di Sergio
Gambitt
Salem Center.
Scuola Xavier per Giovani Dotati.
Ore 7.56 del mattino.
Ritardo.
Sono in ritardo.
Mai stato in ritardo nella mia vita e doveva capitarmi proprio oggi, proprio il giorno degli esami finali!
Correre, devo correre per il parco dell’istituto fino all’ala ovest, o quest’estate me lo sogno il campeggio con i miei. Cavolo li deluderei proprio se non passassi l’ultimo esame del quarto anno! Vediamo... allora... un tracciato spettroscopico è un esame sulla composizione di una sostanza in base alla luce che la attraversa... okey lo so... un mutante pirocineta... bhe facile, Pyro... ma uno megamorfo? Andiamo... come si chiamava quello sfigato... Thrower... Trumpeter... Tower! Sì Tower!! Ecco ora sincronizzarmi con il suo potere mi sarebbe utile per arrivare in un paio di passi all’istituto, cretino io ad addormentarmi sui libri senza programmare la sveglia!!
....questi i pensieri che stanno attraversando la mente di Everett Thomas, Synch, mentre corre a perdifiato nel boschetto fuori dall’istituto Xavier nel tentativo di arrivare il tempo per non perdere l’assegnazione dei posti di quello che per tutti coloro che hanno deciso di affrontarlo sarà l’equivalente dell’esame finale del quarto anno di scuola superiore in qualsiasi altra scuola della nazione. La notte prima era rimasto sveglio fino a tardissimo per ripassare, approfittando anche dell’assenza del suo compagno di stanza Angelo Espinoza, Skin, che avendo deciso di non dare l’esame si era tolto gentilmente dai piedi, e si era addormentato come un novellino! Lui che avrebbe preferito affrontare da solo Magneto piuttosto che perdere un compito di classe!
I suoi piedi macinano terreno ad ampie falcate, i libri stretti sotto il braccio in maniera decisamente precaria, grosse gocce di sudore che si staccano dalla sua fronte scura e cadono tra l’erba. Finché... qualcosa non gli sfreccia davanti ed il sistema Everett-libri perde qualsiasi equilibrio sfaldandosi in ogni direzione. Chimica e Fisica collidono contro il tronco di una grossa quercia, mentre Alterazione del DNA e il dizionario mutante Cerebro lo seguono nel suo volo verso il terreno, sulla soffice erba del quale il suo viso sprofonda per mezzo centimetro.
“Cacchio cacchio cacchio...!!!!” comincia ad imprecare Synch sputando rametti dalla bocca e tentando di rialzarsi, quando si accorge che la zona in cui si trova si è fatta improvvisamente buia. Per puro istinto si volta verso le proprie spalle, e scorge con la coda dell’occhio una grande sagoma scura che sta calando velocemente su di lui. Fa solo in tempo ad attivare il proprio potere, poi solo mani, artigli, denti, e il buio totale.
Ala ovest dell’istituto.
Sala assemblee.
Ore 8.30 del mattino.
Le presenze sono state prese, i posti sono stati assegnati, i fogli sono stati consegnati. I ragazzi che hanno deciso di affrontare l’esame sono circa una ventina, più o meno la metà di quelli che avrebbero potuto per età e superamento degli esami precedenti, ma forse gli altri non si sono sentiti pronti e hanno deciso di rinviare la prova all’appello del mese successivo. I professori assegnati a questo sono Sean Cassidy, Banshee, e Jean Grey.
“Allora ragazzi,” esordisce il primo “ad ognuno di voi è stato consegnato un foglio con trenta domande riguardanti tutti gli argomenti dell’anno di studi che avete affrontato. Sono tutte a risposta aperta, vi consiglio di cercare innanzitutto di centrare l’argomento richiesto dalla domanda e solo successivamente di ampliarlo con altre conoscenze che potete possedere a riguardo. Se non vi ricordate qualcosa andate avanti, recupererete quelle domande dopo. Ovviamente saprete già che è impossibile copiare e scambiarsi informazioni, la qui presente professoressa Grey se ne occuperà personalmente. Per il resto avete due ore, vi auguro buona fortuna.” e, voltandosi verso la collega “Jean?”
