#11 - X Men: Infinity

 

Oltre l’infinito

di Tobia, Sergio Gambitt e Vick Sebastian Shaw

 

 

Nave madre Phalanx, in volo alcune migliaia di chilometri sopra Plutone.

 

Le luci dei laser illuminano i bui corridoi della nave mentre due sagome fiere e decise avanzano implacabili fra i corpi caduti dei Puri, subito riassorbiti e riutilizzati come materiale da riciclare dal collettivo alieno Phalanx. Dalle scure pareti continuano ad affacciarsi piccoli occhi, seguiti da innumerevoli altri simulacri dei Puri, ma né il poliziotto mutante chiamato Alfiere né la Shi’Ar Deathbird mostrano segni di stanchezza. Il corpo del primo continua ad incanalare energia che rilascia attraverso due pistole futuristiche appositamente costruite per agevolare il suo potere mutante, mentre per la seconda questa è l’occasione di affrontare di nuovo la razza che stava sterminando quella Shi’Ar. Entrambi si muovono con l’esperienza accumulata in una vita di battaglie, e, volenti o nolenti, entrambi ora più che mai si rendono conto di quanto simili siano e dei motivi per i quali in passato tra i due sembrava poter nascere qualcosa. Quando uno lascia scoperto un fianco l’altra si prepara a difenderlo, quando una evita all’ultimo secondo un fendente mortale l’altro è pronto ad incenerire l’aggressore. Sempre spalla contro spalla, sempre tenendo in scacco un numero infinito di Puri mentre avanzano verso la direzione in cui è fuggito Ahab, il cavaliere di Apocalisse chiamato Carestia, sempre l’uno attento alle condizioni dell’altra, sebbene nessuno dei due lo ammetterebbe ad alta voce. Ed è per questo che Alfiere si accorge immediatamente del raggio che uno dei Puri sta sparando contro la donna e reagisce d’istinto frapponendosi tra i due ed accumulando l’intero colpo nelle sue cellule mutate.

“Non ho bisogno della tua protezione, mutante!” grida la nobile Shi’ar sfrecciando in volo verso l’assalitore e falciandolo a mani nude, per poi venire afferrata da altri due fuoriusciti improvvisamente dal muro che si preparano ad assorbirla. Messa alle strette, Deathbird è già pronta a vendere cara la propria pelle, quando due raffiche di energia riducono i suoi aggressori ad un mucchio di transistor bruciacchiati.

“Ripetimelo attraverso gli amplificatori vocali del collettivo Phalanx, donna.”

Deathbird liquida gli ultimi i Puri rimasti a tiro con una raffica al plasma del suo fucile, poi si avvicina all’X-Man e lo sbatte contro il muro.

“Arrogante piccolo mutante...” sibila trattenendo a stento una furia omicida “Come osi parlare così ad una reggente imperiale!”

“Quella che ho davanti non è una reggente imperiale.” risponde Alfiere con voce decisa “E’ una guerriera, come lo sono io. E non ho mai trovato creatura più simile a me in tutta la mia vita.”

“Dovrei ucciderti per come parli...” ringhia Deathbird.

“Dovresti, ma non lo farai.” le risponde Alfiere. I due rimangono a fissarsi per un istante, quindi la donna afferra l’uomo dai capelli e gli stampa un caldo e lungo bacio sulla bocca. Proprio in quell’istante, la parete dietro di loro inizia ad incresparsi quasi come uno specchio d’acqua quando ci si lancia dentro un sasso. Velocemente emergono prima le teste con le tre paia di occhi sottili dei Puri e subito dopo le braccia delle creature al silicio. Alfiere e Deathbird si staccano di qualche millimetro, abbastanza da potersi fissare negli occhi, quindi il primo dice:

“Granata al plasma.”

La donna lo osserva negli occhi quel tanto che basta da rendersi conto che sta facendo sul serio, quindi le sue dita afferrano qualcosa sul suo petto e tirano con forza, mentre si esibisce in una capriola all’indietro che la allontana dal pericolo dei Puri dei quali Alfiere ora è completamente circondato. Senza la spoletta di sicurezza, dopo due secondi la granata esplode con un boato assordante, mentre raggi risplendenti di letale energia bianca si diffondono tutt’attorno annichilendo l’elite guerriera della Phalanx. Gli occhi da rapace di Deathbird ci mettono poco a riabituarsi alla luce, e ad intravedere tra i fumi dell’esplosione il corpo statuario di Alfiere dal costume strappato in più punti ergersi carico come non mai sopra i cadaveri dell’elite guerriera Phalanx. I suoi occhi sono luminosi e saturi di energia, ed ogni suo muscolo grida potenza. Al contrario di ogni aspettativa però, quando parla la sua voce è ferma e salda:

“C’è un’intera astronave piena di loro, pensi che ci basterà?”

Deathbird accenna un impercettibile sorriso, quindi assieme ad Alfiere penetra nel buco che l’esplosione ha generato, alla ricerca di Ahab.

 

...e Ahab, o almeno quello che è diventato, si trova alcune stanze più in là, in quella che era designata ad ospitare l’Intelligenza Artificiale madre dell’intera razza Phalanx prima che lui fosse attaccato dal collettivo tecnorganico e che questo trovasse la filosofia darwiniana di dominazione del più forte che Apocalisse gli aveva impiantato nella corteccia cerebrale un obiettivo in linea con i suoi principi, rendendolo Primo Fratello del collettivo1. Il suo corpo è interamente nero e cosparso di microchip e piccole luci gialle, e da esso si dipartono diversi filamenti forti e taglienti allo stesso tempo che schioccando come fruste nell’aria si contrappongono a  filamenti esattamente identici tranne per il fatto che sono bianchi dove i primi sono neri, controllati dall’entità Forge/Phalanx. Prima di oggi non si era mai visto niente del genere: non tanto che un costrutto Phalanx acquisisse una propria individualità, quanto che un essere umano, o per meglio dire un mutante, resistesse all’assimilazione al collettivo e creasse una nuova entità a metà tra uomo e macchina, due elementi fusi così intimamente l’uno con l’altro da non poter essere riconosciuti né come il primo né come il secondo, ma come la perfetta sintesi di entrambi.

