Lady Snowblood 1-3
- Scritto da Giorgio Parma
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È difficile rapportarsi a Lady Snowblood; un po’ per i temi trattati, un po’ per il peso di questo titolo, per la sua importanza, un po’ per il periodo in cui è stato scritto e un po’ anche perché l’opera era quasi totalmente sconosciuta nel nostro paese prima che la J-Pop avesse l’ottima idea di pubblicarla. In molti lo definiscono un classico della letteratura manga; si potrebbe più propriamente parlare di capolavoro, ma anche questa parola non è esattamente corretta. Anche etimologicamente parlando con questo termine si dovrebbe intendere l’opera prima per importanza dell’autore che l’ha realizzata, ma il vero capolavoro di Kazuo Koike è un altro, è Lone Wolf and Cub.
Sta di fatto che quest’opera è sicuramente un pezzo da novanta. Questo non lo nega nessuno. Un manga scritto nel 1972 con una sceneggiatura che sorprende ancora oggi per originalità e potenza narrativa. Osa dove non osano persino gli autori più sfacciati di oggi e senza particolari censure. La forza con cui la storia colpisce lo spettatore e lo impressiona è di certo unica nel suo genere. E se anche Quentin Tarantino si è lasciato influenzare pesantemente da quest’opera, o meglio dalla sua versione live-action, per realizzare la saga di Kill Bill, qualcosa vorrà pur dire.
L’architettura narrativa procede per capitoli che segnano il percorso della giovane e splendida Shurayuki hime nel compiere la vendetta ereditata dalla madre. Notare il gioco di parole con Shirayuki hime ossia Biancaneve in giapponese e Asura, l’entità buddista legata alla violenza e interminabili conflitti; lei è la figlia di un demone (shura) nata in un giorno di neve (yuki).
La protagonista è nata tragicamente in prigione, dove la madre, condannata a morte, l’ha partorita a costo della sua stessa vita, ed è stata volutamente messa al mondo a tutti i costi per essere cresciuta come una letale assassina che non si ponesse scrupoli nel portare a termine la crociata intrapresa dalla donna per vendicare la morte del marito e del figlio, uccisi brutalmente da quattro criminali che si stavano approfittando delle rivolte che avrebbero poi preso il nome di Tassa di Sangue. La madre infatti aveva avuto relazioni sessuali occasionali con ogni maschio disponibile in prigione pur di rimanere incinta e poter così portare a termine la sua disperata vendetta tramite il figlio.
Finalmente adulta la ragazza, dopo essersi allenata fino allo strenuo per gran parte della sua vita per affinare moltissime arti, tra cui quelle marziali e l’uso della katana, comincia il suo cammino insanguinato verso il completamento della rancorosa missione. Diventa così un’assassina prezzolata assoldabile solo per giuste cause, o almeno per cause che lei ritiene giuste e che spesso coincidono con gli interessi dei più deboli o delle vittime di soprusi. Il tutto cercando sempre di avvicinarsi ai 4 criminali che intende assolutamente uccidere.
Assistiamo quindi al depennamento, figurativo, dei vari incarichi che riempiono la lunga lista di cadaveri che la bella e letale assassina uccide a sangue freddo e con estrema efficienza.
La cosa molto interessante della storia e che differenzia questo tentativo di compiere vendetta dalla maggior parte degli altri che hanno poi ammorbato la letteratura, è che spesso e volentieri la ragazza porta a termine le missioni che le vengono affidate ricorrendo solo in extrema ratio alla violenza. Non è sempre così per carità, in alcune occasioni è la prima metodologia che applica. Ma nella stragrande maggioranza dei casi si fa largo utilizzando la sua astuzia, la sua intelligenza, la sua bellezza e le sue abilità artistiche. E questo dà pregio all'opera che si distacca dalla becera concezione di splatter e si connota di una grazia in più che la rende più unica che rara. La protagonista di questo manga, che per tematiche è una sorta di evoluzione del gekiga della fine degli anni ’50, è infatti un misto tra una dokufu, donna fatale, ingannevole, “velenosa” e abile seduttrice della tradizione giapponese dell’era Meiji (1868-1912) e una kunoichi, abile assassina e combattente spietata.
Per quanto riguarda lo stile, ad un lettore odierno, abituato alle figure femminili plastiche e abbondanti o ai personaggi maschili fatti quasi tutti con lo stampino, i disegni di Kazuo Kamimura, peraltro magnifici e incredibilmente moderni per dinamica e impaginazione, potrebbero apparire un po’ antiquati, lontani dalla sua percezione. Eppure per certi versi sono sconvolgenti per l’attualità che traspirano e per scelte grafiche incredibilmente avanguardiste per l’epoca - ricordiamo che risalgono al ’72 questi disegni.
