MARVELIT presenta:
M U
1st act
#1
- Vita Difficile
di Xel aka Joji
La mia è una vita difficile.
Lottare ogni mattina con i capelli in bagno, per sistemare i ciuffi ribelli,
mentre una sorella rompiscatole bussa insistentemente alla porta perché deve
lavarsi i denti, è una di quella esperienze che tempra il carattere.
Non è che mia sorella sia esattamente una rompiscatole: per essere precisi, è
quel tipo di bambina che qualsiasi osservatore esterno troverebbe
irresistibilmente carina e a cui probabilmente strizzerebbe le guancia preda di
un fremito intrattenibile, salvo poi farsi sopraffare dalla voglia di
strozzarla dopo averla conosciuta per cinque minuti...
"Maaaaamma!
Alex sta ancora in bagno!!! E io non ho ancora lavato i denti! Mi verranno le
carie se non li lavo, ho mangiato i biscotti!" la piccola bambina che
picchiava sulla porta, aveva poco più di dieci anni, capelli biondicci raccolti
in due ciuffi e una spruzzata di lentiggini sul volto chiaro.
Capite quello che voglio dire?
Dove mai trovate una bambina che insista per lavarsi i denti dopo mangiato?
Lo fa solo per irritarmi!
"Alex!
Lascia andare Krissy in Bagno!" esclamò una donna che trafficava in
cucina, aveva corti capelli castani ed indossava un maglione e una gonna a
pieghe.
Stava rigirando dei Pancake, ustionandosi ripetutamente le dita "E
sbrigatevi che la colazione è quasi pronta!"
la mamma dà sempre ragione a lei, un classico!
Si fa incantare da quei suoi occhioni da Bambi, come tutti gli altri del
resto...
Se solo papà non fosse sempre fuori per lavoro... ma cosa dico? Se papà fosse
qui, darebbe ragione anche lui a Krissy!
Alex uscì dal
bagno, Krissy gli saettò davanti, entrando al suo posto e chiudendo con due
giri di chiave.
Il ragazzo si fermò davanti a uno specchio, cercando di sistemarsi i ciuffi con
aria corrucciata.
"Quando ero giovane io, solo le donne passavano tutto questo tempo in
bagno..." un'anziana donna, da volto pieno di rughe, e con i capelli
raccolti in una cipolla dietro la nuca, si faceva avanti reggendosi su un
bastone "Gli uomini facevano solo la barba e poi andavano a lavorare...
Non come ora che si riempiono di profumi e poi rimangono a casa a
poltrire!"
Alex sospirò
Questa è la mia vita: una sorella rompiscatole, una madre che le
dà sempre ragione e una nonna che mi tormenta con i racconti della sua gioventù
perduta!
E poi mi chiedono cosa voglio fare da grande... Andare via! Ecco cosa voglio!
Lasciarmi alle spalle tutto questo per andare a vivere in una grande città.
Vivo a Spingfield, una piccola cittadina come tante, popolata da poco più di
ventimila anime... La massima aspirazione che ha una persona che vive in questa
città è andare a lavorare nella centrale nucleare... per il resto non offre
alcuno sbocco.
Springfield ha una televisione locale ed un giornale locale: la prima trasmette
solo documentari e saggi di danza classica e il secondo ha fatto il record di
vendite la settimana scorsa quando la notizia di prima pagina riguardava il
nuovo orologio messo al municipio...
Che mentalità piccolo borghese.. la odio!
"Su ragazzi,
mangiate in fretta, o rischiate di arrivare a scuola in ritardo!" la madre
mise i piatti davanti ai figli e poi corse nella stanza accanto, a sistemare
delle scartoffie in una borsa.
"Lo sai che ieri ho preso una B più nel compito disegno?" chiese
Krissy al fratello.
"Non è non m'interessa." Mormorò Alex buttando giù un pezzo di
Pancake.
"Sei geloso perché non hai mai preso una B più!" Krissy gli fece la
linguaccia e saltò giù dalla sedia, andando a prendere lo zaino.
Sono al penultimo anno prima del diploma... mi dico che devo farmi
forza, quando comincerò l'università migrerò verso qualche grande città e
inizierò una vera vita!
Krissy fa l'ultimo anno delle elementari, mamma fa la segretaria per un
avvocato del posto, mentre la nonna è una pensionata che passa due terzi della
giornata al bingo. Papà lavora per una multinazionale farmaceutica e per questo
è in giro per l'America...
