X-Men: Infinity
di
Tobia e Sergio Gambitt20
Il tramonto inizia a pervadere le immense distese desertiche dell'Australia. In un piccola cittadina apparentemente disabitata, un gruppo di persone al di fuori del normale ha stabilito la propria dimora. Una di questa, Nathan Christopher Charles Summers, noto anche come Cable in quest'epoca, è impegnato nel sistemare una quantità indescrivibile di armi in un bagaglio incredibilmente piccolo. Mentre compie queste operazioni, aiutato dal suo potere telecinetico, entrano nel suo alloggio due persone.
"Te ne
vai, Nathan?"
È una donna alta, nera, dalla capigliatura bianca come l'avorio ad aver parlato.
"Ororo. No, non ho intenzione di lasciare il gruppo… Ho semplicemente bisogno di chiudere gli ultimi ponti con il mio passato. Lo scontro con Magneto ed il dialogo che ho avuto con Xavier[I] mi hanno fatto capire alcune cose. Il futuro da cui provengo non esiste più, per fortuna. Ma ciò non toglie che, mentre gli X-Men di Xavier lottano per l'integrazione dei mutanti nella società, qualcuno deve tenere gli occhi aperti ed intervenire per tempo contro le minacce al sogno di Xavier usando tutti i mezzi possibili."
"E questo qualcuno saresti tu, mein freund?" La frase esce da una figura ingobbita, dall'aspetto demoniaco e ricoperta da un pelo blu.
"Non lo so, Nightcrawler. So solo che c'è una minaccia in questo momento che solo io posso fermare."
"Non era così anche per Apocalisse?"
"Non è la stessa cosa, te lo assicuro. Stavolta è molto più personale!"
Havok e Rogue sono sdraiati al sole su un masso che si staglia nel deserto circostante la base degli X-Men.
"Allora, Alex, come ti senti ad essere tornato qui?"
"Non so, è una strana sensazione… Sono cambiate tante cose da allora…"
"Già, ma certe cose non cambiano mai!" Mentre Rogue pronuncia questa frase, un sasso si frantuma tra le sue dita.
"Ti riferisci ai tuoi poteri, Rogue? Mi dicevano che riuscivi a controllarli…"
"Credevo di si, almeno da quando il Re delle Ombre mi ha posseduto[II], mi ha fatto capire che la mia impossibilità a toccare la gente deriva da dei blocchi psicologici inconsci…"
"E invece?"
"Beh, se è così sono così radicati che non riesco ad oltrepassarli, l'hai notato anche tu a Genosha[III]!"
*Havok, Rogue, venite subito in sala comunicazioni!*
"Wow! Dolcezza, a quanto pare Cable inizia a recitare il ruolo dei Professor X!"
"Dovrò chiarire un paio di cose con il mio caro 'nipotino'…"
Nella sala comunicazioni della base degli X-Men sono presenti solo cinque persone: Cable, Tempesta Nightcrawler, Rogue e Havok. È proprio Alex Summers il primo ad aprire bocca:
"Scusate, ma dove diavolo sono gli altri?"
"Arcangelo e Psylocke si sono presi una piccola vacanza[IV], mentre Gambit ha detto che doveva sbrigare degli 'affari personali'." Gli risponde Cable.
"Siamo rimasti solo noi, allora, dolcezza?"
"Il punto è questo: io mi assenterò per un piccolo periodo[V]…"
"Ed io andrò con lui!". Cable si gira verso Tempesta.
"Ororo, ti ho detto che è una faccenda personale!"
"Ti conosco, Nathan. Sei smarrito, non sai qual è la strada giusta da seguire in questo momento. Ma sei un X-Man, ormai, e questo dovrebbe bastarti per sapere che è in momenti come questi che puoi contare su di noi."
"… Ok, hai ragione."
Havok si alza in piedi un po' imbarazzato.
