#8

 

X-Men: Infinity 

 DEEP SPACE X

di Tobia e Sergio Gambitt20

 

 

Il tramonto inizia a pervadere le immense distese desertiche dell'Australia. In un piccola cittadina apparentemente disabitata, un gruppo di persone al di fuori del normale ha stabilito la propria dimora. Una di questa, Nathan Christopher Charles Summers, noto anche come Cable in quest'epoca, è impegnato nel sistemare una quantità indescrivibile di armi in un bagaglio incredibilmente piccolo. Mentre compie queste operazioni, aiutato dal suo potere telecinetico, entrano nel suo alloggio due persone.

"Te ne vai, Nathan?"

È una donna alta, nera, dalla capigliatura bianca come l'avorio ad aver parlato.

"Ororo. No, non ho intenzione di lasciare il gruppo… Ho semplicemente bisogno di chiudere gli ultimi ponti con il mio passato. Lo scontro con Magneto ed il dialogo che ho avuto con Xavier[I] mi hanno fatto capire alcune cose. Il futuro da cui provengo non esiste più, per fortuna. Ma ciò non toglie che, mentre gli X-Men di Xavier lottano per l'integrazione dei mutanti nella società, qualcuno deve tenere gli occhi aperti ed intervenire per tempo contro le minacce al sogno di Xavier usando tutti i mezzi possibili."

"E questo qualcuno saresti tu, mein freund?" La frase esce da una figura ingobbita, dall'aspetto demoniaco e ricoperta da un pelo blu.

"Non lo so, Nightcrawler. So solo che c'è una minaccia in questo momento che solo io posso fermare."

"Non era così anche per Apocalisse?"

"Non è la stessa cosa, te lo assicuro. Stavolta è molto più personale!"

 

Havok e Rogue sono sdraiati al sole su un masso che si staglia nel deserto circostante la base degli X-Men.

"Allora, Alex, come ti senti ad essere tornato qui?"

"Non so, è una strana sensazione… Sono cambiate tante cose da allora…"

"Già, ma certe cose non cambiano mai!" Mentre Rogue pronuncia questa frase, un sasso si frantuma tra le sue dita.

"Ti riferisci ai tuoi poteri, Rogue? Mi dicevano che riuscivi a controllarli…"

"Credevo di si, almeno da quando il Re delle Ombre mi ha posseduto[II], mi ha fatto capire che la mia impossibilità a toccare la gente deriva da dei blocchi psicologici inconsci…"

"E invece?"

"Beh, se è così sono così radicati che non riesco ad oltrepassarli, l'hai notato anche tu a Genosha[III]!"

*Havok, Rogue, venite subito in sala comunicazioni!*

"Wow! Dolcezza, a quanto pare Cable inizia a recitare il ruolo dei Professor X!"

"Dovrò chiarire un paio di cose con il mio caro 'nipotino'…"

 

Nella sala comunicazioni della base degli X-Men sono presenti solo cinque persone: Cable, Tempesta Nightcrawler, Rogue e Havok. È proprio Alex Summers il primo ad aprire bocca:

"Scusate, ma dove diavolo sono gli altri?"

"Arcangelo e Psylocke si sono presi una piccola vacanza[IV], mentre Gambit ha detto che doveva sbrigare degli 'affari personali'." Gli risponde Cable.

"Siamo rimasti solo noi, allora, dolcezza?"

"Il punto è questo: io mi assenterò per un piccolo periodo[V]…"

"Ed io andrò con lui!". Cable si gira verso Tempesta.

"Ororo, ti ho detto che è una faccenda personale!"

"Ti conosco, Nathan. Sei smarrito, non sai qual è la strada giusta da seguire in questo momento. Ma sei un X-Man, ormai, e questo dovrebbe bastarti per sapere che è in momenti come questi che puoi contare su di noi."

"… Ok, hai ragione."

Havok si alza in piedi un po' imbarazzato.