"Hei!
Ferma... ferma... FERMA!" gridò Alex sbattendo le mani sul cruscotto.
"Che ti prende Alex?" chiese la madre.
"Lo sai che non mi devi lasciare mai davanti a scuola!" esclamò Alex
"Accosta e fammi scendere."
"Secondo me Alex ha un fidanzata!" ridacchiò Krissy dal sedile
posteriore "E non ce lo vuol dire!"
Alex scese dalla macchina, sbattendo la portiera.
"Ciao Alex, a stasera!" lo salutò la madre, lui ricambiò con un gesto
della mano.
Per potere sopravvivere a scuola, l'essenziale è essere
popolari...
Parliamoci chiaro, non che io sia l'idolo della masse, ma farsi accompagnare
fin davanti all'ingresso da mia madre, vorrebbe dire venire etichettato come
perdente a vita.
E questo vanificherebbe tutti i miei sforzi... ho passato i primi anni
nell'ombra, fino a quando non ho fatto amicizia con Thomas Meredith, il
capitano della squadra di Football: da lì è iniziato il paradiso.
Ho aiutato Thomas, che aveva una situazione scolastica disastrosa, con i
compiti e lui in cambio mi ha fatto entrare nel circolo che quelli che
contano...
Vengo invitato alle feste più ganza e roba di questo genere...
E' stato un po' difficile farmi accettare dal gruppo di Thomas, è formato quasi
tutto da giocatori di Football e cheerleader, ho dovuto imparare ad evitar
qualsiasi discorso anche solo un filino impegnato, ma ne è valsa la pena...
Alex giunse a
scuola e percorse il corridoio fino a giungere al suo armadietto, lo aprì e ne
tirò fuori i libri per le lezioni delle prime ore.
"Ciao Matters!" lo salutò un ragazzo alto una spanna in più di lui,
aveva un collo taurino e capelli rasati.
"Ciao Thomas." Ricambiò Alex.
"Sei preparato per il
compito di scienze?" chiese il ragazzo.
"Certo, non ti preoccupare, ti passerò tutte le risposte!"
Non ho mai avuto alcun tipo di problema con lo studio, i miei
voti, fin dalle elementari, sono sempre stati tra i più alti della classe. Non
che mi sia mai ammazzato sui libri, semplicemente ho sempre avuto la capacità
di afferrare i concetti chiavi delle materie, ma soprattutto di capire cos'è
che i professori volevano che io sapessi...
Tuttavia negli ultimi anni i miei voti sono calati, pur senza raggiungere vette
preoccupanti.
Non corrucciatevi troppo nel chiedervi perché, semplicemente ho capito una
cosa: alla gente non piace frequentare persone che le superino.
Un gruppo di ragazzi e ragazze che raggiunge a stento la sufficienza si trova
parecchio frustava nello stare vicino a uno che ha sempre il massimo dei voti,
e la frustrazione diventa senza problemi invidia.
E io, tenendo alla posizione che ho raggiunto, non era intenzionato a diventare
bersaglio del risentimento delle persone che avevo intorno: per questo, ho
cominciato a ridurre deliberatamente la qualità delle mie prestazioni
scolastiche...
So che è stupido sentirlo, ma è questione di sopravvivenza.
Alex e Thomas
camminavano lungo il corridoio, diretti verso l'aula di scienze, quando una
ragazza li bloccò.
Aveva lunghi capelli neri che le arrivano fino al sedere ed indossava una
camicetta azzurra, aperta sull'ombelico, gli occhi castani erano dotati di
lunghe sopracciglia.
"Ciao Tommy-boy... Ciao
'lex..." sorrise la ragazza "Volevo avere la vostra conferma...
sarete alla mia festa in piscina questo fine settimana?"
"Certo Betty, non la perderemo per nulla al mondo..." Thomas la
guardava con occhi estasiati.
"Bene, ci conto!" disse lei e si allontanò, sculettando come se il
suo sedere seguisse il ritmo di una musica tribale.
Bethany Fein è una delle ragazze più carine della scuola...
Capo delle cheerleader, ha un cervellino grande quanto una nocciola (dunque di
gran lunga più sveglia delle altre) compensa con il suo fisico da urlo, che fa
girare la testa a tutti i ragazzi quando passa nel corridoio.
