#10 / X-Men: Infinity

 

 NESSUNO SKRULL HA MAI AMATO TANTO

di Tobia e Sergio Gambitt20

 

 

Piotr!!!”

Sebbene si sia appena risvegliato da un’incoscienza autoindotta allo scopo di preservare la propria sanità mentale mentre restava sospeso assieme ad altre tre persone nel nulla interdimensionale e sebbene una tacita richiesta d’aiuto da parte del fratello Piotr Rasputin, alias Colosso, abbia fornito lo shock necessario a risvegliarlo ed a portarlo nella sua dimensione[I], la vista di quest’ultimo sopraffatto da cinque costrutti tecnorganici che tentano di assimilarlo al collettivo alieno denominato Phalanx è sufficiente per Mikhail Rasputin ad attivare inconsciamente i suoi poteri di manipolazione dell’energia. Crepitante di scariche statiche, un campo EM a frequenza variabile comincia a diffondersi dal suo corpo, scatenando nell’area circostante onde di perturbazioni cicliche e crescenti, in modo tale da andare a coprire tutto lo spettro elettromagnetico. Una volta trovata la frequenza giusta per destabilizzare la Phalanx, l’impulso viene lanciato così velocemente che gli esseri tecnorganici non possono in alcun modo controbatterlo in tempo utile. La patina nera sui loro corpi istantaneamente scivola giù come se fosse liquida, mentre attorno alla figura di Colosso restano solo scheletri gialli e neri di quelli che pochi secondi prima erano i Puri, l’elite guerriera della Phalanx. Ma non è tanto questo fatto a stupire Piotr.

Misha!” esclama mentre si rialza in piedi sbarazzandosi delle carcasse tecnorganiche che lo circondano “MISHA!” ed in un attimo l’ha raggiunto ed abbracciato con forza “Non ci posso credere! Sei vivo!!”

“Così sembra, kavon.”

Ma chi… Come… ?!” comincia a balbettare Piotr sopraffatto dalla felicità. Dopo aver perso sia i genitori[II] che la sorellina Illyana[III], non avrebbe mai sperato di rivedere in vita il fratello che ai suoi occhi si era sacrificato per neutralizzare tre dei cavalieri di Apocalisse durante il suo ultimo attacco[IV]. Senza contare che adesso li vede tutti e tre lì, Ahab e Calibano svenuti, mentre Deathbird in procinto di risvegliarsi grazie alle cure di…

“Alfiere! Cosa ci fai tu qui?!”

“E’ la stessa cosa che mi sto chiedendo io, Colosso. Oltre al fatto che non ho la minima idea di dove sia qui.

Siamo su quella che sembra un’astronave Phalanx. O almeno erano costrutti Phalanx quelli che mi stavano per uccidere.

“Sì, lo so.” interviene Mikhail “Ho ‘sentito’ che eri in pericolo, da qualche parte nel multiverso, ed i miei poteri si sono attivati, anche se non mi spiego su cosa abbiano fatto leva stavolta… Io posso manipolare dell’energia già esistente, ma non posso crearla…”

“Forse allora sono io la spiegazione.” dice Alfiere “Ho viaggiato molto nel tempo e nello spazio, e dato che il mio potere è quello di assorbire l’energia devo essere diventato una specie di batteria vivente di energie cronali ed interdimensionali. Ecco come mai siete giunti a me, ed ecco come hai fatto a tornare indietro.

“Non mi importa come è successo,” interviene Colosso “l’importante è che sei di nuovo qui!”

E questo ci riporta alla prima domanda: cosa sta succedendo?” chiede Alfiere.

“Una guerra interspaziale, a quanto ho capito. Una delle due fazioni è sicuramente la Phalanx, l’altra dovrebbe essere costituita dagli Skrull. Io mi sono ritrovato su questa astronave dopo che la nostra è esplosa. Sono stato attaccato dopo pochi minuti e poi… bhe… siete comparsi voi.

“A morte… la Phalanx…” sussurra Deathbird  mentre a fatica di sta rialzando. Alfiere immediatamente si cala su di lei e le porge la mano. Appena lei lo vede, ha come un sussulto, ma dopo qualche esitazione afferra la sua mano e si mette in piedi. Poco accanto a lei, il braccio di Ahab si muove per un attimo. Poi, senza che nessuno se ne sia accorto, torna immobile.

“Hai molte cose da spiegarmi, donna” dice Alfiere mentre lascia che Deathbird gli si appoggi contro.

“Proprio tu, tra tutti…” comincia a dire lei “…dovresti sapere quando offrirmi una mano… e quando il pugno!” e con una velocità incredibile sfila una delle pistole di Alfiere e si discosta in modo tale da tenere tutti sotto mira.

“Ora tutti fermi finché non ho capito cosa sta succedendo qui”

Alfiere, Colosso e Mikhail si bloccano, ma è solo il primo a parlare.

