Menu

Lucca Comics & Games 2024: un bilancio

  • Pubblicato in Focus

SFOGLIA LA RICCA GALLERY IN FONDO ALL'ARTICOLO!

Si è conclusa l’edizione del 2024 di Lucca Comics & Games, la regina delle kermesse italiane dedicate al mondo dell’intrattenimento a 360°. L’ennesima edizione contrassegnata da un alto numero di presenze – si parla di oltre 275.000 biglietti staccati, un calo rispetto ai 314.000 dello scorso anno – che ne fanno comunque la terza in assoluto più visitata di sempre (senza contare il gran numero – non calcolabile – dei visitatori delle numerose aree gratuite o di quanti hanno deciso di farsi una passeggiata lungo le mura del centro storico per ammirare l’abituale e colorata parata di coloratissimi cosplayer).
La terza edizione (per fortuna baciata dal sole) per numero di partecipanti, dicono i numeri, ma comunque gargantuesca nella percezione di chi scrive per la gran folla (almeno nella giornata festiva del 1 novembre e del giorno successivo, ma ne parliamo tra poche righe) che si è riversata nelle strade e nelle piazze del centro storico di Lucca, uno dei più belli della Toscana e del nostro paese. E gargantuesca anche per l’offerta clamorosa di contenuti - tra padiglioni di editori e rivenditori e firmacopie di autori, mostre, proiezioni speciali di anteprime di film e serie tv nei cinema del centro, conferenze ed altri eventi multimediali – da far girare la testa. Una partecipazione che ha travalicato anche i  limiti della partecipazione fisica, con dirette streaming a cui si sono collegati oltre 150.000 utenti Twitch con oltre 400.000 visualizzazioni. Numeri a cui si aggiungono quelli dei 16.000 professionisti registratisi per l’evento, 900 ospiti, 1585 appuntamenti tra laboratori, workshop, incontri, dibattiti, showcase e sessioni di gioco.

Lucca0009

Al netto dei numeri snocciolati – tutti importantissimi, ci mancherebbe – e dei commenti istituzionali, ci piace pensare che il successo costante di Lucca Comics & Games sia dovuto essenzialmente alla partecipazione di legioni di visitatori che, in nome di una grande passione, sopportano una serie di criticità di non poco conto. E di una schiera di operatori sul campo – eroici – che lavorano in modo sovraumano per rendere più tollerabili queste criticità. Criticità che a nostro avviso sono alla base di un numero più basso di visitatori rispetto agli ultimi anni.
La prima di queste – di cui la manifestazione non è responsabile, ma che nasce dalla  fortissima richiesta di partecipazione ad essa – è quella dei prezzi delle strutture ricettive. Un'impennata di prezzi di stanze, appartamenti, hotel e b&B – sia dentro che fuori le mura del centro storico – che assume i connotati di una insopportabile speculazione. Non è esagerato dire che, con quanto speso per un pernotto per tutta la durata della manifestazione, si potrebbe parzialmente finanziare una trasferta al San Diego Comic-Con con volo, se non di prima classe, quantomeno in una dignitosa Premium Economy. Una situazione che peggiora di anno in anno e che, di fatto, taglia fuori chi vorrebbe partecipare ma non può permettersi di spendere certe cifre, per non parlare poi dei rincari di biglietti per l'ingresso giornaliero e degli abbonamenti, un aumento non indifferente per le tasche di tanti visitatori.