"Ehm, forse non è il momento più adatto, ma pure io volevo prendermi una piccola pausa. Ho saputo che mio padre ed il suo equipaggio sono precipitati in Inghilterra. Dovrei averli finalmente localizzati e[VI]…"

"Non c'è problema mein freund! A questo punto direi che potremmo anche chiudere temporaneamente questa base, dal momento che Kitty mi aveva chiesto se andavo a trovarla in Africa…"

"In Africa, Kurt? Come mai è lì?"

"Lei, Colosso e Forge hanno accompagnato una classe di skrull mutanti al villaggio dei Morlock in Kenya… Per aiutare i Morlock nella ricostruzione e per insegnare agli skrull ad utilizzare i loro poteri in maniera costruttiva…"

"C'è anche Forge con loro?"

"Ya, perché?"

"Una volta mi ha quasi tolto i poteri[VII]… Forse questa volta può dirmi cos'hanno che non va…"

 

Il Sole allo zenit picchia forte sull’arido suolo del Kenya. Sotto i suoi raggi, un’insolita scolaresca composta di ragazzini dalla carnagione verde e dotati di tre menti stanno scorrazzando per le vaste e spoglie pianure che quella terra offre. A controllarli dall’alto di una collina, un uomo dalla carnagione rossa e con i capelli raccolti in una coda e una ragazza dai capelli ondulati e con un draghetto viola accucciato tra le gambe, che stanno conversando tranquillamente.

“Credi che sia stata una buona idea portarli qui, Forge? Voglio dire, questo non è nemmeno il loro mondo, non so quanto può essere giusto fare crescere un gruppo di Skrull, anche se mutanti, in un ambiente che non li accetterà mai per quello che sono. Dovranno passare la vita a nascondersi.”

“Non è lo stesso per i mutanti, Kitty? Molti di noi hanno scelto di tirarsi fuori dalla società nel momento in cui questa ha cominciato a non accettarli più, ma ciò non significa che smetteremo di sorvegliarla dall’angolino che ci siamo costruiti. Abbiamo un grande potenziale, come quello degli Skrull mutanti. Non possiamo sprecarlo.”

“Non hai capito cosa intendevo dire. Sono una mutante, sono ebrea, e sono orgogliosa di essere entrambe le cose. Per questo non lo nascondo. E non lo fanno nemmeno gli X Men, o almeno quelli che sono rimasti all’Istituto Xavier. Sono un gruppo mutante e si stanno facendo approvare dai media come tale. Ottimo. Grandioso. Ma che diritto abbiamo noi di far crescere degli alieni -degli alieni!- in un ambiente che è già ostile con molti di quelli che gli appartengono, figuriamoci con dei totali estranei?! Stiamo insegnando loro addirittura come camuffarsi per non farsi riconoscere! E sono solo dei ragazzini!!”

“Come eri tu quando sei entrata negli X Men, Kitty”

La ragazza tace per qualche secondo, poi, distogliendo lo sguardo da Forge, bofonchia:

Touchè…

“Cosa fai da sola con quell’uomo, Katya!” dice una voce dietro di lei “Sono geloso!!”

Kitty Pride si volta per fronteggiare il viso noto che ha appena parlato. Un viso fatto di bande metalliche, come il resto del corpo.

 “Questi scherzi non sono divertenti, Kimmy!”

Il colosso umano che si trovava davanti a Kitty rimpicciolisce immediatamente fino a raggiungere le più minute forme di una piccola Skrull dagli occhi scintillanti.

“Scusa, KittyPride…” dice lei in lingua Skrull con una vocina dispiaciuta, poi la sua espressione si trasforma immediatamente in un sorrisone, e la piccola aggiunge “Come hai fatto a capire che non ero PeterColossoRasputin?”