Deathbird, non lo fare”

I loro sguardi si incrociano. Entrambi determinati fino allo spasimo, entrambi con delle responsabilità sulle loro spalle che ogni giorno continuano a scegliere di prendersi. Due guerrieri, ma non solo. Due esseri che hanno deciso di consacrare la propria vita alla salvaguardia dei loro simili, e che continueranno a farlo a qualsiasi costo, fino alla fine dei loro giorni. E, non ultimo, due spiriti affini, che mai hanno permesso ad altri di avvicinarsi più di tanto a quel che sono realmente, e che per questo pagano in silenzio il prezzo di una solitudine che la loro diffidenza ha scelto per loro. Ognuno dei due capisce l’altro, ma questo basterà a permettersi di fidarsi reciprocamente?

BOOOOOM!!!!

Un intensa esplosione di luce avvolge i presenti. Quando, dopo qualche secondo, i loro occhi si riabituano alla semioscurità dei corridoi della nave Phalanx, notano immediatamente che il corpo di Ahab è sparito. Nello stesso tempo da una estremità del corridoio si sentono dei veloci passi che si allontanano. Alfiere guarda per un istante negli occhi Deathbird, che ne ricambia lo sguardo da sopra la canna della pistola, poi comincia a correre dietro Ahab. La Shi’Ar lo segue con il mirino della pistola, ma, non sa per quale motivo, non è capace di sparare. Quando le tenebre inghiottono il mutante, lei è ancora ferma con la pistola puntata verso il corridoio. Con la coda dell’occhio guarda Colosso e Mikhail, poi, abbassando l’arma, comincia a correte nella stessa direzione di Alfiere.

“Dovremmo…?” comincia a dire Colosso, quando il fratello scuote la testa e risponde:

“Lascia che se ne occupino loro, noi abbiamo un altro problema qui…” e con un cenno della testa indica Calibano, ancora svenuto.

 

Sulla colonia plutoniana il combattimento tra Phalanx e Skrull infuria. Da quando hanno fatto irruzione nella colonia, pochi minuti prima, i guerrieri tecnorganici combattono con una fredda lucidità, che si contrappone alla furiosa e scomposta resistenza dei mutaforma. L’indistinguibile suono della battaglia giunge alle orecchie dei due X-Men, Nightcrawler e Shadowcat, che vagano ancora all’interno della colonia.

Kurt, hai sentito?”

Ja! La Phalanx deve aver attaccato. I ragazzi saranno lì.”

“Andiamo, allora.”

I due si abbracciano, e mentre Shadowcat rende tutti e due intangibili, Nightcrawler usa la sua inconfondibile capacità di teletrasporto per raggiungere il campo di battaglia. Non appena lo zolfo si dirada, lo spettacolo che compare davanti ai loro occhi li atterrisce: Centinaia di Skrull, tra cui anche i giovani mutanti protetti dagli X-Men, cerca di arginare l’avanzata della Phalanx, asserragliati in un immenso corridoio artificiale.

“La Phalanx! Mein gott, è tremendo!”

“È una vera guerra, Kurt. Dobbiamo fare qualcosa, tentare di salvare qualcuno…”

“A cosa servirebbe? Dobbiamo elaborare un piano per respingere la Phalanx in massa…”

“Non c’è tempo ora! Prima pensiamo a respingerli, così guadagneremo tempo per elaborare un piano!”

Così dicendo la giovane ebrea si lancia nella mischia. Tre esseri tecnorganici le vanno incontro.

-Kikt Base Organica: Shadowcat. Preparati ad essere assimilata!-

“Certo, come no?” Shadowcat si lancia attraverso un nemico, che si blocca, i collegamenti neurali disconnessi. Poi i lembi del mantello diventano nuovamente tangibile e colpiscono gli altri due membri della Phalanx. Il primo soldato riprende a muoversi, quando una nuvola di zolfo di forma sopra di lui. I piedi di Nightcrawler gli afferrano le spalle. “Benvenuto al circo, mein freund!”

Con un agile capriola all’indietro Kurt poggia le mani per terra, mentre l’essere tecnorganico viene scagliato lontano.

Kurt guarda!”

Shadowcat indica un punto non più distante di una ventina di metri da dove si trovano.

Il giovane Skrull mutante Fiz sta usando i suoi poteri di alterazione della massa come mai prima d’ora. Ha raggiunti gli otto metri d’altezza e continua a schiacciare i guerrieri della Phalanx, mentre al suo fianco Xandu continua a provocare scompensi nel sistema nervoso degli aggressori grazie alla sua intangibilità. La piccola Kimmy, più indietro, sfrutta i suoi raggi ottici per coprire le spalle ai due compagni più esperti. Alle loro spalle, gli ufficiali Skrull li incitano a combattere.