lucca0019

Il pubblico probabilmente comincia ad avvertire anche una certa stanchezza dovuta al fatto di dover affrontare lunghissime file per fare qualsiasi cosa, come guadagnare l’ingresso a padiglioni di editori che mettono in vendita volumi che, nella maggioranza dei casi, si possono tranquillamente trovare in qualsiasi fumetteria o libreria di varia. Senza la possibilità di ottenere il classico “sconto fiera”, l’appassionato programma l’acquisto del volume nella sua fumetteria di fiducia, evitando di caricare il suo zaino di peso eccessivo. Una differenza la farebbe la possibilità di ottenere facilmente una firma o uno sketch del proprio autore preferito, ma qui veniamo ad una nota dolente: il sistema di prenotazione di eventi e firmacopie adottato per la manifestazione. Quello scelto per questa (e per la precedente) edizione di Lucca Comics si è rivelato assolutamente fallimentare, con ticket andati esauriti in poche frazioni di secondo successive all’apertura delle prenotazioni nei giorni precedenti alla fiera, anche per autori non particolarmente richiesti. Molti di questi ticket sono poi finiti in vendita online, una pratica deprecabile che dovrebbe già di per sé sentenziare la fine di questo modello e la ricerca di un’altra soluzione per le prossime edizioni. Ci rendiamo conto che non è facile gestire eventi con una partecipazione massiccia come questa e speriamo che questi nostri rilievi vengano interpretati per quello che sono: una critica costruttiva operata da chi, di Lucca e Lucca Comics, è innamorato fin da quando era ragazzino.

Ma i motivi per partecipare a Lucca Comics sono sempre tanti, a partire dal gran numero di eventi proposti: tra questi la nostra attenzione è stata catturata dai talk targati Panini Comics. Davvero interessante “Scrivere l’America 2”, moderato da Marco Rizzo, che ha proposto un parallelo tra comics e contemporaneità di assoluta attualità visto l’avvicinarsi della data del voto USA. Preziosa la partecipazione di Jeph Loeb, grandissimo sceneggiatore ospite Panini e di Gene Luen Yang, ospite Tunué, che ha fornito la sua preziosa testimonianza di figlio di immigrati cinesi negli States. All’altro panel Panini, dedicato al nuovo Ultimate Universe della Marvel moderato da Nicola Peruzzi, hanno partecipato gli autori alle prese con questa nuova iterazione di grande successo di classici personaggi della Casa delle Idee. Alla presenza di C.B. Cebulski, editor in chief Marvel, hanno sfilato Peach Momoko, idolo dei lettori più giovani, e gli italianissimi Marco Checchetto, David Messina, Alessandro Cappuccio e Stefano Caselli. Se forse è mancato il “grande disegnatore americano” di comics che potesse succedere a John Romita Jr. (2022) e Jim Lee (2023), è altrettanto vero che altri editori hanno portato ospiti di tutto rispetto. Senza perderci in un lunghissimo elenco, vogliamo citare star del calibro di Daniel Clowes (Coconino) e Craig Thompson (RizzoliLizard), due autentiche colonne del fumetto indipendente statunitense, ma anche Scott Snyder, Sean & Jacob Phillips (Saldapress), Paco Roca (Tunué) e Simon Bisley (Mirage Comics).
Massiccia la presenza di autori asiatici come, oltre alla già citata Momoko, maestri giapponesi come Baron Yoshimoto (uno dei padri del movimento gekiga), Gou Tanabe, Usamaru Furuya. Spazio anche alla Corea (con Gendry-Kim presso Bao) e a Taiwan (Toshokan).

lucca-2024

Di altissimo profilo le mostre allestite nella strepitosa cornice di Palazzo Ducale: da giramento di testa le personali dedicate al sensei Yoshitaka Amano, autore del manifesto di questa edizione di Lucca Comics & Games (“The Butterfly Effect”, ispirato dalla ricorrenza dei cento anno dalla morte del lucchese Giacomo Puccini) e a Carmine Di Giandomenico, artista eccellente e mai abbastanza celebrato che è ormai da tanti anni penciler di fama internazionale. Davvero notevoli le mostre dedicate ai cinquanta anni di Dungeons & Dragons e di Les Humanoids Associés, con la mitica rivista Métal Hurlant, che festeggia anch’essa le cinque decadi alla presenza del mitico co-fondatore Jean-Pierre Dionnet.