"Tommy-boy,
amoreeeeeeeeeeee!" una ragazza dalla voce squittente saltò alle spalle di
Thomas: aveva i capelli raccolti in un codini biondi ed indossava una minigonna
vaporosa e un top rosso.
"Renee, zuccherino!" esclamò Thomas sollevando la ragazza e
portandosela di fronte, i due iniziarono a limonare rumorosamente,
schiacciandosi contro gli armadietti.
"Ehm.. io ti precedo in classe..." fece Alex andando avanti; la frase
con cui rispose Thomas venne attutita dalla lingua di Renee diventando un
indistinto mugolio.
"A-a-alex!"
Alex riconobbe la voce alle sue spalle, ma fece finta di non sentirla,
accelerando il passo, sperando di distanziarlo.
Invece l'altro incalzò ed arrivò a fiancheggiarlo.
"E-e-ehi, A-a-alex! Non m-m-mi hai senti-ti-to?" sorrise un ragazzo
poco più basso di lui: aveva i capelli spettinati, gli occhi neri nascosti
dietro un paio di occhiali con lenti spesse come fondi di bottiglia ed
indossava un gilet nero su una camicia bianca ed un paio di pantaloni blu con
la piega. "Co-co-come va?"
Peter Cross... non fraintendetemi... non è che ce l'abbia con
lui... semplicemente nella nostra scuola lui rientra in quelli classificati
come perdenti.
Le sue maggiori preoccupazioni sono lo studio e registrare tutte le puntate di Star
Trek in tv.
Un ragazzo simpatico Peter, fino a qualche anno fa ci frequentavano spesso,
avevamo parecchi interessi in comune: l'informatica, i film di fantascienza e
la letteratura bretone.
Ma frequentarlo ancora, vanificherebbe tutti i miei sforzi che ho compiuto per
arrivare dove sono, per questo quando lo incontro, mi limito a parlarci
distrattamente, in modo che nessuno pensa possa esserci un qualche livello di
intimità tra noi due...
"Io tutto
bene.. tu?" risponse Alex, sfogliando distrattamente uno dei libri che ha
tra le braccia.
"Anche io, g-g-grazie!" prese lo zaino e vi ficcò le mani dentro,
armeggiò un po' e poi tirò fuori una rivista "Ho letto ch-ch-che sabato
f-f-faranno una ma-ma-ma-aratona di V-v-voyager. Ti andrebbe di ve-e-ederla
insieme? E' un sa-a-acco che non vi-vi-vieni a casa mia!"
"Grazie Pet, ma questo sabato sono occupato..." rispose Alex, senza
neanche prendersi il disturbo di fingere cordoglio.
"Oh..." il volto del ragazzo si incupì, sembrò voler dire qualcosa,
ma fu costretto a spostarsi dalla spallata di una ragazza che avanzava in senso
opposto al suo.
Aveva lunghi capelli neri, che le ricadevano quasi sulla pancia, e gli occhi
grigi, le sopracciglia lunghe e sinuose e un pesante trucco scuro in volto,
indossava una lunga gonna nera, un paio di anfibi e una maglia a rete: al collo
pendevano molti ciondoli, tra cui croci e rune.
Peter sembrò voler protestare, ma si zittì quando vide chi era stato ad urtarlo
In una comunità scolastica come quella del liceo di Springfield,
Anastasia "Nasty" Lewonski è come una bestia rara...
L'unica ragazza Dark in una comunità dove la massima trasgressione è bere
alcolici sotto la maggior età, non può avere che vita difficile.
Non la conosco e non penso di volerla conoscere: è abbastanza taciturna, ma
quelle poche volte parla mi inquieta profondamente.
"Non dirmi
che hai paura di Nasty?" una ragazza fece capolino davanti a Alex.
Aveva capelli castano chiaro, acconciati in un caschetto con un frangia che le
arrivava quasi agli occhi, indossava un maglione verde scuro sformato le cui
maniche le arrivavano quasi alle punte della dita e una lunga gonna a pieghe.
"Oh, Hellen, ciao..." Alex sembrava sempre più imbarazzato.
Hellen Raimond è la figlia del pastore.
La frequentavo parecchio una volta, siamo praticamente cresciuti insieme, ma i
contatti si sono allentati da quanto ho cominciato a frequentare giri più
"in".
Non ha grossi difetti, eccetto quello di non farsi notare molto: è il classico
tipo che arriverà al giorno del diploma senza che nessuno si ricordi di lei.
Ama molto la musica classica, una volta andavo spesso a casa sua a studiare
ascoltando vecchi lp...
"Come stai
Alex?" sorrise la ragazza.
"Bene... scusa ma sono in ritardo.. tra poco inizia la lezione e..."
Il sorriso divenne malinconico "Si, capisco.. hai sempre così tanto da
fare... ma non so, magari una di queste sere potremmo vederci, io, tu, Pet e
Mary... come hai vecchi tempi."
"Si, certo, perché no... facciamo che ti chiamo io ok?" rispose Alex,
senza rendersi conto che quella era la stessa risposta che dava a Hellen ogni
volta che gli faceva quella proposta.
"Cosa ne dici di domenica? Noi andremo a fare un Picnic e se tu..."
le parole della ragazza vennero interrotte bruscamente quando un energumeno,
alto quasi due metri, con spalle larghe come un muro, pelato e con un folto
pizzetto, poggiò una mano sulla schiena di Alex spingendolo via.
"Hei Matters! Non fermarti a perdere tempo con gli sfigati, o qualcuno
penserà che li conosci?" esclamò il ragazzo.
Alex osservò con la coda dell'occhio Peter e Hellen allontanarsi.
"Big" Roy McDougall è Quaterback della squadra di
football... come il resto della squadra mi adora, perché passo a tutti loro la
soluzione dei compiti...
Mi spiace per Peter e Hellen, ma i miei amici ormai sono Roy, Thomas e gli
altri... loro sono il passato.. un passato in cui mi sentivo mediocre e non
accettato... adesso sono felice...
Anche se, guardandoli farsi sempre più piccoli alle mie spalle, provo un tuffo
al cuore.
Alex percorse gli
ultimi metri che lo separavano dall'aula in compagnia di Roy, che gli parlò dei
risultati degli ultimi allenamenti: argomento di cui Alex non capiva niente,
per questo si limito a fare qualche cenno con la testa ogni tanto.
Giunto in aula, si congedò da Roy e si andò a sedere al suo banco, sistemando i
libri e gli appunti.
"Ciao Alex, pronto per l'esame?" gli chiese una ragazza dai capelli
neri raccolti in una treccia, il suo volto era pallido ed aveva una rada
peluria sul labbro.
"Ciao Mary... si, un po'..." fece, mantenendo il tono distaccato già
mostrato con Peter ed Hellen.
"Mi spiace che negli ultimi tempi i tuoi si siano abbassati e..."
"Oh cielo, Magnum PI si è fatto la treccia, o a Redfield sono cresciuti
ancora di più i baffi?" la voce che la interruppe era quella di una
ragazza i cui capelli castani tinti con meches rosse ricadevano a boccoli sulle
proprie spalle, indossava un completo con camicietta e minigonna azzurra:
dietro a lei vi erano altre ragazze.
Mary si portò una mano sul labbro e si allontanò imbarazzata.
"Oh... forse sono stata cattiva... mi pento di quello che ho detto."
Rimase un attimo in silenzio e poi esplose con le sue tre amiche in una
gracchiante risata "Stavo scherzando, stavo scherzando..."
Si allontanò dando un colpettino sulla spalla di Alex con un dito "Mi
ringrazierai per averti liberato di quella rompiscatole passandomi le risposte
giuste..."
Alana Sky e le sua cricca (il nome di quelle tre non lo so e forse
non lo sa nessuno in tutta la scuola...).
E' la ragazza che più meriterebbe il titolo di miss popolarità: tutti i ragazzi
le vanno dietro, tutte le ragazze imitano il suo modo di vestire...
Lei spara a zero su tutti quelli che non le vanno a genio, bersagliandoli con
delle simpatiche battute...
Cioè, simpatiche per chi non è il suo bersaglio, altrimenti quello che sputa è
veleno puro...
"Adorabile
come al solito, vero?" fece una voce dal posto accanto a quello di Alex:
era un ragazzo con i capelli biondi acconciati grazie al gel in delle bizzarre
punte e teneva calati sul naso un paio di occhialini da sole con lenti rotonde,
aveva una bandana rosso accesso legata al collo "Beato chi se la
sposa..."
Alana si voltò dal fondo della classe, lanciando un'occhiataccia al ragazzo.
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa "Non sparare zuccherino! Sono
disarmato!"
Nathan Grant è la classica persona che non prende mai niente sul
serio, non è mai triste o abbattuto, è sempre allegro, pronto a scherzare o
fare battute, ma il tutto senza alcuna cattiveria... non l'ho mai visto
offendere qualcuno da quando siamo in classe insieme...
Le lezioni
iniziarono e rapidamente giunse l'ora dell'esame di scienze.
Il professore, un uomini piccolo e rotondo, con una manciata di capelli sulla
nuca, entrò nell'aula con un fascio di fogli sotto braccio.
"Posate i libri e tenete sul banco solo una penna. Sono quindici domande a
cui dovete risponde con massimo cinquanta parole. Avete quarantacinque minuti
per terminare il test." Parlava mentre lasciava un foglio su ogni banco.
Alex prese il suo senza alzare lo sguardo.
Nei primi anni di scuola io e il professor Stevenson eravamo in
buoni rapporti, talmente buoni che spesso lo chiamavo Arthur senza problemi...
Lo aiutavo anche fuori delle lezioni ed ero stato spesso a casa sua per parlare
degli argomenti che più affascinavano delle sue lezioni...
Con il passare del tempo, mi sono reso conto che nessuno dei ragazzi popolari
avevo un tipo di rapporto fraterno con i professori, escluso i ragazzi delle
squadre sportive con gli insegnanti di educazione fisica.
Così, parallelamente al mio calo scolastico, ho lasciato raffreddare i rapporti
con tutti gli insegnanti...
Alex lesse le
domande una per una.
Era tutto abbastanza facile: di dodici domande aveva già la risposta pronto,
sulle altre tre avrebbe dovuto pensarci un po'... per il resto si trattava solo
di esprimerle in maniera abbastanza povera da assestarsi con un voto sulla
sufficienza.
Stava pensando a quale fosse il modo migliore per sbagliare a scrivere
"clorofilla" quando sentì un colpo sulla nuca: qualcuno gli aveva
buttato una pallina di carta addosso.
Era un segnale di chiaro significato: i compagni dietro di lui non sapevano
neanche da dove cominciare.
Prese un foglietto di carta e vi scrisse quindici parole chiave, una per ogni
risposta, che avrebbero dovuto indirizzarli verso le soluzioni, lo lasciò
scivolare alle spalle, dove fu prontamente raccolto da Thomas.
Non era passato che qualche secondo, quando il foglietto gli venne rilanciato
sulla nuca appallottolato accompagnato da un sussurro "E chi ci capisce
niente! Le risposte! Scrivi le risposte!"
Alex si chinò a raccogliere il foglietto.
"Cosa abbiamo lì, Matters?" l'ombra del professor Stevenson sovrastò
Alex.
"Beh... ecco..." prima che Alex potesse trovare una scusa il
professore gli tolse dalle mani il foglietto e ne lesse il contenuto
accigliato.
"Ma bene... si alzi, Matters."
"Prof, veramente... non è come..."
"Ho detto si alzi... vada ad aspettarmi in biblioteca... la raggiungerò
appena i suoi compagni finiranno il compito..."
Alex si alzò, tenendo lo sguardo basso e con le mani ficcate in tasca, ed uscì
dall'aula
Grandioso...
Ho valutato per un attimo l'idea di dire come stavano le cose, ma sarebbe stato
prendersi a calci nei denti da solo...
Avrei perso la fiducia di Thomas e degli altri se avessi fatto la spia...
Peccato che il risultato sia che non farò l'esame di scienze e quindi a fine
trimestre rischierò di non passare l'anno...
E da quello che so, i ripetenti, non sono MAI popolari in questa scuola...
Giunse nella
biblioteca: era lì che nell'orario di lezione, gli studenti scontavano le
punizioni.
"Zia Becca?" chiese entrando, ma non c'era nessuno, la stanza era
vuota, vi erano libri sparsi da tutte le parti e pile di giornali abbandonati
sui tavoli.
Con passo mogio si avvicinò ad una sedia e si sedette.
Non erano passati che pochi minuti, quando la porta della biblioteca si aprì.
Entrò un ragazzo dai capelli di uno biondo chiarissimo, quasi bianco,
evidentemente tinti, come era chiaro dal contrasto con le sopracciglia
nerissime, indossava una maglietta bianca con le maniche strappate ed un paio
di Jeans stinti, aveva al collo un laccio ci cuoio e il tatuaggio di un teschio
sulla spalla nuda.