Fiz! È un suicidio! Non riusciremo mai a respingerli![V]

E cosa possiamo fare, Xandu? Se cerchiamo di scappare questi collari ci faranno saltare la testa in aria! Sembra quella battaglia di cui mi ha raccontato Peter, Stalingrado. Da una parte il nemico, la Phalanx, dall’altra i nostri superiori che ci eliminerebbero all’istante se tentassimo di scappare…”

“Attento!”

L’avvertimento arriva troppo tardi: un raggio di energia colpisce Fiz alla base del collo, scaraventandolo lontano dalla scena della battaglia.

Un’ufficiale Skrull agita una frusta energetica, urlando a squarciagola. “Continuate a combattere! Continuate a combattere! Chi scappa sarà abbattuto!”

Un pugno proveniente dalla nuvola di zolfo che gli si forma accanto fa perdere l’equilibrio all’ufficiale. Non appena cerca di rialzarsi, un calcio alla mascella gli fa perdere completamente i sensi. “Abbattuto, stronzo!” si lascia scappare Shadowcat, mentre Kurt si teletrasporta a fianco di Xandu e Kimmy.

Xandu! Che succede?”

“La PhalanxFiz è… l’hanno colpito!”

Con queste parole, Xandu scompare nel pavimento, lasciando Kitty e Kurt a proteggere Kimmy.

KittyPride! Aiuto! Phalanx! Sangue! Morti!”

Kitty afferra la piccola Skrull e la rende intangibile, giusto in tempo per evitare un colpo mortale sparato da un soldato della Phalanx. Kurt si teletrasporta vicino al nemico, gli afferra il braccio tramutato in un qualche tipo alieno di arma e si teletrasporta nuovamente, tranciando l’arto di netto.

Katzchen, dobbiamo andarcene! Schnell! Questa è una vera e proprio zona di guerra!”

“Non possiamo abbandonare i ragazzi così, Kurt! Dobbiamo proteggerli come meglio possiamo! È una nostra responsabilità, come X-Men e come loro insegnanti!”

Xandu raggiunge Fiz mentre questi si sta riprendendo dal colpo subito.

“Stai bene? Ho pensato…”

A quanto pare ero talmente grande che la mia pelle era impenetrabile… Ma mi hanno distrutto il collare…”

I due si scambiano uno sguardo e capiscono che hanno un’occasione.

“Diventa intangibile! Ora!”

Fiz afferra il collare di Xandu nella frazione di secondo in cui si adatta alla nuova configurazione della Skrull e aumenta le sue dimensioni, fino a quando l’esplosione del collare non viene contenuta all’interno delle sue mani.

“Solo qualche bruciatura… Andiamocene, ora!”

Un ufficiale Skrull ha osservato la scena di nascosto, ed ora salta fuori con il fucile spianato.

“Fermi, disertori!”

I due giovani iniziano a scappare mentre l’ufficiale apre il fuoco, chiamando a sé rinforzi.

“Presto! Due mutanti stanno disertando!”

Xandu rende intangibili lei ed il compagno e si gettano attraverso un muro. Non appena si rialzano, notano di trovarsi sul ciglio di un enorme pozzo ripieno di qualche strano tipo di energia.

“Deve essere il generatore della colonia.

Un rumore giunge da una porta, e Fiz si precipita a chiuderla a chiave. Si sente la voce dell’ufficiale Skrull al di là della porta.

“Uscite fuori, traditori! Abbiamo attivato degli inibitori di potere, siete inermi! Avete dieci secondi di tempo, dopodiché faremo saltare la porta!”

Xandu abbraccia Fiz, il quale osserva la stanza in cui si trovano. Nota che all’altro capo, al di là del pozzo, c’è un’altra uscita. Afferra un cavo elettrico che pende dal soffitto e si volta verso Xandu.

Stringimi forte!” le dice, quando  sente il rumore dell’esplosione della porta. Mentre l’ufficiale Skrull seguito da altri due soldati irrompe nella stanza, i due giovani mutanti si lanciano nel pozzo e lo attraversano utilizzando il cavo come liana. A metà del tragitto, Xandu bacia appassionatamente Fiz, mentre i colpi dei soldati sibilano accanto ai due. Una volta oltrepassato il pozzo, corrono velocemente attraverso la porta, e salgono una rampa di scale, per ritrovarsi ad osservare la scena della battaglia dall’alto.

“Scappiamo, Xandu! Presto!”

La ragazza fa per seguire Fiz, ma gettando un rapido sguardo verso la battaglia si blocca. Kimmy, Shadowcat e Nightcrawler sono presi di mira dalla Phalanx. Gli esseri tecnorganici sono ormai stati respinti dagli Skrull, ma i due X-Men e la piccola Skrull sono stati accerchiati dall’ultimo gruppo rimasto.

Fiz! Guarda! Non possiamo abbandonarli.”