Al netto di qualche criticità, si spera affrontabili e risolvibili in tempo per le prossime edizioni, Lucca Comics & Games si conferma come sempre un’ esperienza “totale” e irrinunciabile per qualsiasi appassionato che si rispetti, una meravigliosa parentesi di pochi giorni necessaria per staccarsi brevemente dalle tristezze della vita quotidiana, per riunirsi con amici lontani ma sempre vicini con il cuore, e per respirare un po' quella bellezza che se fosse patrimonio comune dell’umanità potrebbe davvero salvare il mondo.

Leggi tutto...

Deadpool & Wolverine, recensione: un buddy movie quasi perfetto immerso nella nostalgia

  • Pubblicato in Screen

Molta acqua è passata sotto i ponti tra Deadpool & Wolverine e la precedente avventura cinematografica del mercenario chiacchierone interpretato da Ryan Reynolds. Nel secondo capitolo della saga, datato 2018, Wade Wilson viaggiava ancora a vele spiegate sotto il vessillo della 20th Century Fox e con lui tutto il catalogo di personaggi Marvel appartenenti al "sottobosco" mutante. I motivi della "diaspora" cinematografica ultra ventennale degli X-Men e i personaggi ad essi collegati dal resto del Marvel Cinematic Universe sono cosa ben nota e non ci torneremo sopra in questa recensione. L'acquisizione della Fox da parte della Disney nel 2019 apre le porte a una serie di conseguenze per lungo tempo inimmaginabili tra cui quella più desiderata dai fan: il "ritorno a casa" dei mutanti Marvel che ora possono finalmente confluire nel MCU e riunirsi, come accade da sempre negli albi a fumetti, con Avengers e soci. In realtà questa reunion non si mette in moto immediatamente: tra pandemie, false ripartenze e una serie di flop del MCU impensabili fino ad Avengers: Endgame, i mutanti cominciano a fare capolino solo adesso nell'Universo Cinematografico Marvel, prima con l'acclamatissima serie animata X-Men '97 e ora proprio con Deadpool & Wolverine.

Le vicende aziendali sopra raccontate sono un piatto succulento per la verve meta-narrariva strabordante di Deadpool, personaggio di un cinecomic che sa di essere un personaggio dei cinecomic, e che è cosciente di avere l'occasione irripetibile della sua vita, fornitagli dal mellifluo Paradox. Questo subdolo agente della Time Variance Authority (ente che gli spettatori di Loki conoscono bene) propone a Wade l'upgrade della sua vita: lasciare il moribondo universo Fox prossimo alla fine per diventare icona e colonna del Marvel Cinematic Universe. Ma Wade è un mercenario con il cuore grande, e in un tripudio di violenza a metà tra cartoon e Tarantino (con buona pace di chi temeva che il passaggio alla Disney potesse "ammorbidire" le vicende cinematografiche di Deadpool) rifiuterà l'offerta per cercare di salvare i suoi amici (tra cui l'amata Vanessa) e il suo mondo condannato all'oblio. E chi (tentare di) coinvolgere nell'impresa se non Wolverine, il mutante più amato? E visto che il Logan del suo mondo è morto nell'omonimo film del 2017, Wade dovrà perlustrare il Multiverso per trovare una "variante" dell'irsuto canadese disposto ad aiutarlo.

Deadpool Wolverine 1

Non vogliamo aggiungere altro al racconto della trama di Deadpool & Wolverine, limitandoci al racconto di quanto già visto nei trailer e nel materiale promozionale uscito in questi mesi. Meglio non rischiare di spoilerare il gran numero di sorprese presenti nel film, tra camei e omaggi a cinecomic del passato e alla storia fumettistica di Logan, alcuni davvero inaspettati, che manderanno in un brodo di giuggiole gli spettatori "iniziati".
Queste apparizioni sono il piatto forte del film: alcune annunciate, altre inattese e sorprendenti (vorremmo dirvi quelle che ci hanno fatto sobbalzare sulla poltrona ma ovviamente non possiamo)... e altre lungamente suggerite e molto attese che invece non sono presenti nel film, rivelandosi parte di un'abile strategie di marketing e null'altro. Camei che non sono da derubricare a semplice "fan service", termine spesso usato in modo dispregiativo da chi dimentica che questi film vengono fatti essenzialmente per i fan.