-La tua resistenza è sintomo della tua debolezza, mostro- sta dicendo Ahab, la sua voce metallica amplificata da ogni altoparlante della sala –Sei collegato al collettivo, utilizzi i suoi programmi di codifica, eppure ancora non ti rendi conto dell’inutilità delle tue azioni. Quando sei nato ti sei distaccato dalla riserva energetica del collettivo per preservare la tua individualità, e perdi energia ogni secondo che passa. In 5,3 minuti terrestri esaurirai ogni scorta, ed allora verrai assimilato dalla Phalanx.

-Non è necessario che tu mi combatta, Primo Fratello- risponde l’entità Forge/Phalanx ribattendo colpo su colpo gli attacchi schematici reiteranti di Ahab, ognuno dei quali ritrova e riconosce nei propri archivi di memoria –Non intendo costituire fonte di pericolo per te o per la Phalanx. Sono anch’io parte della mente collettiva, ne posseggo tutte le nozioni e le qualità fisiche, ciononostante la mia psiche è intatta e separata dal gruppo. Potrei essere un’evoluzione, una mutazione della razza. La mia individualità può essere una ricchezza per la Phalanx. Accettami come entità autonoma, e metterò le mie peculiarità al servizio del collettivo.

-Continui a non capire, sei inutile. La stessa irrazionalità dei tuoi gesti e delle tue parole parla al posto tuo. Qualunque sistema operativo avrebbe già accettato la futilità di una resistenza e si sarebbe consegnato per rientrare nella base standard del processore Phalanx. Sei improduttivo, sei debole, non sei di nessuna utilità al collettivo in queste spoglie.

-Menti, i miei processi logici lo stanno percependo. Hai paura di me, paura di quello che sono, paura che io sia migliore dell’intero collettivo e che lo possa sostituire. E hai paura che le sensazioni che stai provando facciano di te più un uomo che una macchina.

-Basta! Poterò tutti i rami secchi della nostra razza! La purezza della Phalanx sarà preservata dal caos dell’individualità! La tua esistenza è un pericolo per noi, per questo verrai assimilato e tornerai al sistema operativo che ti ha generato!-  e i suoi filamenti, contemporaneamente da ogni direzione, attaccano Forge/Phalanx penetrando all’interno del suo corpo, dal quale prendono ad estrarre gli ultimi residui di energia rimastigli.

Forge/Phalanx alza lo sguardo mentre i suoi occhi pulsanti di energia cominciano a spegnersi, e con le ultime forze supplica:

-Io... volevo solo... esistere...

BOOOOOOOOOOOOOOOOOM!!!

Entrambi i nuovi membri della Phalanx avvertono i sistemi d’allarme urlare dell’ingresso non autorizzato di due entità a base di carbonio all’interno della sala, ed i sensori ottici su ogni loro filamento vedono due figure avanzare attraverso i fumi di un’esplosione che ha squarciato la parete ovest. Il microprocessore di Forge/Phalanx registra le immagini sfocate di un uomo alto e muscoloso, dagli occhi saturi di energia, e di una donna alata le cui dita terminano in affilati artigli. Una istantanea ricerca nel suo database li identifica entrambi, ma ha solo le forze per pronunciare il nome del primo:

-Alfiere...

Sentendosi chiamare, il mutante aguzza lo sguardo e tra luci e circuiti bianchi riconosce non Forge, ma...

“Genesi...” sussurra, e le sue gambe traballano, quasi stesse per crollare in ginocchio. Accanto a lui invece, gli occhi d’aquila di Deathbird riconoscono subito nel Primo Fratello il cavaliere di Apocalisse chiamato Carestia che assieme a lei qualche mese prima aveva tentato di radunare i Dodici2.

“Ahab...” dice sprezzante Deathbird nel vederlo parte del collettivo tecnorganico che per poco non sterminava la sua razza, ed un attimo dopo si è lanciata contro di lui recidendo con i suoi artigli e le sue ali i filamenti che lo legavano a Forge/Phalanx. Senza più energia né il sostegno del Primo Fratello, la nuova entità Forge/Phalanx crolla esanime sul pavimento, ed è questo che scuote Alfiere abbastanza da lanciarsi verso di lui e prenderlo tra le braccia.

“Genes... Forge! Cosa ti succede?!”

Gli occhi puntati su Alfiere ma vuoti, il sistema operativo di Forge/Phalanx riesce ad emettere solo un sottile:

-Risorse energetiche allo 0,3 per cento... crash di sistema in 8 secooooooooo....

Senza pensare un attimo alle conseguenze sul suo corpo che quello che sta per fare potrebbero avere, Alfiere raduna in sé ogni oncia dell’energia che ha accumulato combattendo contro i Puri e la riversa interamente sul suo compagno.

Un’intensa luce li avvolge completamente.

Intanto, poco lontano, Deathbird sta sfogando la sua rabbia guerriera contro Ahab. Colpisce sia con il proprio fucile che con il suo corpo, e la sua tecnica di combattimento è così veloce ed imprevedibile da non poter essere analizzata e neutralizzata dalle tattiche schematiche del collettivo Phalanx cui Ahab adesso appartiene.

“Carestia!” urla lei mentre salta tra due filamenti e ne distrugge un terzo con un artiglio “Pensavo che un cavaliere di Apocalisse fosse più resistente nei confronti di questa feccia aliena!!”

-Non sono più il cavaliere di Apocalisse conosciuto come Carestia- risponde lui per nulla turbato dall’attacco della Shi’Ar

–Appartengo al collettivo Phalanx adesso.

“Appartieni alla razza che per poco non ha annichilito l’impero Shi’Ar e ne vai fiero?! Un motivo in più per distruggerti!”

-Non puoi arrecarmi danno, Shi’Ar. Sono migliore di com’ero- e nel momento in cui l’aliena atterra sul pavimento, questo si deforma sotto i suoi piedi in due tentacoli che le afferrano le caviglie, subito seguiti da altri che le bloccano busto, polsi e collo –Preparati all’assimilazione.

