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La Bonelli rilancia Cassidy con nuovi episodi

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Nell'ultimo numero di Preview, il catalogo Bao e Bonelli, è stato annunciato il ritorno di Cassidy, personaggio creato da Pasquale Ruju. La maxiserie omonima, composta da 18 numeri, esordì nel 2010 e narra le vicende, nell'America di fine anni '70, del fuorilegge Raymond Cassidy che - sfuggito alla morte - ha una seconda possibilità per sistemare le cose lasciate in sospeso.

Gli episodi inediti saranno 4 e verranno ospitati a partire da marzo 2020 nella collana Le Storie. Il primo numero, intitolato "Cenere alla cenere", sarà scritto da Ruju e disegnato da Paolo Armitano, Gianluigi Gregorini ed Elisabetta Barletta.

Di seguito trovate la sinossi e i dati tecnici dal catalogo Preview.

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La copertina di Dylan Dog 401, il primo albo del nuovo ciclo

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Uscirà a fine gennaio il numero 401 di Dylan Dog che, dopo le vicende del Ciclo della Meteora, segnerà un nuovo inizio per l'Indagatore dell'Incubo, una sorta di soft-reboot secondo quanto anticipato dall'editore.

È stata diffusa poco fa la cover dell'albo ad opera di Gigi Cavenago. Potete vederla qui di seguito.

Dylan Dog #401, intitolato L'alba nera, sarà scritto da Roberto Recchioni e sarà disegnato da Corrado Roi. Nella cover in alto col logo si può legegre la dicitura "666" che corrisponde al nome del nuovo ciclo. A detta di Recchioni, inoltre, la copertina avrà anche "effetti speciali".

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Dylan Dog #399 – Oggi sposi (-1 alla meteora!), recensione

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Finalmente (con tutta l’ambiguità che l’avverbio nasconde) il conto alla rovescia ha raggiunto quota -1. È passato più di un anno da quando la minaccia della meteora ha iniziato ad occupare le pagine degli albi del nostro amato Indagatore dell’incubo. Se ciò è avvenuto con più parsimonia del dovuto, a causa di una continuty molto blanda, non si può negare che l’operazione orchestrata da Roberto Recchioni abbia fatto rumore: tutti quanti aspettano la meteora, sia per liberarsene e andare avanti sia per sapere come andrà a finire.

È giunto il momento di iniziare a prendersi le proprie responsabilità narrative e di sciogliere tutti i nodi lasciati in sospeso (e spesso solo appena accennati) negli albi precedenti: la meteora colpirà la Terra? Dylan Dog salverà il mondo? Qual è il piano che John Ghost va architettando da ormai tredici numeri? In questo Dylan Dog #399 intitolato Oggi sposi e scritto da Recchioni e disegnato a dodici mani (dodici!) da Corrado Roi, Marco Nizzoli, Luca Casalanguida, Nicola Mari, Sergio Gerasi e Angelo Stano si giunge finalmente al momento della verità in cui i nodi arrivano al pettine. Peccato che le risposte date e le soluzioni scelte siano alquanto artefatte e poco credibili, anche per chi mensilmente è abituato a leggere di streghe, vampiri e spiriti vari. Ma procediamo con ordine.
In questo numero seguiamo i preparativi dell’imminente matrimonio di Dylan, unica possibilità, secondo l’infallibile John Ghost, di sventare l’apocalisse. Se non volte incappare in spoiler, vi consigliamo di saltare i prossimi paragrafi.