Deadpool Wolverine 2

Vecchi lettori di fumetti o spettatori "millennial" che sono invecchiati da quel primo X-Men del 2000 targato Fox e dagli altri film Marvel prodotti da questo studio, e Deadpool & Wolverine, tra azione, sangue, battute irriverenti e gite nel Multiverso, racconta anche e soprattutto di questo. Invecchiando si diventa malinconici, e attraverso l'inserimento di hit musicali dell'epoca (e ritorni clamorosi) il film strizza l'occhio a chi in fondo ha amato quelle pellicole Fox che nei primi anni del secolo hanno avuto il merito di rilanciare con una visione moderna (seppure con qualche inciampo) il genere degli adattamenti cinematografici dei comics, anticipando la nascita dei Marvel Studios. Ed è evidente l'affetto che proprio il demiurgo del MCU, Kevin Feige, prova per l'era Fox (dove iniziò la sua carriera come giovane assistente produttore di X-Men), tributando un giusto omaggio a quelle pellicole prima che spariscano nel "vuoto" in cui si svolge il secondo e terzo atto del film. Una metafora, sempre per restare in ambito meta-narrativo, della natura consumistica della cultura pop di massa, dove tutto si divora velocemente e i resti vengono gettati via quando non vengono più considerati utili.

Ma se la dimensione "meta" è l'aspetto che più la contraddistingue, Deadpool & Wolverine è comunque una pellicola ben diretta e ben interpretata, caratterizzata da una chimica straordinaria tra i due protagonisti. Ha fatto bene Ryan Reynolds a "corteggiare" per anni Hugh Jackman (cosa che non manca di sottolineare in più di una scena), convincendolo a tornare nei panni di Wolverine. Un personaggio che interpretata da 24 anni (record assoluto), e di cui riesce a cogliere ancora sfumature inespresse in precedenza. E che goduria vederlo finalmente nel costume iconico del mutante canadese! Il nero post-Matrix non è più di moda ed i tempi sono ormai maturi per lo "yellow spandex" deriso nella pellicola del 2000. Ryan Reynolds snocciola battute irriverenti a mitraglietta, all'insegna di un sano "politicamente scorretto". I due insieme fanno fuoco e fiamme e tutto fa pensare che li rivedremo insieme.

Deadpool Wolverine 3

Due parole vanno spese per la brava Emma Corrin, che presta le sue sembianze a una Cassandra Nova minacciosa e inquietante come la sua controparte cartacea creata da Grant Morrison. Un'ottima prova dell'attrice britannica, vera sorpresa del film. Shawn Levy, esperto di commedie, ha buon gioco nel dirigere le tante scene esilaranti del film, ma riesce a trovare la giusta sintesi con i momenti drammatici confermandosi come un ottimo artigiano della macchina cinematografica statunitense.

Se proprio bisogna trovare un difetto a Deadpool & Wolverine, "buddy movie" quasi perfetto, è la sua natura di pellicola che guarda molto al passato del genere "cinecomic", mentre ci saremmo aspettati novità importanti per il futuro del MCU (come suggerito in più occasioni da Feige stesso).
Dovremo aspettare ancora per capire se l'avventura di Wade e Logan avrà conseguenze nel grande (e un po' tormentato) arazzo della Saga del Multiverso attualmente in corso nei prodotti targati Marvel Studios.

Leggi tutto...

