#1
di
Elisabetta Negro
New York, tre anni fa.
U
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na giornata come tante. O almeno sembrava tale.
Alexandros Natchios stava entrando
nella sede ONU con la figlia diciassettenne, Elektra, che era più raggiante che
mai. Sapeva che quella che suo padre stava per intraprendere sarebbe stata una
lunga missione diplomatica, ma sapeva anche che al suo termine si sarebbe
ritirato per potersi dedicare solo a lei, che era dovuta crescere senza una
madre, morta troppo presto,e con un padre che avrebbe visto poco, se non avesse
scelto da bambina di girare il mondo con lui, rinunciando però così ad una vita
normale, ad una casa ed agli amici.
Ma ora era felice. Lo avrebbe avuto tutto per sé, sarebbero tornati a vivere in quel paesino vicino ad
Atene dove lei era nata ed era stata felice, anche se per poco.
“Inizia ad entrare tu, tesoro…io torno un attimo in
macchina a prendere dei documenti che ho scordato!”
“Va bene papà, io ti aspetto nel tuo ufficio!”
Il diplomatico cinquantenne tornò indietro e salì in
macchina, cercò nella valigia di pelle che era rimasta sul sedile posteriore i
documenti che gli sarebbero serviti quel giorno e fece per scendere quando
successe qualcosa. Elektra sentì un rumore fortissimo, come un boato, provenire
da dove suo padre aveva lasciato la sua autovettura. Guardò dalla finestra e
vide sotto di essa ciò che non
avrebbe mai dimenticato: l’auto di suo padre non esisteva più. Al suo posto,
una massa fumante ed infuocata da cui fuoriuscivano fiammate enormi. Mary Reilly, la segretaria di Natchios,
dopo lo scoppio, sentì un urlo
molto forte provenire dallo studio e vi entrò. Vide Elektra guardare fuori
dalla finestra e piangere in silenzio. Non sapeva cosa fare. Corse dalla
ragazza e la abbracciò forte, piangendo entrambe mentre nella strada sotto di
loro la macchina continuava a bruciare, nonostante il repentino intervento dei
pompieri.
Alcune ore dopo.
“La polizia ha già iniziato le indagini sull’
esplosione in cui ha perso la vita il diplomatico greco Alexandros Natchios, in
servizio all’ONU. Secondo le prime ricostruzioni e le ipotesi, si tratterebbe
di un attentato ai danni dell’uomo, che sarebbe partito la prossima settimana
per una delicata missione nel medio oriente. L’esplosione sarebbe stata causata
da una bomba collegata ad un timer che…”
Elektra spense la tv, su cui la CNN stava
trasmettendo un servizio su suo padre. Ma lei non voleva sentire. Aveva parlato
fino a poco prima con il detective Gil Grissom: i possibili nemici, le
conoscenze, scheletri nell’armadio, casi su cui lavorava…ma lei cosa poteva
saperne? Era solo una ragazzina, che aveva appena perso suo padre, tutta la sua
famiglia. Che andasse a parlare con i suoi superiori, gli aveva risposto. Lei
aveva altro a cui pensare…alla funzione, che avrebbe celebrato senza il corpo
di suo padre, di cui non era rimasto nulla, ed al suo futuro…cosa avrebbe fatto
ora? Non aveva più nessuno… era
sola. Il suo desiderio era quello di chiamare un avvocato e chiedere
l’emancipazione…non avrebbe sopportato di dover vivere in un collegio. Ma ora
non era importante. Quella notte l’avrebbe passata ancora in casa, in compagnia
della sua governante, piangendo nel buio, nel suo letto, sotto le coperte,
perché nessuno la sentisse. O pensasse che era debole. Perché lei doveva essere
forte, avrebbe dovuto affondare la vita da sola, senza aiuto.
Riverside
Park, New York. Oggi.
Elektra stava attraversando il parco, da sola. E di
notte. Una cosa che pochi avrebbero fatto.Ma lei non era come gli altri.Dalla
morte del padre, era cambiata molto. Era maturata ed aveva imparato a difendersi…sia dentro che fuori. Era
diventata una grande esperta di arti marziali , per questo attraversava il
parco da sola. Era sempre stato tranquillo, ma quella sera sarebbe stato
diverso. Quando prese il sentiero che portava al suo appartamento, si trovò
davanti tre uomini grandi e grossi, vestiti con camicia bianca e completo nero.
Fece per tornare indietro, ma quando si girò trovò alle sue spalle altri tre
uomini.