La donna porta le mani alle tempie e comincia a concentrarsi. Le menti di tutti i presenti vengono portate in psico-conferenza, in modo tale da isolare telepaticamente ciascuno studente ed impedirgli contatti con altri all’infuori dei due professori. Tra i ragazzi che stanno tentando la prova, Monet sembra decisamente la più sicura di sé, la sua penna a correre risoluta sui fogli. Poco lontano anche Paige sta procedendo piuttosto speditamente, anche se ogni tanto si ferma, matita poggiata agli occhiali, per riflettere. Jono sta saltando alcune domande che conta di recuperare dopo, mentre la più impacciata è Jubilee che, avendo deciso di dover passare questo esame, sta consumando la gomma della matita a furia di cancellare e riscrivere le risposte. Di tutti, lei è la più preoccupata per l’assenza di Everett. E’ quella che lo conosce meglio, e sa per certo che solo un’invasione aliena e poche altre cose impedirebbero a quel secchione di presentarsi ad un compito così importante. E quindi... se dalla finestra non ha visto nessun disco volante cos’altro può essere successo?
Parco dell’istituto Xavier.
Ore 9.56 del mattino.
Everett si sveglia. Le palpebre pesanti, le pupille appannate, un dolore intenso ed acuto nella parte sinistra della fronte ed il sapore acre dell’erba in bocca. Non si ricorda bene cosa gli è successo, ma sa per certo che non si è mai sentito così male.
“Ouuhh...” sussurra mentre tentando di alzarsi un dolore sordo si diffonde in tutti i muscoli. Cerca di alzare la testa di qualche centimetro, ma un forte senso di capogiro lo coglie costringendolo a ripoggiarla a terra. Che gli è successo? Perché si sente così? Facendo un altro tentativo, poggia il palmo della mano sinistra sull’erba per rialzarsi, ed è quella la prima volta che si accorge che qualcosa è cambiato. Sulla mano, sul suo palmo, c’è qualcosa. E si sta muovendo. Con il terrore di sapere cosa gli sia successo e schiarendosi la mente con un notevole sforzo, Everett alza il volto e porta davanti gli occhi entrambi i pugni, chiusi. Quindi, lentamente, li apre e ne vede i palmi.
Un urlo si diffonde per l’intero parco.
Corridoio esterno alla sala assemblee.
Ore 10.32 del mattino.
Alcuni dei ragazzi che avevano affrontato l’esame stanno confrontando a bassa voce le risposte che hanno dato. Tra questi Monet St. Croix, uscita almeno un’ora prima dopo essersi resa conto di non poter scrivere altro a causa della mancanza di spazio nei fogli. Ovviamente lei non sente alcun bisogno di confrontare le proprie risposte con gli altri, sa già che sono esatte, ma se è rimasta lì è forse... per aspettare i suoi compagni di Generation X?
In questo momento infatti sta parlando con Paige Guthrie, uscita circa dieci minuti prima, e con Jonothon Starsmore, il quale si sta rendendo conto ora di aver potuto scrivere più di quanto ha fatto. L’ultima ad uscire, prevedibilmente, è Jubilee.
“Allora cocchi come vi è andata?” chiede euforica, con sulle dita ed addirittura anche sul viso segni di penna.
“Domanda retorica...” dice Monet annoiata, mentre Paige interviene con un gran sorriso dicendo:
“Penso bene, Jube. Sai... la domanda sulle barriere del piano astrale mi aveva un po’ messo in crisi ma credo di aver risposto bene alla fine.”
“Ah... perché... era importante quella?” chiede perplessa Jubilee.
“Abbastanza,” risponde altrettanto perplessa Paige “perché?”
