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GLI INCREDIBILI X-MEN

#12 - Disperdi le ceneri

 
 Storia: Sergio Gambitt
 Supervisione: G. Felici rossointoccabile
 Copertina: Marco Rizzo
 Colori cover: Fabiano Fedi
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

Inferno2 creato da Fabio Volino

 
 

 

MARVELIT - https://www.comicus.it/marvelit

 
 
 

New York. Ore 13.00. L' Inferno ha inizio.

 

-Darklady posa le sue mani sulle teste dei suoi due alleati. Improvvisamente il suo corpo si illumina: una luce abbagliante e carica di malvagità allo stesso tempo. "Demoni, demoni di tutte le dimensioni!" urla "Venite, venite a me!".

Ed i discepoli seguono il loro messia.

 

Dopo.

 

Un paesino abbandonato nell’entroterra australiano.

 

Un uomo sta osservando un’alba mozzafiato.

“Uno spettacolo, eh?”

Alfiere non si volta nemmeno, non un briciolo di sorpresa nella sua voce quando risponde. In fondo, l’ha sentita arrivare due minuti fa.

“Non ce n’erano di così belle nel mio futuro. I fumi di scarico delle fabbriche le coprivano di riflessi blu e verdi e di una cappa di fuliggine grigia. Siete fortunati a vivere in quest’epoca, Rogue.”

La ragazza si avvicina a lui fino ad affiancarlo, rimanendo comunque ad una certa distanza.

“Eppure ti manca il tuo mondo.”

“Come...?” scatta Alfiere, adesso un po’ sorpreso.

“Potrei dire che l’ho capito grazie ad una specie di settimo senso rubato ad una supereroina dal DNA per metà alieno... ma in realtà erano le tue stesse parole a trasmettere malinconia...”

“Io... è vero. Era un mondo duro e la nostra era una vita pericolosa, ma era mio, e so che non tornerà più.”

“Come fai a saperlo? Non è ancora detto che non possa realizzarsi...”

“Sì, lo è. Di questo periodo è arrivato poco a noi, ma una cosa era scritta in tutti i libri di storia. Durante una missione spaziale un mutante chiamato Forge si sarebbe legato indelebilmente ad una struttura Phalanx, dando vita ad una nuova forma di vita chiamata Genesi, la cui discesa sulla terra avrebbe segnato l’inizio ad una nuova era di scoperte tecnologiche che avrebbero cambiato il mondo. Ma qui Genesi ha scelto la morte per sé, e per tutto il mio futuro. Non ho più... una casa.”

Rogue rimane in silenzio per un po’, pensando alle parole di Alfiere, quindi:

“Puoi considerare noi come una casa. Forse non sarà molto ma siamo qui, e ci siamo ora.”

Alfiere si volta verso Rogue, la quale sta ancora fissando l’alba, poi risponde:

“Me lo farò bastare.”

 

Poco lontano da lì.

 

Fare jogging, ecco cosa rimette tutto in prospettiva. Specie se sei un mutante con poteri che ti rendono più simile ad un demone che ad un uomo, salvato anni fa da una folla inferocita che voleva ucciderti ed entrato successivamente nel gruppo supereroistico degli X Men con i quali hai visitato i recessi più profondi dello spazio e le lande infernali più macabre. Eppure una piccola corsa in pantaloncini, canottiera e scarpe da ginnastica attraverso il tranquillo deserto australiano riesce ancora a dare a Kurt Wagner la serenità delle piccole cose. Finché corre va tutto bene, finché corre è uno come tanti, finché corre non è l’X Man Nightcrawler. A meno che, qualcosa non lo riporti bruscamente alla realtà.

“BUUUUUHHH!!!!!” urla una creatura interamente vestita di nero e dal volto demoniaco uscita fuori dal pavimento.

Was?! ” esclama Nightcrawler e compie istintivamente una capriola all’indietro mettendosi in posa di difesa dalla quale scruta l’aggressore.

“Ahahahhahahahah!!” scatta a ridere Kitty Pride togliendosi la maschera dal viso “Dovevi vedere la tua faccia!!!”

“Tu...” dice Kurt, e si getta ugualmente contro di lei, passandole attraverso lo stomaco.

“Eh no elfetto! Non puoi farmi niente se sono intangibile!” ribatte lei voltandosi in tempo per vederlo ruzzolare sulla sabbia “Dovresti saperlo!”

Ja, Katzchen...” risponde Kurt rialzandosi “Come so anche che ti serve mantenere tangilibi i piedi per rimanere in piedi!” e l’attimo dopo con un colpo di coda fa cadere la ragazza il cui sedere atterra proprio accanto a lui. Nightcrawler non perde tempo e la raggiunge intrappolandola in una presa “Ed ora sei mia!”

“E cosa pensi di fare? Con un piccolo pensiero posso rendermi di nuovo intangibile!”

“E allora vediamo di non farti pensare...” e le sue mani a tre dita cominciano a fare il solletico all’amica, la quale inizia a dibattersi ridendo a crepapelle.

“AHAHahahHAAHAHhahahaHaHaHa!!! No ti prego Kurt basta!!”

“Chi di spada ferisce, di spada pe...”

“NIGHTCRAWLER, SHADOWCAT, C’E’ BISOGNO DI VOI!!!”

“Uh?” dicono entrambi voltandosi allo stesso tempo verso la creatura che si è materializzata lì accanto.