Kitty sorride, poi accarezzando la guancia della piccola Skrull risponde nella sua lingua:

“Perché lui è ancora impegnato a scaricare cibo e medicinali dall’aeronave Skrull, e il tuo accento russo è pessimo.” e inoltre il vero Piotr non mi direbbe mai una cosa del genere, pensa. Non più, almeno. Nonostante quel che pensano gli altri su di loro i tempi sono cambiati parecchio da quando flirtava con lui negli X Men. E a dirla tutta, un po’ le dispiace. Ma tutto questo Kitty non vuole darlo nemmeno a vedere, per questo si affretta subito ad aggiungere “Allora, dimmi, ti è piaciuta la visita ai Morlock?”

“I Morlock sono strani!” esclama la bimba in un eccesso di entusiasmo, poi il suo volto di colpo si rabbuia “Anche noi siamo strani. Faremo la loro stessa fine? Verremo portati anche noi qui a coltivare la terra perché siamo diversi dagli altri?”

“Ascolta, Kimmy,” risponde Kitty abbassandosi fino a guardarla negli occhi “i Morlock non sono finiti qui per il loro aspetto fisico, ma per le brutte azioni che hanno fatto in passato. Non importa di che colore, forma o razza sei, ma che qui dentro” e la mano di Kitty va a poggiarsi sul petto della Skrull “ci sia sempre una persona che rispetta sé stessa e gli altri, e che aspetta di aver conosciuto bene il prossimo prima di giudicarlo. E’ quello che hai dentro, che conta, non come sei fuori.”

“Ma se alla gente non importa come siamo fuori, perché non ci fate mai uscire dalla ScuolaXavier?”

Kitty Pride, presa alla sprovvista, non sa che rispondere. Semplicemente alza la testa verso Forge, lanciandogli un’occhiata a metà tra il dispiaciuto e l’accusatorio. Forge, nonostante abbia compreso tutto il discorso, non dice niente.

 

Nel frattempo, vicino l’astronave aliena con cui i tre X Men hanno portato i giovani Skrull mutanti in un’escursione in Kenya, Colosso, nella sua forma metallica, sta scaricando sul terreno pesanti pacchi ai lati dei quali c’è l’effige di una croce rossa. Accanto a lui, lo Skrull mutante chiamato Fiz ha raggiunto le dimensioni di un baobab per aiutarlo.

“Sole caldo oggi, eh?” dice Fiz in un inglese un po’ impreciso. Del resto, lui e gli altri si trovano alla scuola Xavier solo da poche settimane.

Da, amico mio!” risponde Colosso asciugandosi la fronte con un fazzoletto “Ma forse sono i pensieri che hai in mente su Xandu che lo rendono più caldo…”

Lo Skrull si blocca con una cassa in mano.

“Tu… Come sai?”

“Sono un artista, riesco a vedere nelle persone che ho accanto quello che gli altri, e talvolta anche loro stessi, non riescono a vedere. E poi è da tutto il giorno che le corri dietro come un cagnolino”

Il verde della pelle di Fiz si fa più intenso sulle sue guance, mentre lui risponde imbarazzato:

“Io… Lei così bella…”

“Allora afferrala. Parlale dei tuoi sentimenti prima che ti sfugga tra le dita. Fidati, non hai mai molto tempo in questo genere di cose” e il suo sguardo si perde un po’ malinconico in direzione della collina sulla quale intravede Kitty Pride, Lockheed e Forge. Quindi, abbassando lo sguardo, aggiunge “Io lo so…”

“PeterColossoRasputin…?”

Da, Fiz?”

“Su, in alto”

Colosso alza lo sguardo verso il cielo, e mettendo una mano sulla fronte come copertura per l’intenso Sole, vede la stessa cosa che ha fatto preoccupare il giovane Skrull. Il cielo è pieno di puntini, che man mano che passano i secondi si ingrandiscono sempre più fino ad assumere la forma di familiari navicelle aliene.

“Katya!” grida Colosso sbracciandosi in direzione della collina “Katya! Forge!!”