“Pensavo fosse una domanda trabocchetto.... cioè tipo... non si possono mica infrangere quelle barriere, vero?”
Tutti la guardano straniti, Monet rotea gli occhi in aria, finché Jono non dice:
*Dai non preoccuparti Jube, ti vogliamo bene lo stesso....*
“Ma io...” fa per dire lei, quando l’annuncio di Paige la blocca:
“Bhe ragazzi voi continuate pure, io devo andare a trovare Angelo.” e i suoi occhi corrono a cercare quelli di Chamber, il quale ricambia il suo sguardo serio “Ciao!” e se ne va.
“A proposito di trovare...” dice Jubilee “...qualcuno di voi ha visto Everett? Non è mica venuto a fare l’esame!”
“Pensavo che lo avrei visto qui stamane...” risponde Monet.
*...ed in effetti è davvero strano che non sia venuto.* conclude Jono.
“Allora meglio se lo vado a cercare! A dopo!!” e Jubilee scompare oltre la svolta del corridoio.
Jono e Monet rimangono un attimo a fissarsi, quindi il primo dice:
*Allora... mmm... l’hai trovato alla fine un mutante megamorfo?*
Camera di Jubilee.
Ore 11.13 del mattino.
La ragazza ha cercato in ogni parte dell’istituto, senza risultato, e la cosa l’ha preoccupata ancora di più. Un conto era che Everett si fosse ammalato e fosse rimasto nella sua stanza, ma ne aveva viste troppe di sparizioni nella sua vita per bollare questa semplicemente come un caso. Qualcosa sta succedendo... ed è decisa nello scoprire cosa.
“J-Jubilee...” la voce di Everett la fa voltare di scatto. Lui è in piedi, sull’uscio, rametti e fili d’erba sulla fronte ed il vestito sporco di terra. Ma la cosa peggiore è la sua espressione, come se l’aura arcobaleno gli fosse penetrata negli occhi ed assieme alle pupille gli avesse tolto qualsiasi barlume di lucidità.
“Everett!” esclama sorpresa Jubilee, ed istintivamente fa per raggiungerlo bloccandosi di scatto ad una ventina di centimetri da lui non appena si accorge del suo stato.
“A-Abbracciami...” dice lui, la voce come proveniente dal più basso reame dell’inferno. Jubilee rimane un attimo sulla difensiva, incerta se avvicinarsi o meno, poi l’amicizia che li lega vince e la ragazza con uno slancio circonda con le sue braccia il petto di Everett.
“Gra-Grazie...” dice lui... ed alza le mani sul collo di lei. Nei suoi palmi, due bocche dai denti aguzzi stanno scattando ansiose di assaggiare la loro preda. Quando le dita le sfiorano la nuca, Jubilee sorride rassicurata, subito prima che quei denti le affondino nella colonna vertebrale e le facciano spalancare gli occhi in una muta espressione di dolore. Everett però è altrove. E’ la prima volta che succede, la prima volta che assapora geni mutati, la prima volta che quell’energia così speciale e preziosa scorre nei suoi filamenti nervosi, e ne è inebriato. L’estasi raggiunge il cervello, ed Everett vi si abbandona, sentendosi libero per la prima volta nella sua vita. Però... però basta una leggera pressione della mano di Jubilee sulla sua spalla a fargli abbassare il viso verso quello di lei. I suoi occhi sono sbarrati, la sua bocca è spalancata in un urlo di dolore che non può pronunciare, il suo volto lo implora di smettere. Perché? si chiede Everett, perché fa così? E’ qualcosa di così bello di così... pieno e gratificante... perché lei non riesce a sentirlo? Perché...?