Zagor 703-708, Supermike! recensione: il ritorno dello Spirito Giallo

zagor supermike

Supermike nasce come avversario di Zagor nel 1975, in una storia raccontata sui numeri di Zenith Gigante dal 173 al 176. I fan dello Spirito con la scure sono soliti considerare quell’avventura come una delle ultime appartenenti alla cosiddetta Golden Age del personaggio, un periodo che viene generalmente fatto partire con l’albo intitolato Angoscia! del luglio del 1972 - dove compare per la prima volta il vampiro Bela Rakosi - e terminare con il numero 189, L'orrenda magia, in cui il papà di Zagor Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, coadiuvato ai disegni da Gallieno Ferri – il creatore grafico del Re di Darkwood - e Franco Donatelli (con il contributo occasionale di Franco Bignotti), fece fare alle storie quel salto di qualità che trasformò il personaggio in uno dei più popolari del fumetto italiano.
La versione ufficiale, così come viene anche riportata da Moreno Burattini nel video di presentazione del ritorno di Supermike, vuole che l’idea per questo singolare villain fosse venuta a Nolitta per contrapporre a Zagor un antagonista con doti fisiche e intellettuali tali da metterlo realmente in difficoltà, in modo da rispondere ai tanti lettori che trovavano l’invincibilità dello Spirito con la scure – pure quando messo di fronte a robot giganti, stregoni immortali e mostri di ogni tipo - piuttosto inverosimile. Ciononostante, considerando che l’arrivo di Supermike coincise con il periodo di massima diffusione dei supereroi americani nelle edicole italiane, diversi commentatori – e noi tra questi – hanno sempre intravisto nel personaggio una sorta di bonaria presa in giro di Spider-Man e compagnia. Non fosse altro che per lo sgargiante costume giallo esibito dal Nostro una volta decisosi a sfidare il protagonista della serie e per il nome molto “sopra le righe” con cui, da quel momento in poi, ha cominciato a farsi chiamare. Due scelte sicuramente in linea con l’indole spocchiosa e megalomane di Mike Gordon (l’identità “civile” di Supermike), la quale, però, a ben vedere, è essa stessa una conferma delle reali intenzioni di Nolitta.

zagor supermike 1

A ogni modo, qualunque fosse la motivazione, siamo abbastanza certi che il creatore di Mister No non si aspettasse che il personaggio riuscisse a rivaleggiare in popolarità con Hellingen o con altri iconici nemici dello Spirito con la scure, tanto che, per come viene portato avanti lo scontro con quest’ultimo, sembrò a tutti davvero difficile che la loro strada potesse tornare a incrociarsi. Solo il compianto Alfredo Castelli ebbe l’ardire di immaginare il rientro in scena di Supermike, ma la controversa storia che ne seguì (pubblicata nel 1984 su quattro albi, a partire dal numero 277 di Zenith Gigante, con Ferri di nuovo alle matite), mai apprezzata dagli zagoriani duri e puri per le incongruenze e i vari punti irrisolti che la caratterizzarono, dimostrò ancora una volta quanto fosse complicato utilizzare in maniera credibile un character come Mike Gordon. 
Eppure, negli anni, le richieste dei lettori di rivedere lo Spirito Giallo (l’epiteto con cui le tribù di Darkwood identificano Supermike) sono diventate incessanti, tanto da convincere Burattini, da molto tempo curatore editoriale di Zagor e uno dei suoi principali sceneggiatori, a fare in modo che i due rivali tornassero a sfidarsi in una serie di prove di destrezza, forza e resistenza, sulla falsariga di quelle raccontate da Nolitta e Ferri. Inoltre, con lo scopo di accrescere ulteriormente il clamore verso un evento così atteso, non solo si è deciso di pubblicarlo in occasione del quarantesimo anniversario dell’avventura firmata da Castelli e l’artista genovese, ma il buon Moreno ha addirittura annunciato che lui e il disegnatore Marco Verni (incaricato di realizzare tutti i capitoli della nuova storia) avrebbero tentato di superare il record di Incubi, la saga ideata da Tiziano Sclavi nel 1988, famosa per essere la più lunga, come numero di pagine, dedicata allo Spirito con la scure. L’intenzione dei due autori, in verità, era già nota da tempo, cionondimeno, pur certi che, alla fine, l’obiettivo sarebbe stato raggiunto a noi come, crediamo, a gran parte dei lettori, è piaciuto stare al gioco. Benché, naturalmente, tutto sarebbe passato in secondo piano se la riapparizione di Supermike non si fosse dimostrata all’altezza delle aspettative. E in proposito, bisogna dire che, sebbene il compito più arduo sia apparentemente toccato al fumettista toscano, che ha dovuto architettare una motivazione plausibile per giustificare il ritorno del personaggio, pure Verni si è trovato ad affrontare un ostacolo assolutamente imprevedibile, l’alluvione che ha colpito Forlì, la sua città, nel maggio del 2023, che oltre a costringerlo a interrompere il lavoro per parecchi giorni, ha seriamente rischiato di fargli perdere una parte di quanto già disegnato fino a quel momento per questa storia.