Il secondo sente l’urlo del russo e si volta nella sua direzione, per vederlo indicare forsennatamente il cielo. Quindi anche lui alza lo sguardo e le vede, fisse in cielo come grosse stelle scure. Ed è in quel momento che le astronavi aprono il fuoco.

“Ma cosa…?!” esclama Kitty assumendo istintivamente la sua forma intangibile per evitare il raggio diretto a lei, che però attraversandola colpisce Kimmy. La piccola mutante sviene immediatamente.

“Raduna tutti, io penso a fermarli!” grida Forge mentre monta un fucile iper-tecnologico con pezzi staccati repentinamente dalla gamba metallica.

“Ragazzi!” urla Kitty in lingua Skrull “Venite tutti da questa parte!!”

I giovani alieni cominciano a muoversi sotto i raggi delle astronavi, ma molti di essi vengono colpiti e tramortiti. Forge apre il fuoco contro le navi aliene, ma il suo piccolo fucile non può danneggiare degli scafi costruiti per sopportare viaggi nell’iperspazio. Con un giro di manopola Forge regola la potenza del suo fucile al massimo, ad un livello che potrebbe anche far esplodere la nave madre a mezz’aria, ma questa e più veloce e lancia un raggio dalla potenza devastante verso la collina in cui si trova. Immediatamente prima di essere colpito, Forge si lancia su Kitty e la Skrull, ed i tre rotolano giù mentre dietro di loro il picco viene distrutto da una gigantesca esplosione. Kitty Pride atterra battendo la testa sul terreno, ma grazie allo stato di semi intangibilità in cui si trovava non riporta danni più gravi di uno svenimento. Poco prima di perdere i sensi, però, riesce a voltarsi verso Lokheed e a dire: “Proteggi… gli Skrull…” quindi crolla.

Questo era mortale, pensa Forge allo stremo delle forze, ed era diretto a noi, mentre i raggi con cui stanno colpendo gli Skrull servono solo a tramortirli. E’ evidente che sono qui per catturarli, e che noi siamo un ostacolo da poter eliminare senza pensarci due volte. Ma perché? E chi è che potrebbe volere gli Skrull mutanti?

Subito prima di svenire Forge fa in tempo a puntare la mano metallica verso la nave che lo ha appena colpito. Meccanismi all’interno della mano si sbloccano, aprendola e scoprendo una specie di fionda situata al suo interno, che sfrutta la forza di un cuscinetto magnetico per lanciare a tutta velocità un aggeggio verso la parete della navicella, a cui si attacca saldamente.

Il tracciante è in posizione, pensa Forge, ora possiamo seguirli ovunque vadano.

Quindi sviene.

 

Poco più in là si sta svolgendo un’altra lotta. Colosso e Fiz, fianco a fianco, stanno cercando di evitare i raggi tramortenti delle astronavi, mentre pensano ad un modo per colpirle dal basso. E’ il primo a tirar fuori un grosso masso dal terreno e a gettarlo sulla prima navicella che gli capita a tiro. Purtroppo questa emette un raggio che riduce il masso in grossi frantumi, che volano su Piotr seppellendolo vivo.

“Peter…!” grida Fiz distratto dalla sorte dell’amico. Di questo ne approfitta una navicella che emette un raggio nella sua direzione. Prima che lo raggiunga però tra lui e il raggio arriva una ragazza Skrull, che gli urla nella sua lingua:

“Portalo in salvo! Io aumenterò la densità fino a bloccare il…” il raggio la prende in pieno e, nonostante la densità dell’aliena fosse aumentata notevolmente, riesce comunque a tramortirla.

“Xandu!” grida Fiz, andandole incontro, ma nel farlo viene colpito di striscio da un altro raggio. Cade per terra, e lì resta semisvenuto per qualche decina di minuti, finché le sue orecchie percepiscono una nave atterrare accanto a lui e dei passi di gente che si avvicina. Quando sono sopra di lui, scopre finalmente l’identità di chi li ha attaccati. E, purtroppo, non ne è sorpreso.

