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Anteprima di Daredevil Annual #1 con il ritorno di Echo

  • Pubblicato in News

Esce oggi negli States Daredevil Annual #1, l'albo che vede il ritorno di Echo nella vita di Matt Murdock.

Creato da David Mack e Joe Quesada, l'alter ego di Maya Lopez fa la sua prima apparizione in Daredevil #9 del 1999, per poi apparire durante la run degli Avengers di Brian Michael Bendis. La sua ultima apparizione risale al 2012 nel Moon Knight di Bendis e ad un cameo in Deadpool #45.

Di seguito un anteprima dell'albo, scritto da Charles Soule e Roger McKenzie e disegnato da Vanesa R. Del Rey. Le variant sono ad opera di Skottie Young e Roger McKenzie.

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SDCC'16: Netflix/Marvel, i trailer di Daredevil 3, Luke Cage, Iron Fist e Defenders

  • Pubblicato in Screen

Durante il San Diego Comic-Con la Marvel ha mostrato vari trailer delle prossime serie Netflix, ovvero Luke Cage, Iron Fist e Defenders, e ha anche annunciato ufficialmente Daredevil 3. Vi mostriamo tutti i filmati qui di seguito:

Cheo Hodari Coker sarà produttore esecutivo e showrunner di Marvel's Luke Cage e scriverà anche i primi due episodi; la serie debutterà nel 2016 con Mike Colter nei panni del protagonista, che vedremo anche in Marvel’s Jessica Jones. Nel cast sono presenti anche Rosario Dawson (Claire Temple), Theo Rossi (Shades alias Alvarez), Simone Missick (Misty Knight), Alfre Woodard (Minetta), Mahershala Ali (Cornell "Cottonmouth" Stokes), Frank Whaley (Rafael Scarfe) e Sonia Braga (Soledad Temple). La serie debutterà su Netflix il 30 settembre 2016.

Iron Fist sarà la quarta serie TV nata dall'accordo tra le due major prima di dare il via alla mini Defenders, in cui confluiranno gli altri eroi introdotti in Jessica Jones, Daredevil e Luke Cage.
La Marvel descrive così la serie: "Ritornato a New York dopo anni di lontananza, Daniel Rand combatte contro la criminalità di New York City con la sua conoscenza e abilità nel kung-fu, capace di invocare lo spettacolare potere di Iron Fist". Ancora non si sa quando verrà realizzata.
Scott Buck, executive producer per Dexter e produttore di Six Feet Under, sarà lo showrunner della serie. Nel cast avremo Finn Jones come Danny Rand/Iron Fist, Jessica Henwick come Colleen Wing, David Wenham come Harold Meachum, Carrie-Anne Moss come Jeri Hogarth e Jessica Stroup e Tom Pelphrey come Joy e Ward Meachum.

Marvel’s Daredevil vede Charlie Cox come Matt Murdock/Daredevil, Deborah Ann Woll come Karen Page, Elden Henson com Foggy Nelson,  Scott Glenn come Stick, Rosario Dawson come Claire Temple, Jon Bernthal come Frank Castle/Punisher e Elodie Yung come Elektra Natchios.
Doug Petrie (American Horror Story, Buffy The Vampire Slayer), Marco Ramirez (DaVinci’s Demons) e Drew Goddard (The Cabin in the Woods, Lost) sono i produttori esecutivi assieme a Jeph Loeb (Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D., Marvel’s Jessica Jones).

Douglas Petrie (Marvel’s Daredevil, Buffy the Vampire Slayer) e Marco Ramirez (Marvel’s Daredevil, Orange Is the New Black) saranno gli showrunner di Marvel’s The Defenders, che debutterà nel 2017.