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La sposa si chiama Alice Newton, una ragazza conosciuta (e salvata) da Dylan Dog nel corso di un furioso combattimento corale fra l’Indagatore dell’Incubo ed i suoi alleati contro i vampiri nazisti dell’ex-sovrintendente di Bloch. Solo il matrimonio, secondo i calcoli della fisica fantastica (sì, avete letto bene, fisica fantastica) di John Ghost può sventare l’avvento della meteora. Peccato, però, che Dylan venga piantato all’altare da Alice, convinta che Dylan debba sposarsi per amore con qualcuno che conosce da sempre. La situazione sembra ormai irrecuperabile ma, all’ultimo momento, Dylan capisce che l’unica persona che potrebbe mai sposare è nientemeno che Groucho. E così John Ghost celebra il matrimonio fra Dylan e Groucho. Arriva, a questo punto, Gorman, un vecchio avversario di Dylan deciso a prendersi la sua vendetta: Gorman spara, ma Groucho si frappone fra Dylan e il proiettile, venendo colpito. Groucho muore, realizzando così il piano di John Ghost: solo la morte dell’amato può convincere Dylan a fare giustizia, uccidendolo e trasformandolo così in un assassino. Dylan, dopo un’esitazione, spara a John Ghost, uccidendolo. La meteora arriva. Chiusura del numero.

Questa, in brevissimo, la trama del #399. Pur presentando qualche sequenza piacevole e alcuni scambi abbastanza felici, l’albo, culmine del ciclo della meteora, si affida a un elemento, quello meta-fumettistico, non solo del tutto improvviso, ma anche abbastanza artificioso. È in base ai calcoli fisica fantastica di John Ghost (una conciliazione di teoria del tutto e narratologia aldilà dell’umana comprensione tranne, ovviamente, che per il suo creatore) che il pianeta Terra si salverà: John Ghost sa che Dylan, come gli altri, è un personaggio di un mondo di finzione e sa anche che nella finzione i luoghi comuni sono più veri delle regole della fisica: “Perché i timer delle bombe si fermano sempre all’ultimo secondo quando è l’eroe a tagliarne i fili?” chiede ad un certo punto. Dunque la Terra si salverà perché è così che accade nel mondo delle storie, in cui è l’eroe prescelto - il nostro Old boy - a salvare il mondo sempre e comunque, anche a prezzo di enormi sacrifici.

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Quella della svolta meta-fumettistica avrebbe potuto essere una trovata interessante: l’idea degli autori è quella di riscrivere le regole della serie e del personaggio, per rilanciarlo con sorta di reboot a partire dal numero 401, facendo crollare letteralmente tutto il suo mondo. Tuttavia, nella realizzazione, questa soluzione appare fin troppo forzata e il fatto che giunga così tardi e senza alcun preavviso non solo stona con tutta la (sfilacciatissima) continuity precedente, ma finisce con l’avere il sapore di un gioco di prestigio: tutti i numeri del ciclo hanno contribuito a creare una situazione di attesa (apocalisse imminente, il caos che avanza) la cui risoluzione, ad ora, sembra affidata a un escamotage meta-fumettistico: ci sarà un lieto fine perché questa è una storia e nelle storie c’è sempre (o quasi). A garantire il risultato c’è, come già detto, la fisica fantastica di John Ghost, i cui calcoli “oltre la nostra portata intellettiva” mettono a dura prova la sospensione dell’incredulità (e la fiducia) del lettore. La montagna ha partorito un topolino, diceva Fedro. E con grande ritardo, aggiungeremmo noi: è un peccato aver condensato in un solo numero eventi che, a nostro avviso, avrebbero meritato molte più pagine. Perché pianificare un ciclo di più di dieci numeri se eventi come il matrimonio di Dylan, la morte di Groucho ed il complotto di Ghost vengono liquidati in poche vignette, specie se tali eventi promettono di lasciare un segno indelebile sul caro vecchio Indagatore dell’incubo? Oltretutto, più che affidare il cambiamento del personaggio a una svolta meta-fumettistica, si poteva utilizzare l’alto numero degli albi del ciclo della Meteora per apportare cambiamenti graduali e concreti, senza aver bisogno di deus ex-machina così ingombrante.

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Passando al comparto grafico, anticipato dalla bella copertina di Gigi Cavenago in cui fanno capolino, a sottolineare l’impostazione meta-fumettistica del numero, numerosi eroi Bonelli da Martin Mystére a Mercurio Loi passando per Julia e Dragonero. Il numero è affidato, come anticipato, a ben sei disegnatori, ovvero, Corrado Roi, Marco Nizzoli, Luca Casalanguida, Nicola Mari, Sergio Gerasi e Angelo Stano. Si tratta di sei matite molto diverse l’una dall’altra (si confronti il tratto tremolante ed espressivo di Gerasi con le atmosfere surreali e rarefatte di Roi, ad esempio) che in un altro contesto risulterebbero decisamente stonate; è chiaro, tuttavia, che questo numero 399 si pone l’obiettivo di essere un numero storico, ragion per cui ha senso optare per un lavoro a più mani. La stessa scelta di porre Stano come disegnatore che chiude il numero rientra perfettamente in quest’ottica celebrativa. Detto questo, bisogna riconoscere che ogni artista sembra avere ricevuto la parte di storia che più gli si confà (un plauso al Groucho di Gerasi ed alla sequenza action di Nizzoli, in particolare, Roi perfetto nella parentesi onirica che apre il numero). La griglia bonelliana, quasi sempre costante, lascia spazio qua e là a qualche divagazione arricchente (in particolare segnaliamo un paio di tavole realizzate seguendo la griglia 3x3 resa celebre dal Watchmen di Alan Moore).

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K-11. Volume primo, recensione: il "supersoldato" russo di Casali e Gianfelice

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Intenzionata a proporre opere autoriali dai contenuti decisamente più maturi rispetto al resto delle narrazioni Bonelliane dal taglio tradizionalistico, la linea Audace della casa editrice milanese ha cominciato a pubblicare nel nostro Paese differenti storie a fumetti, tra le quali si annovera anche K-11, serie scritta da Matteo Casali per i disegni di Davide Gianfelice che è stata presentata per la prima volta durante il Lucca Comics & Games del 2017. I due talenti nostrani appena citati sono accomunati non solo da una notevole carriera nel fumetto italiano (basti pensare ai loro distinti lavori presentati su serie di particolare risonanza quali Dylan Dog o Orfani) ma anche nell’industria statunitense. Casali, per esempio, ha prestato la sua penna ai grandi colossi Marvel e DC, scrivendo le gesta di Iron Man e degli X-Men per la prima e Batman e Justice League per la seconda; Gianfelice è invece stato visto, tra gli altri, alle prese con titoli quali Wolverine, Conan the Barbarian e Greek Steet, serie lanciata proprio da lui stesso al fianco dell'acclamato sceneggiatore Peter Milligan.

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Questo stellare team creativo ha quindi unito le forze per una produzione fumettistica senz’altro singolare per la Bonelli, specie se consideriamo il contesto narrativo in cui essa è stata ambientata: attraverso alcuni flashback iniziali, ci ritroviamo fin da subito nel periodo della Seconda Guerra Mondiale e, nello specifico, nel vivo della battaglia a Stalingrado, dove facciamo la conoscenza del nostro protagonista, il volitivo soldato russo Karl Ruslanovic Tikhonov. Quest'ultimo viene ben presto posto al centro di alcune delle tante atrocità vivibili in una guerra di tali proporzioni: con una forte drammaticità, assistiamo all’infortunio che lo ha colpito rendendolo zoppo nel pieno dell'azione bellica e per questo impossibilitato a prestare nuovamente servizio per la sua patria. Proprio le sue condizioni e la sua incrollabile devozione all’Unione Sovietica, unite al fatto di essere un uomo senza ormai più nulla da perdere, fruttano a Tikhonov l'opportunità di prendere parte a un esperimento governativo potenzialmente rischioso denominato “progetto Zaroff” e supervisionato dal capitano Gavril Yegorovic Voidanov in una fittizia città segreta della Russia chiamata Krasnojarsk-11, da cui il fumetto prende il nome. È innegabile come questo incipit porti subito alla mente il più noto Capitan America ideato da Joe Simon e Jack Kirby ma, a differenziare K-11 dalla genesi del supersoldato a stelle e strisce della Casa delle Idee e agli altri comics di questo stampo, vi è un aspetto fondamentale che rende il volume al centro della nostra recensione particolarmente inusuale rispetto agli stilemi a cui di solito siamo abituati.