Lo Skrull si gira in direzione dei compagni in difficoltà. Sa che Kurt e Kitty sono in pericolo per aver tentato di salvarli, non può scappare e lasciarli soli. Il tempo che ha trascorso con gli X-Men gli ha fatto capire questo, che restando uniti si possono sconfiggere tutte i pericoli. Ha paura, ma chi non ne avrebbe? Ha l’opportunità di scappare, di mettersi al sicuro insieme alla ragazza di cui è innamorato. Ma sa anche che sarebbe egoista da parte sua. Il tempo passato sulla Terra l’ha cambiato più di quanto pensasse. Immediatamente le sue dimensioni aumentano a dismisura fino a raggiungere i dodici metri di altezza, attirando su di sé l’attenzione della Phalanx che però contro di lui non ha speranze. Gli basta un semplice movimento della mano per schiacciare cinque soldati della Phalanx contro un muro.

Nightcrawler e Shadowcat, allo stremo delle forze, ricevono nuova energia alla vista dell’arrivo del loro alleato, riprendendo a combattere con rinnovato fervore. In pochi minuti la Phalanx è respinta. Xandu e Fiz si avvicinano agli altri.  Kimmy è ancora rannicchiata con la testa tra le ginocchia, terrorizzata e sfiancata dalla battaglia appena conclusasi. I due X-Men ringraziano gli Skrull.

Danke! Se non fosse stato per voi non so se saremmo riusciti a resistere…”

“Dovevamo, Nightcrawler! Voi fatto stesso per noi al posto nostro, no? Questo è essere X-Men, no?”

“Sì, è anche questo, Fiz. Sapere di poter contare sugli amici quando sei in difficoltà.

Poi, tutto accade in un istante. Un sagoma viola irrompe violentemente sulla scena e supera i quattro, dirigendosi verso Kimmy.

Lockheed?” Si domanda stupita Shadowcat.

Dietro la piccola Skrull un costrutto della Phalanx compare all’improvviso. Kikt – Base Carbonica: Skrull. Terminazione in corso.-

Una fiammata parte dal muso del draghetto viola, mentre contemporaneamente un colpo d’energia investe Kimmy.

Non appena il fumo si dirada, solo un mucchietto di circuiti bruciati ed un piccolo scheletro annerito si distinguono in mezzo alla cenere.

Gli X-Men sono zitti. Fiz, attonito, è come paralizzato. È Xandu a rompere il silenzio.

“È morta! Kimmy è morta!”

 

Nella nave madre Phalanx.

“Mi sei mancato.”

Colosso non alza lo sguardo sul fratello, mentre lo aiuta a risvegliare Calibano. Solamente, parla:

Quando ti ho visto per la prima volta, quasi non ci credevo. A quanti sarà capitato di ritrovare il fratello creduto morto da anni in un’altra dimensione[VI]? Mi sentivo… benedetto. Come se per una volta nella vita i miei poteri fossero davvero serviti a qualcosa. Come se tutto il dolore che avevo provato a causa di essi avesse acquistato un senso nel momento in cui ti vidi per la prima volta. Ancora non sapevo quel che sarebbe successo di lì a poco. Della morte di papà, mamma e… Illyana. E della tua[VII]. Fu come se tutte le certezze che rimanevano salde al di là della vita da X Man fossero crollate in un solo colpo, e, per la prima volta, mi ritrovai davvero solo. Non ce la feci. Mi unii a Magneto, per sfuggire alla mia vita da X Man ed a tutti i ricordi che comportava. Ma non era quello il mio posto. Avevo solo bisogno di un po’ di tempo lontano da tutto, anche da me stesso, dai miei sensi di colpa. Era tutta colpa mia, ne ero convinto. Se non mi fossi mai unito agli X Men tutte queste morti non sarebbero accadute. Poi ho capito. Forse tutto questo è vero, forse no, non lo so. Non potrei mai saperlo. Il destino ci riserva tante di quelle sorprese, specie nel nostro mondo, che l’unica cosa veramente giusta da fare è vivere attimo per attimo, senza dimenticare il passato ma nello stesso tempo non permettendogli di governare le nostre vite. Non avrei mai creduto di ritrovarti vivo, né di perderti ancora una volta. Ora come ora faccio persino fatica a credere che tu sia a venti centimetri da me. Ma è quel che accade ora, adesso, in questo istante, e non intendo sprecarlo stavolta. Sto parlando così perché voglio ricominciare con te, come un fratello, come un amico, come un compagno. Non pensiamo a cosa è successo prima, né preoccupiamoci del fatto che domani potremmo morire. Esistiamo adesso. Cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile.

Mikhail osserva il fratello, che ancora ha lo sguardo fisso sul pavimento, poi l’abbraccia. E’ un abbraccio silenzioso, dolce ed intenso nello stesso momento. Parla delle occasioni perse e di quelle guadagnate. Parla delle vite distrutte da un gene mutato nel DNA e di quelle salvate dallo stesso fattore. Parla di passato e di futuro. E si svolge in un presente infinito.