“LASCIALA!” tuona una voce dal fondo della sala, accompagnata da un potente raggio di energia e da numerosi filamenti tecnorganici bianchi che liberano l’aliena dalla presa di Ahab. Alfiere spara altri due raggi, mentre Forge/Phalanx raggiunge Deathbird e l’aiuta a rimettersi in piedi. La trasmissione di energia da Alfiere all’entità Forge/Phalanx l’ha ricaricato completamente, i suoi moduli energetici sono pieni come non mai, e tra l’energia accumulata i suoi banchi di memoria ne hanno riconosciuta una familiare, una con la quale è già venuto in contatto in passato. Per questo il suo microprocessore l’ha selezionata tra le altre e l’ha riposta in un contenitore stagno separato dal resto, prima di tornare in azione. I suoi tentacoli anticipano e bloccano tutte le mosse di Ahab, mentre Deathbird lo distrae abbastanza da permettere ad Alfiere di attaccare con i suoi colpi di energia. Per i primi secondi la tattica funziona a meraviglia, finché Ahab, valutati tutti gli elementi del loro attacco, esplode in quella che in termini umani potrebbe chiamarsi una furia cieca.

-Stolte creature di carbonio! Non calcolate quanto la vostra vittoria sia impossibile?! Io sono l’intera nave! IO sono la Phalanx! E LA PHALANX SARA’ TUTTO!!- e l’interera stanza comincia a deformarsi attorno ad i tre combattenti, fino a comprimerli così tanto da non poter permettere loro più alcuna mossa. Con una luce di trionfo negli occhi, Ahab aggiunge: -Ed ora preparatevi all’assimilazione!- ma non fa in tempo a dirlo che l’espressione vincente che ha sul volto viene sostituita da un’altra di puro dolore. Senza lasciar intuire i motivi di tutto questo a Deathbird, Alfiere e Forge/Phalanx, in tutta la nave si leva un disperato urlo di più voci metalliche tutte risultato della stessa agonia, mentre risuona un’altra voce fittizia che avverte:

-ATTENZIONE – ATTENZIONE – PERDITA DI ENERGIA IN AUMENTO DEL 30%... DEL 50%... DEL 75%...-

 

Venti minuti prima.

Alcuni livelli più sotto.

 

Calibano sta correndo da alcuni minuti all’interno dei tunnel della nave madre Phalanx, le sue narici, mutate in modo tale da poter rilevare altri mutanti nelle vicinanze, che inseguono il particolare tracciato di Rogue. Dietro di lui l’X Man Colosso, nella sua forma metallica, e suo fratello Mikhail Rasputin, i cui poteri di manipolazione energetica continuano a mantenere un campo EM a frequenza variabile attorno ai tre in modo tale da allontanare per un certo raggio i costrutti Phalanx. E’ circa a metà percorso che cominciano a sentirli. Dei colpi potentissimi, tanto da far vibrare l’intera struttura, a distanza di due secondi esatti l’uno dall’altro e sempre più forti man mano che si avvicinano. Dopo essere scesi un altro paio di livelli, finalmente Calibano si ferma davanti ad una grande porta scura, che stranamente non sembra fatta di metallo ma di ceramica e plastica.

“Rogue qui dietro.” dice voltandosi verso Colosso e Mikhail, ed è il primo a fare da parti gli altri dicendo:

“Ci penso io.”

Piotr Rasputin prende la carica, poi si butta sopra il portone abbattendolo con un solo pugno. Davanti a loro compare un gigantesco hangar. Diverse colonne metalliche alte almeno una ventina di metri reggono il soffitto, mentre il pavimento, ricoperto di carcasse dei Puri, sembra essere fatto della stessa lega di ceramica e plastica di cui era composta la porta. Al centro della stanza poi un gigantesco macchinario cilindrico le cui pareti di vetro lasciano intravedere il turbine azzurro di energia che si sta muovendo al suo interno. Sotto di esso, quasi un moscerino confrontato al cilindro, le forme familiari della X Man Rogue nella tuta rosa da Shi’Ar che ha usato durante un viaggio spaziale qualche tempo fa3. I suoi pugni si abbattono ad intervalli regolari contro il vetro del cilindro, ed è questo che fa vibrare tutta la zona circostante. Una volta entrati, Rogue si volta verso i tre e urla verso Colosso:

“Vienimi ad aiutare! Dobbiamo distruggere questo apparecchio!!”

Senza nemmeno pensarci, Calibano si lancia immediatamente verso Rogue ed unisce i suoi muscoli alla forza della bella sudista. Subito dopo anche Colosso e Mikhail la raggiungono. Rogue si volta verso il primo e, guardando sospettosa Calibano, fa per dire:

“Ma lui che...” quando Colosso la interrompe dicendo:

“E’ con noi. E’ riapparso e l’abbiamo liberato dall’influenza di Apocalisse4. E non è il solo ad essere tornato...” e fa un cenno a Mikhail, che la saluta un po’ imbarazzato.

“Oh...” si lascia scappare Rogue, quindi tornando alla priorità del momento: “Bene... avremo più forza per poter abbattere questo coso!” e ricomincia a martellarlo di pugni, così come Calibano.

“Ma perché dobbiamo farlo?” chiede Colosso unendo i suoi muscoli d’acciaio alla forza dei primi due.

“E’ la riserva energetica della Phalanx!” risponde Rogue senza smettere di colpire il cristallo che sta già cominciando ad incrinarsi “Distruggiamo questo e priveremo l’intera nave della sua energia. Inoltre... ho motivo di credere che dentro il macchinario ci sia Joseph.”

“Joseph?!!” esclama Colosso fermandosi di botto “Il clone di Magneto?! Quel Joseph?!”

“Esattamente.” risponde Rogue “E prima riusciremo a sfondare questo cristallo prima potrai darmi della visionaria!”

Colosso la guarda per qualche istante, indeciso se prenderla per pazza o no. Poi la fiducia che come X Man e uomo nutre verso la compagna lo convince e riprende a colpire l’enorme macchinario. Per alcuni minuti, gli unici colpi che si sentono all’interno della sala sono i devastanti pugni dei tre mutanti superpotenziati, quindi, insistendo su una crepa, finalmente il cristallo esplode in mille pezzi lasciando strabordare tutt’attorno l’energia azzurra che vi si trovava dentro.

