The Sandman Vol. 4 – Distruzione
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È sempre mancato qualcuno, all’appello. Gli Eterni sono sette, il numero magico per eccellenza, ma da quando abbiamo iniziato a seguire le avventure di Morfeo e dei suoi fratelli, non abbiamo mai fatto la conoscenza di Distruzione. Questo perché il colosso barbuto, bevitore e dalle sembianza di vichingo, se n’è andato da tempo. Tra le pagine dello splendido volume Notti Eterne, nella storia dedicata a Destino, vediamo sette statue (che alcuni giurano d’aver visto muoversi), e una di queste dà le spalle ai visitatori, mettendo in mostra il proverbiale fagotto portato in punta al bastone. Poco più avanti, in una grande stanza dello stesso castello, il vecchio cieco col libro incatenato alle mani passa dinanzi a sette cornici. Cinque portano i ritratti di Sogno, Morte, Delirio, Disperazione e Desiderio, una racchiude uno specchio (il castello è la dimora di Destino), mentre l’ultima è coperta da un lenzuolo. La domanda, pertanto è sempre la stessa: dov’è andato Distruzione? Perché ha abbandonato la sua natura? Questo è proprio ciò che si chiede Delirio, la più giovane e controversa degli Eterni che un tempo era Delizia (ma a cosa porta il piacere senza la sua controparte?). Ella un giorno, nel suo regno, sente il bisogno di conoscere le sorti del suo fratello scomparso, quello che amava di più.
Ma andiamo con ordine, analizzando il quarto volume della serie omnibus del capolavoro assoluto di Neil Gaiman che RW / Lion propone dal principio.
Distruzione si apre con Paura di cadere, una storia breve ma intensissima: Todd, un regista teatrale in crisi, ha deciso di abbandonare la sua professione. Una scelta sofferta e dolorosa, che tradisce un disagio quotidiano che tutti ci siamo visti costretti ad affrontare, almeno una volta. Ma la genialità di Gaiman sta anche nel riuscire a trattare con lo stesso coinvolgimento temi profondamente diversi tra loro, sia per presunta importanza del fatto in sé che per ambientazioni, generi e situazioni. Così Todd non affronta una crisi professionale, ma una vera e propria apocalisse personale, che affonda le radici in un inconscio antico e profondo. E in quale regione, se non nel sogno, l’inconscio fluisce senza argini, barriere e limitazioni? Sarà proprio in un sogno, anzi, in un incubo popolato da streghe, che il regista incontrerà qualcuno che lo costringerà, col suo carattere ruvido e senza mezzi termini, ad affrontare la sua paura più grande… Quella di cadere, appunto. Ma, per fortuna, “a volte ci si sveglia, e a volte, sì, si muore. Ma c’è anche una terza alternativa.” Ai disegni un etereo Kent Williams, il cui tratto, sintetico e sporco al tempo stesso, acuisce la sensazione di muoversi in una terra molto lontana dalla realtà.
Seguono due story-arc fondamentali per l’intera saga: Il canto di Orfeo e Vite brevi. Il primo ripercorre la storia di Orfeo ed Euridice, uno dei più struggenti miti della Grecia antica: qui Gaiman dà ancora una volta prova della sua incredibile abilità nel destrutturare, reinterpretare e ricostruire il mito senza assolutamente stravolgerlo. Tutti conoscono la tragica storia: durante le nozze, Euridice viene morsa da un serpente letale. Non riuscendo a rassegnarsi alla morte dell'amata, Orfeo scende negli inferi e implora Ade e Persefone di restituirgli colei che ama. Commossi dalla musica celestiale del ragazzo, le divinità dell'oltretomba acconsentono a lasciar tornare Euridice tra i vivi, ma a patto che Orfeo non si volga mai a guardare la sposa durante l'uscita dal regno dei morti. Orfeo fallisce, perdendo così per sempre Euridice e andando incontro a un ancor più tragico epilogo. Nella versione di The Sandman, Orfeo, che qui Gaiman ha voluto figlio di Morfeo (anziché del sovrano trace Eagro, come invece narra la mitologia classica), e della musa Calliope (personaggio già incontrato nella breve storia omonima, in cui il Plasmatore interviene per liberare la sua vecchia fiamma da uno scrittore che l'ha imprigionata e che la sevizia), prima di recarsi nell'oltretomba chiede aiuto al padre, un Sandman assai diverso da come appare nella narrazione contemporanea e che ancora non ha attraversato una serie di eventi che lo porteranno in seguito ad ammorbidirsi. Sogno rifiuta l'aiuto al figlio: Euridice è morta, e morta deve rimanere. Orfeo avrà più fortuna con sua zia, Death (qui Teleute), come sempre dolce e comprensiva verso l'umanità che paradossalmente tanto ama. Gli eventi che seguono coincidono col mito, ma Orfeo sopravvive, o almeno una parte di lui, che tutto vorrebbe tranne l'immortalità. Ma Sogno, offeso dalle parole che il figlio gli ha ringhiato contro nel momento del suo rifiuto, non lo aiuta a porre fine alle sue sofferenze... Ed è proprio questo intensissimo e brutale momento che dà il via a una concatenazione di eventi che, in un crescendo sconvolgente, porteranno all'epica conclusione della saga di The Sandman.