"Ehm, forse non è il momento più adatto, ma pure io volevo prendermi una piccola pausa. Ho saputo che mio padre ed il suo equipaggio sono precipitati in Inghilterra. Dovrei averli finalmente localizzati e[VI]…"
"Non c'è problema mein freund! A questo punto direi che potremmo anche chiudere temporaneamente questa base, dal momento che Kitty mi aveva chiesto se andavo a trovarla in Africa…"
"In Africa, Kurt? Come mai è lì?"
"Lei, Colosso e Forge hanno accompagnato una classe di skrull mutanti al villaggio dei Morlock in Kenya… Per aiutare i Morlock nella ricostruzione e per insegnare agli skrull ad utilizzare i loro poteri in maniera costruttiva…"
"C'è anche Forge con loro?"
"Ya, perché?"
"Una volta mi ha quasi tolto i poteri[VII]… Forse questa volta può dirmi cos'hanno che non va…"
Il Sole allo zenit picchia forte sull’arido suolo del Kenya. Sotto i suoi raggi, un’insolita scolaresca composta di ragazzini dalla carnagione verde e dotati di tre menti stanno scorrazzando per le vaste e spoglie pianure che quella terra offre. A controllarli dall’alto di una collina, un uomo dalla carnagione rossa e con i capelli raccolti in una coda e una ragazza dai capelli ondulati e con un draghetto viola accucciato tra le gambe, che stanno conversando tranquillamente.
“Credi che sia stata una
buona idea portarli qui, Forge? Voglio dire, questo non è nemmeno il loro
mondo, non so quanto può essere giusto fare crescere un gruppo di Skrull, anche
se mutanti, in un ambiente che non li accetterà mai per quello che sono.
Dovranno passare la vita a nascondersi.”
“Non è lo stesso per i
mutanti, Kitty? Molti di noi hanno scelto di tirarsi fuori dalla società nel
momento in cui questa ha cominciato a non accettarli più, ma ciò non significa
che smetteremo di sorvegliarla dall’angolino che ci siamo costruiti. Abbiamo un
grande potenziale, come quello degli Skrull mutanti. Non possiamo sprecarlo.”
“Non hai capito cosa
intendevo dire. Sono una mutante, sono ebrea, e sono orgogliosa di essere
entrambe le cose. Per questo non lo nascondo. E non lo fanno nemmeno gli X Men,
o almeno quelli che sono rimasti all’Istituto Xavier. Sono un gruppo mutante e
si stanno facendo approvare dai media come tale. Ottimo. Grandioso. Ma che
diritto abbiamo noi di far crescere degli alieni -degli alieni!- in un ambiente che è già ostile con molti di quelli che
gli appartengono, figuriamoci con dei totali estranei?! Stiamo insegnando loro
addirittura come camuffarsi per non farsi riconoscere! E sono solo dei
ragazzini!!”
“Come eri tu quando sei
entrata negli X Men, Kitty”
La ragazza tace per qualche
secondo, poi, distogliendo lo sguardo da Forge, bofonchia:
“Touchè…”
“Cosa fai da sola con
quell’uomo, Katya!” dice una voce dietro di lei “Sono geloso!!”
Kitty Pride si volta per
fronteggiare il viso noto che ha appena parlato. Un viso fatto di bande
metalliche, come il resto del corpo.
“Questi scherzi non sono divertenti, Kimmy!”
Il colosso umano che si
trovava davanti a Kitty rimpicciolisce immediatamente fino a raggiungere le più
minute forme di una piccola Skrull dagli occhi scintillanti.
“Scusa, KittyPride…” dice
lei in lingua Skrull con una vocina dispiaciuta, poi la sua espressione si
trasforma immediatamente in un sorrisone, e la piccola aggiunge “Come hai fatto
a capire che non ero PeterColossoRasputin?”