“Amanda?!” esclama Nightcrawler riconoscendo la donna come Amanda Sefton, sua ex amante e strega rimasta nel Limbo per difenderlo “Cos’è successo?!”

“Delle minacce camuffate da amici incombono su tutto il Limbo, ed è necessario il vostro aiuto per debellarle! Venite con me!”

“Ma come parl...” fa per dire Kitty, ma non finisce la frase che la donna muove le mani verso i due illuminandoli di energia gialla. I tre scompaiono, lasciando solo testimone dell’evento il silenzioso deserto australiano.

 

Alcune decine di metri più sotto, nei cunicoli in cui un tempo vivevano i Reavers.

 

Alex Summers, nel suo costume nero di Havok, sta camminando circospetto all’interno di una grande sala dalle pareti metalliche e semi avvolta nell’oscurità. I suoi passi sono lenti, felpati, e i suoi sensi pronti a captare qualsiasi suono o movimento dei dintorni. Lei è vicina, armata, e pronta ad... attaccare!

“KYAAAAAHIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!” grida Psylocke gettandosi su di lui con la lama psionica materializzata sulla mano. La reazione di Havok è altrettanto veloce. Si volta di scatto ed alzando entrambi i pugni spara un colpo al plasma solare verso la sua attaccante, che però aspettandosi la mossa fa una capriola in aria e la evita, atterrando con la suola dei propri stivali sulla sua fronte.

“Oooof!” si lascia scappare Havok crollando sul pavimento, mentre con la coda dell’occhio vede la ragazza sparire all’interno di un’ombra poco lontana da lì.

“Buoni i riflessi, prevedibile la reazione.” gli dice una voce che potrebbe provenire contemporaneamente da qualsiasi direzione della stanza sprofondata nel buio.

“Ci sono cose che devo ancora capire di te...” risponde Havok rialzandosi “Come per esempio il modo in cui funziona il tuo potere teleportante nelle ombre!” e raccogliendo tutto il proprio plasma lo emette a bassa frequenza in tutte le direzioni, illuminando a giorno la stanza.

“Uff!” esclama Psylocke quasi venendo scaraventata fuori da una parete “Mossa sleale, Alex...”

“Preferisco chiamarla efficace... Ed ora vogliamo cominciare seriamente? senza trucchetti?”

“Come vuoi...” risponde Psylocke guardandolo di sottecchi subito prima di scattare verso di lui. Havok, visore rosso calato sugli occhi per proteggerli dall’intensità della luce dei suoi raggi, comincia a sparare verso la compagna che però evita tutti i suoi attacchi saltando a destra e a sinistra come una vera ninja. Arrivata a circa cinque metri da lui spicca un balzo gridando “KYAAAAAAHIIIIIII!!!!” e ruota su sé stessa atterrando con un potente calcio sulla mascella di Havok. Nell’aria risuona un piccolo <crick>, seguito dal rumore del tonfo del ragazzo sul pavimento.

“Ci vai... ahia... giù piuttosto pesante, eh?” dice lui rialzando la testa mentre si massaggia il mento che ha appena preso una botta piuttosto forte “C’è qualcosa di cui vuoi parlare?”

“Basta parole, adesso.” dice Psylocke, e sedendosi sulle sue gambe lo prende per le orecchie e incolla le proprie labbra alle sue, baciandolo intensamente per almeno un minuto, prima di staccarsi ed aggiungere: “Va meglio ora?”

“Io... uh... sì!” risponde Havok totalmente nel pallone “Ma... perché?”

“Ho vinto. Mi prendo il mio premio.” risponde Psylocke.

“Ma... e Arcangelo?”

“Lui non è qui adesso.” e calandosi su di lui lo bacia di nuovo, questa volta più profondamente.

Nelle pareti, sprofondate di nuovo nell’oscurità, due occhi saturi di energia verde osservano la scena con un’espressione di disgusto.

 

Nella sala dei computer.

 

“Guarda qua, Ororo... Genosha diventa ogni giorno più potente, e di contro il resto del mondo aumenta le proprie difese in caso di possibile guerra genetica.”

“Non farla così tragica, Nathan. Magneto adesso ha ciò che vuole: una nazione in cui i mutanti possano sentirsi a casa. Non rovinerà tutto attaccando indiscriminatamente per stupidi ideali espansionistici. A volte sei troppo pessimista.”

“Sono realista, la guerra genetica è una realtà che si avvicina ogni giorno di più.”

“Ma la guerra non è l’unica realtà, Nathan. La vita trova sempre il modo di andare avanti.”

Cable si volta verso Tempesta, in piedi accanto a lui davanti alla consolle dei video, quindi:

“E in modi del tutto inaspettati, direi...” ed accenna con lo sguardo al ventre della donna, nel quale sta crescendo un piccolo uomo “Hai già deciso cosa farai del tuo ruolo di guida degli X Men? Comandarli mentre si sta portando avanti una gravidanza potrebbe essere impegnativo...1

“Lo scopriremo fra un po’. Per il momento non voglio che tu dica niente agli altri. Preferisco che rimanga una faccenda... privata.”

“Capisco...” e in quel momento la sua fronte si corruga improvvisamente, mentre comincia a gemere dal dolore.

“Nathan... Cable! Che succede?!” esclama Tempesta avvicinandosi a lui.