Nel frattempo, un’ombra cresce dietro di loro. Lentamente, ma inesorabilmente, li sovrasta coprendoli con la propria massa. Quando se ne accorgono, è troppo tardi.

“UAAAAAAAARRRRRRRHHHHHHH!!!!” due mani grandi ed affilate come falciatrici calano sui due. Piotr tramuta il proprio corpo istantaneamente in acciaio organico e con esso copre il fratello. Gli artigli di Calibano colpiscono la schiena del mutante squarciando la sua tuta, ma la pelle d’acciaio sottostante non riporta il minimo graffio. Nello stesso tempo Piotr si gira e piazza un potente pugno sul petto dell’avversario che, sebbene barcolli un po’ per il colpo, non sembra averlo sentito poi molto. Dopo essersi assicurato che il fratello non abbia riportato ferite, Colosso si rialza e si prepara ad affrontare il nemico. La lotta inizia. Calibano combatte in un modo animalesco, come accecato da una rabbia non sua ma impiantata da Apocalisse. I suoi fendenti sono veloci e mortali e, sebbene non intacchino la pelle di Colosso, bastano a stordirlo quel tanto che basta per disorientarlo. Al contrario Piotr combatte come un pugile esperto, colpendo i punti strategici del nemico e parandosi e schivando le sue artigliate come un professionista. Se le abilità dei due combattenti si fermassero qui, lo scontro potrebbe durare per molto altro tempo. Purtroppo per Colosso invece Calibano è stato dotato da Apocalisse del potere di intaccare tutti gli esseri viventi nelle vicinanze con una peste psichica che si aggancia al cervello delle vittime e ne causa un veloce decadimento. E’ per questo che dopo un po’ i colpi di Colosso si fanno più lenti e meno precisi, mentre le forze progressivamente lo vanno abbandonando. Infine crolla per terra, sfinito.

Calibano lo guarda, poi alza le braccia in cielo ed urla:

“CALIBANO VINCE!!!!!!

Umpf…” bofonchia una voce alle sue spalle, poi due mani afferrano Cal al collo da dietro. Immediatamente energia gialla comincia a fuoriuscire da lui per riversarsi nell’ambiente circostante.

“Ci ho messo un po’ per accorgermene…” gli comincia a dire Mikhail Rasputin all’orecchio “…ma oltre alle migliorie fisiche Apocalisse ha infuso una specie di energia in te, responsabile della peste psichica e della tua rabbia. Ma io manipolo ogni tipo di energia, ed adesso sto estraendo questa dal tuo corpo. Mi ringrazierai, dopo.”

Il flusso si fa più intenso, più luminoso. Il volto di Mikhail è tutto proteso nel tentativo di controllarlo, e di evitare di assorbire tutta l’energia vitale del mutante. Già una volta non ha saputo controllare il proprio potere, e migliaia di persone sono morte a causa sua. Per provare a sé stesso di essere ancora in grado di fare qualcosa di buono, Mikhail deve resistere. Solo così suo fratello potrà essere fiero di lui.

Il processo raggiunge lo zenit, e Mikhail toglie le mani dal corpo di Calibano, che cade a terra esanime. Quindi il primo si avvicina al fratello e lo aiuta a rialzarsi.

“Sto bene…” si affretta a dire Colosso “E Calibano?”

“Dovrebbe risvegliarsi…ora.”

Il grosso mostro grigio apre gli occhi, poi li sposta a destra e a sinistra come un bambino impaurito.

Calibano fatto brutto sogno.” dice “Apocalisse lo riprendeva e gli faceva attaccare amici e Cable-Nathan. E poi…”

“Ora sei fra amici Calibano,” risponde Colosso abbassandosi accanto a lui “e ci serve il tuo aiuto. Abbiamo perso alcuni nostri amici, fra cui anche Kitty, e dobbiamo ritrovarli al più presto.

Calibano capisce” e comincia a fiutare l’aria alla ricerca di altri mutanti “Calibano sente mutanti da quella parte” ed indica la direzione in cui sono andati Alfiere, Deathbird e Ahab “E anche una qua sotto. Calibano sembra quella di Rogue.”

Rogue!” esclama Colosso, poi, rivolto a CalibanoPuoi portarci da lei?”

Calibano può” e comincia a correre per un corridoio, seguito dai fratelli Rasputin.

 

Alfiere e Deathbird stanno seguendo le tracce lasciata da Ahab. Da esperti guerrieri quali sono, procedono molto lentamente, controllando ad ogni singolo passo la situazione nei dintorni.

“Attento, Alfiere. Siamo in una nave madre Phalanx, questo è il loro territorio, sono in vantaggio.

“Non devi insegnarmi nulla Deathbird. Ormai sono abituato a non abbassare la guardia, nemmeno con coloro che si proclamano miei alleati.

“Hai paura che ti possa tradire come l’ultima volta. Eppure non hai scelta, ti tocca fidarti. Sai perfettamente che da soli non avremmo speranze qui dentro.