zagor supermike 2

Tornando, però, al soggetto: senza nulla togliere alle varie e articolate ramificazioni della trama, che portano il racconto a essere meno banale di quello si potrebbe immaginare, esse sono tuttavia destinate, fin dall’inizio, a porre le basi per un “remake” della prima sfida tra Zagor e Supermike, la cui idea preliminare pare derivi da un suggerimento di Verni (egli stesso uno zagoriano di ferro e vero punto di riferimento della redazione di via Buonarroti quando occorre intercettare gli umori degli appassionati) e che, di fatto, a livello creativo, ha rappresentato l’unica strada percorribile per arrivare alla lunga avventura di questi ultimi mesi. Oltretutto, proprio Nolitta - probabilmente in maniera inconsapevole - aveva fornito un potenziale escamotage per il ritorno di Mike Gordon, che Burattini è stato abilissimo a sfruttare per rendere credibile l’intera vicenda. Per non dire, poi, del modo brillante con cui l’autore bonelliano è riuscito a ricucire la “continuity” del personaggio trovando, in particolare, una spiegazione per le stranezze e le contraddizioni della sceneggiatura di Castelli. L’aspetto maggiormente importante del lavoro di Burattini, però, è la facilità con la quale ha gestito le 518 pagine della storia. Non ci sono punti morti o “stiracchiature” che potrebbero far pensare a strategie per dilatare la narrazione il più possibile. Anzi, tolta qualche scenetta comica di alleggerimento, tutto il resto è funzionale a preparare la nuova sfida tra i due antagonisti, con una tensione realmente palpabile che cresce di capitolo in capitolo. Da notare, infine, come l’esito dello scontro si riveli, nell’epilogo, meno scontato del previsto. Un chiaro segnale da parte dello scrittore di non voler utilizzare l’effetto nostalgia fino in fondo, appiattendosi su una pedissequa replica della saga originale. Sempre ché – eventualità che non possiamo escludere, dato il tempo limitatissimo a disposizione di Verni per terminare le ultime tavole - la sceneggiatura, in extremis, non sia stata parzialmente rimaneggiata, proprio per scongiurare ritardi che avrebbero costretto la casa editrice milanese a soluzioni non in linea con la sua tradizionale affidabilità. L’unico appunto che, in effetti, ci sentiamo di rivolgere a Burattini è una certa frettolosità nel chiudere la vicenda, che contrasta in maniera abbastanza evidente con il “lungo respiro” della trama nel suo complesso e che si percepisce, a tratti, anche nei disegni del cartoonist forlivese, man mano che il racconto procede verso la sua conclusione. Una conseguenza peraltro inevitabile, visti i problemi causatigli dall’alluvione, ma che non oscura minimamente quella che può tranquillamente essere considerata una delle sue migliori prove sulla testata.