“Un’onda psichica di... incredibile potenza... proveniente da... New York!” biascica lui premendosi le tempie con la mano organica mentre nell’altra il virus tecnorganico sta evidentemente degenerando “Ho bisogno... di qualche minuto...”

“Posso fare qualc...” fa per dire Tempesta, quando un rumore alle spalle la fa spostare un attimo prima che dove si trovava lei si abbatta un cavo metallico. Con gli occhi che stanno diventando completamente bianchi, Tempesta si volta e vede i cavi dell’intera sala che, come animati di vita propria, li stanno attaccando. Schivando il primo e neutralizzandone con un fulmine un altro preme il comunicatore del suo costume e dice:

“X Men: abbiamo un problema!” quindi si alza in volo e si prepara ad affrontare il resto dei cavi.

 

Poco lontano.

 

“SGUALDRINA!”

Prima che abbia il tempo di accorgersi di qualsiasi cosa, un potente raggio verde prende in pieno Psylocke scagliandola lontano da Havok, il quale stupito dalla velocità dell’attacco perde qualche secondo per voltarsi verso la direzione da cui è arrivato. Qui, una creatura sta uscendo dalle tenebre. Gli stivali di pelle nera dal tacco a spillo le arrivano fino alle cosce, al di sopra delle quali indossa un attillato tanga che ne risalta le forme. Due strisce di tessuto le coprono i seni, e dalle spalle pende un largo mantello scuro dai bordi strappati. Lunghi capelli rossi come le labbra carnose e splendidi occhi verdi risaltati da un trucco che le dà un’aria dark completano l’immagine della donna che Havok vede avvicinarsi. Una donna che conosce con il nome di Madelyne Prior!

“Vengo creata da un frammento di Jean Grey, e Sinistro, l’unico uomo che possa chiamare padre, mi tradisce tentando di uccidermi. Sposo Scott Summers, il promesso di Jean, e una volta che questa riappare dal nulla anche lui mi tradisce per tornare con lei. Trovo consolazione tra le braccia di suo fratello ed ora... ora torno giusto in tempo per vederlo nelle braccia di un’altra. Ironico, vero Alex Summers?”

Havok è come pietrificato davanti la donna che gli si sta avvicinando. A malapena riesce ad aprire la bocca e a biascicare:

“Maddie... io...”

“Shhh... non c’è bisogno che tu aggiunga altro, Alex.” ed afferrandolo per i capelli gli alza il volto fino a baciarlo. Fiamme cominciano a scorrere dai suoi occhi per circondarne la tuta nera, che riducono a brandelli lasciando solo intatti parte della maglietta, gli stivali e uno stracciato perizoma all’altezza del pube. Una volta completata la trasformazione, Madelyne si stacca da lui e lo fissa negli occhi: “Tu sei mio, Alex Summers. Non lascerò fuggire anche te. A qualsiasi costo.”

“Sono contenta che tu l’abbia detto...” afferma spavalda una voce dietro di lei “...perché non intendo trattenermi!” e Psylocke attacca sferrando un potente calcio contro la donna, la quale senza nemmeno voltarsi muove la mano e cavi dalle pareti si staccano per andarle a circondare i polsi ed imprigionarla nell’aria.

“Psylocke... la ruota di scorta telepatica degli X Men. Ne hai fatta di strada da quando eri l’inutile principessa con la puzza sotto il naso e con il terrore di intervenire.” e le sfiora la guancia, il suo tocco come una piccola scarica di energia elettrostatica, accarezzandole il marchio dell’Alba Cremisi che vi sta brillando su “Decisamente...”

“Nnnnf!!” fa Psylocke, e facendo leva sui cavi che le intrappolano le braccia alza le gambe per colpire l’avversaria al viso. Incredibilmente però una volta giunte su Madelyne la attraversano come se nemmeno esistesse, facendone tremolare leggermente i bordi. Ancora più incredibilmente, la prima ad esserne stupita è la stessa Madelyne:

“Ma che...?” e si blocca, ritornando subito dopo al tono sicuro di sé che sfoggiava prima “Evidentemente in questa incarnazione sono un po’ più... inconsistente. Ma come avrai capito non sarà questo ad impedirmi di avere ciò che è mio.” ed improvvisamente i cavi attorno ai polsi di Psylocke si tendono, strappandole un acuto grido di dolore. Quando tornano alla lunghezza precedente Madelyne si avvicina al volto della ragazza e guardandola dritta negli occhi, fiamme nelle sue pupille, le dice: “Ascoltami, non è te che voglio. Tu sei solo... un ripiego.” e i suoi occhi per un istante accennano allo spazio dietro di sé, nel quale Alex Summers si trova ancora in ginocchio, come bloccato “Ma avverto una grande oscurità dentro di te. Con quello che sta succedendo nel mondo la sento ribollire, folle, traboccante e desiderosa di uscire. Fallo. Lasciala prendere il sopravvento. Ed assieme a me porterai giustizia nel mondo.”

“Intendi la strage di tutti quelli che non concordano con il tuo malato concetto di giusto e sbagliato?”