“Ancora voi…” sussurra con le ultime forze “Lasciateci in pace… siamo liberi ora…”

Uno degli aggressori, il primo, si abbassa su di lui e gli dice:

“Ci servite, mutanti.” poi si volta verso i suoi uomini ed aggiunge: “Prendeteli entrambi, sia lui che la femmina”

Quindi il calcio di un fucile colpisce Fiz sulla testa, facendolo sprofondare nell’oblio.

Nello stesso tempo, non vista, un’ombra scivola dentro la navicella degli aggressori.

 

In un non luogo.

Quattro figure stanno galleggiando in un vuoto costellato di immagini fuggevoli ed indistinte. Nessuna di loro sembra essere cosciente. Sicuramente non il teleporta interdimensionale, il cui sforzo per il salto assieme a tre passeggeri riluttanti e in direzione di una non precisata destinazione ha definitivamente prosciugato le sue già esigue energie. E nemmeno il mostro grigio che emana naturalmente un virus psichico letale per qualsiasi uomo, il cui conflitto interiore tra ciò che era e ciò che l’essere chiamato Apocalisse lo ha reso, sommato allo stress del teletrasporto, è stato abbastanza per far sprofondare la sua ingenua mente in un coma autoindotto. Discorso a parte merita il terzo viaggiatore, i cui poteri di assorbimento delle energie altrui si sono innescati immediatamente al momento del salto, sincronizzandosi con quelle del teleporta, con cui adesso sta condividendo non solo lo stress del salto, ma anche le fugaci apparizioni di diverse realtà bombardate nella sua mente. L’ultima è, per quanto possibile, la più lucida. Sebbene infatti si trovi in uno stato di semi incoscienza, la sua fisiologia aliena unita agli innesti di Apocalisse le permettono meglio degli altri di sopportare l’ininterrotto passaggio da un continuum all’altro, di cui riesce talvolta anche a comprendere alcuni frammenti. Come il volto dell’uomo di colore con la M tatuata sull’occhio, che spicca a fasi alterne tra le altre immagini a causa del suo essere contenitore di energie cronali accumulate durante numerosi viaggi nel tempo. E, oltre a questo, l’uomo è anche l’unico per cui Deathbird ha sentito di provare un sentimento profondo, l’unico che avrebbe potuto scegliere come compagno per la vita. E’ per questo che, mentre galleggia senza meta nei meandri dello spazio/tempo, i suoi pensieri sono rivolti a lui.

Ed è allora che succede. Qualcosa nel cervello della Shi’Ar si sblocca, qualcosa che possiede sin dalla nascita e che la accomuna alla sorella. Solo che, mentre in Lilandra il dono è stato coltivato ed esercitato fin dall’infanzia, nell’aliena ribattezzata Deathbird è rimasto latente come una larva intrappolata nell’uovo. Per uscire solo ora, dopo anni e anni di attesa, allo scoperto.

I pensieri di Deathbird diventano messaggi, lanciati a tutta velocità nel flusso interdimensionale e diretti ad un’unica persona. Una volta trovatala nel più vicino continuum, il suo inconscio modella il messaggio fino a renderlo un amo psichico, che aggancia disperatamente l’uomo sfruttandolo come punto di riferimento all’interno del nulla interdimensionale. Quindi è il momento di tirare la lenza. La telepatia di Deathbird, sempre a livello inconsapevole, si lega agli altri tre viaggiatori, ed i quattro divengono uno. Mikail Rasputin mette in comune il suo potere innato di orientarsi tra le varie dimensioni, e si allinea lungo quella dell’uomo agganciato da Deathbird. Ahab comincia ad assorbire inconsapevolmente anche la telepatia dell’aliena, fungendo da collante per gli altri. Calibano riceve sulla propria psiche, molto più potente e complessa di quanto Apocalisse l’abbia resa, tutto lo stress dell’azione. Deathbird infine verifica una sola volta la robustezza del filo psichico che l’ha legata all’uomo chiamato Alfiere.