“Miss Natchios -disse uno di loro- dovrebbe venire
con noi. La preghiamo di seguirci senza fare domande e porre resistenza. Le
garantiamo che non le sarà fatto del male.”
“Col cavolo! Mi hanno insegnato a non dare retta
agli sconosciuti!”
Elektra fece per andarsene, passando a fianco di
quegli uomini, quando uno di loro la prese per il braccio destro per fermarla.
Aveva una presa molto forte, ma con uno scrollo Elektra riuscì a liberarsi. Subito altri uomini
le si affiancarono per bloccarla, e provò ad “abbatterli” a suon di arti
marziali, con calci e pugni, grazie anche alla sua straordinaria agilità. Ma
mentre correva via, dopo essere scappata, sentì una puntura al collo e perse
istantaneamente i sensi.
In un luogo sconosciuto, tempo dopo.
“Generale Queen…la prigioniera si sta risvegliando!!
“
Dall’altra parte della stanza, il generale Ellery
Quenn sospirò.
“Finalmente l’effetto della nostra neurotossina è
cessato..pensavo non si risvegliasse più…grazie dottor Van Owen”
L’anziano soldato in uniforme militare verde si
diresse verso una stanza con due uomini in tuta mimetica, armati , davanti, con
una porta in metallo con una grata nella parte superiore. Gli uomini fecero il
saluto militare e lo fecero entrare. Al centro della stanza, spoglia, in
cemento, che sembrava una cella, illuminata solo da una piccola lampadina,
legata ad una sedia di metallo e per di più bendata,
c’era Elektra, che a causa del precedente combattimento aveva tutti i vestiti
sporchi e strappati, ridotti alla stregua di stracci.
“Non si preoccupi se si sente un po’ intontita…per
fermarla 45 ore fa abbiamo dovuto somministrarle una potente neurotossina
.Abbiamo temuto di perderla. Sbendatela e slegatela. Ora.”
Un uomo in divisa militare si affrettò ad eseguire
gli ordini datigli dal superiore, seguito da un ragazzo all’incirca trentenne
in camicie bianco.
“Non si preoccupi..lui è Nick Van Owen, il nostro
medico. Deve visitarla per accertarsi che la sostanza somministratole abbia
avuto effetti indesiderati, ma dai primi monitoraggi sembrerebbe essere tutto
ok.. Mi dica …si ricorda di me?”
“GENERALE QUEEN!! Il generale Ellery Queen..non ci
posso credere…da quanto non ci vediamo!!Perché siamo qui?
Perché
mi sta facendo questo?”
“Ogni cosa al momento giusto, bambina mia…anche se
forse non dovrei più chiamarti così, data la tua età… e comunque tu hai smesso
di essere una bambina molto tempo fa.Sei cresciuta troppo in fretta El… e sei
diventata una donna davvero incredibile. Bella e letale. Per non parlare della
tua intelligenza… mi hanno detto che ti stai diplomando in scienze
diplomatiche. Scommetto che ora più che mai hai il desiderio di portare avanti
il processo di pace iniziato anni fa da Alexandros. Ma mi chiedo... potresti
davvero farlo, sapendo che chi ha ucciso tuo padre, rendendo vani tutti i suoi sforzi, è libero ed ancora
sconosciuto? Io credo di no.”
“Non ho molta fede nella giustizia americana, questo
è vero, ma credo e spero nella pace. A contrario di lei. Per questo lei e mio
padre, nonostante lavoraste insieme, eravate in netto contrasto. Un credente
della pace ed un guerrafondaio…ma mio padre la stimava. Ed io come lui. Ed ora
mi dica cosa ci faccio qui.”
“L’irruenza giovanile non ti manca..bene. ti
risponderò. Ricordi che tuo padre per il suo lavoro girava il mondo ed entrava
in contatto con molte personalità politiche di rilievo. Mesi prima della sua
morte, se ben ricordi, era andato in Turchia e si era rifiutato di portarti con
sé. Quella volta scoprì che era in atto una cospirazione atta a portare al
governo una fazione militarista estremamente pericolosa. Fece avere alla CIA le
informazioni sui cospiratori e il colpo di stato non ebbe mai luogo. Purtroppo,
alcuni cospiratori che si erano salvati avevano scoperto che tuo padre aveva
passato le informazioni necessarie a fermarli e per questo fu ucciso. Per
vendetta. Ma questo non è tutto.
Ci sono ancora altre cose che tu non sai. Questo è il perché, è giunto il
momento che tu scopra anche il chi.”