“ASCOLTAMI! Ho detto ascoltami! Sono tutti traditori! TUTTI!! Non puoi fidarti di nessuno! Anche l’uomo perfetto può... può illuderti di farti avere il mondo in mano e poi toglierti tutto... ed io dico che non è giusto! Guardali! Osserva come si comportano gli umani! Faccia a faccia sono tutti sorrisi e carezze e poi si pugnalano alle spalle, tendono una mano verso l’altro ed intanto ne progettano la disfatta, ti fanno credere che senza di loro non sei niente... e poi spariscono!”

In quel momento la stanza si illumina quasi a giorno, ed un potente raggio di energia prende in pieno petto Madelyne, nella quale si crea un buco tremolante che la fa urlare di dolore mentre si volta per vedere chi l’ha aggredita.

“Io sono ancora qui.” dice Havok, quindi spara un’altra raffica.

 

Nel Limbo.

 

In quel luogo ci sono solo macerie e senso di disfacimento, accentuato dal fatto che tutto lascia presupporre che un tempo doveva esserci una costruzione maestosa, prima che qualcosa la riducesse a pezzi. E’ al centro della sala principale del castello che con un’esplosione di luce si materializzano tre figure. La prima, una ragazza di circa venti anni completamente avvolta da una tuta nera, prende la parola:

“Ma che sta succedendo qui?! Dove siamo, perché ci siamo e soprattutto come ti sei permessa a teletrasportarci senza chiedere il nostro permesso?!”

La sua interlocutrice, la strega di nome Amanda Sefton, abbozza un’espressione infastidita, quando è il suo ex amante Nightcrawler ad intervenire per calmare le due:

“Quello che credo che Kitty voglia dire è che avresti potuto spiegarci prima qual era il problema invece di portarci tutti in questo... a proposito dove siamo?”

“Nel Limbo.” risponde secca Amanda “Quella che vedete era un tempo la dimora di Belasco, prima che una donna di nome Grace Cross venisse qui e la distruggesse. Il suo scopo è impadronirsi del regno che un tempo era di Belasco, ed è fondamentale che non cada nelle mani sue e dei suoi lacchè. Voi siete qui per aiutarmi a sconfiggerli.” e con un semplice gesto tramuta la tuta da ginnastica di Kurt nel suo costume da battaglia.

“Ma perché solo noi?!” scatta Kitty “Avremmo potuto chiamare tutti gli al...”

“Perché gli aiutanti di Grace Cross hanno preso le sembianze della tua migliore amica, Kitty Pride. E perché... ci siete sempre quando ho bisogno di voi...”

“Sì va bene ma...”

“ATTENTI!!” urla Amanda, e spalancando le braccia si libra in volo mentre un’aura viola comincia a circondarne la sagoma. L’istante dopo una spessa porta di legno esplode lanciando detriti ovunque. Shadowcat si smaterializza immediatamente, mentre Nightcrawler salta sopra una parete ed aguzza lo sguardo per vedere chi o cosa li ha attaccati. Un gigantesco lupo mannaro dal pelo grigio rivestito di un’armatura dell’ultima generazione si staglia sulla porta, fiutando i dintorni per captare il numero dei presenti.

Ach du lieber Gott! Ein Werwolf!” esclama Nightcrawler, mentre Kitty nota tra i fumi delle macerie farsi avanti un’altra figura, quella di una ragazza dai lunghi capelli biondi che è sicura di conoscere e per rivedere la quale ha pregato notti e notti. Per un attimo, nello sguardo di lei, sembra aver riconosciuto lo stesso sentimento, fino a che queste non si volta verso Amanda e, sfoderando una lunga spada, le urla contro.

“E tu chi sei, strega?”

“Loro!” esclama Amanda Sefton rivolgendosi a Kurt e Kitty “Sono loro i servi di Grace Cross! E’ loro che dovete uccidere!!”

 

Sala dei computer dell’attuale base degli X Men in Australia.

 

“Come va con il braccio, Cable?” sta dicendo Tempesta senza nemmeno voltarsi verso il compagno, impegnata com’è a combattere i cavi metallici della stanza “Qui mi servirebbe una mano...”

“Sono... operativo.” e dietro di lei il compagno si rialza, il braccio metallico ridotto ad un artiglio scheletrico in piena degenerazione. Ciononostante questo non gli impedisce di afferrare la propria Psymitar e di confluire in essa una discreta parte del potere telecinetico che gli rimane, che rilascia contro gli aggressori di Tempesta. L’esplosione e la successiva ritirata dei cavi lasciano ai due qualche istante per prendere consapevolezza di quanto sta accadendo.

“Nathan stai...” fa per chiedere Tempesta, interrotta dall’uomo.

“Sto bene, per ora, ma non so quanto potrà durare. Qualcosa di... malvagio mi ha colpito e ha tentato di impossessarsi di me. Lo sento ancora combattere ai margini della mia psiche per prendere il sopravvento...”

“Lo sento anche io, e se è vero ciò che temo i cancelli dell’Inferno sono stati di nuovo abbattuti.”

“L’Inferno? Intendi...”

“Sì... Madelyne Prior... tua madre.”

“Ma l’ho sentita morire! Ho sentito il suo urlo psichico quando ha abbandonato questo piano dimensionale2. Come fai ad essere sicura che si tratti di lei?”

“Provo le stesse sensazioni contrastanti di quando scatenò l’Inferno su New York... e se non bastasse dai un’occhiata agli schermi.”

Cable si volta. Davanti a lui sui megaschermi della sala stanno scorrendo colonne intere sulle quali campeggiano le parole: Madelyne Prior.

