E se il problema dei disegni di Frank Miller fossero... i colori? - Update
- Pubblicato in Focus
James Harvey, scrittore, disegnatore ed editor di fumetti, dal suo sito tumblr rivela di essersi proposto alla DC Comics, nei mesi scorsi, come colorista di DK III - The Master Race e di averlo fatto solamente perché spinto dal desiderio di "salvare" i disegni di Frank Miller, a suo modo di vedere più che validi, ma penalizzati dai colori e quindi ingiustamente criticati.
Nonostante le sue proposte siano piaciute, la DC ha preferito confermare i colori di Brad Anderson.
Tuttavia l'artista continua a dirsi più che convinto della validità della propria visione e che la DC Comics stia sbagliando tutto per quanto riguarda i colori delle opere di Miller.
E lo fa con tanto di accostamento tra le sue tavole e quelle che sono state invece pubblicate.
Harvey, inserendosi nella polemica che serpeggia per il web, in merito alla bravura di Miller come disegnatore, addebita alla tecnica di colorazione adottata la responsabilità di uno snaturamento del disegno milleriano, che viene, parole sue, "selvaggiamente criticato" e definito alla stregua di "scarabocchi di un pazzo".
Proponendo l'accostamento tra i suoi colori e quelli scelti dalla DC, sottolinea la discrepanza tra il potenziale che lui vede ed esalta nei disegni di Miller e come questo sia stato invece soffocato dalla scelta operata dalla casa editrice (ne sarà lusingato Brad Anderson...).
Definisce quello di Miller un lavoro "dinamico, in alcuni casi tendente all'astratto", assolutamente incompatibile, pertanto, con una colorazione e una resa grafica più adatta al lavoro di altri disegnatori; "colorare Miller con una resa e illuminazione figurativa è assurdo" dice Harvey, citando il collega Julian Dassai.
"Al contrario", prosegue, "un approccio grafico piatto o, ancora meglio, lasciando il bianco e nero, consente all'energia di saltare fuori dalle pagine"
E ancora, "Frank è un artista in continua evoluzione. Il suo ultimo lavoro è collocabile tra Jim Mahfood, Sergio Aragonez e Ralph Steadman. Non ha senso colorarlo come un fumetto Image anni '90, con tutte le sfumature, le ombre e le finiture metalliche lucide."
Harvey prosegue esaltando il proprio approccio cromatico al lavoro di Miller che, a suo dire, sarebbe diventato il bersaglio delle prese in giro di tutti sul web, ma che, una volta colorato da lui, susciterebbe reazioni di tutt'altro tenore.
Riportando alcune tavole di The Dark Knight Returns del 1986, Harvey fa notare come Miller, artista portato a lavorare da solo, conceda poi invece troppo spazio alla colorista (Lynn Varley), rischiando di vedere snaturato il proprio lavoro.
Cosa che si è verificata soprattutto in Dark Knight Strikes Again, in cui la colorazione digitale sperimentata da Lynn snatura completamente le tavole originali.
È necessario, pertanto, che, in particolare per un tratto come quello di Miller, la scelta dei colori sia perfettamente in armonia con lo stile del disegnatore e, secondo Harvey, quella adottata dalla DC non lo è.
"È importante scegliere il giusto team che lavori con la giusta armonia", il "j'accuse" conclusivo che Harvey scaglia nei confronti della DC Comics che, a suo dire, avrebbe scelto male, penalizzando l'opera di Frank Miller.
Update:
L'articolo in questione la notte scorsa è andato offline, per poi riapparire con alcune modifiche.
Era parso in effetti un attacco troppo gratuito nei confronti del collega Brad Anderson (cosa che avevamo sottolineato) e pertanto James Harvey ha corretto se non il tiro, quantomeno i toni.
Ha infatti aggiunto una premessa, in cui precisa che stima Anderson e il suo lavoro ("è capace di fare cose che io non saprei fare"), dice di averci parlato e di avere appreso che è stato scelto personalmente da Frank Miller per colorare le tavole di DK III - The Master Race.
Aggiunge quindi che la sua non vuole essere un'esaltazione delle proprie abilità. Niente di personale, insomma, ma solo un confronto tra due tecniche diverse.
Anche il titolo dell'articolo, è passato da "Il lavoro di Miller è buono, ma la DC non sa cosa farci" a "Il lavoro di Miller è buono, ma non ha ricevuto il trattamento cromatico più adatto".
Alla luce di queste precisazioni, resta un punto poco chiaro: se la scelta del colorista è stata operata da Frank Miller in persona, perché Harvey continua ad addossare la responsabilità di tale scelta alla DC Comics e a difendere Miller vittima, a suo dire, di scelte altrui sbagliate?
Che sia a questo punto il caso di dire "un buon tacer non fu mai scritto"?