Quindi tira con forza, e i quattro scompaiono.

 

Sopra l'Oceano Indiano, Rogue sta volando con Nightcrawler appollaiato sulla schiena.

"Tutto a posto Kurt?"
"Beh, madre natura mi ha fornito di una pelliccia che torna molto comoda in questi casi!"

"A proposito di madri, per caso hai idea di dove sia finita Mystica ultimamente[VIII]?"

"No, dopo quello scontro con Sole Ardente[IX] è scomparsa dalla circolazione. Perché?"

"Se il blocco che ho risale alla mia infanzia, l'unica persona che può fornirmi qualche informazione è Raven!"

"Uhmm, ora che mi ci fai pensare, durante lo scontro con il Re delle Ombre ho fatto uno stranissimo sogno riguardo a mia madre."

"Forse è il caso che la cerchiamo per farci dare qualche risposta, eh, 'fratellastro'?"

"Non saprei da dove… Mein Gott!!!"

Gli occhi di Kurt Wagner si spalancano nel vedere lo spettacolo che gli si para davanti. La savana africana appare ai loro occhi devastata, piena di buche fumanti e dalla sterpaglia  bruciata qua e là.

“Ma cosa…?!” fa per dire, quando anche Rogue si accorge della devastazione sottostante.

“Tieniti forte, elfetto, andiamo a scoprirlo.” e con una planata veloce raggiunge il suolo, proprio sulla sommità di quella che un tempo doveva essere una tranquilla collina, ma che ora ha sulla sommità un cratere bruciacchiato. Sotto di essa, due corpi giacciono inerti.

Katzchen!” grida Kurt, e un secondo dopo si è teleportato accanto a Kitty Pride e a Forge “Kitty, rispondi, stai bene?!”

“Io…mmmm….” comincia a dire la ragazza alzandosi lentamente “…credo di… non avere nulla di rotto… Pensa a Forge…”

“Sta bene, dolcezza” le risponde Rogue aiutando l’altro mutante ad alzarsi. Nello stesso tempo, a qualche decina di metri da loro, il terreno comincia a tremare. Prima che tutti possano reagire si è alzato di un paio di metri, con conseguente lancio di sassi e ciottoli nelle vicinanze. Sotto la sabbia, il volto amico di Colosso.

“Chi erano?” è la prima cosa che dice.

“Alieni, sicuramente…” gli risponde Forge massaggiandosi le tempie con una mano “Ma non ho avuto il tempo di riconoscerne la razza. Sono riuscito a piazzare un segnalatore però, ma dobbiamo sbrigarci se vogliamo seguirlo. Non è progettato per distanze spaziali.”

“Vuoi dire che dobbiamo partire subito per le stelle, mein freund?” chiede Kurt.

“Sì, Nightcrawler,” è la risposta di Forge “e se è come sospetto, hanno lasciato anche la nostra navicella Skrull intatta” e si avvicina ad essa per saggiarne la compattezza. Come aveva previsto, non è stata danneggiata dal fuoco nemico “Avevano una fretta indiavolata,” aggiunge Forge “la loro azione di rapimento è stata rapida e pulita. E’ per questo che non si sono fermati a finire noi o la nostra nave.”

“Hai già un’idea di chi possa essere stato, tovarisch?” chiede Colosso.

“Ho qualche sospetto, ma niente di certo. Ora tutti a bordo, o perderemo il segnale.”

I cinque mutanti entrano dentro la nave Skrull, che, sotto il comando di Forge, decolla. In pochi secondi ha raggiunto la stratosfera. Forge inserisce il pilota automatico basandosi sulla frequenza del suo segnalatore, quindi ognuno si slaccia le cinture di sicurezza e si alza.