 

Poco lontano.

 

Havok e Madelyne stanno combattendo silenziosamente da qualche minuto, il primo a colpi di raffiche al plasma e la seconda comandando i macchinari della sala. Sebbene i raggi del primo riescano ad arrecare dolore alla forma incorporea della donna però, Alex Summers non sta combattendo solo contro di lei, ma anche contro le proprie pulsioni negative che stanno prepotentemente tornando a galla. L’autocompatimento che ha coltivato in tutti questi anni, il senso di inadeguatezza per non essere all’altezza del fratello maggiore, stanno urlando che è tutto inutile, che alla fine perderà lo stesso come ha sempre fatto, che è molto meglio abbandonarsi completamente a qualcun altro per non compiere più nessuna scelta. Ed Alex, in fondo, crede a tutto ciò. Per questo è destinato a cedere, e per questo alla fine si abbandona alla propria nemica.

“Alex Alex Alex...” comincia a dire Madelyne riprendendolo in proprio potere “Non avresti dovuto disubbidirmi... specie considerato il fallito che sei sempre stato. Ora... mi toccherà punirti.” e dalla sua mano compare una fiamma mistica che comincia a consumare il volto dell’uomo.

“Per citare la piccola Jubilee...” pronuncia una voce spavalda alle spalle di Madelyne “Bla bla bla bla...” e subito dopo un veloce corpo passa attraverso la donna per afferrare Havok per le braccia e portarlo lontano da lei, mentre aggiunge “Alfiere, a te!”

Una scarica di energia illumina la stanza e colpisce Madelyne, che urla di nuovo di dolore.

Quando si volta vede Alfiere e Psylocke in formazione di attacco, mentre dietro di loro Rogue sta poggiando a terra un indebolito Alex Summers.

“Pagherete per questo...”

 

Nel Limbo.

 

“IMPOSTORI!”

L’attacco di Kitty Pride non lascia ad Illyana Rasputin il tempo di fare altro che spostarsi dalla traiettoria del suo calcio volante. Come muovendosi al rallentatore però, Kitty riesce a girarsi su sé stessa l’attimo dopo aver superato la ragazza bionda, e prima che lei possa reagire rimaterializza il polpaccio con il quale la colpisce alla nuca. Magik si sposta tentando di assorbire il colpo, che però è sufficiente per farla cadere sul pavimento, sul quale sembrerebbe stare per collidere se non fosse che sotto di lei improvvisamente appare un disco luminoso evocato magicamente attraverso il quale scompare. Ricompare poi esattamente alle spalle di Shadowcat, a piedi protesi verso la sua schiena, così velocemente che la ragazza non ha nemmeno il tempo di smaterializzarsi. Kitty cade a terra, per rialzarsi subito dopo con uno scatto atletico. Uno pari.

“Non voglio combattere con te. Non sono tua nemica.” le dice Illyana, tenendo però sempre la spada tra lei e l’altra.

“Falsa,” risponde Kitty “Illyana Rasputin è morta, e tu ne stai solo insozzando la memoria con la tua ridicola farsa.”

“Guardami! Prova per un attimo a mettere da parte tutte le pulsioni negative che l’Inferno sta facendo emergere in te! Sono io, credimi!”

Kitty resta in silenzio per un attimo, le sue pupille dritte in quelle di Illyana, quindi:

“Menti!” e si getta cieca di rabbia contro l’amica, la quale si sente afferrare da forti e potenti braccia che la spostano velocemente da lì.

“Sono infernizzati... entrambi.” le dice Sir Lupus all’orecchio, mentre con balzi casuali ed improvvisi cerca di evitare gli attacchi di Nightcrawler “L’unico modo per batterli è liberarli dagli influssi negativi.”

“Ma come...?” dice Illyana materializzando un disco teleportante subito prima che Amanda Sefton e Nightcrawler convergano su di loro.

“Tu hai un mezzo che può arrivare più in profondità di qualsiasi altro. Lo sento.”

Illyana getta istintivamente l’occhio sull’armatura argentea che le si è materializzata sul braccio destro, quindi risponde:

“Va bene. Fammeli arrivare a tiro.”

Sir Lupus annuisce, quindi i due si separano.

“Questo è per te, strega!” esclama Illyana lanciando contro Amanda un incantesimo di contenimento. La donna, presa alla sprovvista, riceve in pieno la rete energetica di Magik che la intrappola a mezz’aria.

“Amanda!!” esclama Nightcrawler, e con un piccolo -bamf- si teleporta vicino alla donna. Sir Lupus però è più veloce, ed afferrandola per la collottola la porta con sé in una piroetta che lo fa atterrare esattamente alla stessa distanza tra Kitty e Kurt.

“Se la volete, dovete passare sul mio cadavere.”

“Con piacere!” esclama Shadowcat, mentre l’espressione demoniaca sul volto di Nightcrawler prima di teleportarsi fa intendere ancora più chiaramente le sue intenzioni. Quando entrambi però arrivano in prossimità di Sir Lupus, questo si raccoglie su sé stesso e spicca un lungo salto, togliendosi dalla loro traiettoria assieme alla prigioniera. Appare invece dietro di loro Magik, che senza aspettare un secondo materializza la Spada dell’Anima e con un unico gesto trapassa entrambi i suoi amici.

La luce invade l’intera stanza.