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K-11 non si concentra sugli Stati Uniti, nazione che in questo media ci è stata abbondantemente proposta in salse sempre più differenti, bensì sull'Unione Sovietica, le cui ambientazioni risalgono agli inizi della seconda metà degli anni Quaranta. In questo periodo il secondo conflitto mondiale è finalmente alle spalle, ma a poco a poco si avverte inesorabile il dilagare di un'altra disputa che ha lasciato un marchio indelebile nel mondo intero. Stiamo parlando della famigerata Guerra Fredda tra USA e URSS che ha portato le due più grandi superpotenze mondiali di allora a vivere una vera e propria competizione su più fronti, soprattutto nell'ambito della ricerca sulle armi nucleari. Il background di questo cartonato è ancorato proprio al contesto dell'era atomica, benché l'intera vicenda venga arricchita e plasmata attraverso l'apporto di una buona dose di fantascienza e tecnologie avveniristiche. La trama orchestrata da Casali vede Karl interagire più volte con tutte le persone che hanno a che fare col progetto a cui si è sottoposto e ciò lo porta a scoprire sempre più dettagli che gli fanno apprendere maggiori informazioni su K-11 in principio celate persino ai suoi stessi occhi. Proprio questa componente enigmatica del fumetto va a fortificare costantemente il coinvolgimento di chi legge e, nel mentre, lo storytelling di Casali e Gianfelice si impone con grande impatto grazie a una narrazione cinematica, diretta e - cosa non da poco - intelligibile. I dialoghi sono ben ponderati e quindi fondamentali per la comprensione di questo primo capitolo giacché servono a introdurci al meglio alle personalità di tutti i personaggi coinvolti e al loro ambiente preciso, senza che però rendano la storia verbosa o petulante. Per di più, ogni scena è sublimata dall'evidente nonché piacevole affinità creativa che lega i due autori di questa opera. Meritevole di nota è anche l'efficace ultima parte, la quale conduce a un cliffhanger finale che interrompe la lettura esattamente sul più bello, instillando in chi legge una generosa dose di curiosità nei confronti di ciò che accadrà nel prossimo, atteso capitolo.

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Da un lato si ha quindi una sceneggiatura veramente solida e costellata da spunti narrativi intriganti, invece dall'altro spicca l'impegno al tavolo da disegno da parte di Davide Gianfelice, che gioca molto spesso con le inquadrature concedendosi la libertà di cambiare con frequenza le prospettive (spesso elaborate e ricercate) e le disposizioni delle vignette. Mentre in certi casi l'artista milanese predilige delle impaginazioni dal taglio smaccatamente classico, in altri ancora sceglie di sovrapporre alcune vignette fra loro, sperimentando con delle soluzioni artistiche che riescono a colpire nel segno.
A impreziosire maggiormente l'arte del volume vi sono i colori saturi e luminosi di Stefania Acquaro, la cui palette ha il pregio di sapersi adeguare alle differenti ambientazioni conferendo al contempo un tocco leggermente realistico e ben sfumato. A supervisionare il lavoro della talentuosa Acquaro vi è peraltro l'artista Emiliano Mammuccari, che ha firmato la strepitosa copertina del volume.

Degna di risalto è anche la postfazione scritta proprio da Casali che non solo va a chiudere questo primo libro ma ci racconta anche retroscena inediti circa la gestazione di questo ambizioso progetto, che certamente saprà appagare i palati di ogni tipo di lettore, incluso quello di chi ricerca quotidianamente prodotti che strizzino l'occhio al mercato statunitense. Non possiamo dunque non sollecitarvi all'acquisto del primo tomo da settantadue pagine di K-11.

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