Cosa estremamente positiva è la varietà delle figure maschili e femminili rappresentate; donne bellissime nel fiore degli anni ma anche anziane dall'aspetto decadente o opulente donne di mezza età adagiate nella loro posizione sociale il cui aspetto assume volutamente una valenza fisiognomica.
Infatti l’aspetto fisico per un cultore dell’eros come Kamimura è specchio anche dell’animo e dell’indole di una persona e questo si denota soprattutto nelle donne disegnate con estrema maestria dal Shōwa no eshi, il pittore dell’era Showa come viene soprannominato l'artista. Si sente anche l’influsso dei dipinti classici della tradizione giapponese in stile Ukiyo-e, soprattutto delle figure umane rappresentate in tale corrente pittorica.
Il tratto molto forte, spesso e marcato delinea senza incertezza le figure, donando una sensazione di eleganza mista a sicurezza, a forza interiore delle figure rappresentate, mai sottomesse ma sempre battagliere e risolute.
Le scene di violenza e di combattimento sono incredibilmente dinamiche e aggraziate, in una sorta di danza condotta dalla bellissima Yuki, che combatte senza veli volteggiando e destreggiandosi diffondendo la morte attorno a sé.
Anche le tematiche sessuali, fondamentali nell'opera, vengono trattate senza pudore o senza sterile moralismo; vengono censurati unicamente gli organi sessuali delle persone nell'atto carnale, ma rimangono invece incensurate le stesse forme in suppellettili o disegni rappresentati dall'artista e tale iconografia sessuale viene spesso ripresa nel manga tramite ombre o composizioni floreali adornate ad hoc.
Pratiche eterosessuali o omosessuali vengono trattate abbastanza esplicitamente senza alcuna denigrazione né condanna; ad essere condannate sono però le pratiche lascive e estremamente libertine che si stavano diffondendo in Giappone al tempo dell’era Meiji.
Infatti va precisato che l’opera è ambientata in un periodo di cambiamento per il Giappone che cominciava ad aprirsi alla società occidentale. Sebbene gli anziani o le persone più legate alla tradizione nipponica cercassero di mantenere l’identità popolare e secolare che si tramandava generazionalmente, i giovani, gli uomini d’affari e le personalità in rapida ascesa cercavano in ogni modo di occidentalizzare il paese, abbandonando definitivamente gli usi e i costumi tipici ed etnici per abbracciare la cultura soprattutto europea.
Un processo radicale che ammodernerà per certi aspetti il Giappone ma che rischiò di annientarne l’identità culturale definitivamente, tra ideologie di miglioramento della razza giapponese (Yoshio Takahashi) e tentativi di abolizione della lingua natia per sostituirla con l’inglese (Arino Mori). Un periodo molto difficile, di crisi di coscienza di un intero popolo, che viene reso con grande perizia e attenzione dalla sceneggiatura di Kazuo Koike.
Il backgruound di questo fumetto è spiegato in modo estremamente dettagliato nel breve saggio del Professore Paolo La Marca al termine del secondo volume, che esamina attentamente la cultura e la tradizione giapponese per ricercare embrioni antecedenti l’opera nella produzione letteraria precedente e ci fornisce anche un contesto storico-letterario interessantissimo e approfondito che farà felici i fan più pretenziosi.
Ogni tomo poi è arricchito con note a fine volume che esplicano in maniera molto esauriente ogni aspetto e riferimento dell’opera che potrebbe non essere chiaro al lettore occidentale, anche a quello più informato. Note che insieme agli interventi di La Marca costituiscono delle chicche davvero preziose che già da sole varrebbero il prezzo di ciascun volume. D’altronde per un’opera così radicata nella tradizione nipponica sono certamente essenziali.
La J-Pop ha fatto un lavoro eccezionale portando in Italia questa meritevolissima opera in una veste così elegante e dettagliata pur mantenendo basso il prezzo del volume, 7,50 € cadauno. Inoltre la scelta di rendere subito disponibili tutti e tre i volumi contemporaneamente nella versione con Box da collezione permette di completare l’opera tutta d’un fiato, cosa che verrà spontanea ad ogni lettore non appena avrà cominciato a leggere la storia.
Dati del volume
- Editore: J-Pop
- Autori: Testi di Kazuo Koike, disegni di Kazuo Kamimura
- Formato: 12x17 cm, brossurato con sovraccoperta, 350 pp, b/n cad.
- Prezzo: € 7,50 cad., 22,5€ il cofanetto
- Voto della redazione: 8
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