 

Australia, ex base dei Reavers, stanza dei computer.

 

“Allora che sta succedendo?”

L’accenno di preoccupazione nel tono di Tempesta è qualcosa di nuovo e in parte inaspettato per l’X Man Cable, ma non lo distoglie dall’analisi del potente sistema operativo della base.

“E’... stupefacente!” dice leggendo informazioni attraverso un cavo che ha estratto dal proprio braccio bionico, che ora come ora somiglia più all’artiglio di un drago che ad un arto umano “Ogni software, ogni banco di memoria, sembra essere stato invaso da un’entità chiamata Madelyne Prior. E’ come se avessero diviso un iper-programma complesso e multisfaccettato in piccoli pacchetti che hanno infettato come virus autoreplicanti ogni sezione dell’intero sistema.”

“Era Madelyne che usava questo computer quando ci trovavamo qui. Pensi che possa aver inserito un programma che ci avrebbe attaccato qualora fossimo tornati?”

“Non credo sia così semplice, Ororo. Non si tratta di un semplice software di difesa attivato dalla nostra presenza. E’ come se avesse rimodellato la struttura dei computer stessi della base, adattandoli per ospitare qualcosa, l’incipit che adesso sta scatenando tutto questo. Come... un contenitore.”

“Per cosa?”

Nathan si volta verso Tempesta, il suo volto perplesso e spaventato allo stesso tempo, quindi:

“Mi prenderesti per pazzo se ti dicessi ‘per un’anima’?”

KABOOOOOM!!!!!!!!!

La parete laterale esplode sotto la spinta di un grosso proiettile, la cui forza d’inerzia è tale da spingerlo dall’altro lato della stanza.

“Cable, giù!” esclama Tempesta saltando sul proprio compagno, che protegge dai detriti coprendolo con il proprio mantello rinforzato da molecole instabili. Quando i due rialzano la testa vedono da un lato Alfiere semisvenuto a causa della collisione con la parete, dall’altro un’oscura figura avanzare levitando a mezz’aria, ai lati della quale, intrappolati da spessi cavi metallici, si trovano Havok, Psylocke e Rogue.

“Inginocchiatevi patetici umani... perché la Regina dei Goblin è qui!”

 

Dentro, nel profondo.

 

Li sente da almeno due ore. Urlano e gridano e tutto per delle questioni del tutto futili. I soldi del parrucchiere, gli sguardi del lattaio, la nuova mazza da golf. Odia tutto questo, lo odia. A volte... a volte vorrebbe davvero che morissero.

Ed ecco che tutto cambia. E’ altrove adesso... attorno a lei alcuni di quelli a cui ha voluto bene nella sua vita. Sono sorridenti e sicuri di sé, dalle foto poste sopra le lapidi erette in loro memoria. Parenti, amici, anche persone che ha conosciuto solo per pochi istanti e da cui è stata strappata subito, e lei. Illyana Rasputin. La sua migliore amica. Che è irrimediabilmente...

“Non sono morta.” dice Illyana tendendole la mano “Non fino a che ho vissuto nei tuoi ricordi.”

Kitty rimane in ginocchio, accecata dalla bellezza, dalla gioia, di riconoscere la propria amica.

L’abbraccio delle due ragazze è così intenso da sembrare volerle fondere assieme.

 

Qui invece è tutto più veloce, più confuso. L’adrenalina gli è salita al cervello, l’ha invaso, e sopravvivere adesso è l’unica direttiva. Ma non sa ancora controllare bene i suoi poteri, non è ancora esperto. Se lo fosse, si sarebbe riuscito a teleportare in un posto diverso dal centro della folla assassina. Lo intrappolano. Ogni colpo subito, ogni ferita, è uno squarcio nella sua anima. Sono un mostro, pensa, sono un mostro e merito di morire. Sono un mostro e non ho diritto a vivere.

“Invece ce l’hai, come l’hanno tutti gli esseri viventi.”

Le percosse sono finite, così come è sparita tutta la folla. Davanti a Nightcrawler, un grosso licantropo dal pelo argenteo gli sta tendendo la mano. Tutto nel suo aspetto suggerisce quanto sia un essere letale e pericoloso, tranne i suoi occhi, nei quali Kurt rivede secoli e secoli di oppressione al cui confronto quella dei mutanti è uno scherzo. Riconoscendo il suo stesso dolore, i suoi stessi dubbi, alza il braccio ed afferra la sua mano.

 

Di nuovo nel Limbo, di nuovo nel castello devastato di Belasco.

 

Was...?” fa Nightcrawler tornando alla realtà.

“Siete liberi, adesso.” lo rassicura Sir Lupus.

“...e siete tra amici.” aggiunge Illyana, scambiando uno sguardo profondo con Kitty, la quale risponde:

“Ma allora chi...” e tutti si voltano verso Amanda, attorno alla quale la rete magica di contenimento lanciata da Magik sta scomparendo.

“Mmmmpf...” fa questa seccata, e quindi scompare in un disco di luce gialla.

“Oooohh... non crederai di poter scappare così, vero?” dice Illyana, quindi evoca magicamente un altro disco teleportante che inghiotte i restanti.

Il senso di disfacimento torna a regnare su quelle macerie di nuovo disabitate, sulle quali cala come polvere secolare.

 

Australia, attuale base degli X Men, stanza dei computer.