“Siamo nella stessa situazione, donna. Ma questo non significa che mi possa fidare.”

“Fai come vuoi. Non avrò pace finché questa nave non sarà abbattuta. La Phalanx deve ancora pagare l’affronto portato all’Imperium[VIII]!”

“La rabbia non ti aiuterà in battaglia, Deathbird.

“La mia rabbia?” Deathbird si volta furiosa verso il mutante. “Cosa ne sai tu della mia rabbia? Essere cacciata come una reietta per tutta la vita, bollata come una criminale solo per volere il bene del mio popolo… Ricevere come contentino dalla mia smidollata sorella il dominio su un territorio ingestibile…”
Deathbird, se io…”
”Credevi di conoscermi, Alfiere? Io sono Imperiatrix per diritto di sangue! Stupido terrestre, tu non mi hai mai conosciuto veramente, almeno fino a quando non siamo atterrati sul Monolite Vivente[IX]! Solo l’incontro con Apocalisse mi ha restituito a me stessa, quello che mi ha offerto Apocalisse travalica qualsiasi legame che potessi credere di avere!”

“In che senso?”

“Le ali! Nonostante mi abbia costretto a sottostare ai suoi ordini, Apocalisse mi ha restituito le ali che mi erano state strappate da Gladiatore[X]. Ora sono nuovamente integra, sono nuovamente una vera Shi’Ar. Ora posso rivendicare il mio trono, e riportare gli Shi’Ar allo splendore che gli spetta!”

“Sei pazza, donna…”

“Forse. O forse sono semplicemente illuminata. Il manto di Imperiatrix è mio di diritto, Lilandra me l’ha usurpato con un colpo di stato, con l’appoggio degli X-Men e dei Predoni Stellari. Dopo aver raccolto la vendetta contro la Phalanx, rivendicherò ciò che è mio.

Una volta che Deathbird finisce di parlare, i due notano degli strani rumori. Istintivamente afferrano le loro armi e si schierano schiena contro schiena

“A quanto pare ti tocca fidarti nuovamente di me, Alfiere. Stai attento…”

“A te o alla Phalanx?”

“A tutti e due!”

Dall’ombra le sagome dei Puri si fanno sempre più nitide.

-Kikt- Basi Carboniche: Alfiere – Deathbird Non avete alcuna speranza di sopravvivenza. Arrendetevi-

Alfiere e Deathbird si guardano negli occhi. La battaglia che si prospetta è il modo migliore per scaricare la tensione accumulate. Osservano gli esseri tecnorganici avanzare verso di loro, e all’unisono:

“Scommettiamo?”

 

All’esterno.

Forge, o quello che è diventato dopo essersi fuso con la navicella Phalanx, è ormai arrivato in prossimità dello scafo della nave madre. Una sorta di cordone ombelicale si forma tra le due navi, e tramite questo una sorta di bozzolo tecnorganico viene trasportato all’interno della nave madre. Il bozzolo si apre lentamente, ed una figura dai lineamenti di Forge di alza in piedi. Inizia a camminare: i suoi movimenti sono meccanici ed armoniosi allo stesso tempo.

Sono all’interno della nave madre. Devo raggiungere il centro nevralgico della Phalanx e annientarlo. Devo uccidere mio padre. Novello Edipo, seguo un richiamo primordiale che mi attira verso la mia genitrice. Mi compaiono davanti due fratelli, due guerrieri Phalanx. Non voglio combatterli. Allargo le braccia e mi fermo. Fanno per attaccarmi, ma io conosco già i loro movimenti, so dove vogliono colpire, perché io sono come loro, so come pensano, so qual è la successione di dati che elaborano prima di effettuare un movimento. Non appena se ne rendono conto si bloccano. Mi riconoscono come qualcosa di nuovo, qualcosa che non è stato assimilato ma che ha assoggettato la Phalanx al suo volere. Qualcosa di completamente slegato dalla loro coscienza collettiva, ma simile a loro. Qualcosa che la loro mente non è in grado di comprendere ed accettare. Un diverso, un mutante per la loro razza. Una contraddizione, un conflitto di sistema nei più profondi recessi della loro programmazione. Uguale ma libero, indipendente dal collettivo. Non hanno più il coraggio di attaccarmi, mi guardano con un misto di terrore ed odio. E una sorta di riverenza. La mia esistenza mette in crisi tutta la loro programmazione. Ed io cammino indisturbato verso l’Intelligenza Artificiale che mi ha partorito.

 

Nella nave madre Phalanx.

