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Daniele Croci

Daniele Croci

Disney: niente più Marvel fuori dagli USA

  • Pubblicato in Focus

Marvel-Heroes-6Come molti ricordano nell'agosto 2009 la popolare casa di fumetti statunitense Marvel Comics è stata acquisita dalla Walt Disney Company. L'operazione da 4 miliardi di dollari ha portato la casa editrice cui sono legati personaggi come Spider-Man, Thor, X-Men e innumerevoli altri a divenire parte del colosso dell'intrattenimento mondiale che detiene case di produzione cinematografiche, parchi di divertimento e molto altro.

Una preoccupazione che è sicuramente passata nelle menti dei Marvel fan riguardava i possibili cambiamenti che sarebbero potuti accadere nella gestione delle testate fumettistiche (e non solo) dopo l'acquisizione. Secondo i rumor che stanno rimbalzando su internet in questi ultimi giorni parrebbe che le cose stiano effettivamente iniziando a cambiare: la Disney avrebbe infatti imposto alla casa figlia di impedire la creazione di materiale marchiato Marvel su territorio extrastatunitense. Ciò riguarda naturalmente anche le realtà europee, tra cui la “nostra” Panini, che pubblica tra le altre cose i fumetti della Marvel in Italia, Spagna, Germania, Francia e persino Brasile. Alla Panini/Marvel Italia (ma il discorso è analogo anche per gli altri Paesi) verrebbe pertanto impedito di realizzare prodotti originali come la collana per bambini Marvel Heroes che pubblica giochi, poster, notizie e soprattutto storie realizzate da disegnatori e sceneggiatori italiani. Di Marvel Italia si ricordano anche progetti più ambiziosi come il volume Il segreto del vetro realizzato dai celeberrimi autori Tito Faraci e Giorgio Cavazzano.

Vale la pena soffermarsi un attimo sulla scelta compiuta dalla Disney. Come ben noto la casa americana ha sempre permesso la creazione di materiale al di fuori dei confini americani per la pubblicazione europea; da ricordare l'immenso contributo degli autori italiani che, anche tradotti in varie lingue, hanno fatto appassionare migliaia di lettori alle gesta di Topolino & co. Impedire un trattamento analogo per la Casa delle Idee può essere visto come un primo tentativo di gerarchizzare le due compagnie e affidare loro un target più fortemente diversificato. Come infatti già detto i prodotti “autoctoni”, tranne alcune eccezioni, sono rivolti a un pubblico più giovane, cosa che crea una sorta di concorrenza in seno alla casa madre. La Marvel dovrà pertanto rivolgersi unicamente a un pubblico adolescenziale, dagli 11-12 anni in su.

Un altro motivo che potrebbe giustificare la presa di posizione è la necessità di creare una sorta di “centralismo democratico” per quanto riguarda personaggi e pubblicazioni. L'universo narrativo Marvel, diversamente da quanto accade con i fumetti della Disney, è legato a una ben precisa continuity narrativa che richiede un notevole sforzo coordinativo tra i vari autori; le storie non ufficiali e pertanto non canoniche propongono un'immagine dei personaggi che potrebbe essere diversa da quella proposta nell'universo ufficiale, cosa che confonderebbe il lettore più giovane scoraggiandolo dal proseguire le letture. Un'uniformità di impatto è necessaria per promuovere prodotti di più ampio respiro come crossover fumettistici, film e videogiochi.

Purtroppo con la probabile chiusura qui da noi delle testate come Marvel Heroes si ha una doppia perdita: da una parte i giovani lettori (e quindi i loro genitori) che non hanno più la possibilità di avere un'alternativa supereroistica alle pubblicazioni adatte a loro; dall'altra vi è una grave perdita per gli autori, dal momento che queste pubblicazioni possono essere un'ottima rampa di lancio verso progetti più importanti : il passaggio dalle storielle di Spider-Man su Il Giornalino alla Marvel vera e propria compiuto da Marco Checchetto ne è un esempio sfolgorante. Ma oltre a queste possibilità di crescita ricordiamo anche la gustosa possibilità di vedere autori decisamente più affermati ma legati ad altri contesti cimentarsi con tutine aderenti e lanciaragnatele in un contesto completamente italiano.