“Mikhail!” grida Colosso all’indirizzo del fratello, e questo immediatamente agisce. I suoi occhi vedono il flusso di energia elettromagnetica che si sta abbattendo su loro quattro, e con un notevole sforzo riesce a deviare quel fiume in piena energetico quel tanto che basta da non colpire nessuno dei presenti. Una volta riversatosi tutto fuori, la calma torna nella stanza, tranne che in un punto, risplendente ancora azzurro. Rogue vola immediatamente in quella direzione, per bloccarsi subito non appena vede cosa è rimasto di quell’energia. Una forma umanoide, interamente fatta di energia azzurra, si trova sdraiata sul pavimento ed a fatica si sta alzando e sta aprendo i simulacri dei suoi occhi. Quando questi si fissano su Rogue, un suo braccio si alza nel tentativo di raggiungerla, mentre la sua bocca tenta di pronunciare qualche parola. Quel che ne esce, è una voce carica di energia statica, come se fosse filtrata da una radio che si trova in un punto in cui non riceve bene.

“...ROGUE... TU...” ma non riesce a finire la frase che le forze lo abbandonano nuovamente, facendogli ricadere la testa all’indietro.

“JOSEPH!” urla Rogue, e l’attimo dopo è accanto a lui, i suoi occhi pieni di lacrime mentre si avvicina al suo volto “Non lasciarmi di nuovo... Non lasciarmi...” e si abbassa su di lui fino a che le sue labbra non toccano quelle fittizie dell’essere di energia. La reazione è immediata. Non solo i suoi ricordi, ma anche l’intera energia azzurra di cui è composto cominciano a scaricarsi nel suo corpo. Rogue rivede come se fosse lì il sacrificio di Joseph al Polo Nord fatto per riparare l’atmosfera terrestre seriamente compromessa dall’uomo di cui è il clone, Magneto. Rivive gli ultimi istanti della sua vita da mutante, quando assieme al professor Xavier, a Colosso e a Tempesta consumò il proprio corpo per salvare l’intero mondo. Sente la sua paura mista ad esaltazione nel momento in cui, dio dell’elettromagnetismo, osserva la Terra dall’alto e ne ripara i danni al suo campo elettromagnetico. Percepisce il suo corpo che si sgretola sempre di più, mentre la sua coscienza diventa sempre più forte, ed opera una scelta, tanto azzardata quanto disperata. E’ così che aumenta l’emissione di potere nella magnetosfera, cercando di metterci dentro più energia possibile, mentre il suo corpo clonato decade sempre più in fretta. Quindi allontana Xavier e gli X Men, ed emette la propria coscienza un attimo prima che la torre di Magneto gli esploda attorno5. Urlando di dolore il suo io viene proiettato nello spazio esterno, dove si trova a galleggiare assieme agli ultimi resti della propria energia. E’ lì che, giorno dopo giorno, momento dopo momento, l’energia elettromagnetica che ha espulso comincia a riaddensarsi attorno alla traccia elettrica della sua psiche. Passa del tempo, il corpo energetico di Joseph comincia a ricomporsi attorno alla sua coscienza mentre naviga alla deriva nello spazio, ma non riesce a recuperare completamente il controllo che una gigantesca massa nera piena di piccole luci lo intercetta. L’anomalia è troppo strana per non essere analizzata, e sebbene la razza Phalanx tema un essere fatto interamente di energia elettromagnetica lo ritiene abbastanza inerte da poterlo usare per i suoi scopi. E’ da allora che si trova all’interno del motore centrale della nave Phalanx, fonte di energia inesauribile ed impossibilitato a scappare dalla struttura stessa del macchinario che lo imprigiona. Fino ad ora.

“Rogue... stai bene?” sta dicendo Colosso mentre con cautela poggia un braccio sulla spalla della compagna di squadra ancora china sul posto dove fino ad un secondo prima si trovava il simulacro elettromagnetico di Joseph. Questa si gira di scatto, i suoi occhi interamente pervasi da energia azzurra, e risponde con la voce che prima era di Joseph:

“ E’ TEMPO DI VENDETTA...” e senza aspettare reazioni da parte dei suoi compagni si libra in volo e si pone al centro della stanza. Quindi dal suo corpo partono innumerevoli scariche azzurre, le quali cominciano a ledere l’intera struttura della nave Phalanx.

 

Plutone.

Avamposto Skrull.

 

“Lasciateci in pace, non vi è bastato quanto avete fatto?”

La voce di Kitty Pride è dura e decisa come il suo sguardo, e l’accento della lingua skrull nella quale sta parlando la rende ancora più autoritaria.

Davanti a lei, un plotone d’esecuzione in procinto di giustiziare i disertori che hanno osato abbandonare la battaglia con la Phalanx a cui erano stati costretti a partecipare per tentare la fuga.

Dietro di lei, gli skrull mutanti Fiz e Xandu, gli unici ad essere riusciti a liberarsi del collari esplosivi che i loro superiori hanno applicato loro per impedire qualsiasi forma di ammutinamento, oltre all’X Man Nightcrawler, al draghetto Lockheed e al corpicino morto della piccola skrull mutante Kimmy.

Poco lontano da lì, il resto degli skrull mutanti con ancora i collari al collo, tenuti a bada da altri skrull armati dal momento che l’invasione Phalanx per il momento sembra essersi conclusa.

Il caposquadra degli skrull osserva per un secondo negli occhi Kitty, poi con uno scatto toglie la sicura dell’arma che ha in mano. Immediatamente Nightcrawler si fa avanti per difendere la compagna di squadra, ma una sua mano lo blocca.

“Non lo farei se fossi in te. Sono l’X Man chiamata Shadowcat, dovreste sapere anche voi che riuscirei a rendere intangibili tutti noi prima che possiate colpirci.”