Kitty sorride, poi
accarezzando la guancia della piccola Skrull risponde nella sua lingua:
“Perché lui è ancora
impegnato a scaricare cibo e medicinali dall’aeronave Skrull, e il tuo accento
russo è pessimo.” e inoltre il vero Piotr non mi direbbe mai una cosa del
genere, pensa. Non più, almeno. Nonostante quel che pensano gli altri su di
loro i tempi sono cambiati parecchio da quando flirtava con lui negli X Men. E
a dirla tutta, un po’ le dispiace. Ma tutto questo Kitty non vuole darlo
nemmeno a vedere, per questo si affretta subito ad aggiungere “Allora, dimmi,
ti è piaciuta la visita ai Morlock?”
“I Morlock sono strani!”
esclama la bimba in un eccesso di entusiasmo, poi il suo volto di colpo si
rabbuia “Anche noi siamo strani. Faremo la loro stessa fine? Verremo portati anche
noi qui a coltivare la terra perché siamo diversi dagli altri?”
“Ascolta, Kimmy,” risponde Kitty abbassandosi fino a guardarla negli occhi “i Morlock non sono finiti qui per il loro aspetto fisico, ma per le brutte azioni che hanno fatto in passato. Non importa di che colore, forma o razza sei, ma che qui dentro” e la mano di Kitty va a poggiarsi sul petto della Skrull “ci sia sempre una persona che rispetta sé stessa e gli altri, e che aspetta di aver conosciuto bene il prossimo prima di giudicarlo. E’ quello che hai dentro, che conta, non come sei fuori.”
“Ma se alla gente non
importa come siamo fuori, perché non ci fate mai uscire dalla ScuolaXavier?”
Kitty Pride, presa alla
sprovvista, non sa che rispondere. Semplicemente alza la testa verso Forge,
lanciandogli un’occhiata a metà tra il dispiaciuto e l’accusatorio. Forge,
nonostante abbia compreso tutto il discorso, non dice niente.
Nel frattempo, vicino
l’astronave aliena con cui i tre X Men hanno portato i giovani Skrull mutanti
in un’escursione in Kenya, Colosso, nella sua forma metallica, sta scaricando
sul terreno pesanti pacchi ai lati dei quali c’è l’effige di una croce rossa.
Accanto a lui, lo Skrull mutante chiamato Fiz ha raggiunto le dimensioni di un
baobab per aiutarlo.
“Sole caldo oggi, eh?” dice
Fiz in un inglese un po’ impreciso. Del resto, lui e gli altri si trovano alla
scuola Xavier solo da poche settimane.
“Da, amico mio!” risponde Colosso asciugandosi la fronte con un
fazzoletto “Ma forse sono i pensieri che hai in mente su Xandu che lo rendono
più caldo…”
Lo Skrull si blocca con una
cassa in mano.
“Tu… Come sai?”
“Sono un artista, riesco a
vedere nelle persone che ho accanto quello che gli altri, e talvolta anche loro
stessi, non riescono a vedere. E poi è da tutto il giorno che le corri dietro
come un cagnolino”
Il verde della pelle di Fiz
si fa più intenso sulle sue guance, mentre lui risponde imbarazzato:
“Io… Lei così bella…”
“Allora afferrala. Parlale
dei tuoi sentimenti prima che ti sfugga tra le dita. Fidati, non hai mai molto
tempo in questo genere di cose” e il suo sguardo si perde un po’ malinconico in
direzione della collina sulla quale intravede Kitty Pride, Lockheed e Forge.
Quindi, abbassando lo sguardo, aggiunge “Io lo so…”
“PeterColossoRasputin…?”
“Da, Fiz?”
“Su, in alto”
Colosso alza lo sguardo
verso il cielo, e mettendo una mano sulla fronte come copertura per l’intenso
Sole, vede la stessa cosa che ha fatto preoccupare il giovane Skrull. Il cielo
è pieno di puntini, che man mano che passano i secondi si ingrandiscono sempre
più fino ad assumere la forma di familiari navicelle aliene.
“Katya!” grida Colosso
sbracciandosi in direzione della collina “Katya! Forge!!”