Infine, dopo tutta questa vicenda, un inquietante interrogativo fa capolino tra i Marvel Zombie: e se questo fosse solo il primo degli svantaggi e limitazioni che l'acquisizione da parte della Disney porterà alla Casa delle Idee? Ai poster(i) l'ardua sentenza.

Primo

La storia d'Italia può essere raccontata con storie di persone che hanno segnato, nel bene o nel male, la vicenda del nostro Paese. Si può parlare di giornalisti scomodi che perdono la vita lontano da casa, o di ragazzi coraggiosi che muoiono, uccisi perché contro la mafia, o ancora di controversi campioni dello sport che vedono il loro tramonto in una triste camera d'albergo. Possono anche essere persone che non sono mai esistite, ma che lo avrebbero fatto se ci fossero stati i mezzi. Persone che incarnano la pagina più nera della nostra storia recente. È questo il caso di Primo.

Primo è il terzo volume pubblicato dalla consolidata coppia di autori siciliani Marzo Rizzo e Lelio Bonaccorso, questa volta fuori con la Edizioni BD, ed è uscito nel marzo 2011. La vicenda narrata è semplice, e a vedere bene pesantemente ispirata a ben più note pubblicazioni d'oltreoceano; ma vale la pena soffermarsi sulle forti implicazioni che essa suggerisce, piuttosto che sullo svolgimento. La vicenda inizia nel 1938 e racconta di Primo Cossi, un tenente dell'aeronautica militare italiana che, orgogliosamente fascista, si presta a prendere parte a un progetto volto alla creazione del “super soldato” d'italico lignaggio. Dopo aver subito non precisate operazioni di potenziamento, viene però dimenticato in una vasca incubatrice, forse a causa della sorte dell'Italia durante il secondo conflitto mondiale. Viene recuperato dall'animazione sospesa da un gruppo di neofascisti durante il 1969, i quali sono intenzionati a sfruttare le capacità di Primo nei loro atti di terrorismo nero.

Primo è un fumetto fortemente politico, dalle immediate premesse fino al grottesco finale. Primo Cossi rappresenta la coscienza sporca e nera del Fascismo che è sopravvissuta alla guerra non riuscendo mai a fare i conti con se stessa. Questa coscienza ha macchiato il Novecento italiano e allunga le mani persino nei giorni nostri, che vengono rappresentati in modo fortemente caricaturale. Primo è a tutti gli effetti un prodotto di quella religione laica, un adepto che viene persino disconosciuto dal proprio creatore, verso cui cessa quindi di avere rispetto per illudersi di divenire capo di se stesso. Ma Primo non è veramente libero, come ci ricorda la significativa vignetta in quarta di copertina.
Un tema che viene sviluppato parallelamente nella trama e nelle scelte di carattere più grafico è il rapporto con gli Stati Uniti: un'America madre matrigna che viene richiamata più volte, quasi in un'ottica di impotente ricerca di approvazione, nel character design di alcuni personaggi secondari. Anche il protagonista non riesce a sottrarsi, sfoggiando un improbabile mise da Clark Kent.

Uno dei punti di forza dell'opera è una certa accuratezza nella ricostruzione storica, a partire da elementi immediatamente visibili, come la commistione tra eventi e personaggi fittizi e reali. Ritroviamo così, per esempio, la strage di Piazza Fontana, o il colpo di stato fallito di Junio Valerio Borghese (chiamato nel fumetto Massimo Valerio Borgia). Ma la ricercatezza traspare anche da elementi più sottili, come gli allocutivi che cambiano a seconda del periodo storico. Dove invece traballa la sospensione dell'incredulità è in alcuni dialoghi (si vedano quelli in lingua inglese) dove i toni sembrano a volte alquanto artificiosi.
Da un punto di vista grafico il volume presenta un bianco e nero d'ordinanza, dove però la componente nera è nervosa e “bucata”, conferendo un certo senso di incompletezza. Non convincono nemmeno certe anatomie e prospettive, e a volte il senso di continuità tra le vignette è un po' tirato per i capelli. Decisamente buoni invece i primi piani e alcune scelte compositive e d'inquadratura.