“Ma gli assassini non furono mai trovati..lo ha
detto anche lei…”
“La stampa né altri furono informati, ma noi
sapevamo chi erano gli attentatori. Erano due uomini, Malik Auden e Mohamed
Cassan. La CIA li catturò poche settimane dopo il fatto, ma non furono mai
processati perché ci portarono ad un gruppo estremista che aveva proprio in
Turchia la sua sede operativa. Per anni- continuò l’uomo guardando la ragazza
ammutolita- questi signori hanno fatto la bella vita, mantenuti dai
contribuenti e protetti dal sistema. Ma ora, noi pensiamo che non solo non
siano più utili, ma che potrebbero rappresentare un pericolo. Per questo vorrei
che tu ci facessi un favore: dovresti ucciderli per conto mio. Non credo che
sarà un problema, dato quello che ti ho detto su di loro. Ma ti lascio..24 ore
per decidere. Poi a seconda della tua scelta, vedrò quale sarà il tuo destino.
Non ti farei mai del male ma… troverò il modo di vendicarmi, se tu dovessi
rifiutare e tradirmi. Rammentalo. Tutti fuori, voglio che sia lasciata sola.
Due uomini a fare la guardia fuori dalla porta, potrebbe tentare la fuga…e
potrebbe riuscirci. “
“Perché io?”
“Perché sei stata ferita, ed ora sei pronta a
vendicarti. E poi perché sei abile nelle arti marziali. Per metterti ko abbiamo
dovuto iniettarti una massiccia dose di neurotossina. Ora ti devo lasciare.”
“Accetto. Mi dica cosa devo fare.”
Centro di addestramento segreto a N.Y. , sotto la
città.
Nella camera di addestramento, Elektra stava
combattendo con altro giovane
agente, Pierre Aronnaux, sotto la supervisione di Diane Kramer e di Andrè
Merek. L’uomo e la donna
osservavano i due intenti in un combattimento in una stanza provvista di
attrezzature che dovevano simulare tutte le possibili situazioni e luoghi: la
scena era ambientata in un palazzo di una grande città, non ben chiara, ed il
compito di Elektra era quello di fermare Pierre, che faceva la parte di una
spia nemica. Le cose andavano piuttosto bene alla ragazza, che le stava dando
di santa ragione al povero malcapitato: tutto era molto reale, anche perché lei
mal sopportava il giovane, un arrivista e per di più dongiovanni , che ci aveva
provato con lei fin da quando, tre settimane prima, era arrivata al centro di
addestramento. Il desiderio di quel magazzino maschilista era di far cacciare
Elektra dalla squadra, dato che la ragazza non solo lo aveva rifiutato-cosa per
lui inaudita- ma lo aveva reso ridicolo, facendo scendere la sua popolarità e
la sua fama ad un livello che da uno a dieci sarebbe potuto essere meno trenta.
E lui voleva vendicarsi. Ma non ci stava riuscendo per nulla. Anzi, nessuno dei
suoi colpi arrivava a segno, mentre quelli di Elektra…
“Davvero in gamba la tua protetta, Diane. Se la sta
cavando alla grande. Pierre non riesce nemmeno a sfiorarla!”
“E si è addestrata a tempo record…Pierre era uno dei
più bravi qui, ma è dentro da mesi, lei invece in poche settimane ha superato
tutti…la sua capacità di apprendimento, adattamento e conoscenza delle arti
marziali è straordinaria. Vuole chiedere di andare in missione nei prossimi
giorni. Ed..uccidere gli assassini di suo padre… povera Elektra…”
La donna pronunciò queste ultime parole con un cupo
sorriso , a cui seguì una stridula risata sua e del suo collega.
Poche ore dopo.
“Sei pronta Elektra..stanotte avrà luogo la missione ‘Cavaliere Roland’ . Su questo video nastro ci sono tutte le istruzioni. Guardalo con attenzione e memorizza tutti i particolari, come ti ho insegnato, Io tornerò tra poco, con alcune cose per te. “
Diane Kramer uscì dalla stanza con lo stesso
sogghignare che aveva avuto ore prima. Tornò poco dopo, e vide la giovane
ragazza in piedi, incontro al muro a destra della porta.
“Non puoi certo andare in visione in tuta da ginnastica..ti ho procurato questo.
Dovrebbe andare bene.”