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Daredevil: Amore & Guerra

Nel biennio 1985/86 fanno la loro comparsa in rapidissima successione un gruppo di opere che ancora oggi, a 30 anni di distanza, vengono annoverate tra i maggiori risultati ottenuti dalla narrativa a fumetti: Watchmen, Maus, The Dark Knight Returns, Daredevil: Born Again, Elektra: Assassin. Tranne le prime due, le altre opere citate sono frutto del talento innovatore e straripante di Frank Miller. Arrivato in Marvel nella seconda metà degli anni ’70, durante la quale affronta una gavetta fatta di copertine e storie per testate secondarie, la sua carriera decolla quando Jim Shooter, editor-in-chief della compagnia, scommette su di lui e gli affida le sorti di Daredevil, testata che non era più riuscita a ripetere i fasti del periodo Lee & Colan e che in quel periodo era a rischio chiusura. Dopo una prima sequenza di storie su testi di Roger McKenzie, Miller assume l’incarico di scrittore/disegnatore dal numero 168, trasformando subito la serie del vigilante cieco in un noir moderno dove echi di Hammet e Chandler convivono e si fondono con l’influenza dello Spirit di Will Eisner, la fascinazione per la cultura orientale e l’apertura alle suggestioni dei maestri del fumetto europeo come Sergio Toppi.

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Creatura simbolo di questo ciclo indimenticabile, che Miller introduce fin dal suo primo numero come autore completo è Elektra, la ninja greca che viene dal passato di Matt Murdock, col quale condivide un rapporto complesso e controverso, amante e nemica allo stesso tempo. Altra intuizione fortunata di Miller fu quella di abbandonare la variopinta galleria di villain storici della serie e di contrapporre a Daredevil un moderno boss della malavita, un businessman ammantato di rispettabilità dietro il quale si nascondeva invece un temuto zar del crimine. In quella che si rivelò essere una perfetta scelta di casting il ruolo venne assegnato a Wilson Fisk, Kingpin, fino a quel momento caricaturale villain di Spider-Man, che Miller tirò fuori dalla naftalina e grazie ad un sapiente lavoro di restyling trasformò in una nemesi dei tempi moderni, in cui convive la rapacità di un gangster alla Scorsese e la complessità psicologica di un Macbeth. Unica ancora di salvezza spirituale per Fisk è costituita dalla moglie Vanessa, vista invece dal suo braccio destro, Lynch, come un ostacolo al dominio del boss sulla città. Per questo ne organizza prima il rapimento, poi tenta di ucciderla facendo esplodere il palazzo in cui è tenuta prigioniera. Vanessa sopravvive ma perde la memoria, e si rifugia nelle fogne di New York, dove cade vittima degli abusi mentali e fisici di un autoproclamatosi “Re delle Fogne”. Daredevil la rintraccerà e la salverà, riconsegnadola a Kingpin dietro la promessa di far dimettere il neo-eletto sindaco che si trova sul suo libro paga.
Miller conclude la sua run di Daredevil due anni dopo con il numero 191, lasciando però sospeso il fato di alcuni personaggi tra cui Elektra e la stessa Vanessa. Tornerà a raccontare le storie della ninja greca in Elektra: Assassin e Elektra Lives Again, mentre all’epilogo della triste vicenda di Vanessa Fisk dedicherà la graphic novel Daredevil: Love & War, una vera e propria bomba di anarchica e radicale eleganza che deflagra sulla scena fumettistica nel 1986, all'apice del periodo "revisionista".

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Amore & Guerra è il terzo e meno osannato capitolo di un’ideale trittico, insieme a Born Again e Elektra: Assassin, che celebra il ritorno di Miller alla Marvel dopo i fasti del Dark Knight in casa DC. La storia si apre nel grattacielo di Kingpin, dove un accorato Wilson Fisk si reca al capezzale della moglie Vanessa, il cui equilibrio psichico è ormai compromesso dopo il tentativo di omicidio di cui è stata vittima. Fisk fa rapire da un suo scagnozzo, lo psicopatico Victor, la moglie di un famoso psichiatra, Cheryl, allo scopo di costringere l’uomo a curare Vanessa. Non ha fatto i conti però con Daredevil, che ingaggerà una lotta contro il tempo per salvare le due donne dalle attenzioni dei due pericolosi criminali.