“Non lo farai,” risponde il caposquadra “non se vuoi che gli altri mutanti sopravvivano.” e con un cenno del capo indica gli altri skrull mutanti.

“Ma voi... come potete essere così spietati!” scatta Kitty, sempre parlando in lingua skrull “Sono stata sul vostro pianeta prima che andasse distrutto, ho visto con i miei occhi quanta fierezza e patriottismo c’è nella vostra cultura!! Come potete trattare in questa maniera dei vostri simili?!”

“Quelli non sono nostri simili. Sono mutanti, errori genetici. Se non ci servissero sarebbero già morti.”

“Siete... siete incredibili! Il vostro pianeta è stato divorato da Galactus, la vostra razza è allo sbando in tutto il cosmo, e voi invece di ricreare una società che abbia imparato dagli errori del passato vi comportate esattamente come quei rozzi guerrafondai dei vostri fratelli!!”

“E con questo credi di convincerci a non uccidervi, umana?” è la risposta del caposquadra.

E’ inutile, pensa Kitty, non capiscono. Non capiranno mai.

“Ok.” dice Shadowcat dopo aver sospirato una volta “Facciamo a modo vostro allora. In questo momento ogni parola della nostra conversazione viene registrata dal resto degli X Men sulla Terra. Abbiamo scoperto il vostro avamposto militare su Plutone, e le vostre soluzioni sono due: farci tornare tutti sani e salvi a casa, e quando parlo di tutti intendo anche con gli skrull mutanti che avete rapito per combattere la vostra guerra, e promettere di non interagire più con i terrestri, oppure tentare di uccidere noi, e vi assicuro che non ci riuscirete, ed aspettare un attacco in massa dell’esercito terrestre che pur di annientarvi è capace di distruggere l’intero pianeta. A voi la scelta.”

Il caposquadra skrull rimane in silenzio ad osservare l’espressione sul volto di Kitty Pride nel tentativo di capire se sta bluffando o meno. Dietro di lei, Nightcrawler si sposta impercettibilmente e sussurra a Fiz:

“Cosa gli ha detto?”

“Che se uccide noi l’esercito terrestre distrugge loro.” risponde altrettanto a bassa voce Fiz, prima di aggiungere “Vero è che altri X Men stanno ascoltando tutto?”

“No.” risponde secco Nightcrawler.

“Oh...” replica Fiz, e torna a guardare lo scontro di personalità che si sta tenendo tra Shadowcat ed il caposquadra skrull, e che si interrompe quando questo abbassa l’arma e con un gesto ordina agli altri soldati di imitarlo, compresi quelli che tenevano a scacco gli skrull mutanti. Mentre cominciano a togliere loro i collari esplosivi, Kitty si volta verso Nightcrawler e dice:

“E anche per stavolta...”

“Complimenti Kitty,” le risponde Kurt “non ho ben capito l’intera conversazione ma convincere degli skrull a lasciarci andare non è cosa da poco.”

“Già... posso chiederti solo un favore?”

Ja, certo.”

“Puoi sorreggermi quando sverrò una volta allontanatici di qui?”

 

Nave madre Phalanx.

Sala dell’Intelligenza Artificiale centrale.

 

-Danni interni stimati all’87%! Riserva energetica in esaurimento! Intero sistema in procinto di collasso!!- sta urlando al centro della stanza Ahab, il Primo Fratello del collettivo Phalanx, davanti agli avversari che per poco non riusciva ad uccidere, ovvero il mutante Alfiere, la Shi’Ar Deathbird e l’entità prodotta dalla fusione tra Forge e la Phalanx.

-Siete stati fortunati X Men!- urla ora contro loro tre, questa volta nell’intonazione della voce dei residui del cavaliere di Apocalisse che era nei panni di Carestia –Ma non è finita qui! La Phalanx non è finita! La Phalanx non finirà mai!!- ed immediatamente dopo l’intera stanza si squarcia, così come le mura esterne che la separavano dal vuoto dello spazio. Risucchiati dall’improvviso sbalzo di pressione, Deathbird ed Alfiere vengono scaraventati fuori dallo scafo, cominciando a galleggiare velocemente mentre sentono che l’ossigeno viene loro meno. Istintivamente, si stringono le mani, e il loro ultimo sguardo è l’uno per l’altra, prima che vengano entrambi afferrati da tentacoli tecnorganici bianchi che li portano immediatamente all’interno di un costrutto dello stesso materiale dalla forma sferica. Una volta dentro, il viso di Forge appare da una delle pareti e dice:

-Recuparate forme a base carbonica Alfiere e Deathbird, ma quantità di ossigeno insufficiente per mantenerli in vita oltre i 5 minuti.

Deathbird si volta verso Alfiere e gli ringhia contro:

“Allora grande guerriero cosa suggerisci di fare adesso?!”

Alfiere ricambia il suo sguardo, quindi risponde:

“Avere fede.”

 

Più giù, nella sala motori, si è aperto uno squarcio simile a quello della sala principale, ed ogni cosa viene risucchiata dal vuoto siderale del cosmo. L’unica a non risentire degli effetti dello sbalzo di pressione è Rogue, che pervasa dall’essenza di Joseph sta continuando a smantellare pezzo per pezzo la nave aliena.

“Rogue!!” sta urlando Colosso mentre si tiene aggrappato ad una colonna per non venir sbalzato fuori, come anche Calibano e suo fratello Mikhail stanno facendo “Vieni ad aiutarci! Non resisteremo ancora per molto!!” ma la compagna di squadra è insensibile alle sue parole.

“Non c’è Rogue là dentro!!” gli risponde Mikhail aggrappato poco distante da lì “E’ quel Joseph! E’ lui che la controlla ades...!!” ma non finisce la frase che perde la presa sulla colonna e sparisce nello squarcio della sala.