 

Un tempo la chiamavano dea. Ed ora, mentre si confronta alla pari con un essere infernale, agli occhi di tutti è chiaro che quel nome era meritato.

“Cosa è successo Maddie.” sta dicendo Tempesta gestendo alla perfezione venti e fulmini in quell’ambiente piuttosto ristretto “Cos’è che ti ha reso così. Come hai permesso al tuo odio di arrivare al punto da attaccare chi ti voleva bene...”

“ZITTA!” inveisce Madelyne “IPOCRITI! Siete tutti ipocriti voi X Men!! Convinti di poter cambiare il mondo con i vostri ideali vi abbandonate a compromessi in nome della causa più spesso di quanto voi stessi sappiate!! Io vi conosco! Vi leggo dentro!! Vedo ogni vostra paura e ogni più piccolo odio!! Non avete il diritto di farmi la morale! Non quando tra tutti voi sono io la più sincera con sé stessa!!”

“Perdona la franchezza dolcezza...” dice una voce alle sue spalle “...ma hai rotto!” ed il pugno di Rogue la trapassa da lato a lato, facendone tremolare l’immagine.

“Inutile baldracca...” replica Madelyne “Tu più di tutti dovresti sapere di cosa parlo. Tu che hai passato una vita a dare la colpa di tutto al tuo potere quando sei sempre stata una ragazzina frigida con troppa paura del contatto umano per permettere agli altri anche solo di toccarti.” ed un cavo le circonda i polsi scaraventandola contro la stessa parete in cui si trova Alfiere, il quale risvegliato dalla sua caduta apre gli occhi e vedendola lì per terra si fa avanti per soccorrerla.

“No!” quasi piagnucola Rogue “Non mi toccare...”

Alfiere rimane un paio di secondi a guardare la sua compagna in quello stato, quindi concentra tutta la propria ira su Madelyne attaccandola con diversi colpi di energia, che lei prende a schivare mentre dice:

“Ed ecco l’uomo senza futuro! Lo sanno i tuoi compagni cosa sei disposto a sacrificare per la vittoria? Lo sanno che sei stato tu ad uccidere tua sorella?!”

“Sta’ zitta.” risponde Alfiere ed afferra uno dei cavi elettrici spezzati che mulinano nell’aria, cominciandone ad assorbirne l’energia. Di contro, il corpo di Madelyne inizia a farsi pulsante, a tratti quasi evanescente.

“Sme... tti... LA!” e con un gigantesco colpo telecinetico globulare atterra sia lui che Psylocke ed Havok. Non ha tempo di riprendere fiato però che una scarica elettrica attraversa il suo corpo. La responsabile, una adirata ed imponente Tempesta che la fronteggia dal centro della stanza nella quale è sospesa.

“Non tratterai così i miei uomini. Non finché potrò impedirtelo.”

“I tuoi uomini...” la sbeffeggia Madelyne tentando di attaccarla con cavi e colpi telecinetici “Non sono altro che una massa di codardi ed ipocriti che non riusciranno a combinare niente nella vita, come quel perdente di Alex Summers. Se devo dirti la verità... tra tutti loro è solo Psylocke a salvarsi. Ha del potenziale, ha le tenebre in sé. E’ della mia parrocchia, non della tua, e presto te ne accorgerai.”

“Il valore si misura dai gesti, e loro sono tutti eroi. Se avessi abbracciato la nostra filosofia, lo saresti anche tu adesso.”

“Basta.” conclude Madelyne “Mi hai stancato.” ed attingendo alla propria telepatia sovraccarica le cellule neurali di Tempesta, mandandole in tilt nonostante tutto il suo addestramento contro gli attacchi psichici. Finalmente sola, in piedi sopra i corpi caduti dei suoi nemici, Madelyne scatena la propria esaltazione gridando al vuoto “HO VINTO!! HO...!” ma non finisce la frase che un’eco psichica le attraversa la mente. C’è qualcun altro lì dentro, qualcuno che si era nascosto fino a quel momento, e che per motivi che le sfuggono riconosce come familiare.

“Chiunque tu sia!” tuona alle pareti della grande stanza “Vieni allo scoperto!”

“Eccomi.”

Piano, camminando con passo deciso, Cable esce dall’ombra. Nella mano organica regge la propria Psymitar, mentre quella meccanica è ridotta ad un acuto artiglio che sovrasta la consolle del computer centrale. Con l’occhio bionico che brilla, aggiunge:

“Sì, sono io.”

“N-Nathan?” comincia a balbettare Madelyne abbassandosi di quota “Nathan? Sei proprio...” ma non finisce la frase che le scappa un singhiozzo strozzato, mentre da un occhio le scende una lacrima.

“Sì, sono tuo figlio... e tu sei mia madre.” risponde mentre poggia la Psymitar “Ti prego, tutto questo è inutile. Vieni con me e rimedieremo a tutto.” e le porge la mano organica, mentre l’altra si trova ancora sulla consolle del megacomputer.

“Io... io ho una missione...”

“La tua missione è sbagliata, ma non è ancora troppo tardi. Dammi la mano, fidati di me.”