Il secondo sente l’urlo del
russo e si volta nella sua direzione, per vederlo indicare forsennatamente il
cielo. Quindi anche lui alza lo sguardo e le vede, fisse in cielo come grosse
stelle scure. Ed è in quel momento che le astronavi aprono il fuoco.
“Ma cosa…?!” esclama Kitty
assumendo istintivamente la sua forma intangibile per evitare il raggio diretto
a lei, che però attraversandola colpisce Kimmy. La piccola mutante sviene
immediatamente.
“Raduna tutti, io penso a
fermarli!” grida Forge mentre monta un fucile iper-tecnologico con pezzi
staccati repentinamente dalla gamba metallica.
“Ragazzi!” urla Kitty in
lingua Skrull “Venite tutti da questa parte!!”
I giovani alieni cominciano
a muoversi sotto i raggi delle astronavi, ma molti di essi vengono colpiti e
tramortiti. Forge apre il fuoco contro le navi aliene, ma il suo piccolo fucile
non può danneggiare degli scafi costruiti per sopportare viaggi
nell’iperspazio. Con un giro di manopola Forge regola la potenza del suo fucile
al massimo, ad un livello che potrebbe anche far esplodere la nave madre a
mezz’aria, ma questa e più veloce e lancia un raggio dalla potenza devastante
verso la collina in cui si trova. Immediatamente prima di essere colpito, Forge
si lancia su Kitty e la Skrull, ed i tre rotolano giù mentre dietro di loro il
picco viene distrutto da una gigantesca esplosione. Kitty Pride atterra battendo
la testa sul terreno, ma grazie allo stato di semi intangibilità in cui si
trovava non riporta danni più gravi di uno svenimento. Poco prima di perdere i
sensi, però, riesce a voltarsi verso Lokheed e a dire: “Proteggi… gli Skrull…”
quindi crolla.
Questo era mortale, pensa
Forge allo stremo delle forze, ed era diretto a noi, mentre i raggi con cui
stanno colpendo gli Skrull servono solo a tramortirli. E’ evidente che sono qui
per catturarli, e che noi siamo un ostacolo da poter eliminare senza pensarci
due volte. Ma perché? E chi è che potrebbe volere gli Skrull mutanti?
Subito prima di svenire
Forge fa in tempo a puntare la mano metallica verso la nave che lo ha appena
colpito. Meccanismi all’interno della mano si sbloccano, aprendola e scoprendo
una specie di fionda situata al suo interno, che sfrutta la forza di un
cuscinetto magnetico per lanciare a tutta velocità un aggeggio verso la parete
della navicella, a cui si attacca saldamente.
Il tracciante è in
posizione, pensa Forge, ora possiamo seguirli ovunque vadano.
Quindi sviene.
Poco più in là si sta
svolgendo un’altra lotta. Colosso e Fiz, fianco a fianco, stanno cercando di
evitare i raggi tramortenti delle astronavi, mentre pensano ad un modo per
colpirle dal basso. E’ il primo a tirar fuori un grosso masso dal terreno e a
gettarlo sulla prima navicella che gli capita a tiro. Purtroppo questa emette
un raggio che riduce il masso in grossi frantumi, che volano su Piotr
seppellendolo vivo.
“Peter…!” grida Fiz
distratto dalla sorte dell’amico. Di questo ne approfitta una navicella che
emette un raggio nella sua direzione. Prima che lo raggiunga però tra lui e il
raggio arriva una ragazza Skrull, che gli urla nella sua lingua:
“Portalo in salvo! Io
aumenterò la densità fino a bloccare il…” il raggio la prende in pieno e,
nonostante la densità dell’aliena fosse aumentata notevolmente, riesce comunque
a tramortirla.
“Xandu!” grida Fiz,
andandole incontro, ma nel farlo viene colpito di striscio da un altro raggio.
Cade per terra, e lì resta semisvenuto per qualche decina di minuti, finché le
sue orecchie percepiscono una nave atterrare accanto a lui e dei passi di gente
che si avvicina. Quando sono sopra di lui, scopre finalmente l’identità di chi
li ha attaccati. E, purtroppo, non ne è sorpreso.