“Ho qualcosa per te.” dice immediatamente Kitty a Rogue “Vieni.” e le due raggiungono la stiva, dove la prima si avvicina ad una cassa di cartone e la apre senza fare troppe cerimonie. Rogue spalanca gli occhi. Dentro di essa, infatti, sono ammucchiati svariati costumi che gli X Men hanno usato nella loro vita.

“Sei piena di sorprese, Kitty, dove li hai trovati?” chiede la bella sudista abbassandosi e prendendo tra le mani un familiare costume fucsia.

“Erano dentro un piccolo ripostiglio all’Istituto Xavier. Visto che vi siete trasferiti ho pensato che vi avrebbe fatto piacere riavere indietro i vostri vecchi costumi. Anche per dimostrare che non sono l’unica piuttosto volubile in fatto di tute da battaglia…” e sul suo volto si allarga un sorriso solare.

Rogue ridacchia, poi guarda di nuovo il costume Shi’Ar che tiene fra le mani. E’ una fortuna averlo trovato qui, e non solo perché la tecnologia aliena con cui è fatto è un’ottima protezione per i viaggi spaziali. Se il suo potere è tornato incontrollabile, infatti, deve coprirsi il più possibile per evitare di danneggiare seriamente sia i nemici che gli amici.

Seppure un po’ a malincuore, Rogue risponde al sorriso di Kitty.

 

Intanto, in cabina.

Forge sta indossando una particolare tuta metallica. E’ bianca, e lo riveste anatomicamente in tutto il corpo lasciando uscire fuori solo la treccia da indiano dei suoi capelli. Sulle scapole ha due spalline appuntite, mentre il viso è coperto da una maschera anch’essa appuntita e completamente coperta eccettuati i buchi per gli occhi e per il naso.

“Impressionante, tovarisch,” dice Colosso “da quanto ci nascondevi una tale meraviglia?”

“E’ un progetto ancora in fase di collaudo, Piotr.” risponde Forge con un’inflessione vagamente metallica nella voce “Credo che il momento della verifica sia giunto prima di quanto mi aspettassi.”

“Sai già in quanto tempo arriveremo?” chiede Nightcrawler guardando lo spazio fuori dalla nave. Forge preme un pulsante sul petto, e la protezione sull’addome si apre rivelando una piccola tastiera con tanto di schermo olografico. Premendo alcuni pulsanti, sullo schermo compare una mappa stellare con due punti segnati in rosso, dei quali uno è fermo e l’altro gli si sta avvicinando.

“Si sono fermati a poca distanza da qui. Su Plutone, sembra. Non impiegheremo molto a raggiungerli.” risponde Forge indicando i due puntini luminosi, e poi, rivolto a Kurt “Posso chiederti cos’ha Rogue? Sembrava voler mantenere le distanze prima, quando mi ha aiutato ad alzarmi. Non aveva riacquistato il controllo sui suoi poteri?”

“Aveva, mein freund. A quanto pare ha scoperto di averlo perso nuovamente. E’ venuta con me proprio per parlarti.”

“Al momento non saprei che… whoa!”

Colosso e Nightcrawler spalancano la bocca come Forge nel vedere Rogue avanzare, i capelli raccolti in una coda e l’attillata tuta fucsia datale dagli Shi’Ar indosso.

“Bello sapere che una dama del Sud riesce ancora a fare colpo sui suoi uomini…” commenta lei, mentre un’altra figura si muove alle sue spalle. Forge è il primo a scorgerla, e subito esclama uno sbalordito:

“Ororo…?!”

“Quasi, cheyenne.” Kitty Pride avanza, con indosso il costume nero di Tempesta con una striscia gialla sul petto dalle sembianze di un fulmineX. Anche i suoi capelli sono raccolti in una coda, che scende liscia lungo le sue spalle, mentre sulla fronte spicca un ciondolo raffigurante una croce di David “Allora, come sto?”