“NO!!” grida Everett e la getta a terra, interrompendo l’assorbimento di energie. Cosa ha fatto? Cosa è diventato?! Con orrore torna a guardare le bocche scattanti che ha sui palmi delle mani... poi il corpo svenuto di Jubilee a terra che ancora lo invita con la promessa di un succulento pasto. Non è la prima volta che la vede così... è già successo quando Emplate gli ha dato le bocche e lo ha mandato a sterminare la sua famiglia1. Ma ora... perché ora sente che è diverso? La prima volta si era sentito una vittima, aveva lottato tutto il tempo contro le proprie pulsioni, ma ora... ora si sente predatore. Ora vede l’intera scuola ribollente di energie appetitose e non vede l’ora di cibarsene. Ora... deve finire di mangiare.
Con calma, si cala su Jubilee e scostandole i lembi della camicia poggia entrambe le mani sulla pelle nuda del suo petto.
Il pranzo è servito.
Camera di Angelo Espinoza.
Ore 11.43 del mattino.
“Allora è finita.”
Angelo sta guardando fuori dalla finestra, in modo tale che Paige seduta sul letto davanti a lui non si accorga di quanto lucidi gli siano divenuti gli occhi.
“Angelo non...”
“Anzi... non è finita. Come fa a finire qualcosa che non è mai cominciato?”
“Ti prego stai rendendo tutto più difficile...”
“Semplificalo tu, allora.”
Angelo si è voltato verso Paige, le dita strette a pugno e tremanti per la rabbia.
“Io... io... e va bene, te lo devo.” la ragazza prende un bel respiro, quindi “Ho sbagliato. Credo di aver considerato un mio bisogno personale di affetto come qualcosa di più, e tu ci sei capitato in mezzo. Io ci tengo a te, Angelo, davvero. Più di quanto tu possa immaginare. Ma come amico, non come altro. Mentirei a me stessa altrimenti.”
Angelo si volta di nuovo verso la finestra, senza dire niente. Passa un minuto, quindi Paige prende coraggio e chiede:
“Puoi... puoi perdonarmi?”
Angelo si volta verso di lei, i suoi occhi lucidi ancora pieni di rabbia.
“Ragazzi... disturbo?”
Entrambi si voltano verso la porta della stanza. Everett è lì, in piedi, il suo collo abbassato quasi a formare una gobba, una luce strana nei suoi occhi.
“No... no affatto.” dice Angelo, e fa per uscire dalla stanza. Poco prima di superare la porta però, la mano di Everett gli afferra un braccio e lo blocca.
“Aspetta...” dice con una voce roca, mentre con l’altro braccio chiude la porta dietro di sé. Piccoli dentini aguzzi affondano nella pelle grigia di Angelo, cominciando a succhiare energia dalle sue cellule mutate. In pochi secondi il ragazzo è a terra.
“Cosa... cosa gli hai fatto?!” urla Paige alzandosi dal letto. Everett sorride e riapre gli occhi persi nell’estasi del pasto, quindi risponde:
“Lo sto rendendo mio.”
Paige rimane un attimo confusa dalla risposta, quindi nota le bocche dentate sulle sue mani e riprendendo il controllo di sé fa per strapparsi la pelle di dosso, ma Everett più veloce. Sincronizzandosi con i poteri di Angelo allunga le dita delle mani fino a circondarle il collo tre volte, e comincia a stringere mentre la avvicina a sé.
“Ev non... koff... farlo...” lo implora lei, ma ormai è arrivata in prossimità delle bocche, ed Everett è troppo accecato dalla promessa di potere dei due mutanti assieme per prestarle ascolto. Con lo sguardo che si sta sempre più perdendo nel vuoto della propria corruzione, dà inizio ad un nuovo banchetto.
Scantinato, camera di Jonothon Starsmore.
Ore 12.03 del mattino.
Una replica di ‘Pappa e ciccia’ in televisione è più o meno quel che serve quando non si vuole pensare. E Jono in questo periodo ha decisamente ritenuto meglio evitarlo, visto che qualsiasi cosa in cui si è impegnato alla fine è stato un fallimento. La storia con la sua prima ragazza Gayle, per esempio, o quella mai cominciata con Paige. E... adesso... (non pensarci non pensarci) il grande flop (guarda la tv non pensare) del salvataggio di...
“Penance!!”
Jono si volta di scatto verso la porta dello scantinato, lì c’è una Jubilee trafelata dalla corsa che si è fatta.
*Cosa?*
“Penance! Everett ha trovato un biglietto, sopra c’era scritto che se vogliamo rivederla intera dobbiamo presentarci al faro di Dellys in Algeria come l’altra volta!”
*Cos... ehy calma Jube sei sicura che il biglietto sia autentico?*
“Sicurissima abbiamo già controllato avanti alzati dobbiamo andare!” e gli afferra il giubbotto di pelle cominciando a tirarlo per una manica.
*Ehy sta’ fer... ma da quando porti i guanti anche con questo caldo?* chiede Chamber notando i piccoli guanti bianchi sulle sue mani.
“Io... ehm... ho le mani delicate, ma senti tutti ci stanno aspettando per partire e manchi solo tu e...”
*Ok ok ok! Ma come avete intenzione di andare visto che non abbiamo più l’astronave di Gaia?*
“Dimentichi... Gateway.”
Tetto dell’Istituto Xavier.
Ore 12.24 del mattino.
L’aborigeno, come molte altre volte, sta a gambe incrociate sospeso nell’aria poco sopra le tegole del tetto, silente spettatore e protettore della propria tribù che vive ignara sotto di lui. I suoi occhi chiusi, la sua impressione imperscrutabile, non muove un ciglio nemmeno quando Synch spunta dietro di lui, allargando la propria aura sincronica come un manto attorno a sé con il quale cela la propria presenza a Gateway sfruttando la sua stessa telepatia. Il momento in cui questo si accorge di non essere solo è troppo tardi. Synch si è già avvicinato abbastanza per poggiargli entrambe le mani sulla schiena nuda, e con un’esplosione di energie l’assorbimento comincia. Ma forse perché il ragazzo si è già saziato in precedenza, forse per la natura stessa dei poteri di Gateway, ad un certo punto il trasferimento si interrompe. Gateway crolla sul tetto, svenuto, mentre Synch osserva le proprie mani e l’energia spaziale sfrigolante sulle punte delle dita. Ha ottenuto ciò che voleva.
Bosco dell’Istituto Xavier.
Ore 12.39 del mattino.
“Monet, da questa parte!” la sta chiamando Angelo mentre si infila tra gli alberi per raggiungere la radura in cui si trovano gli altri. Monet, dietro di lui, scosta un paio di rametti e si accorge della presenza di Paige, Jubilee e Jono assieme ad Angelo, che l’ha chiamata e portata fin lì.
“Adesso volete spiegarmi esattamente cosa sta succedendo?”
*Vorrei saperlo anche io, M. Dicono che dobbiamo andare subito in Algeria per liberare Penance, ma tutto mi sta sembrando un po’ troppo velo...*
“Perché non c’è tempo da perdere, Jono.” gli risponde Synch uscendo dal fitto della foresta “Il biglietto diceva espressamente che dobbiamo andare subito, o potremmo non trovarla viva.”
“Potrei vedere questo biglietto, Ev?” chiede Monet, ma il ragazzo scuote la testa e risponde:
“Non c’è tempo. Andiamo.” e chiudendo gli occhi richiama alla mente i poteri appena assorbiti di Gateway ed un portale luminoso si apre alle sue spalle “Tutti dentro, presto.” e senza battere ciglio Jubilee, Paige ed Angelo vi penetrano dentro. Monet guarda perplessa Jono, poi anche loro li seguono. L’ultimo ad entrare è Synch, che richiude il portale dietro di sé.
Dellys, Algeria.
Nello stesso momento.
Il portale si apre a qualche metro dal suolo, davanti il faro abbandonato dietro al quale si può ammirare il giorno che diviene crepuscolo. Tutti i ragazzi tranne Synch, che si aspettava un atterraggio del genere e ha sfruttato i poteri di M per rimanere sospeso in aria, crollano a terra.
*Ouch... un po’ di pratica non ti farebbe male, sai Ev?* dice Chamber rialzandosi dolorante.
“Non temere, tra poco non dovrai più preoccuparti di queste cose.” risponde il ragazzo, e si lancia in picchiata verso il compagno afferrandone il collo con le mani nel tentativo di toccare la sua pelle.
*Ma che... VIA!* esclama Chamber ed emette una forte scarica psionica contro Synch. Con sua grande sorpresa però, lui non batte ciglio, anzi si limita a guardarlo con una luce cattiva negli occhi e a dire:
“Grazie per l’energia.” e riportando a galla l’energia psionica che ha appena assorbito gliela rilascia tutta addosso, disintegrandogli giubbotto di pelle e parte superiore del costume. Chamber cade a terra, e l’ultima cosa che vede è Synch che lo sovrasta, prima che questo cali i palmi delle mani sul suo petto nudo e cominci a cibarsene.
Intanto Monet non è rimasta con le mani in mano. Sin da quando Synch ha attaccato Chamber, gli altri tre membri di Generation X si sono occupati di lei. Jubilee la stordisce lanciandole tutt’attorno potenti fuochi esplosivi e rendendo così più semplice il compito di intrappolarla assegnato alla pelle di Skin. Husk invece si è appena trasformata in adamantio, ed approfittando dell’attimo di défaillance di Monet prende la rincorsa e le scaglia addosso il più forte pugno che riesce a caricare. M vola letteralmente in aria, stordita quel tanto che basta da non permetterle di riprendersi in breve tempo, ed è lì che la intercetta Synch.
“Sai i tuoi poteri telepatici non sono un granché...” sibila con la sua voce che va divenendo sempre più roca “...ma se li usassi per direzionare quelli più devastanti di Chamber?” e con un ghigno satanico fa esplodere una bomba psichica nella mente di Monet, che spaventata si richiude su sé stessa rendendola incosciente per autoconservazione. Synch la guarda soddisfatto, tutto è andato come previsto, quindi devia e torna dagli altri. Skin, Husk e Jubilee lo guardano atterrare docili, mani dentate aperte sui palmi delle loro mani, mentre Chamber si sta rialzando confuso ed eccitato dal nuovo modo di percepire il mondo delle bocche sulle mani che gli ha appena donato Synch.
Nello stesso tempo tra di loro l’aria sfrigola, ed al centro del cerchio che formano compaiono due figure. La prima è bassa ed orripilante, sul suo grosso berretto la scritta D.O.A., l’altra è alta e minacciosa, i suoi occhi come aghi appuntiti sopra il pesante respiratore metallico che usa per sopravvivere in questa dimensione. Emplate guarda la sua creatura, Synch, che regge in mano sua sorella Monet, quindi si volta a destra e a sinistra per vedere gli altri membri di Generation X sotto il suo controllo. Infine torna a voltarsi verso Synch e dice:
“Eccellente.”
L’attimo dopo D.O.A. preme un pulsante del quadrante che ha in mano e tutti scompaiono.
Istituto Xavier.
Tetto.
Ore 13.00.
Prima un fremito, poi un sussulto, e la mente di Gateway torna di botto alla realtà. La sua mano afferra le bolas, mentre incrociando le gambe torna a librarsi in aria.
Nei suoi pensieri, un solo concetto:
E’ iniziata.
Continua...
Note: e con questo finale tragico si conclude il primo numero dell’ultimo ciclo di Generation X, con il gruppo interamente convertito ad Emplate attraverso il potere di Synch e Monet messa fuori gioco. E se tenete del conto che questo è il ciclo finale di Gen X che risolverà ogni sottotrama introdotta, potete star certi che virtualmente può succedere qualsiasi cosa.
Next: finalmente Gateway fa la sua mossa... mentre torna a farsi vedere il gruppo di Emplate e... Alfiere!