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Cristiano Grassi, l'Universo Ultimate

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Intervista di Valerio Coppola e Cris Tridello

Dal tuo punto di vista, sia di lettore che di editor, quale evoluzione hai visto nell'Universo Ultimate dalla sua nascita ad oggi?

L’UU stesso ha portato un'evoluzione al mondo dei fumetti per i suoi contenuti e il modo di narrare dei suoi autori-principe. Evoluzione che si è poi innestata nell’Universo Marvel post-Bill Jemas che cercava una nuova direzione, ottenuta con grande successo grazie ai creatori dell'UU. Ora è l'UU stesso che deve trovare una nuova direzione, una nuova unicità, ed è il suo obiettivo più arduo e difficile.

Come valuti la gestione di alcune collane che dopo un inizio più (UXM) o meno (UFF) scoppiettante, sembrano poi aver perso la propria direzione, orfane di un qualsiasi progetto minimo?

È vero, qualche testata – le due citate – hanno più che altro perso la direzione, più che la qualità delle loro storie. Si ha la tendenza a valutare automaticamente poco l'operato di autori che non siano iperpopolari come [Brian Michael] Bendis e [Mark] Millar, ma gente come [Brian K.] Vaughan e [Robert] Kirkman su UXM e [Mike] Carey su UFF hanno fatto bene, anche se non supportati dalla massa di fan precedenti. Ma il punto è proprio la perdita di una direzione, conseguenza del concentrarsi della dirigenza Marvel post-Jemas sulle testate degli Eroi, abbandonando un po' a se stesse le testate Ultimate. La "decadenza" degli ultimi due, tre anni la si deve anche a questo.

A tuo giudizio, è capitato in alcuni casi che le versioni "Ultimate" abbiano finito per essere solo delle declinazioni leggermente più estreme delle storie e dei personaggi classici, senza sapersi davvero differenziare, come voleva il progetto iniziale?

Il "progetto iniziale" non voleva differenziarsi ad ogni costo, voleva solo "riparare" quello che era considerato rotto. Ma se il concetto e l'eroe erano ancora integri e validi, allora non c'era bisogno di modificare a tutti i costi. Tra gli autori, c'è chi ha capito e svolto bene questo lavoro e chi no.

Non diciamo niente di nuovo affermando che il vero architetto dell'UU è stato Brian Michael Bendis, con un contributo fondamentale di Mark Millar nella definizione del tono e dei temi. Ed è in questa architettura generale che sta il vero valore peculiare e la novità dell'UU. Sei d'accordo? Come giudichi il lavoro di Bendis nel suo insieme?

Sì, Bendis ha svolto un lavoro monumentale, perché è difficilissimo scrivere le storie di un'icona come Spider-Man (con alle spalle cinquant'anni di vita e centinaia e centinaia di avventure) in maniera così fantastica come ha fatto lui. Il suo USM continua ad essere a tutt'oggi la serie col "vero" Spider-Man, anche se gli sceneggiatori attuali di Amazing stanno facendo un ottimo lavoro pure loro.

Non ti sembra che nell'ultima fase, comprendendo anche Ultimatum, le storie Ultimate siano andate come a due velocità? Una che rimaneva fedele alla vena originale, su collane come USM e miniserie come Ultimate Origins; l'altra che perdeva di vista l'essenza stessa dell'UU, in particolare pensando alla trasformazione di Ultimates dopo l'abbandono di Millar e al crepuscolo di una serie come UXM.

Le storie che citi sono state realizzate con un obiettivo ben preciso da centrare: far riparlare i lettori dell'Universo Ultimate, chiudendo al contempo un'era per aprirne un'altra. In questo senso, hanno centrato l'obiettivo.

Una piccola anticipazione per i lettori: nelle storie del dopo Ultimatum, che vedranno anche il ritorno di Bendis e Millar, rimarrà questa sorta di smarcatura di Jeph Loeb, diciamolo, rispetto al disegno originale dell'UU, oppure si tenterà di ritrovare una visione unica che sappia caratterizzare in maniera netta il nuovo UU?