Ahab sta correndo da qualche minuto per i corridoi dell’astronave. Non sa dove si trova e perché ma sa che quelli con cui si trovava erano nemici, e che erano troppi per essere affrontati. Quindi ha approfittato del momento di tensione tra Deathbird ed Alfiere per andarsene a stabilire un piano d’attacco più efficace, in modo tale da compiacere il suo creatore Apocalisse. Ma ancora, dopo aver percorso svariati corridoi, non riesce a capacitarsi di dove si trovi. Vede solo mura nere e circuiti, circuiti e mura nere. E quando svolta per l’ennesimo bivio, trova la strada bloccata da un ennesimo muro. Velocemente si volta, ma è troppo tardi. Vari esseri alti e neri stanno uscendo fuori dalle pareti e dal pavimento, con degli stretti occhi rossi puntati tutti su di lui. Non parlano nemmeno stavolta. Lo attaccano e basta. Ahab attiva il suo potere di assorbire le energie altrui, ma non sa che è proprio questo che la Phalanx vuole. Come lupi sulla preda, i Puri si gettano su Ahab. Un suo braccio spunta fuori dall’ammasso nero che l’ha sopraffatto alla disperata ricerca di aiuto. Si muove una, due volte. Poi anch’esso viene risucchiato nel cumulo.

 

Sulla colonia Skrull.

Il cadavere di Kimmy è ancora fumante mentre Kurt si inginocchia al suo fianco ed inizia a pregare. Kitty è sconvolta, e fissa la scena incredula mentre Xandu piange a dirotto appoggiata a lei. Fiz si avvicina a Kurt tremando.

“Non… non è possibile! È morta?”

Ja. Mi dispiace, Fiz…”

“No! È colpa mia! Se non fossimo scappati…”

“Magari sareste morti anche voi due. Non puoi pensare a cosa poteva succedere.

“Noi Skrull impariamo che morire in battaglia porta gloria e immortalità… Ma Kimmy non ha niente!”

“Non c’è gloria nella guerra, Fiz. Morire è sempre morire. Possiamo solo pregare che Kimmy sia in un posto migliore, ora…”

“Dopo la morte non c’è nulla, solo oblio… Solo la gloria sopravvive!”

“Dici? Pensa a Kimmy, pensa se per te è possibile che la sua vivacità, la sua simpatia, la sua passione potessero essere solo il frutto di carne e sangue. No, Fiz, io non lo credo… Credo che ci sia qualcosa di molto più profondo, qualcosa che non può finire così. La nostra intelligenza, i nostri sentimenti, sono qualcosa di più elevato rispetto al nostro fisico. Ed è quello che è sopravissuto di Kimmy, che ora sarà in pace, in una dimensione spirituale libera dalle pene e dai dolori…”

Ma allora perché si vive? Solo dolore…”

“No, Fiz. La nostra vita, il breve momento che passiamo su questa terra, è quello che ci mette alla prova, che mette alla luce le nostre qualità. In base al nostro comportamento qui si deciderà dove passeremo l’eternità…”

Cosa vuol dire?”

Che i più meritevoli, i puri, come Kimmy, saranno in pace per l’eternità, mentre coloro che si saranno macchiati di qualche colpa saranno condannati a delle sofferenze indicibili…”

“Allora io soffrirò? Scappato…”

“No, ti sei guadagnato il perdono con il tuo intervento. Tutti noi possiamo sbagliare, ma i conti si faranno alla fine…”

E tu come sai questo?”

“Io… Si chiama Fede. È ciò che mi permette ogni giorno di pensare alla mia vita e non impazzire per questo…”

Improvvisamente Lockheed si alza in volo ed inizia ad emettere piccole fiammate dalle narici. Un rumore di passi tutto attorno mette in allarme i quattro studenti di Xavier. I soldati Skrull sono oramai tutti intorno a loro. Uno di essi, dai gradi bene in vista sull’uniforme, si fa avanti.

“Arrendetevi disertori! Per il potere concessomi dall’Impero Skrull, vi condanno a morte per tradimento!”

 

Nella nave madre Phalanx.

L’entità costituita in parte dal mutante Forge e in parte dal collettivo alieno tecnorganico Phalanx, mix di entrambe le razze ma appartenente a nessuna delle due, ha raggiunto il luogo dove i suoi ricordi Phalanx gli hanno rivelato che potrà trovare il centro operativo dell’intera specie. E’ un’ampia sala, vuota per la maggior parte, tranne per le colonne appuntite che conducono ad un alto trono in fondo alla stanza. Sul trono, un essere seduto placidamente ed in parte avvolto nell’oscurità. Forge-Phalanx è colpito da questa immagine. Secondo i suoi archivi di memoria infatti avrebbe dovuto trovare un centro computerizzato, una sorta di Intelligenza Artificiale priva di forma e volontà, ed invece la vista di un singolo essere, il cui solo trovarsi su un trono mostra tracce di un’individualità che all’interno della Phalanx non può esistere, lo turba.

-Chi sei?- tuona la sua voce semimetallica, amplificata dall’eco della stanza.