zagor supermike 3

Ferriano fino al midollo, Verni ha ormai reso il suo stile quasi indistinguibile da quello del maestro ligure, tanto da riuscire a ricreare nelle storie dello Spirito con la scure quell’atmosfera vintage così cara ai fan di lunga data. L’orgoglio con cui il fumettista romagnolo rivendica l’eredità artistica del suo mentore traspare in ogni vignetta e non lascerà indifferenti neppure i lettori più giovani, solitamente attratti da disegnatori con altre caratteristiche.
Lo stesso non si può dire per Alessandro Piccinelli, alle cui copertine vengono ancora riservati parecchi commenti negativi. Giudizi in maggioranza ingenerosi, a nostro avviso, benché dobbiamo ammettere che, a volte, non tutto funzioni a dovere. Se, infatti, per quanto riguarda la qualità degli sfondi e dei dettagli, o sulla scelta delle inquadrature, non ci sia praticamente nulla da contestare, il discorso cambia per le figure umane, i volti delle quali (e quello di Zagor in particolare) tendono a essere non di rado legnosi e poco espressivi. I personaggi in generale, poi, vengono di frequente rappresentati in pose eccessivamente “statuarie”, che fanno perdere all’immagine molta della sua intensità. Guardando proprio alla storia in esame, difficile affermare che le copertine delle prime cinque parti non siano di ottimo livello (soprattutto la prima, la terza e la quinta), a differenza della sesta, che, invece, non regge il confronto con quella de La settima prova, l’ultimo capitolo dell’avventura raccontata da Nolitta e Ferri, da sempre ritenuta una delle più drammatiche dell’intera serie.
Lo ripetiamo a scanso di equivoci, il valore di Piccinelli non si discute, e ci sono decine di tavole di Tex e Zagor a testimoniarlo, ma il tentativo del disegnatore comasco di trovare il giusto equilibrio tra innovazione e rimandi ferriani, di tanto in tanto va al di là delle sue capacità.

A leggere i commenti sui forum degli appassionati, tolte alcune “rumorose” voci dissonanti – che ci sono, inutile negarlo - il duo Burattini/Verni sembra aver raggiunto il proprio intento. Un risultato per nulla scontato, visto quanto il popolo degli zagoriani si sia rivelato esigente di recente (si vedano, per esempio, le pesanti critiche rivolte al settecentesimo numero della serie), che, tuttavia, non deve far credere agli autori di poter riposare sugli allori. I fumetti classici continuano a perdere terreno nelle (poche) edicole rimaste e senza l’impegno costante dimostrato finora dalla Bonelli, difficilmente lo Spirito con la scure riuscirà a conquistare i giovani lettori di oggi. Gli unici in grado di garantirgli di festeggiare in buona salute, tra poco più di un lustro, ben settant’anni di vita editoriale.

Leggi tutto...

Il nuovo Forum di Comicus!

  • Pubblicato in News

Da oggi inizia una nuova era per il Forum di Comicus!

Fin dagli inizi, ovvero dal lontano 2000, Comicus è sempre stata una multi-realtà che incorpora varie incarnazioni: sito, forum, pubblicazioni, social e tanto altro. Col tempo si sono resi necessari aggiornamenti e vere e proprie rivoluzioni, chi ci segue da anni sa, ad esempio, quante volte abbiamo aggiornato il sito per renderlo più moderno e funzionale. Lo stesso vale per il forum. Già nel 2004 decidemmo di cambiare piattaforma e oggi, dopo 20 anni, abbiamo deciso di fare altrettanto. Una decisione sofferta, in quanto in 20 anni abbiamo ospitato circa 12.000 iscritti e milioni di post. Ripartire da zero non era un passo scontato, ma una piattaforma obsoleta e lenta ci rendeva necessario questo passaggio. Così, discutendone fra redazione, moderazione e utenti, la soluzione era inevitabile: si riparte daccapo, resettando post e utenti. I vantaggi sono numerosi: una piattaforma moderna, molto social, navigabile da mobile, veloce e aggiornata.

Per chi vuole leggere i vecchi messaggi, l'archivio sarà sempre online. Per tutti gli altri...

BENVENUTI NEL NUOVO FORUM DI COMICUS!

Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS