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Ant-Man: recensione del film

Il Marvel Cinematic Universe avanza e questa volta lo fa introducendo uno dei suoi eroi più piccoli, non solo in termini di statura, portando sul grande schermo Ant-Man e mettendo definitivamente la parola fine alla Fase 2 dell’universo narrativo. Ora, proprio per questa grande responsabilità, per l’onere di dover tagliare il nastro di un traguardo così importante, risulta difficile analizzare questa pellicola senza tenere conto di tutto quello che è stato fatto finora dai Marvel Studios. E forse proprio questa è la sfortuna più grande del film, ossia il dover subire un paragone così marcato con le opere che la precedono, rischiando di restare oscurato da film ben più importanti e sicuramente d’altro respiro. Se si aggiunge poi l’ombra della questione Edward Wright mai definitivamente risolta e la gestazione tra le più problematiche finora per la major, se non si parla di pecora nera poco ci manca.

Ma, come è giusto, prima di dover necessariamente fare il paragone di cui sopra, è doveroso considerare il film in sé e per sé, valutandone la caratura a priori del ruolo che ricopre nel più ampio MCU. E, preso singolarmente, il film è davvero ben realizzato.
Nel caso non fosse ancora nota a grandi linee la trama, la richiamo velocemente. Scott Lang (Paul Rudd) è un criminale che, all’inizio della pellicola, esce di prigione dopo aver scontato la sentenza giudiziaria per aver derubato una grande multinazionale e restituito ai clienti frodati dalla stessa i loro risparmi. La situazione familiare ed economica del nostro protagonista non è molto rosea: oltre al fatto di non riuscire a trovare un lavoro a causa dei suoi trascorsi penali, la moglie ha ottenuto l’affidamento della figlia e ha trovato un nuovo compagno, il poliziotto Paxton (Roberto M. "Bobby" Cannavale). Cercando in ogni modo di riabilitarsi agli occhi della figlia e del mondo, Scott giura di non voler più avere a che fare con il crimine, anche se da lì a poco le cose cambieranno quando il Dottor Hank Pym (Michael Douglas) e sua figlia Hope Van Dyne (Evangeline Lilly) avranno bisogno del suo aiuto, e di quello dei suoi partners in crime Luis (Michael Peña), Dave (Tip "T.I." Harris) e Gale (Wood Harris), per mettere a segno un furto che sarà destinato a cambiare le sorti del mondo: sottrarre l’armatura da combattimento Calabrone dal villain del film Darren Cross (Corey Stoll).

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La trama in sé è piuttosto avvincente e i 117 minuti della pellicola passano rapidissimamente, senza momenti di stallo narrativo o di semplice noia, complice anche la sceneggiatura ben scritta e programmaticamente illustrata allo spettatore mediante le scene di progettazione dei piani criminali dei nostri protagonisti. C’è molto Ocean's Eleven in questa pellicola, il che fa sempre piacere.
I toni da classica commedia americana, spesso demenziale e già rodata nei cinecomic dai Guardiani della Galassia, funzionano benissimo nel quadro globale (con le dovute eccezioni), ma risultano troppo limitanti in alcuni punti, soprattutto quando si affrontano tematiche spinose e drammatiche come il tragico passato di Hank o la triste situazione familiare di Scott. Dopo tutte le traversie che ha dovuto passare lo script (il film è stato originariamente concepito nel 2003 e più volte rimaneggiato), il risultato finale, per quanto divertente, difetta di grande approfondimento e caratterizzazione dei personaggi: sebbene venga dedicato grande spazio alla loro storia e alle loro relazioni, c’è quasi una paura nel non voler spingersi a fondo nel dare una dimensione a tutto tondo dei protagonisti, piccola grande pecca che sembrava cominciare a risolversi con l’introspezione un po’ più cospicua vista in Avengers: Age of Ultron.
Rimane comunque l'alone asfissiante del what if? legato all'abbandono di Wright che ormai ha dannato questo lavoro.

Paul Rudd ricopre egregiamente il suo ruolo di geniale criminale, che per rimettere insieme i cocci della sua sfortunata esistenza cerca in ogni modo di sopravvivere, anche compiendo azioni illegali, finendo col redimersi agli occhi della figlia e del mondo mediante azioni eroiche. Evangeline lilly è azzeccatissima nella persona di Hope van Dyne, l’algida figlia di Pym dal cuore tenero. Anche qui, piccola pecca, non viene approfondito granché il rapporto tra i due comprimari, a cui viene dedicato sufficiente spazio ma poco pathos. Inossidabile Micheal Douglas che alza il tiro dell'intera pellicola, apportando la sua esperienza e il suo carisma ad un cast di attori non particolarmente noti, tralasciando qualche eccezione.
I deliri del villain di turno sono spesso poco convincenti, con manie di grandezza e smisurato profitto che risultano un po’ fiacchi, facendolo apparire leggermente come una macchietta necessaria unicamente allo sviluppo di una trama, e la prova di Stoll rimane lontana da quella vista in House of Cards.

La prima clip di Ant-Man

Le scene d’azione sono molto concitate e ben orchestrate, sfruttando appieno le potenzialità dei VFX, intrattenendo e stupendo lo spettatore egregiamente, anche se a volte si esagera con la troppa azione. Geniali le trovate di cambio scala delle inquadrature che ci mostrano la differente dimensione della lotta tra esserini grandi come formiche e il mondo in scala umana di contorno; molto divertente anche il coinvolgimento dei giocattoli nello scontro finale che però finisce per essere meno epico di molte altre scene nel corso del film, risultando poco incisivo e decisamente insoddisfacente, un po’ come la colonna sonora che non si lascia proprio ricordare. Molto tirate alcune parti scientifiche, soprattutto inerenti al mondo quantistico che è meglio non commentare.
Parlando degli effetti speciali, non si può far altro che applaudire alla bravura dei tecnici e alla computer grafica per nulla posticcia ed epica al punto giusto. Piccola detrazione va fatta sulla tuta che, sebbene fosse il prototipo usato da Pym durante la sua giovinezza, avrebbe potuto essere migliorato almeno nel design per renderla meno attempata e “sobria”, conferendogli un look maggiormente futuristico. Idem il taglio di capelli della Lilly che si poteva quanto meno adattare a questa decade.
Il 3D è piuttosto efficace ma alla fine della fiera aggiunge ben poco alla pellicola, con il solo effetto di ridurre notevolmente la profondità di campo. Il doppiaggio è invece molto ben realizzato e le voci sono tutte adatte ai personaggi.

Per tirare le somme quindi, Ant-Man è un bel film, ma con molte riserve e pecche che ne pregiudicano in parte la visione. La regia di Peyton Reed è complessivamente buona e non lascia più di tanto rimpiangere la possibile prova di Edgar Wright, in quanto si percepisce chiaramente comunque molto del suo operato nella sceneggiatura. L’ironia e le battute spesso demenziali non sempre funzionano, con alcune gag poco convincenti soprattutto nella parte iniziale. Il tono da commedia che governa tutta l’opera è fortemente accentuato all’inizio, non con grandissimo successo però, facendo decollare il film solo dopo più di mezz’ora.

La prima clip in italiano di Ant-Man

Se però analizziamo il film all’interno del più ampio universo narrativo di cui fa parte, fatichiamo a trovarne una collocazione convincente. Non è il mostrare Howard Stark e Peggy Carter per 20 secondi, non è l’introdurre la base degli Avengers e la lotta con Falcon a rendere questo film parte dell’universo narrativo che la Marvel ha imbastito nell’ultimo decennio. Il film rimane abbastanza distaccato dal mondo che siamo stati abituati a vedere con Captain America, Thor e Iron Man, complice anche il limitato respiro del nemico, che risulta una minaccia poco convincente alla lunga. Per fare un esempio, anche Guardiani della Galassia era basato su personaggi secondari della Marvel ma i tasselli narrativi introdotti in quella pellicola sono fondamentali per lo sviluppo della trama che condurrà alla Fase 3. Ant-Man invece sarà anche importante nelle storie a venire, come già anticipato dalla seconda scena post credits che sinceramente fatica ad essere inquadrata ed è di dubbia comprensibilità, ma non apporta praticamente nulla alla continuity globale, del tipo che anche se nessuno avesse realizzato questa pellicola, la Fase 2 si sarebbe potuta concludere benissimo con Age of Ultron.

Il consiglio finale è quello di andare a vederlo al cinema, perché nonostante tutto siamo difronte ad una pellicola valida e ben congegnata, ma se seguite da anni tutti i film della Casa delle Idee e per caso vi verrà voglia di paragonarlo ad alcuni degli altri film venuti prima di questo, rimarrete un po’ delusi.

Diretto da Peyton Reed e interpretato da Paul Rudd, Michael Douglas, Evangeline Lilly, Corey Stoll, Bobby Cannavale, Michael Peña, Abby Ryder Fortson, Judy Greer, David Dastmalchian, Wood Harris, John Slattery, Gregg Turkington, T.I. e Martin Donovan, Ant-Man sarà nei cinema il 12 agosto 2015 e chiuderà la “Fase 2” dell’universo cinematografico Marvel Studios.

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