MISHA!! ” grida Colosso, e senza nemmeno pensarci si lascia andare nel tentativo disperato di salvare il fratello. Nella sala rimangono solo Rogue e Calibano, il quale comincia ad urlare:

“Calibano non capisce bene cosa sta succedendo ma amico Colosso è volato via e questa non è cosa buona! Calibano paura! Calibano... !” ed un attimo dopo anche lui perde la presa e vola fuori nello spazio. Poco distante dalla sua traiettoria, il peso maggiore di Colosso gli ha permesso di raggiungere Mikhail, che ha coperto interamente con le proprie braccia come un padre protettivo farebbe nei confronti del figlio, quando sente una forza spostarlo ed aprendo gli occhi si rende conto che tutt’intorno a lui c’è dell’energia azzurra. Voltandosi per vedere cosa è successo, trova Rogue, con ancora gli occhi carichi dell’energia azzurra di Joseph.

“Nessuna vendetta vale la vita di un amico.” pronuncia con una voce a metà tra quella maschile e quella femminile, quindi si volta verso la nave Phalanx che sta usando gli ultimi residui energetici per scappare via. Vorrebbe inseguirla, vorrebbe vendicarsi degli alieni che lo hanno intrappolato e torturato per così tanto tempo, ma la vita di Colosso e Mikhail ha la precedenza, quindi si volta nella direzione opposta in tempo per scorgere una nave cargo skrull in avvicinamento. Senza rifletterci un attimo, vola verso di essa insieme a Colosso e Mikhail, e usa i suoi poteri magnetici per aprire uno squarcio nella fiancata che richiude ermeticamente un secondo dopo essere entrato.

“Rogue! Colosso!” esclama la voce di Kitty Pride nel vederli entrare, subito seguita dalle esultazioni degli altri piccoli skrull mutanti nel rivedere i loro insegnanti. Le manifestazioni di gioia sono interrotte però dall’avvertimento di Fiz, che indicando un punto nello spazio che si sta allontanando velocemente da loro esclama:

“Guardate!” ed un secondo dopo Nightcrawler si è teleportato là fuori ed è tornato insieme all’enorme mole di Calibano.

“Cal!” esclama nuovamente Kitty avvicinandosi al suo amico “Stai bene?!”

Il viso del grosso mutante si alza fino ad incontrare lo sguardo di Shadowcat, quindi sorride debolmente e risponde:

“Con amica KittyPride accanto Calibano sta sempre bene.”

Shadowcat ricambia il suo sorriso, quando qualcosa succede al tetto dell’astronave. Semplicemente si apre, ma nessuno sbalzo di pressione segue l’evento. Anzi, quasi con grazia, da esso atterrano Deathbird ed Alfiere, mentre dalle mura della navicella viene fuori letteralmente Forge/Phalanx.

“Ok... nessun altro?” commenta Nightcrawler ironicamente.

Alfiere si guarda intorno, notando non solo Kurt e Kitty, ma anche i tanti piccoli skrull mutanti, Colosso, Calibano, Mikhail Rasputin e Rogue, quindi si volta nuovamente verso il primo e risponde:

“Spero vivamente di no.”

 

Dopo le dovute spiegazioni.

 

“...e così mi sono fuso con Rogue, e credo di aver sostituito la sua psiche con la mia. La sento lottare per mantenere la propria identità, ma non so come aiutarla.” sta finendo di esporre Joseph attraverso il corpo e la bocca della X Man.

“Posso aiutarti io... se ti fidi di me.” si fa avanti Mikhail. Joseph guarda tutti gli altri che annuiscono, quindi con uno sguardo da’ l’ok al mutante russo, il quale gli poggia le dita sulla testa e comincia a dire a bassa voce “Sei un essere di pura energia elettromagnetica, posso riconoscere il tuo tracciato energetico sovrapposto a quello di Rogue. E posso... estrapolarlo.” e in un attimo il corpo di Rogue cade esanime, subito preso da Colosso, mentre davanti a Mikhail rimane un essere completamente composto di luce azzurra semitrasparente “Piuttosto semplice.” conclude il mutante.

“Ti ringrazio.” pronuncia Joseph, per poi chinarsi su Rogue e tenderle la mano “Come ti senti?”

La ragazza apre gli occhi, e nel vedere l’essere elettromagnetico su di lei la sua prima reazione è quella di allontanarsi di scatto gridando:

“Stai lontano da me!”

“Rogue!” esclama Colosso calandosi su di lei “Va tutto bene, sei tra amici adesso!”

“S-Sì...” risponde lei, mentre si rialza tenendo sempre gli occhi puntati su Joseph come se avesse paura di lui “Tra amici...”

L’uomo si accorge dello sguardo terrorizzato della ragazza, e questo lo ferisce più dei mesi di prigionia passati nella nave Phalanx, ma non dice niente. A parlare invece è Kitty, che tentando di risollevare il morale di tutti annuncia:

“E ora tocca a Forge!”

Tutti si voltano verso l’entità bianca semirobotica che è diventato Forge, e questo, indietreggiando un po’ come se li temesse, dice:

-Non voglio essere modificato. Non voglio perdere parti di me. Non voglio morire.

“Ma... Forge...” fa per dire Shadowcat, interrotta dall’uomo:

-Non sono l’entità a base carbonica: Forge. Non sono un costrutto Phalanx. Sono un essere nuovo, una nuova Genesi. Merito di esistere.

“La tua forma è quella della Phalanx,” interviene con gran sorpresa di tutti Deathbird “e la razza Phalanx non è altro che un flagello del cosmo. Dovreste ucciderlo, prima che si rivolti contro tutti voi!” ma è subito ripresa da Colosso:

“Gli X Men non uccidono, ci deve essere una soluzione pacifica.”

“Separarli... no?” propone Shadowcat, chiedendosi intanto se è l’unica ad accorgersi dell’assurdità di stare a parlare con un costrutto Phalanx che si autodefinisce entità autonoma “E’ sempre Phalanx, ci stiamo fidando di uno di loro!”

“Anche Warlock lo era... e Douglock dopo di lui...” le ricorda Rogue.