Come Nasty Lewonski, anche Todd Season è una bestia rara nel
nostro liceo, frequentato quasi esclusivamente da ragazzi di buona famiglia.
La sua reputazione è pessima, fuma, beve, fa un sacco di assenze, risponde a
tono ai professori, compie atti di vandalismo e quant'altro...
Springfield è una cittadina tranquilla, il tasso di criminalità è il minimo
nazionale.
L'unica macchia in questo quadro idilliaco sono due bande di teppisti, Diavoli
Neri e Cavalieri Rossi (ho sempre pensato che fossero dei fan del Trash per
essersi scelti questi nomi..)
E Todd era conosciuto in tutta la scuola come facente parte dei Diavoli neri.
Todd si sedette
su un tavolo, e fissò Alex.
La biblioteca fu immersa nel silenzio per qualche minuto.
"Che palle..." ruppe il silenzio Todd "La Sanders si è lamentata
perché fumavo durante la sua lezione... ha detto che dovrei essere più
educato... Ha fatto una faccia quando le ho detto dove poteva ficcarsela l'educazione....
E tu, perché sei qui? Sbaglio o sei uno dei preferiti dei prof..."
"Io non sono uno dei preferiti." Lo zittì Ale bruscamente, salvo poi
pentirsene appena vide lo sguardo torvo di Todd "Io... il prof... mi ha
trovato... con un foglietto... durante l'esame..."
Todd esplose in un fragorosa risata "Giusto questo può essere motivo di
punizione in una scuola come questa."
"Che vuoi dire?"
"Dico..." Todd saltò giù dal tavolo e si avvicinò ad Alex "Che
in una scuola come questa, dove è un modo di pensare a farla da padrone e il
corpo insegnante è ben contento così, perché ragazzi che si muovono come un
branco sono più facili da ammaestrare ed educare a bacchetta; in una scuola
come questa, dicevo, sarà frustrante non trovare nessuno da punire... Per
questo non trovano di meglio che sfogarsi con le piccolezze come la tua... o
prendendo un capro espiatorio come me."
"Tu? Capro espiatorio? In che senso?"
"Nel senso che sono diverso... Non sono come voi che accettate tutto
quello che pensano gli altri... Io penso quello che mi pare, sugli argomenti
che interessano... Ed è normale che uno che si comporta così venga visto
come..." l'occhio gli cadde su un giornale in cima ad un pila, lo sollevò
e mostro la prima pagina.
Era un vecchio giornale, risalente a qualche anno prima, l'articolo in prima
pagina parlava di un certo reverendo Striker "Ecco.. come un mutante, un
mutie, un outsider, un reietto della società... In fondo è cosi che funziona
questa scuola no? Chi non è in grado di piegarsi agli standard, deve rimanerne
ai margini..."
Nella foto della prima pagina del giornale spiccava, oltre al viso severo di
Striker, una donna che sollevava un cartello con scritto "i mutanti non
sono figli di Dio".
"Capisci cosa voglio dire?" gettò il giornale sul tavolo e si tornò a
sedere, l'espressione ironica che aveva avuto fino a quel momento, fu
sostituita da una più torva "No, penso di no... Non conviene capire ciò
che è l'antitesi del proprio modo di vivere..."
Todd si sbaglia... capisco cosa vuol dire... o meglio, lo capisco
in parte... semplicemente non sono d'accordo...
E' normale che per essere ben integrati all'interno di un gruppo, bisogna fare
dei compromessi, e chi non è disposto a fare quei compromessi si troverà in un
posizione disagiata perché non riuscirà ad inserirsi.
Ovviamente tengo tutto per me e non apro bocca: solo guardare il tatuaggio di
Todd mi spaventa.
Trascorsero la
successiva mezz'ora in silenzio: Alex sfogliando distrattamente i giornali e
Todd fumando accanto una finestra aperta.
Fino a quando la porta si aprì ed entrarono il prof Stevenson e una donna dai
capelli neri, acconciati in un taglio molto mascolino.
"Ciao Alex." Lo salutò la donna.
"Ciao, Zia Becca."
Rebecca Law, la bibliotecaria della scuola, è la sorella minore di
mia madre.
Ho passato buona parte della mia infanzia con lei, arrivando quasi a
considerarla come una sorellona maggiore.
"Ma cosa
combini Alex? Il prof Stevenson mi ha raccontato tutto..." il volto della
donna era accigliato, si voltò un attimo verso Todd e, puntandolo con un dito,
aggiunse "Non si fuma qui dentro, Season."