“Ancora voi…” sussurra con
le ultime forze “Lasciateci in pace… siamo liberi ora…”
Uno degli aggressori, il
primo, si abbassa su di lui e gli dice:
“Ci servite, mutanti.” poi
si volta verso i suoi uomini ed aggiunge: “Prendeteli entrambi, sia lui che la
femmina”
Quindi il calcio di un
fucile colpisce Fiz sulla testa, facendolo sprofondare nell’oblio.
Nello stesso tempo, non
vista, un’ombra scivola dentro la navicella degli aggressori.
In un non luogo.
Quattro figure stanno
galleggiando in un vuoto costellato di immagini fuggevoli ed indistinte.
Nessuna di loro sembra essere cosciente. Sicuramente non il teleporta
interdimensionale, il cui sforzo per il salto assieme a tre passeggeri
riluttanti e in direzione di una non precisata destinazione ha definitivamente
prosciugato le sue già esigue energie. E nemmeno il mostro grigio che emana
naturalmente un virus psichico letale per qualsiasi uomo, il cui conflitto
interiore tra ciò che era e ciò che l’essere chiamato Apocalisse lo ha reso,
sommato allo stress del teletrasporto, è stato abbastanza per far sprofondare
la sua ingenua mente in un coma autoindotto. Discorso a parte merita il terzo
viaggiatore, i cui poteri di assorbimento delle energie altrui si sono
innescati immediatamente al momento del salto, sincronizzandosi con quelle del
teleporta, con cui adesso sta condividendo non solo lo stress del salto, ma
anche le fugaci apparizioni di diverse realtà bombardate nella sua mente.
L’ultima è, per quanto possibile, la più lucida. Sebbene infatti si trovi in
uno stato di semi incoscienza, la sua fisiologia aliena unita agli innesti di
Apocalisse le permettono meglio degli altri di sopportare l’ininterrotto
passaggio da un continuum all’altro, di cui riesce talvolta anche a comprendere
alcuni frammenti. Come il volto dell’uomo di colore con la M tatuata
sull’occhio, che spicca a fasi alterne tra le altre immagini a causa del suo
essere contenitore di energie cronali accumulate durante numerosi viaggi nel
tempo. E, oltre a questo, l’uomo è anche l’unico per cui Deathbird ha sentito
di provare un sentimento profondo, l’unico che avrebbe potuto scegliere come
compagno per la vita. E’ per questo che, mentre galleggia senza meta nei
meandri dello spazio/tempo, i suoi pensieri sono rivolti a lui.
Ed è allora che succede.
Qualcosa nel cervello della Shi’Ar si sblocca, qualcosa che possiede sin dalla
nascita e che la accomuna alla sorella. Solo che, mentre in Lilandra il dono è
stato coltivato ed esercitato fin dall’infanzia, nell’aliena ribattezzata
Deathbird è rimasto latente come una larva intrappolata nell’uovo. Per uscire
solo ora, dopo anni e anni di attesa, allo scoperto.
I pensieri di
Deathbird diventano messaggi, lanciati a tutta velocità nel flusso
interdimensionale e diretti ad un’unica persona. Una volta trovatala nel più
vicino continuum, il suo inconscio modella il messaggio fino a renderlo un amo
psichico, che aggancia disperatamente l’uomo sfruttandolo come punto di
riferimento all’interno del nulla interdimensionale. Quindi è il momento di
tirare la lenza. La telepatia di Deathbird, sempre a livello inconsapevole, si
lega agli altri tre viaggiatori, ed i quattro divengono uno. Mikail Rasputin
mette in comune il suo potere innato di orientarsi tra le varie dimensioni, e
si allinea lungo quella dell’uomo agganciato da Deathbird. Ahab comincia ad
assorbire inconsapevolmente anche la telepatia dell’aliena, fungendo da
collante per gli altri. Calibano riceve sulla propria psiche, molto più potente
e complessa di quanto Apocalisse l’abbia resa, tutto lo stress dell’azione.