La donna le porse un pacco di carta marrone- quella
utilizzata per imballare i pacchi postali- legato con uno spago chiaro , e lei
lo aprì. All’interno vi erano un microtrasmettitore da inserire nell’orecchio e
un completo nero: una maglia leggera ed aderente a maniche lunghe, un paio di
pantaloni che sembravano di pelle ed un paio di stivali, neri e di pelle
anch’essi.
“Ti ho fatto prendere anche questi..potrebbero
servirti..” Le porse due pugnali dalla forma particolare, a tre lame, simili a
dei piccoli tridenti. “Sei capace di usarli, vero? Mi sembra che la tua
insegnante di arti marziali, Mrs. Stone, ti abbia insegnato ad usarli. Sono
esattamente come i suoi.”
Elektra prese le due armi e fece un lungo e profondo
sospiro, mentre li stingeva. Con quelli, avrebbe fatto giustizia al nome di suo
padre. Avrebbe vendicato e fatto ciò che la legge non aveva potuto-o
voluto-fare. Avrebbe fatto la cosa giusta..ne era certa.
“Non devi avere ripensamenti, devi essere
assolutamente certa di quello che fai, oppure rinuncia ora. Non possiamo
lasciarli vivere, e se non sarai tu a colpire, lo farà qualcun altro. Come
Pierre, per esempio.”
“No, Diane..ne sono sicura….lo farò io. Datemi solo
l’ubicazione ed io porterò a termine la missione. Vi potere fidare.”
“King road, numero 68 ultimo piano. Vai e fatti
onore.”
La donna uscì e si allontanò rapidamente dalla
stanza, entrando nell’ufficio del generale Queen, che era in compagnia di un
altro uomo.
“Pensi che possa aver capito qualcosa? Che possa
sospettare di noi?”
“No generale, assolutamente no..crede che siano
stati i due turchi a far uccidere suo padre..non sospetta di noi. Non ha capito
la verità. E non la capirà mai. La ragazza continuerà a lavorare per noi ed a
fare il lavoro sporco al posto nostro.”
“Amico mio, sei stato geniale a raccontarle la storia che quei due sono gli assassini di suo padre..mentre sei stato tu a farlo uccidere.”
“Non avrebbe dovuto trafugare i piani per la bomba a
raggi Gamma. Peggio per lui. Sono stato messo in disparte e cacciato con
disonore, a causa sua. Dovevo vendicarmi. E fortunatamente ho trovato chi mi
avrebbe aiutato a prendere ciò che mi spetta di diritto…ciò che ci spetta.”
“Vero, compagno Ellery…la politica pacifista dei
nostri paesi non fa per noi..maglio tentare di prendere il potere lavorando
dall’interno e con l’ aiuto di giovani che credono di lavorare per i servizi
segreti…un brindisi al potere che un giorno avremo!”
“Ed un brindisi ai due agenti del servizio segreto
turco che vorrebbero svelare l’esistenza della nostra organizzazione, Micha…”
La donna ed i tre uomini scoppiarono in una
fragorosa risata, resa ancor più gioiosa dal pensiero che presto avrebbero
avuto un’ alleata in più, anche se inconsapevole: Elektra!
King Road 68.Tre ore dopo.
“Qui Elektra… operazione Cavaliere Roland. Sono riuscita ad entrare nel palazzo. Tramite il condotto per l’aria condizionata sono entrata nell’appartamento dei bersagli. Li ho individuati. Io sono nell’ufficio…i bersagli si trovano a pochi metri da me, li sento chiaramente, sono nel salotto. Posizionerò alcune bombe a basso potenziale nella camera, in modo da attirarli qui, poi li colpirò. Passo e chiudo.”
Elektra fece con cura e silenziosamente tutto quello
che aveva detto. Dopo i primi scoppi, non molto fragorosi, i due uomini
entrarono nella stanza di corsa. Elektra era nascosta dietro alla porta, in
modo che non la potessero vedere. Quando il primo entrò, gli tirò contro il
primo coltello, e fu soddisfatto del fatto che il secondo criminale si fosse
girato verso di lei.
“Crepa bastardo…sono venuta a prendere la mia
vendetta.”
L’uomo aveva il viso bianco per la paura. La fronte
grondava sudore e non riusciva né
a scappare né a parlare. Era terrorizzato. Sapeva di non avere scampo. Il suo
compagno era stato ucciso con un solo, precisissimo colpo. Non avrebbe fallito
nemmeno con lui. Cadde con la schiena a terra, mentre tentava di scappare quasi
strisciando, senza distogliere il viso, simile a quello dell’ “URLO” di Munch,
dalla sua esecutrice. Non aveva scampo.