"Zia Becca, non è come sembra, io non..."
"Lo so che non è come sembra, Alex." Lo interruppe il professore
Stevenson "Non ci vuole un genio per capire che stavi passando le risposte
ai tuoi compagni. Ma non può andare avanti così, il tuo rendimento cala e gli
altri non studiano più perché sanno che possono contare su di te. Recupererai
l'esame di scienze domani pomeriggio. E spero che questi incidenti non si
ripetano, altrimenti chiederò di parlare con i tuoi genitori.. Ora puoi tornare
in classe Alex."
"Ti accompagno io..." disse Rebecca, e non appena furono fuori gli
storse l'orecchio con un dito "Ma si può sapere che ti salta in
mente?"
"Zia becca, mi fai male!" mormorò Alex.
"Dovrei darti una bella sculacciata, cosi magari rimetti la testa a posto!
Negli ultimi tempi non ti riconosco più Alex! Non ti vedo più in biblioteca e i
tuoi voti stanno calando! Che ti è presto?"
Alex scrollò la testa, liberandosi dalla presa "Uffa, zia! Posso essere
libero di vivere la mia vita? Non mi va di passare tutto il tempo sui libri,
punto! Adesso ho altro da fare e tu puoi anche fare a meno di
impicciarti!"
E così dicendo corse via.
Mi spiaccio subito delle cose che ho detto alla zia...
Non era quello che gli volevo dire, ma spiegare come stavano veramente i fatti,
il perché mi comporto in quel dato modo, mi faceva sentire... come dire...
viscido...
Il resto della giornata trascorre normalmente, con Thomas che mi chiede come è
andata con Stevenson e che mi dice che metà classe è disperata perché non
sapeva dove mettere mano in quel compito...
Finite le lezioni, con Thomas, Renee e Roy andiamo al King Hill, il bar accanto
alla scuola, passiamo il pomeriggio a chiacchierare ma non ricordo di cosa...
Torno a casa verso sera, studio un po' finché mamma non mi chiama per cena...
A tavola sopporto i racconti di Krissy sulle peripezie del criceto della sua
classe...
Finito di mangiare, torno a studiare un po' prima di mettermi a dormire...
Seduto davanti alla finestra aperta, il mio sguardo si perde nell'oscurità di
Springfield, attratto dalle luci delle case...
Casa di Thomas
Meredith.
Il ragazzo stava facendo l'amore sotto la doccia con la sua fidanzata Renee, lo
scroscio dell'acqua copre i sospiri di piacere di entrambi.
Casa di Bethany Fein.
La ragazza pedalava sulla sua ciclette, agitando la testa seguendo il ritmo
della canzone di Britney Spears che la radio stava passando.
Casa di Peter Cross.
Il video registratore sputò fuori la cassetta, Peter la prese, segnò con un pennarello
il titolo del film appena registrato e poi si accinse a sistemarla nell'armadio
dove teneva, in ordine alfabetico tutte le sue video cassette.
Casa Anastasia Lewonski.
In una stanza satura dei fumi dell'incenso, la ragazza era sprofondata in mezzo
ai dei grossi cuscini rossi, le cuffie sulle orecchie sparavano al massimo
volume un Cd di Marilyn Manson e il suo sguardo fissavo un punto indistinto del
soffitto.
Casa di Hellen Raimond.
Seduta sul suo letto, Hellen si fece il segno della croce, recitò le sue
preghiere e poi si mise a letto.
Casa di Roy McDougall.
In una stanza piena di attrezzi sportivi, il ragazzo aveva appena terminato
l'ultima serie di flessioni: ora osservava il proprio corpo perlato di sudore
riflesso in un largo specchio.
Casa di Mary Redfield.
Seduta accanto ad una culla, la ragazza studiava dal grosso libro che teneva
aperto sulle gambe, distraendosi ogni tanto solo per agitare un sonaglio
davanti al volto del neonato.
Angels Cove, locale di Springfield.
Alana Sky e le sue amiche, entrate grazie a dei documenti falsi, erano sedute
ad un tavolo a bere un aperitivo, la ragazza fece un commento sugli abiti di un
tipo che ci stava provando con loro e tutte scoppiarono in delle gracchianti
risate.
Sulla via per la casa di Nathan Grant.