“Ma dentro di lui c’è Forge!” scatta Kitty “Nessuno riesce a capirlo?! Nessuno...!” ma si blocca prima di dire qualcosa di cui potrebbe pentirsi. A prendere la parola, è invece Nightcrawler:

“La situazione è ambigua...” e prendendo un piccolo respiro si rivolge a Forge/Phalanx “So che dentro di te c’è ancora Forge, e se hai accesso alla sua memoria saprai certamente che tutti noi vogliamo solo il meglio per lui. Ma tu ce lo hai portato via, e questo ci ferisce. Non spetta a noi decidere quale vita merita di vivere, è una scelta che nessuno dovrebbe fare, ma a volte il mondo ci pone di fronte a decisioni che non possiamo evitare. Non ti forzeremo in nessuna maniera, ma la tua sopravvivenza potrebbe causare la scomparsa di qualcuno a noi caro, la scomparsa di qualcuno che merita di esistere quanto te, e che tu dovrai decidere se far vivere oppure sostituire. Ti ripeto, è ingiusto, ma devi sapere quali saranno le conseguenze delle tue azioni. Noi non ti fermeremo qualsiasi cosa tu scelga. Confido nel tuo giudizio.”

La nuova entità Forge/Phalanx, la perfetta unione tra uomo e macchina, il possibile gradino definitivo dell’evoluzione di entrambe le specie, Genesi, analizza in un microsecondo tutte le informazioni di cui è in possesso. E’ nato da poche ore, frutto di due ceppi completamente diversi tra di loro dell’immensa variabile di esseri senzienti che vanno sotto la definizione di ‘viventi’, e già è stato rifiutato da entrambi. Prima Ahab, esponente del collettivo Phalanx, lo ha attaccato chiamandolo mostro, aberrazione, vicolo cieco evolutivo, poi alcuni di questi umani lo hanno incolpato per la sparizione del proprio genitore organico. Lui/esso vuole solo vivere, lo sa, vuole solo coesistere in pace con gli altri abitanti dell’universo. Avrebbe così tanto da dare, potrebbe inaugurare una nuova era di scoperte, potrebbe portare l’evoluzione a vette mai raggiunge prima, se solo venisse accettato. Ma si rende conto che forse... forse non è ancora tempo. Sarebbe il primo di una nuova specie, mal visto da entrambe e in definitiva solo. Sarebbe escluso, emarginato, cacciato persino da una società in cui la diversità è vista come un pericolo per la massa. Avrebbe così tanto da dare ad entrambe le sue specie genitrici, se ne rende conto, ma forse nessuna delle due avrebbe qualcosa da dare a lui. Non vuole fare questa fine. Non vuole vivere così.

Genesi rivolge lo sguardo a Mikhail Rasputin, quindi si inginocchia e dice:

-Fallo.

Il mutante russo guarda Nightcrawler, da cui riceve una tacita approvazione, poi poggia le dita sulla fronte dell’entità Forge/Phalanx e lo libera della seconda componente. Prima di sparire nell’oblio, Genesi regala a Forge il contenitore all’interno del quale si trovava quell’energia così familiare per lui, e lo abbandona con una semplice frase:

-Ricordati di me.

“Lo farò, amico mio, lo farò...” sussurrà Forge mentre la sua psiche si risveglia, subito prima di essere invaso dagli abbracci degli altri X Men. Poco più in là, Alfiere, che è rimasto in silenzio durante tutta la discussione, lo osserva rialzarsi con un’espressione indecifrabile in volto.

Dopo aver strapazzato un po’ Forge, Kitty si rialza con mezza lacrimuccia negli occhi per la commozione.

“Bhe ce l’abbiamo fatta alla fine! E ora: tutti a casa!!”

“NO. NON TUTTI.”

Tutti i presenti si voltano verso Joseph. A parlare per tutti è Colosso:

“Che intendi dire? Il tuo posto è fra noi.”

“NO, NON C’E’ POSTO PER ME NELL’UNIVERSO. FORSE NON C’E’ MAI STATO. SONO STATO CREATO COME STRUMENTO DELLA VENDETTA DI UNA FOLLE 6, ED ORA NON CREDO DI ESSERE PIU’ NEMMENO UN UOMO.”

“Joseph...” tenta di dire Nightcrawler, ma l’essere di energia lo interrompe.

“NO, NON PIU’ JOSEPH. E’ UN NOME UMANO, E DI UMANO CONSERVO BEN POCO. CHIAMATEMI SOLO... J.” e poi, prima che gli altri possano dire altro, dopo aver guardato per un istante gli occhi di Rogue e avervi scorto ancora un po’di diffidenza, aggiunge “SONO STATO CREATO COME STRUMENTO DI VENDETTA, E QUESTO SARO’. SEGUIRO’ LE TRACCE ENERGETICHE LASCIATE DALLA NAVE PHALANX, E LA DISTRUGGERO’ PRIMA CHE POSSA ARRECARE DEL MALE AD ALTRE RAZZE.”

“Se è così, vengo con te!” tuona con voce autoritaria Deathbird “Ho ancora un conto in sospeso con loro.”

Nessuno osa contestare la sua decisione. Solo Alfiere si limita a lanciarle un’occhiata e sta per dirle qualcosa, quando ci ripensa ed abbassa lo sguardo.

“Voglio andare anche io.”

Questa volta tutti rimangono sorpresi, perché ad aver parlato, con una voce ferma sebbene con qualche incertezza di fondo, è lo skrull mutante Fiz.

“No, non tu!” esclama l’altra skrull mutante Xandu, alla quale Fiz risponde:

“Io... devo andare. Phalanx è pericolosa e non si può lasciare libera. Ma puoi venire anche tu... se vuoi.”

La ragazza lo fissa per qualche istante negli occhi, quindi risponde:

“Va bene. Vengo con te.”

“Non esiste!”

Ad aver esclamato, prevedibilmente, è Shadowcat:

“Non permetterò che dei ragazzini si imbarchino in una disperata ricerca nel cosmo di una delle più pericolose razze in circolazione!!”

“Kitty...” la riprende Nightcrawler “...credo che dovremmo concedere a Fiz un po’ di fiducia. Con il suo comportamento, oggi si è dimostrato più che un eroe, un X Man. Ritengo che sia in grado di compiere da solo questa scelta.”

“Ma è solo un bambino!”

“Come lo eri tu la prima volta che hai viaggiato nello spazio, Katya.” le ricorda Colosso.