Deathbird infine verifica una sola volta la robustezza del filo psichico che
l’ha legata all’uomo chiamato Alfiere.
Quindi tira con forza, e i
quattro scompaiono.
Sopra l'Oceano Indiano,
Rogue sta volando con Nightcrawler appollaiato sulla schiena.
"Tutto a posto
Kurt?"
"Beh, madre natura mi ha fornito di una pelliccia che torna molto comoda
in questi casi!"
"A proposito di madri,
per caso hai idea di dove sia finita Mystica ultimamente[VIII]?"
"No, dopo quello
scontro con Sole Ardente[IX]
è scomparsa dalla circolazione. Perché?"
"Se il blocco che ho
risale alla mia infanzia, l'unica persona che può fornirmi qualche informazione
è Raven!"
"Uhmm, ora che mi ci
fai pensare, durante lo scontro con il Re delle Ombre ho fatto uno stranissimo
sogno riguardo a mia madre."
"Forse è il caso che la
cerchiamo per farci dare qualche risposta, eh, 'fratellastro'?"
"Non saprei da dove… Mein
Gott!!!"
Gli occhi di Kurt Wagner si
spalancano nel vedere lo spettacolo che gli si para davanti. La savana africana
appare ai loro occhi devastata, piena di buche fumanti e dalla sterpaglia bruciata qua e là.
“Ma cosa…?!” fa per dire,
quando anche Rogue si accorge della devastazione sottostante.
“Tieniti forte,
elfetto, andiamo a scoprirlo.” e con una planata veloce raggiunge il suolo, proprio
sulla sommità di quella che un tempo doveva essere una tranquilla collina, ma
che ora ha sulla sommità un cratere bruciacchiato. Sotto di essa, due corpi
giacciono inerti.
“Katzchen!” grida
Kurt, e un secondo dopo si è teleportato accanto a Kitty Pride e a Forge
“Kitty, rispondi, stai bene?!”
“Io…mmmm….” comincia a dire
la ragazza alzandosi lentamente “…credo di… non avere nulla di rotto… Pensa a
Forge…”
“Sta bene,
dolcezza” le risponde Rogue aiutando l’altro mutante ad alzarsi. Nello stesso
tempo, a qualche decina di metri da loro, il terreno comincia a tremare. Prima
che tutti possano reagire si è alzato di un paio di metri, con conseguente
lancio di sassi e ciottoli nelle vicinanze. Sotto la sabbia, il volto amico di
Colosso.
“Chi erano?” è la prima cosa
che dice.
“Alieni,
sicuramente…” gli risponde Forge massaggiandosi le tempie con una mano “Ma non
ho avuto il tempo di riconoscerne la razza. Sono riuscito a piazzare un
segnalatore però, ma dobbiamo sbrigarci se vogliamo seguirlo. Non è progettato per
distanze spaziali.”
“Vuoi dire che
dobbiamo partire subito per le stelle, mein freund?” chiede Kurt.
“Sì,
Nightcrawler,” è la risposta di Forge “e se è come sospetto, hanno lasciato
anche la nostra navicella Skrull intatta” e si avvicina ad essa per saggiarne
la compattezza. Come aveva previsto, non è stata danneggiata dal fuoco nemico
“Avevano una fretta indiavolata,” aggiunge Forge “la loro azione di rapimento è
stata rapida e pulita. E’ per questo che non si sono fermati a finire noi o la
nostra nave.”
“Hai già un’idea di chi
possa essere stato, tovarisch?” chiede Colosso.
“Ho qualche sospetto, ma
niente di certo. Ora tutti a bordo, o perderemo il segnale.”
I cinque mutanti entrano
dentro la nave Skrull, che, sotto il comando di Forge, decolla. In pochi
secondi ha raggiunto la stratosfera. Forge inserisce il pilota automatico
basandosi sulla frequenza del suo segnalatore, quindi ognuno si slaccia le
cinture di sicurezza e si alza.
