Matito 3.0 # 19 - Onomatopee 2
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Quando per il titolo di un opera di genere si sceglie il nome del genere stesso può voler dire tre cose: si è convinti di aver creato l'opera definitiva del genere; si è a corto di idee; c'è un'altra ragione.
Nel caso dell'historieta ad opera degli argentini Mauro Mantella e Leandro Rizzo siamo nella terza eventualità, ossia la ragione c'è, al lettore la decisione se sia valida o meno.
Hypercity, anni '50: il programma televisivo di maggior successo è quello dei Fantanauti, quattro fantastici “esploratori di storie”. Sì, perché in questo mondo le storie hanno vita e necessità di “manutenzione”, tanto che tra i quattro, oltre al professore, alla bella e all'eroe di turno, c'è anche Jack, uscito letteralmente da un racconto di Charles Dickens.
Se tutto ciò sembra strano, il proseguimento della vicenda si farà ancor più misterioso e inquietante, con l'arrivo del temibile Agente X, tra citazioni letterarie, disegni che richiamano alla mente Brian Talbot (più che Moebius) ed una storia debitrice, come si sarà capito, di molte altre, non ultima dell'ellisiano Planetary.
Mauro Mantella, fornisce una prova molto convincente, dando vita a numerosi personaggi mai banali e con l'unica pecca di risolvere tutto troppo velocemente, laddove la varietà dei personaggi avrebbe permesso di dilatare gli eventi per più pagine. Da ammirare i certosini disegni di Leandro Rizzo che non lasciano nulla al caso, a partire dalle architetture di Hypercity fino ai vestiti dei protagonisti.
Le note finali dell'albo ci rivelano che si tratta della sua prima opera e che la lavorazione ha impiegato ben tre anni. Se, anche in questo caso, vogliamo segnalare uno spunto di miglioramento, questo può essere uno studio più accurato dei volti che, in alcuni momenti, risultano poco espressivi.
In chiusura una breve storia degli stessi autori con protagonisti giocattoli e soldati, altra prova in cui, da un'angolazione diversa, si rivedono le stesse tematiche della storia principale.
In definitiva un volume consigliato, a meno che non abbiate un'avversione per la narrativa classica, le citazioni o più in generale per la fantascienza.
Malasorte è una storia autonclusiva di Edizioni Arcadia ad opera degli esordienti Marco Furlotti e Massimiliano Bergamo, e che dimostra fin dall'inizio la sua vocazione "americana", con una copertina di Matteo Cremona in stile Erik Larsen/Savage Dragon dove il protagonista prende a cazzottoni... un gruppo di donne? Non proprio, in effetti trattasi di viscidi alieni che prendono possesso del corpo di alcune donne al fine di conquistare il pianeta Terra, partendo ovviamente da ... Bergamo!
Così riassunta la storia raccontata da Marco Furlotti in effetti non rende giustizia al volume che, come dichiarano anche gli autori, è sì puro intrattenimento, ma che non delude le aspettative.
Il punto forte sono certamente le caratterizzazioni, a partire dal protagonista, Enrico Malasorte (un nome, un programma), ex pugile, adesso poliziotto archivista con una storia da raccontare e che non si tira indietro quando c'è da menare le mani ma sopratutto quando c'è da ficcare il naso in vicende che non gli competono.
Il cast di contorno è anch'esso ben studiato con Carlotta, la "bella" di turno con carenza di autostima, l'amico scienziato amante dei comics americani e la vecchiarda vicina di casa rompiscatole.
La vicenda si dipana in modo adrenalinico aiutata in questo dagli efficaci disegni di Massimiliano Bergamo e scorre in modo mai noioso anche se alcuni passaggi e spiegazioni pseudo-scientifiche risultano piuttosto fantasiosi.
Ciliegina sulla torta, la presenza sullo sfondo di una certa Dee Jay che, anche se non si presenta mai, potrebbe essere una speaker già vista dalle parti di Edizioni Arcadia.
Pollice su quindi per questa prova che non sfigurerebbe accanto ad altri prodotti da edicola, magari di più quotati editori. E forse l'unica “pecca” può essere questa: il fatto di progettare un fumetto di ispirazione americana con ambizioni da volume, sfornando invece un buon prodotto “da edicola” in una veste fin troppo lussuosa.
L'edizione è curatissima e non si fa mancare niente, dalla buonissima carta agli studi delle tavole, dalla spiegazione della genesi del progetto fino alla presentazione di un finale alternativo.