richiamata da quei simboli. Che ruolo svolgono secondo te nell'immaginario collettivo, personaggi e figure come quelli Disney, Warner, i Simpson, ecc.?

Uso questi personaggi in quanto simboli di una cultura totalmente massificata e dunque immediatamente riconoscibili in tutto il pianeta. C'è un metà del mondo che viene sfruttata mentre l'altra metà viene istupidita dai mass media: io uso i simboli dell'occidente per raccontarlo.

L'accostamento operato nelle tue composizioni sembra suggerire che sotto le spoglie di un mondo gioioso, da cartone animato, col sorriso stampato, cova ancora una struttura aberrante e totalitaria, se non in senso politico, quanto meno culturale. Anche l'uso di simboli come quello di McDonald's richiama questa idea di omologazione. È questo il senso (o almeno uno dei sensi) delle tue opere? Un sottotesto quotidiano che colonizza le menti in maniera tendenzialmente totalitaria?

Direi che molte delle mie opere si possono descrivere come delle vere e proprie campagne pubblicitarie, provenienti da una realtà parallela tutto sommato possibile, se non probabile. Sono pensate come delle insegne propagandistiche alle quali mancano solo claim, body-copy e pay-off per essere complete; quello che vendono e promuovono sono i valori su cui si fonda la nostra società al netto di ipocrisie e menzogne.
Normalmente invece chi detiene il potere e influenza i media tende a ribaltare la visione della realtà, un po' come quando i telegiornali definiscono "operazione di pace" l'attacco a un paese straniero.

Anche la religione (cristiana, ma non solo) è stata al centro della tua attenzione. Innanzitutto, pensi alla religione come fede delle singole persone, o piuttosto al ruolo politico, in senso più o meno lato, che le chiese assumono nella loro evoluzione? Qual è il tuo pensiero di fondo al riguardo?

Considero la Chiesa una multinazionale non molto diversa dalle altre. In sostanza conduce campagne pubblicitarie, cerca di restare competitiva sul mercato, e comunque vende un prodotto. Ora stanno perdendo terreno in Europa e cercano nuovi mercati in Asia, hanno la necessità di svecchiarsi ma non possono dare scossoni che disorienterebbero i consumatori più anziani. Insomma non vedo grandi differenze rispetto a chi vende automobili o vestiti, hanno solo un target più ampio.
Dovendo dare un consiglio non richiesto sullo styling, penso che il loro amministratore delegato potrebbe evitare di vestirsi come Lady Gaga, alla sua età starebbe sicuramente meglio in giacca e cravatta.

Per concludere: basta accostare Topolino, il corpo nudo di una donna e la bandiera nazista, per scatenare l'inferno. Sono tre fra le immagini più globalizzate dei nostri tempi. Qual è il potere (e la potenza) dell'immagine oggi?

Direi che resta ancora molto forte, malgrado l'inevitabile effetto marmellata dovuto a una sovrabbondanza di stimoli visivi che caratterizza questi ultimi decenni.

Grazie per la disponibilità. Alla prossima!

Grazie a voi.


Redazione Comicus
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