Non avendo ancora letto né New UltimatesUltimate X è difficile dirlo. Credo che New Ultimates manterrà quelle caratteristiche storie "tutta azione" di Loeb, mentre mi auguro e spero che Ultimate X possa essere un po' meno "bombastic" e mettere carne al fuoco affine alle tematiche Ultimate. In effetti, sono curioso di leggerne i primi episodi, oltre che di rivedere Arthur Adams al lavoro [ai disegni, ndr].

Nell'operazione cinematografica che stanno portando avanti i Marvel Studios, a parte il Nick Fury interpretato da Samuel L. Jackson, si intravedono diversi elementi che paiono legati più alle storie Ultimate che a quelle classiche: per esempio, il modo in cui si formeranno i Vendicatori, sotto la supervisione dello S.H.I.E.L.D., o il fatto che molti eventi si tengano insieme nell'ambito del programma del supersoldato. In che modo giudichi l'influenza Ultimate sulle nuove pellicole a sfondo vendicativo? Cosa ha portato di nuovo l'UU nel modo di concepire i supereroi?

Millar stesso dice che le storie Marvel al cinema sono ispirate da quelle Ultimate. L'UU ha portato un maggior "realismo" alle storie, e ora gli sceneggiatori si concentrano meno sull'ennesimo ritorno di Kang fine a se stesso e badano di più a imbastire trame a lungo respiro che modifichino lo status quo dell'intero universo narrativo. In effetti, Bendis e Millar non hanno fatto altro che trasferire il successo dell'UU a quello degli Eroi, utilizzando gli stessi meccanismi. Una grande cosa per il Marvel Universe senza dubbio, ma l'UU ha pagato cara la perdita della sua originalità.

A proposito di nuova concezione dei supereroi, restando all'interno della Marvel, sembra che negli ultimi anni le storie Ultimate (e Bendis) abbiano avuto un'influenza del tutto particolare anche sulle storie classiche, portandole su un livello molto vicino a quello della linea più giovane (pensiamo anche a una serie come The Marvels Project). Come interpreti questo processo?

Come ho detto, è stato un processo che ha fatto un gran bene all'Universo Marvel post-Jemas, ma che ha tarpato le ali all'UU perché lo ha privato della sua unicità. Sono contento di questo perché, alla resa dei conti, l'Universo Marvel è il più importante dei due, ma anche un po' dispiaciuto perché ha appannato l'UU. Però, vedendola da un altro punto di vista, è gratificante pensare che sia stato l'UU a ridare linfa vitale al suo genitore. È come se l'UU avesse svolto il suo compito "occulto".

Come giudichi il livello medio dei disegnatori che si sono avvicendati sulle serie Ultimate? E quale di questi, secondo te, ha saputo meglio interpretare l'atmosfera innovativa che avrebbe dovuto caratterizzare l'UU? E dei disegnatori "futuri" cosa ne pensi?

Beh, il livello medio era decisamente alto, almeno per i primi sei, sette anni. Ma è stato così fondamentale il lavoro degli sceneggiatori dell'UU che il piano artistico ha occupato, almeno ai miei occhi, un posto meno importante. Riguardo ai disegnatori del presente, sono molto soddisfatto di David Lafuente su USM; gli avrei preferito solo Adrian Alphona, un artista straordinario. Gli altri disegnatori sono tutte "vecchie volpi" dal talento noto a tutti, dunque c'è poco da dire, sono soddisfatto soprattutto se penso agli ultimi anni della prima era.

C'era realmente bisogno di un "reset" dell UU?

No. Infatti non c'è stato un reset. Le storie continuano da dove si erano temporaneamente fermate.

Gufalco e il Picchio. Cosa sarebbe cambiato se questi due eroi non fossero scomparsi dopo la miniserie Ultimate Adventures?

Non ne ho la più pallida idea, ma ho adorato la loro miniserie nonostante il finale un po' loffio.

Ora che sono passati dieci anni dall'inizio del UU, i personaggi di questo mondo hanno accumulato una loro continuity che potrebbe spaventare i nuovi lettori: non avrebbe senso fare una versione Ultimate della versione Ultimate?

Be', in un certo senso i fumetti della seconda era dell'UU sono una sorta di versione Ultimate dell'Ultimate… Ma in generale no, non ce n'è bisogno. Sono passati dieci anni, è vero, ma di continuity moderna, una continuity decompressa che non ha certamente avuto il tempo di soffocare il lettore.


Redazione Comicus
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