“Ho qualcosa per te.” dice
immediatamente Kitty a Rogue “Vieni.” e le due raggiungono la stiva, dove la
prima si avvicina ad una cassa di cartone e la apre senza fare troppe
cerimonie. Rogue spalanca gli occhi. Dentro di essa, infatti, sono ammucchiati
svariati costumi che gli X Men hanno usato nella loro vita.
“Sei piena di sorprese,
Kitty, dove li hai trovati?” chiede la bella sudista abbassandosi e prendendo
tra le mani un familiare costume fucsia.
“Erano dentro un piccolo
ripostiglio all’Istituto Xavier. Visto che vi siete trasferiti ho pensato che
vi avrebbe fatto piacere riavere indietro i vostri vecchi costumi. Anche per
dimostrare che non sono l’unica piuttosto volubile in fatto di tute da
battaglia…” e sul suo volto si allarga un sorriso solare.
Rogue ridacchia, poi guarda
di nuovo il costume Shi’Ar che tiene fra le mani. E’ una fortuna averlo trovato
qui, e non solo perché la tecnologia aliena con cui è fatto è un’ottima
protezione per i viaggi spaziali. Se il suo potere è tornato incontrollabile,
infatti, deve coprirsi il più possibile per evitare di danneggiare seriamente
sia i nemici che gli amici.
Seppure un po’ a malincuore,
Rogue risponde al sorriso di Kitty.
Intanto, in cabina.
Forge sta
indossando una particolare tuta metallica. E’ bianca, e lo riveste
anatomicamente in tutto il corpo lasciando uscire fuori solo la treccia da
indiano dei suoi capelli. Sulle scapole ha due spalline appuntite, mentre il
viso è coperto da una maschera anch’essa appuntita e completamente coperta
eccettuati i buchi per gli occhi e per il naso.
“Impressionante, tovarisch,”
dice Colosso “da quanto ci nascondevi una tale meraviglia?”
“E’ un progetto ancora in
fase di collaudo, Piotr.” risponde Forge con un’inflessione vagamente metallica
nella voce “Credo che il momento della verifica sia giunto prima di quanto mi
aspettassi.”
“Sai già in
quanto tempo arriveremo?” chiede Nightcrawler guardando lo spazio fuori dalla
nave. Forge preme un pulsante sul petto, e la protezione sull’addome si apre
rivelando una piccola tastiera con tanto di schermo olografico. Premendo alcuni
pulsanti, sullo schermo compare una mappa stellare con due punti segnati in
rosso, dei quali uno è fermo e l’altro gli si sta avvicinando.
“Si sono fermati a poca
distanza da qui. Su Plutone, sembra. Non impiegheremo molto a raggiungerli.”
risponde Forge indicando i due puntini luminosi, e poi, rivolto a Kurt “Posso
chiederti cos’ha Rogue? Sembrava voler mantenere le distanze prima, quando mi
ha aiutato ad alzarmi. Non aveva riacquistato il controllo sui suoi poteri?”
“Aveva,
mein freund. A quanto pare ha scoperto di
averlo perso nuovamente. E’ venuta con me proprio per parlarti.”
“Al momento non saprei che…
whoa!”
Colosso e Nightcrawler
spalancano la bocca come Forge nel vedere Rogue avanzare, i capelli raccolti in
una coda e l’attillata tuta fucsia datale dagli Shi’Ar indosso.
“Bello sapere che una dama
del Sud riesce ancora a fare colpo sui suoi uomini…” commenta lei, mentre
un’altra figura si muove alle sue spalle. Forge è il primo a scorgerla, e
subito esclama uno sbalordito:
“Ororo…?!”
“Quasi,
cheyenne.” Kitty Pride avanza, con indosso il costume nero di Tempesta con una
striscia gialla sul petto dalle sembianze di un fulmineX.
Anche i suoi capelli sono raccolti in una coda, che scende liscia lungo le sue
spalle, mentre sulla fronte spicca un ciondolo raffigurante una croce di David
“Allora, come sto?”
“Bene!”
esclamano all’unisono i tre uomini, quando il portatile sull’addome di Forge
comincia a risuonare di un forte BIP.
“Stiamo
raggiungendo il luogo in cui si sono fermati.” dice Forge avvicinandosi alla
plancia dei comandi e seguito dagli altri. Oltre il vetro anteriore
dell’astronave adesso si intravede il pianeta di Plutone, totalmente spoglio e
coperto dai ghiacci siderali, tranne per delle piccole installazioni
ultramoderne concentrate in un’unica zona. Ma non è certamente questo a
togliere il fiato a tutti i presenti. Sopra il centro alieno, infatti, si sta
combattendo una guerra all’ultimo sangue tra due diverse tipologie di
astronavi. Le prime sembrano di foggia Skrull, mentre le altre sono nere come
la notte e piene di luci. Sopra la battaglia, poi, una gigantesca astronave
anch’essa nera si sta abbassando minacciosa verso la colonia.
“Ma quella è…!”
fa per dire Rogue, quando un portello della grossa nave si apre nella loro
direzione ed un secondo dopo un proiettore laser spara un raggio concussivo
verso lo scafo dell’astronave Skrull con la quale i cinque mutanti sono
arrivati.
Coperta dal silenzio del
vuoto cosmico, l’esplosione della navicella appare solo come un intenso scoppio
di luce…
[I] Scorso episodio
[II] GIXM MarvelIT 4
[III] Sempre scorso episodio
[IV] Molto movimentata, come potere leggere nei primi numeri di ARCANGELO!
[V] Ritroverete Gambit, Tempesta e Cable su GAMBIT 7
[VI] Leggerete dell'incontro tra Havok e suo padre su PREDONI STELLARI 1
[VII] GIXM Star Comics 11
[VIII] Voi sì, se avete letto i primi numeri di LETHAL HONEY e di NATURAL BORN MUTANTS!
[IX] GIXM Marvel Italia 120
X quello di Jim Lee, per intenderci.
Note degli autori:
Sergio: e, dopo un episodio di ‘prova’, eccomi giunto alle redini della serie in
cui resterò per altri tre numeri. Vi dico già da ora di aspettarvi una saga
spaziale in grande stile, piena di colpi di scena e di ritorni inaspettati, con
i quali spero di mantenervi sempre sul filo del rasoio. Del resto l’unica
differenza sostanziale dagli X Men di Tobia sarà la trama, visto che
stilisticamente (e molto –forse troppo- spesso anche dal punto di vista
narrativo) le nostre due menti quasi coincidono (la cosa è quasi inquietante a
volte…). Se non ci credete, vi sfido a distinguere quali pezzi sono stati
scritti da me e quali da Tobia, sarà più difficile di quanto crediate.
Tobia: ok, forse vi chiederete come mai questa storia sia finita in
questa serie e non in una miniserie autonoma, giusto? Beh, in origine doveva
essere una mini, ma poi il fatto che era contemporanea all'assenza di alcuni
elementi della squadra (impegnati in altre serie) e che introduceva alcuni
cambiamenti essenziali per il team australiano ci ha fatto cambiare idea… E
poi, non potrei definirmi l'erede di Claremont se non inserisco una bella saga
spaziale per i miei X-Men, no? Dal momento che Sergio aveva una bella idea da
un anno o quasi, che necessitava solo di qualche "limatura", abbiamo
unito le forze ed ecco X-Men: Infinity! Vedrete nei prossimi numeri come, nella
miglior tradizione degli X-Men, lo spazio aperto sarà lo scenario ideale per
avvenimenti epocali!
Nel prossimo numero: il nuovo team di X Men è preso nel mezzo di una lotta tra due razze aliene che conoscono molto bene, mentre altri cinque famosissimi personaggi entrano in gioco.