Elektra lo guardava con aria fredda e compiaciuta,
fiera dell’effetto che aveva sull’uomo. Voleva sentirlo chiedere pietà, perdono
per tutte le sue colpe. Ma lei non gli avrebbe concesso nessuna di queste due cose. Gli si avvicinò, si chinò su di lui e
con una mossa gli spezzò
l’osso del collo. Morte istantanea.
“Avrei voluto farti soffrire di più, bastardo…ma gli
ordini sono ordini.”
Si avvicinò al cadavere del primo che aveva colpito
ed estrasse il pugnale, che subito riposizionò nella fondina che aveva in vita.
Non lo pulì nemmeno. Voleva tenerlo così, come trofeo. Tolse dalla sacca che
aveva con sé due tubi di fluido scuro, collegati ad un timer. Una bomba.
“So che buona parte del palazzo crollerà, ma c’è
sempre un piccolo prezzo da pagare..e questo è il prezzo della vostra morte.
Addio signori, e che finiate all’inferno tra mille sofferenze.”
Elektra posizionò la forte carica esplosiva e si
gettò di corsa giù dalla scala antincendio. Dopo meno di un minuto, quando
ormai era già stata recuperata, si sentì un botto, come il fragore di un tuono
fortissimo, e poi il crollo dell’edificio.
“Non è una gran perdita..non c’erano bambini ed era tutta feccia. Trenta persone che
erano criminali della peggior specie. Hanno avuto quel che si meritano. Non lo
credi anche tu, Elektra?”
“Sono totalmente d’accordo con te,
Diane…totalmente.”
Centro di addestramento segreto a N.Y. , sotto la
città.
Elektra stava vagabondando nel centro. Era notte ormai, e nessuno avrebbe dovuto essere ancora in giro, a quell’ora. Erano le regole. Ma a lei non piacevano le regole, e non riusciva a prendere sonno. Forse che i sensi di colpa avessero iniziato a perseguitarla? No, non era possibile. Era solo perché non aveva mai fatto qualcosa del genere. Non aveva mai usato le sue conoscenze per uccidere. Era solo per quello, sicuramente. Poi vide una luce uscire dalla porta socchiusa dell’ufficio del Generale Queen, e delle risa. Quelle di Queen, Diane e di un altro uomo. Chi poteva essere, e cosa stava accadendo? Voleva saperlo. Doveva scoprirlo. Ed il suo sesto senso le stava dicendo che non le sarebbe piaciuto.
“Povera Elektra…chissà se sapesse che ha ucciso
tutti innocenti in quel palazzo!Tutta povera gente e ragazze madri..nessun
criminale, nemmeno quei due….e farà sempre quello che diremo noi..è stata
davvero grande!”
“Davvero Micha..davvero grande, amico mio! Pensa se
sapesse che non solo non sta lavorando per il governo, ma che addirittura sono
stato io ad ordinare l’esecuzione di suo padre…amore mio, l’hai addestrata
davvero bene, complimenti!”
“Troppo bravo, tesoro..il merito non è mio- disse
Diane Kramer abbracciano Queen alle spalle- il potenziale era già in lei. Io
l’ho solo fatto emergere. E’ la miglior killer che sia mai stata la nostro
servizio. E noi abbiamo fatto poco o nulla per renderla tale.”
Fuori dalla porta, Elektra aveva sentito tutto. Il
grande amico di suo padre non era mai stato tale, anzi. E lei aveva commesso la
più grande di tutte le colpe..aveva ucciso degli innocenti. Cosa avrebbe fatto?
Lo capì. Capì cosa avrebbe dovuto fare.
Si diresse verso l’ armeria, quatta quatta, e vi
entrò. Prese alcune cariche ad altissimo potenziale esplosivo. E fece saltare
tutto. Sapeva che questa colpa l’avrebbe perseguitata per sempre..aveva ucciso
altri innocenti. Ma nessuno così sarebbe scappato. Solo lei, lei era l’unica
superstite. E l’unica colpevole.
N.B.1: in questo primo capitolo,
Elektra ha narrato le sue origini. Cosa farà ora, è ancora un mistero. Nel
capitolo due, Elektra avrà però a che fare con sogni agitati e con un processo
in cui ad accusarla saranno le vittime dei due attentati da lei commessi. Come
andrà a finire? Lo saprete presto.
N.B.2: la storia è ricca di
citazioni ai generi letterario,, cinematografico e altro ancora: vediamo che li
trova tutti!