Il canto di Orfeo è un gioiello, un piccolo capolavoro di sceneggiatura in cui il mito rivive, ma in una chiave se possibile ancora più avvincente e romantica, forte di una reinterpretazione rispettosa ma innovativa, perfettamente in linea con l'intero capolavoro di Neil Gaiman. I disegni, opera del mostro sacro Bryan Talbot, traducono perfettamente in immagini dettagliate le variegate atmosfere della storia: le ambientazioni bucoliche e infernali ritratte coinvolgono gli occhi del lettore e rendono i personaggi ancora più profondi e intensi.
Vite brevi, il lungo story-arc che segue, è forse uno dei migliori dell'intera serie e, sicuramente, quello che più di ogni altro delinea le entità concettuali per eccellenza, gli Eterni, in una chiave umana, con tanto di sentimenti, pulsioni, gioie e dolori.
Come già detto, la piccola Delirio, sentendo la mancanza del fratello scomparso, Distruzione, chiede ai suoi famigliari di accompagnarla nella ricerca. Nessuno vuole aiutarla, eccetto Sogno, che ha appena subito una bruciante delusione d'amore, e che quindi vede nel viaggio in compagnia di Delirio un'occasione per sfuggire al dolore. La ricerca nel mondo degli umani e l'improbabile accoppiata Sogno/Delirio forniscono a Gaiman l'occasione di mettere in scena numerosi conflitti sia tra gli Eterni e la realtà ordinaria (memorabile il comico viaggio in macchina con Delirio alla guida), sia tra i due fratelli, lontanissimi per carattere, aspetto e universo di provenienza, ma in un qualche modo complementari: non a caso, quando, durante la ricerca, Sogno ha un tracollo psicologico, sarà Delirio a trovarsi costretta a sostenere la prova più difficile, ovvero fare appello a quel poco di razionalità che le rimane e negare temporaneamente non solo il proprio carattere (ben marcato, come quello di tutti i suoi fratelli), ma il suo stesso regno, e, di conseguenza, l'elemento di cui è intessuta la sua natura più profonda, il delirio, appunto. La ricerca assume ben presto le caratteristiche di un viaggio iniziatico corale, vissuto col medesimo coinvolgimento da parte di tutti i personaggi anche se su binari paralleli. Vite brevi comprende anche più sub-plot legati a figure umane, le cui storie, come di consueto, si intrecciano con quelle degli Eterni, influenzandole e rimanendone influenzate.
Nelle ultime battute di questo lungo arco narrativo incontreremo, tra le altre, due vecchie conoscenze del Plasmatore: la dea-gatta egizia Bastet, da sempre innamorata di Sogno, e Orfeo, ormai divenuto un oracolo, che acconsentirà ad aiutare il padre (qui modellato dagli eventi e molto meno intransigente), ma a un prezzo. E la saga Le Eumenidi è sempre più vicina.
Le ammirevoli tavole di Jill Thompson riescono alla perfezione nell'arduo compito di valorizzare il binomio che si instaura tra la realtà e ciò che accade "dietro le quinte" in cui si muovono i due Eterni, un perfetto connubio di follia (anzi, di delirio) e ordine naturale delle cose.
Chiudono il volume I fiori dell’amore e L’incontro con se stessi, apparse originariamente sui numeri 1 e 3 di Vertigo winter’s edge e disegnate rispettivamente da John Bolton e Michael Zulli, due storie brevi in cui l'Uomo della Sabbia non appare, ma che contribuiscono ad arricchire il vastissimo affresco narrativo di The Sandman.
Infine, vale la pena spendere alcune parole sull'edizione proposta da RW / Lion. Il quarto volume omnibus, che, come gli altri, differisce dalla versione absolute originale americana (che conta cinque volumi, quattro che ripropongono la serie regolare più un ultimo dedicato agli speciali, contro i sette previsti in Italia), riconferma lo standard qualitativo che accompagna gli omnibus fin dal primo volume, Sogno, uscito per Planeta DeAgostini: la copertina nera con le scritte dorate, la fettuccia-segnalibro, l'alta qualità della carta e la colorazione restaurata sono la cornice perfetta per la versione definitiva del capolavoro assoluto di Neil Gaiman. Uniche pecche, il prezzo (non certo eccessivo, ma non si capisce perché i volumi costino ben cinque euro in più in seguito al passaggio da Planeta a RW), e la minore quantità di contenuti extra di "Distruzione" rispetto ai precedenti tomi, che comprendono due saggi (comunque molto interessanti), una breve postfazione di Gaiman e una gallery d'immagini.
In definitiva, questi cicli narrativi di The Sandman (come d’altronde tutti gli altri), consacrano ancora una volta la saga del Signore dei Sogni, assegnandole un posto d'onore nel pantheon dei fumetti più significativi dell’intera storia della Nona Arte.