Fidarsi. E’ questo il problema di Madelyne. L’ha già fatto, tante, troppe volte, ed ogni volta ha pagato per la propria decisione. Quando ha scelto le tenebre, quando le ha accettate in sé, è stata quella l’unica volta in cui ha ottenuto esattamente ciò che sperava, ciò che si aspettava. E’ stata quella l’unica volta in cui non è stata tradita dalle proprie illusioni. Ed ora... ora cercando dentro di sé non riesce a trovare altro che odio, un odio che ha travalicato i suoi argini e le ha insozzato l’anima intera, e che le ha fatto persino dimenticare i motivi per cui aveva scelto di accettarlo. Lo stesso odio che ora non può permettere che tutto quello che ha costruito venga spazzato via dallo stupido sentimento dell’amore materno.

“Nathan cosa... cosa stai facendo con quella mano?”

Cable non si gira nemmeno per osservare la propria mano metallica poggiata sulla consolle del computer. Solamente, con un’immensa tristezza negli occhi, dice:

“Mi dispiace.” quindi la alza sopra la propria testa e fa per calarla sulle tastiere, quando dei cavi metallici la vanno a circondare tenendola in alto.

“Anche tu... figlio mio...” dice Madelyne, profondamente delusa “Anche tu contro di me... Ma come ho fatto con gli altri, non permetterò nemmeno a te di rovinare i miei piani. Avresti dovuto unirti a me. Avresti dovuto rendermi fiera...” e da diverse direzioni partono altrettanti cavi metallici appuntiti, tutti diretti contro Cable, che non riuscirebbe a fermarli tutti se...

BOOOOOOOOM!!!

“Aaaaggh!” urla di dolore Madelyne mentre un raggio le trapassa il petto, facendole perdere la concentrazione necessaria per comandare tutti quei cavi. L’ultima cosa che vede è Havok in ginocchio dai pugni ancora fumanti, che prima di svenire sussurra:

“Chi è il perdente ora...”

Quindi Cable abbatte il proprio pugno sulla consolle del computer, e lascia libero per un attimo il virus tecnorganico con il quale Apocalisse lo aveva contagiato quando era piccolo. Privo di freni, questo si diffonde a tempo record in tutta la rete locale, riempiendo ed infettandone l’hardware, il quale collassa sotto il peso di un aggressore così vorace. La figura di Madelyne crepita un paio di volte, quindi con una scarica elettrostatica scompare. L’attimo dopo, l’intera stanza sprofonda nel buio.

 

Fuori.

 

E’ una bella notte. Se nel mondo sta succedendo qualcosa di male, in quel momento a trovarsi in quella cittadina abbandonata nel centro dell’Australia, sotto una luna piena e pallida e delle stelle brillanti come gioielli su un manto di velluto, non si direbbe affatto.

E’ lì che tre uomini e tre donne si trovano adesso, a contemplare lo spettacolo celeste.

“Ororo io... devo ringraziarti. Per avermi dato il tempo di capire come poterla sconfiggere, intendo.” dice Cable avvicinandosi a Tempesta.

“Nathan, non è necessario che tu sia sempre così rigido. So quanto ti è costato batterti contro tua madre e voglio che tu sappia che sono qui se hai bisogno di parlarne.”

“Io... sono un soldato.”

“No...” lo contraddice Tempesta poggiandogli l’indice sulle labbra “Tu sei un uomo.”

Poco lontano da lì, Alfiere nota che Rogue è un po’ più in disparte rispetto agli altri, e le si avvicina togliendosi l’impermeabile. Quando però fa per metterlo sulle sue spalle, la ragazza si volta di scatto come se stesse per essere attaccata, quindi si scosta da lui tornando ad una discreta distanza.

Una casa... , pensa Alfiere amaramente, ma forse non per tutti.

“Non vorrei interrompere l’idillio.” pronuncia Psylocke ad alta voce, in modo da essere sentita da tutti “Ma l’effetto Inferno non è finito, lo sento ancora tutt’attorno, e la gente comune non ha mezzi per difendersi da esso.”

“Ma è per questo che ci siamo noi, no?” replica Havok.

“Proprio così, Alex.” risponde Tempesta gridando al vuoto del paesino “Gateway!”

Con una piccola esplosione di luce l’aborigeno compare al centro del villaggio roteando le proprie bolas. Tempesta si avvia verso il varco che ha creato, e così il resto degli altri dietro di lei, mentre risoluta dice:

“A me, miei X Men. C’è un lavoro da fare.”

 

FINE

 

NOTE

 
 

Quando ho ideato la storia, ho pensato che un nuovo Inferno senza la responsabile del primo non aveva molto senso, quindi ho fatto tornare uno dei più complessi e affascinanti antagonisti degli X Men, che però scompare in questo stesso numero. Ma siamo sicuri che in futuro non sentiremo ancora parlare di Madelyne Prior? Inoltre per la sottotrama nel Limbo vi rimando alle storie infernali di Generation X, X-Legion e Power Pack che sono precedenti a questa e ne costituiscono l’antefatto, mentre per la conclusione non perdetevi il numero di Lethal Honey di prossima pubblicazione.

Infine un’ultima considerazione. Con questo numero si conclude l’eredità di Tobia, e dal prossimo le trame e le storie saranno interamente mie.

Per commenti e/o suggerimenti l’indirizzo è: gambittolo@hotmail.com .

 


 
[1] Cable ha scoperto la gravidanza di Tempesta nell’Annual 2003, mentre per il concepimento... date un’occhiata a Gli Incredibili X Men MIT #6
[2] su X Men MIT #3
 
 

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