“Bene!” esclamano all’unisono i tre uomini, quando il portatile sull’addome di Forge comincia a risuonare di un forte BIP.

“Stiamo raggiungendo il luogo in cui si sono fermati.” dice Forge avvicinandosi alla plancia dei comandi e seguito dagli altri. Oltre il vetro anteriore dell’astronave adesso si intravede il pianeta di Plutone, totalmente spoglio e coperto dai ghiacci siderali, tranne per delle piccole installazioni ultramoderne concentrate in un’unica zona. Ma non è certamente questo a togliere il fiato a tutti i presenti. Sopra il centro alieno, infatti, si sta combattendo una guerra all’ultimo sangue tra due diverse tipologie di astronavi. Le prime sembrano di foggia Skrull, mentre le altre sono nere come la notte e piene di luci. Sopra la battaglia, poi, una gigantesca astronave anch’essa nera si sta abbassando minacciosa verso la colonia.

“Ma quella è…!” fa per dire Rogue, quando un portello della grossa nave si apre nella loro direzione ed un secondo dopo un proiettore laser spara un raggio concussivo verso lo scafo dell’astronave Skrull con la quale i cinque mutanti sono arrivati.

Coperta dal silenzio del vuoto cosmico, l’esplosione della navicella appare solo come un intenso scoppio di luce…

 

Continua…

 



 



[I] Scorso episodio

[II] GIXM  MarvelIT 4

[III] Sempre scorso episodio

[IV] Molto movimentata, come potere leggere nei primi numeri di ARCANGELO!

[V] Ritroverete Gambit, Tempesta e Cable su GAMBIT 7

[VI] Leggerete dell'incontro tra Havok e suo padre su PREDONI STELLARI 1

[VII] GIXM Star Comics 11

[VIII] Voi sì, se avete letto i primi numeri di LETHAL HONEY e di NATURAL BORN MUTANTS!

[IX] GIXM Marvel Italia 120

X quello di Jim Lee, per intenderci.

 

 

Note degli autori:

 

Sergio: e, dopo un episodio di ‘prova’, eccomi giunto alle redini della serie in cui resterò per altri tre numeri. Vi dico già da ora di aspettarvi una saga spaziale in grande stile, piena di colpi di scena e di ritorni inaspettati, con i quali spero di mantenervi sempre sul filo del rasoio. Del resto l’unica differenza sostanziale dagli X Men di Tobia sarà la trama, visto che stilisticamente (e molto –forse troppo- spesso anche dal punto di vista narrativo) le nostre due menti quasi coincidono (la cosa è quasi inquietante a volte…). Se non ci credete, vi sfido a distinguere quali pezzi sono stati scritti da me e quali da Tobia, sarà più difficile di quanto crediate.


Tobia: ok, forse vi chiederete come mai questa storia sia finita in questa serie e non in una miniserie autonoma, giusto? Beh, in origine doveva essere una mini, ma poi il fatto che era contemporanea all'assenza di alcuni elementi della squadra (impegnati in altre serie) e che introduceva alcuni cambiamenti essenziali per il team australiano ci ha fatto cambiare idea… E poi, non potrei definirmi l'erede di Claremont se non inserisco una bella saga spaziale per i miei X-Men, no? Dal momento che Sergio aveva una bella idea da un anno o quasi, che necessitava solo di qualche "limatura", abbiamo unito le forze ed ecco X-Men: Infinity! Vedrete nei prossimi numeri come, nella miglior tradizione degli X-Men, lo spazio aperto sarà lo scenario ideale per avvenimenti epocali!

 

 

Nel prossimo numero: il nuovo team di X Men è preso nel mezzo di una lotta tra due razze aliene che conoscono molto bene, mentre altri cinque famosissimi personaggi entrano in gioco.