Si segnala in appendice una gustosa “Intervista d'altri tempi” ad Aldo Achille Certozzi, un fumettista d'italico orgoglio che ha il merito (?) di aver dato i natali al personaggio di Primo negli anni 30 quale striscia di propaganda politica. A seguire, una carrellata di ipotetiche copertine su Primo realizzate da disegnatori noti e ispirate a copertine famose.

In conclusione, Primo è sicuramente un volume da leggere, nonostante alcuni elementi possano convincere poco il lettore più esigente, anche solo per il coraggio dimostrato dalla coppia creativa nell'associare il nostro passato vergognoso con il nostro presente che non è affatto da meno. Sotto le mentite spoglie di una storia supereroistica si cela una denuncia secca e viscerale: è sufficiente vedere i toni parodistici con cui si svolgono le sole quattro tavole ambientate ai giorni nostri. E non si riesce a provare empatia per lo sfortunato protagonista, il quale anche se scappa dal carcere in cui è rinchiuso, alla fine della vicenda non è libero, ma ha solo una cella più grande.

Le Storie della Bonelli

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screen-captureLa popolarissima casa di fumetti milanese Sergio Bonelli Editore si appresta a lanciare sul mercato, per una data ancora da definirsi, una nuovissima collana di volumi chiamata, per ora, Le Storie.

Dalle poche informazioni che sono trapelate in rete si sa solo che non sarà una serie vera e propria, ma si tratterà piuttosto di pubblicazioni monografiche e autoconclusive, non legate allo stesso contesto. Il formato non sarà speciale, come sarebbe lecito supporsi, bensì il classico bonellide con una fogliazione maggiorata.

Anche per quanto riguarda i nomi non esistono ancora comunicati ufficiali, ma girano già i primi nomi di importanti disegnatori e sceneggiatori tra cui Andrea Accardi, Diego Cajelli, Roberto Recchioni e Paola Barbato.

Restate sintonizzati su Comicus per le prossime anticipazioni!

La Marvel rilancia gli Ultimates

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Attenzione! La seguente notizia contiene spoiler!ultimates01

Lunedì la Marvel ha rivelato in conferenza stampa l'imminente rilancio della serie Ultimates, serie che non è più riuscita a replicare i successi di pubblico e critica dopo la fortunata gestione di Mark Millar e Bryan Hitch. Ultimate Comics: Ultimates, questo il poco fantasioso nome della pubblicazione, sarà ambientato dopo i prossimi maxi eventi Death of Spider-Man, Ultimate Avengers Vs New Ultimates e Ultimate Fallout, la serie che negli States uscirà a luglio.

Il delicato compito di riportare ai verdi fasti di un tempo è affidato allo sceneggiatore di Secret Warriors Jonathan Hickman e al disegnatore croato Esad Ribic, che già si era fatto notare in Silver Surfer: Requiem.

Hickman, di cui in Italia è stato appena pubblicato Ultimate: Thor, ha dichiarato in conferenza stampa che il super team protagonista della testata avrà nelle fila, fra gli altri, Nick Fury, Thor, Spider-Woman, Hulk, ma non Cap. Il primo story-arc sarà intitolato "The Republic is Burning" (La Repubblica sta bruciando), e sembra già quasi chiaro il sottotesto politico della testata, similmente a quanto aveva fatto Millar.

Il primo volume uscirà a luglio, e siamo certi verrà pubblicato a tempo debito anche in Italia.

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