Riassunta così, la trama di Amore & Guerra sembrerebbe ricalcare il più banale stereotipo di feuilleton ottocentesco, con l’eroe che si lancia al salvataggio della damigella in pericolo. Ci troviamo invece di fronte ad un’opera caratterizzata da un altissimo livello di sperimentazione, una brillante sinergia tra due artisti allora al top delle rispettive carriere. Ad accompagnare i testi di Frank Miller, come nel caso della già citata Elektra: Assassin, troviamo infatti i pennelli di Bill Sienkiewicz, artista che aveva mosso i primi passi nell’industria del fumetto come emulo di Neal Adams, stile che comincia progressivamente ad abbandonare a partire da un celebre ciclo di Moon Knight, a favore di un tratto più sporco e ricco di chiaroscuri. Ma è con una seminale sequenza di New Mutants in coppia con Chris Claremont che Sienkiewicz abbraccia definitivamente il suo nuovo stile, fatto di un approccio più sperimentale al tavolo da disegno.

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Come una farfalla uscita dalla crisalide, è proprio con Amore & Guerra che Sienkiewicz raccoglie i risultati di questa ricerca, sfociando apertamente nell’eversione artistica e nell’avanguardia. Tecnica mista, pittura ad olio, collage: non c’è limite alla sperimentazione concessa all’artista. In questo senso, il titolo dell’opera è emblematico: Amore per le infinite possibilità concesse dal “mezzo” fumetto, Guerra a tutti i limiti che gli sono stati imposti finora. Sienkiewicz riversa nelle sue tavole tutte le influenze dell’arte europea di cui si è nutrito: espressionismo tedesco, cubismo, ma anche Picasso, Mucha, Klimt. Citazione diretta della secessione viennese sono i gilet indossati da Kingpin, ritagliati direttamente dalla carta da parati di quel periodo storico. Impossibile tenere il conto delle suggestioni e dei richiami di cui l’artista impreziosisce l’opera: il grattacielo di Fisk illuminato dal sole che si staglia dai bassifondi di cui si nutre, simile ad una torre che ospita uno stregone malvagio, un drago che custodisce una principessa addormentata; le donne, Vanessa e Cheryl, ritratte come donne angelicate di concezione stilnovista, esseri eterei che ispirano l’Amore ossessionato e morboso di uomini dediti alla Guerra come Kingpin e Victor; quest’ultimo, killer schizofrenico, ridotto dall’uso di droghe e dall’ossessione per Cheryl ad una bestia dagli istinti primordiali, e per questo raffigurato lombrosianamente da Sienkiewicz con le fattezze di un mandrillo. Faranno scuola le anatomie volutamente distorte e deformate dall'artista, a suggerire talvolta gli stati d'animo dei personaggi, talvolta, come nel caso di Victor, i segni inequivocabili della malattia mentale: è il caso delle tavole in cui sovrappone i lineamenti del viso del killer, con un effetto di ripetizione che va a sottolinearne e ad amplificarne lo squilibrio psichico. Celebre è anche la resa grottesca e esageratamente sovradimensionata di Kingpin, un ammasso di dolente rimpianto "grasso come lo stato dell'Idaho" (cit.). In tutto questo Daredevil appare solamente come una scia rosso fuoco nel cielo di New York, salvo riassumere i consueti contorni da eroe da comic book popolare nella sequenza del salvataggio di Cheryl, alla quale si presenta come un novello cavaliere in armatura.

Gli splendidi dipinti di Sienkiewicz si fondono e si confondono ai testi di un Frank Miller ispiratissimo, qui alle prese con una delle prove più raffinate della sua carriera. Il consueto stile di scuola hard-boiled dello scrittore del Maryland assume la forma di un flusso di coscienza necessario ad accompagnare il lettore nei labirinti mentali di personaggi psicologicamente instabili, e l’uso di onomatopee e di monologhi interiori che si interrompono improvvisamente per poi ripartire fanno parte di quella ricerca di un nuovo linguaggio espressivo di cui si parlava precedentemente e di cui quest’opera è permeata. Raramente si è visto, in campo fumettistico e non solo, un connubio così ispirato tra due talenti assoluti, che giocano a sfidarsi e a superarsi a vicenda “procedendo per ellissi e singulti, fermandosi e riprendendo con ritmo sincopato, come una jam session a fumetti delirante e sperimentale” (M.M. Lupoi).