-Una volta rappresentavo la mancanza di tutto che uccide l’uomo, ma il destino ha voluto porre nelle mie mani un potere più grande. Ne ero spaventato all’inizio, non credevo che sarei riuscito a mantenere me stesso all’interno del tutto, ma il potere di cui il mio Signore mi ha dotato mi ha permesso di sopravvivere al cambiamento. E’ a lui che devo tutto questo, ed è a lui che consacrerò i miei atti. La Phalanx si diffonderà, e porterà l’Apocalisse nell’universo. Così giura Ahab, Primo Fratello del collettivo!!

 

Nei bassi livelli della nave madre Phalanx.

Rogue sta volando da pochi minuti, ed è già arrivata in prossimità del luogo in cui si trova il motore dell’astronave che, come ha scoperto dalla Phalanx stessa, è formato da energia purissima ed inesauribile e che quindi costituisce l’arma principale del collettivo alieno. Se adesso l’X Man riuscisse a spegnerlo, probabilmente questo segnerebbe la fine della Phalanx stessa. E su questa missione Rogue si sta giocando tutto, per questo non deve fallire. Per questo deve raggiungere la…

Sala motori.

Un gigantesco hangar si presenta innanzi a Rogue. Colonne metalliche e nere alte almeno una ventina di metri sorreggono il soffitto, aggettato su una vasta stanza riempita da un gigantesco macchinario che, stranamente, non sembra appartenere alla Phalanx come ogni altra cosa nella nave e non sembra addirittura essere fatto di metallo. Uno strano miscuglio di plastica e ceramica, ad una prima occhiata, con un gigantesco cilindro trasparente al centro, che si eleva fino al soffitto. All’interno di esso, un vorticare di energia azzurra in continuo mutamento.

Impressionata, Rogue si avvicina lentamente per vedere meglio il turbine energetico che, in un qualche strano modo, le sembra familiare. Mentre lo raggiunge, comincia a notare che i suoi movimenti non sono casuali, ma che di tanto in tanto formano un braccio, una mano, un busto umani. Incuriosita arriva davanti al cilindro e ne tocca la parete trasparente. Dall’altro lato del cristallo, l’energia azzurra forma una mano, poi il braccio a cui è attaccata, quindi il torso. Infine dal turbine azzurro esce fuori un volto, che Rogue conosce bene.

Trattenendo a stento un urlo di sorpresa Rogue si stacca immediatamente dal cristallo e, fissando come rapita quel volto, esclama:

“Mio Dio!!! Joseph!!!”

 

Continua…

 

Note degli autori:

 

Sergio: ed al penultimo numero si cominciano a tirare alcuni fili e a dare un po’ più di spazio all’introspezione che da sempre ha costituito il punto forte delle serie mutanti. Se da un lato la piccola Kimmy ci abbandona, dall’altro il ritrovamento di Mikhail da parte di Colosso è foriero di nuova speranza. E il suo non sembra essere l’unico ritorno in vita. Se quanto Rogue ha visto è vero, infatti, un altro potentissimo mutante sembra essere tornato in scena. Parlo di Joseph, il clone di Magneto che ha militato per un po’ tra le fila degli X Men e che sembrava essersi sacrificato per ristabilire il campo magnetico terrestre alterato da Magneto stesso. Ma, ammesso che sia lui, che ci fa nell’astronave Phalanx? Tutte domande che troveranno una risposta nel prossimo numero, l’ultimo della saga spaziale e della mia gestione degli X Men. E se vi prometto un finale col botto, potete credermi che lo sarà.

 

Tobia: arrivati al penultimo numero di questa saga, i pezzi sono in posizione per il gran finale. Un appunto su Deathbird: probabilmente in disaccordo con il mio esimio collega, reputo praticamente spazzatura quanto scritto su di lei a partire da X-MEN UNIVERSE 36, e se il dialogo con Alfiere appare confuso, è perché il personaggio in quel periodo doveva essere quanto meno confuso per comportarsi in maniera assolutamente illogica rispetto alle sue azioni precedenti. Ad ogni modo, gli effetti del ritorno di Deathbird si faranno sentire presto nel nostro universo.

 

 

 

Nel prossimo numero: la conclusione di X Men: Infinity, che vedrà fronteggiarsi due diverse fazioni della Phalanx, Nightcrawler, Shadowcat e gli Skrull mutanti contro i Tecnarchi e la nascita di un nuovo essere di incredibile potenza!



[I] Un riassunto degli ultimi avvenimenti!

[II] Gli Incredibili X-Men 61 (Marvel Italia)

[III] X-Men Deluxe 7 (Marvel Italia)

[IV] Wolverine 128 (Marvel Italia)

[V] Parlano in Skrull

[VI] Gli Incredibili X-Men 53 (Marvel Italia)

[VII] Gli Incredibili X-Men 59 (Marveli Italia)

[VIII] X-Men Deluxe/Universe 35/36

[IX] Gli Incredibili X-Men 119

[X] Gli Incredibili X-Men 48