“Ma... ma... questa è una congiura!!” protesta la ragazza, quindi prende in braccio il suo draghetto Lockheed e dice “E va bene, ma lui viene con voi.” e rivolgendosi all’animale “Vero che vai con loro per proteggerli da ogni pericolo, piccolino?”

“Fiiii!” fischia l’animale affermativamente, per volare subito dopo sulle spalle di Fiz sopra le quali si attorciglia.

“E non sarà il solo a tenerli d’occhio, ci sarò anche io.” interviene Mikhail Rasputin.

Misha! No!” esclama Colosso, ma il fratello maggiore gli si avvicina e gli parla guardandolo dritto negli occhi, in russo.

“Piotr, fratello mio, ascoltami. Avevo tre passioni nella mia vita: la mia famiglia, la mia nazione e le stelle. Quando partii in missione spaziale per il mio Paese ero l’uomo più felice del mondo, sapendo che avrei reso fiero di me non solo la mia famiglia, ma l’intero popolo russo. L’incidente al missile cancellò tutto questo in una volta. Una specie di entità pandimensionale penetrò nel mio corpo, e usò le mie pulsioni per i suoi scopi. Per gran parte della mia vita non ho vissuto, Piotr, e quando finalmente mi hai liberato da quella creatura7 ho trovato tutto cambiato attorno a me. L’URSS non esisteva più, e tutti i miei familiari eccetto te erano morti. Non mi restava niente che fosse mio, non avevo un posto in cui stare. Mi rimanevano solo le stelle. E ora che ho la possibilità di andare incontro all’ultimo luogo che posso chiamare casa non intendo sprecarla.”

“Ma io ho bisogno di te, kavon!” risponde Colosso cominciando a piangere “Sei la mia famiglia!”

“No, tu non hai bisogno di nessuno. Hai gli X Men adesso, sono loro la tua famiglia. Difendila e proteggila con tutto te stesso, come io non ho saputo fare con te. Sei forte, kavon, so che mi lascerai andare.”

Gli occhi rigati di lacrime di Colosso fissano per qualche altro istante quelli decisi di Mikhail, quindi il primo abbassa il volto e gli risponde:

“Sì, vai.”

Mikhail Rasputin si unisce a J, Deathbird, Fiz, Xandu e Lockheed, mentre Kitty sta spiegando loro che nella stiva troveranno un paio di navi da guerra, una delle quali possono prendere per i loro spostamenti. Quindi i sei si voltano verso gli altri per un ultimo saluto, prima di andare per la loro strada.

 

 

 

FINE.

 

Epilogo1.

 

Siamo sopra l’Egitto, l’astronave cargo skrull dentro alla quale si trovano gli X Men sta facendo ritorno in Kenya, il luogo in cui è cominciato tutto. Nelle retrovie, una gigantesca creatura sta guardando fuori dall’oblò la sagoma dritta del Nilo sotto di lui. Una piccola skrull lo nota vicino al portellone esterno, ed incuriosita si avvicina per guardarlo meglio. Arrivata a qualche metro da lui però, l’essere si volta verso di lei per mostrarle due affilate zanne in un ringhio di furia cieca. Quindi apre il portellone e si butta di sotto, il suo cervello saturo dei condizionamenti di Apocalisse tornati a galla nel passare così vicino al suo luogo di nascita. La bambina reagisce immediatamente allungando le proprie braccia per afferrare la maniglia del portellone e richiuderlo, quindi si affaccia all’oblò, chiedendosi cosa abbia spinto Calibano a comportarsi così7.

 

Epilogo2.

 

Una forza della natura, una letale Shi’Ar, un mutante terrestre dai poteri quasi illimitati, due giovani mutanti Skrull ed un piccolo drago alieno. Vagano per il cosmo cercando di riparare i torti subiti dai più deboli e di diffondere un’ideale di tolleranza ed integrazione. Sono esuli dai propri mondi, sono gente con niente altro da perdere. Sono... X-plorers!

 

 

 

 

Una piccola nota da parte dell’autore:  parole sul passaggio di consegne da Tobia a me ce ne sono state già tante, quindi non ne parlerò più. Volevo concentrare l’attenzione invece su quanto avvenuto nella saga, nella quale molti cambiamenti sono stati effettuati sugli status di alcuni personaggi. Non solo quelli che hanno formato gli X-plorers (un gruppo multietnico, nel quale si trovano a collaborare esponenti di razze completamente diverse l’una dall’altra, e quindi l’esempio ultimo e definitivo dell’ideale di tolleranza di Xavier), ma anche il gruppo degli X Men che era partito all’inizio della saga, due dei quali risentiranno pesantemente degli eventi accaduti in questa sede (e attenti, potrebbero non essere quelli che voi immaginate). Per ultimi, ma non per importanza, altri due eventi meritano di essere ricordati: la razza Phalanx adesso è guidata da Ahab, e per il momento sta fuggendo allo sbando per il cosmo (ma non penso gli ci vorrà molto per recuperare le energie e ritornare la specie letale che tutti conosciamo), e su Plutone è stanziata una colonia skrull. Confido che le menti creative degli altri scrittori di MarvelIT non perderanno tempo per riutilizzarli nelle loro serie, come anche l’intero gruppo degli X-plorers, che da adesso è aperto alle prenotazioni di chiunque lo voglia usare.

Per commenti o suggerimenti, l’indirizzo è: gambittolo@hotmail.com

 

 



1 come visto nel numero scorso.

2 durante la saga mutante Le Ere di Apocalisse.

3 ovvero quando aiutò il popolo Shi’Ar a combattere l’invasione Phalanx.

4 come visto nel numero scorso.

5 questa è una piccola riscrittura del finale di Magneto War, nel quale tutti si erano convinti che Joseph si era sacrificato per riparare i danni alla magnetosfera.

6 ovvero Astra, che aveva creato Joseph clonando Magneto per potersi vendicare di quest’ultimo.

7 su Gli Incredibili X Men #119, poco prima de Le Ere di Apocalisse.

7 ed è da qui che Calibano verrà ripescato per far parte della X Factor di Eriugena.