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Daredevil: Amore & Guerra viene riproposto da Panini Comics in uno splendido volume della linea Grandi Tesori Marvel, formato che esalta le già straordinarie tavole di Sienkiewicz: un capolavoro che non può mancare nella libreria di nessun appassionato, testimonianza di un breve momento in cui una storia di super-eroi poteva essere il manifesto di una nuova avanguardia estetica.

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Daredevil Collection 6: Daredevil Vs Punisher

Se dopo la visione della seconda stagione di Daredevil (che vi abbiamo recensito qui) siete in cerca di un fumetto in cui il diavolo di Hell’s Kitchen si scontra con il Punitore, il volume di cui vi parleremo è la scelta più azzeccata, considerando anche l’uscita così ravvicinata col serial Netflix.

Presentata nell’elegante collana Daredevil Collection, Daredevil vs. Punisher: Means and Ends è una miniserie del 2005 in 6 parti che vede i due personaggi urbani della Marvel scontrarsi non solo fisicamente ma, e soprattutto, ideologicamente. La caduta di Kingpin ha creato un vuoto nella malavita organizzata newyorkese che il temibile Testa di Martello vuole colmare anche grazie all’aiuto dello Sciacallo. I due eroi, però, sono intenzionati a fermalo ma le loro strategie, in totale contrasto, rendono difficile il tutto.

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Se infatti Frank Castle vuole risolvere il problema alla radice, uccidendo Testa di Martello, Matt Murdock vuole che la giustizia faccia il suo corso e che il malavitoso venga processato per i suoi crimini. Non solo le loro visioni nella risoluzione del problema risultano opposte, ma entrambe intralciano il lavoro dell’altro.
Se Castle, infatti, non uccidesse tutti i criminali, Matt avrebbe gli uomini necessari per incastrare il boss. D’altro canto, lasciare in libertà i criminali alimenta il traffico di droga e gli uomini, una volta usciti di galera, tornano alle loro attività illecite, non solo, possono addirittura operare anche all’interno della stessa prigione.

Da considerare, inoltre, che il Punitore con il suo agire produce un tasso di violenza (amplificata dalla taglia sulla sua testa) tale da contaminare anche un giovane ragazzo di buona famiglia che lo stesso anti-eroe aveva salvato da una banda di estorsori. Insomma, seppur contorta la missione di Frank Castle non solo non prevede un’emulazione, ma non ammette vittime innocenti. Un dilemma morale, quello che si verrà a creare, che toccherà la coscienza di The Punisher.

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David Lapham, autore che proviene dalla scena indipendente (osannato è il suo Stray Bullets, vincitore del premio Eisner Awards) ma che ben conosce i supereroi, costruisce una vicenda in cui nulla viene lasciata al caso e in cui ci vengono mostrate le conseguenze di ogni singola scelta, buona o cattiva che sia, che naturalmente porta con sé sempre grandi conseguenze. Una sorta di “Civil War” in miniatura, che pone lo stesso lettore a schierarsi con uno dei due eroi. Da questo punto di vista, risalta la psicologia dei personaggi alla perfezione e lo scontro ideologico è ben messo in scena e scava in profondità. Un fumetto molto classicheggiante, con un andamento lento e una narrazione molto dosata. In alcuni passaggi, l’autore pecca un po’ di retorica (ad esempio quando Castle rivede la moglie morta nella ragazza che poi salverà) e probabilmente un albo in meno avrebbe giovato alla narrazione accelerando un po’ gli eventi. In generale, comunque, il giudizio è positivo.

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Anche lo stile grafico adottato da Lapham è decisamente old style e non si notano particolari virtuosismi né nei disegni, né nella composizione delle tavole. In generale lo storytelling è abbastanza lineare e funzionale, la resa è sicuramente ottima. Giudizio positivo anche per l’edizione Panini, assolutamente in linea con le sue proposte da libreria.

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