Il ragazzo camminava a passi lenti verso la sua abitazione, alzò lo sguardo e
vide che una luce dietro la finestra era accesa; si fermò poggiandosi ad un
palo.
Casa di Arthur Stevenson.
Il professore stava terminando di correggere gli errori sui compiti con un
pennarello rosso, quando il suo gatto gli miagolò tra le gambe, l'uomo gli
diede qualcosa da mangiare e poi tornò al suo lavoro
Quartiere Nord di Springfield.
Fuori da un locale, Todd Stevenson beveva birra con altri tre ragazzi: svuotate
le bottiglie, le buttarono a terra e corsero via in sella a due moto.
Casa di Rebecca Law.
La donna era sdraiata sul divano, a piangere commossa per un film romantico che
trasmesso in televisione.
Le luci che brillano nel buio, mi sembrano voler dire quanto sia
viva questa città...
Ognuna di essa ha forse una storia da raccontare...
Il sonno mi assale e sprofondo nel mondo dei sogni non appena poggio la testa
al cuscino...
Sono sogni confusi, ricordi di un passato remoto misti a quelli del giorno
prima...
Io, Hellen, Peter e Mary usciamo insieme, camminiamo in mezzo a una strada, poi
mi separo da loro, quando vedo Thomas, dal marciapiede che mi chiama... lo
raggiungo, ma al posto di Thomas c'è Todd Reason, mi blocca e lo sento ripetere
un discorso che ho già sentito "sono diverso... Io penso quello che mi
pare.. è normale che uno che si comporta così venga visto come un outsider, un
reietto della società. un mutante, un
mutie."
Quando torno a guarda Thomas, il suo volto è diventato quello di Striker, mi
volto verso Hellen e vedo che verso di loro avanza il gruppetto di Alana, che
tiene sollevato un cartello con scritto "gli sfigati non sono figli di
dio!"
Mi sveglio d'improvviso... che stupido sogno, penso, rigirandomi tra le
coperte...
Guarda se mi devo sognare un tipo che ho visto solo oggi su un giornale per
colpa di uno stupido discorso di Todd...
Alex non riuscì a
riprendere sonno, aveva male alla testa e sentiva avvampare il volto.
Si alzò per andare a sciacquarsi la faccia in bagno.
L'unica cosa che devo fare è smetterla di pensare al passato, alle
amicizie che erano e che ho perduto... devo vivere serenamente la posizione che
ho raggiunto, cosciente del fatto che mi si prospetta un futuro radioso...
Alex accese la
luce del bagno e si guardò allo specchio.
Non riconobbe la persona che vide.
Dalla pelle del volto nello specchio, spuntavano fuori grosse scaglie di un
materiale argentato, due sulle guance e uno sulla fronte.
Ed altre piccole scaglie comparivano sulle sue mani.
Fu quando vide le mani riflesse nello specchio muoversi in sincronia con le
sue, che Alex capì di essere lui quello nello specchio.
D'improvviso, il futuro radioso si è fatto bruscamente lontano...
Continua...
-Nuovi
mutanti-
comincia con questo numero la serie mutante più atipica che abbiate mai visto.
In questo primo racconto ho presentato tutti i personaggi della serie regolare
di Muties, forse un po' pesante da mandare giù, visto la totale mancanza di
scene di azione, ma vi assicuro che andando avanti sarà peggio... In muties non
ci saranno combattimenti e avventura, l'approccio sarà molto "soap"
quasi un "e se Dawson Creek fosse stato ambientato nell'universo
marvel?" (scherzo) (forse). In fine dei conti la serie si pone come un inedito
modo di vedere il mondo mutante: cosa succede quando un ragazzo che conduce una
vita normale, in un piccolo paesino, scopre di essere un mutante? Lo scoprirete
nei prossimi numeri, dove assistere alla reazione di Alex al sua scoperta.
Due parole sul titolo, che ha il suo significato, ma ne parleremo più avanti,
per ora vi dico che inizialmente ero indeciso tra questo e "New
Mutants"... alla fine, tramite il suggerimento dei MITs, ha prevalso
questo.
Permettetemi di aggiungere inoltre una nota di continuità: Muties è, si,
ambientato nell'universo MarvelIT, ma, per motivi che vi saranno chiari più
avanti, non è in sincronia con le altre testate. In altre parole, vi è uno
sfasamento temporale di circa due anni narrativi con le altre serie, in futuro
saprò essere più preciso.