Oceano Atlantico, base di ricerca sottomarina Ozymandias.
La porta del laboratorio Theta si aprì automaticamente, e, seguito dal suo staff, il capo del progetto Hole-in-One entrò nella grande sala.
Al centro di essa c'era una sfera semitrasparente, fatta di uno strano materiale intangibile, dal tenue colore violaceo.
- Signore, - salutò uno dei tecnici, avvicinandosi al capo – siamo tutti pronti.
- Perfetto. - rispose, prima di rivolgersi a tutti i presenti - Signori, voglio congratularmi con voi per l'impegno profuso e i risultati raggiunti. L'esperimento che oggi porteremo a termine, oltre ad aprire nuove fonti di sviluppo per l'umanità... - rimase per qualche attimo in silenzio a fissare i suoi sottoposti - ...ci renderà ricchi, famosi e desiderati dalle belle donne.
Una risata fragorosa riempì la sala, poi con un gesto il capo zittì tutti.
- Ora diamoci da fare. - disse con tono perentorio.
Si rivolse ad uno dei suoi uomini fidati.
- Victor, voglio che tu monitori tutto il processo.
L'uomo, dallo sguardo tanto torvo quanto intelligente, fece un cenno di assenso e si sedette ad una console alle sue spalle.
- Avviate il processo di connessione.
Immediatamente gli uomini cominciarono a battere sulla tastiera. La sfera cominciò a diventare cangiante, passando attraverso migliaia di colori diversi, poi cominciò lentamente a roteare.
- Valori di flusso stabili. - disse Victor.
La sfera interruppe la rotazione e iniziò a vibrare.
- Fase due in atto. Risonanza col vibranio al 32%.
- 67%.
- 98%.
Un lampo nero riempì la sala.
- Risonanza perfetta.
- Perfetto! - esclamò il capo, prima che tutto scomparisse nel nulla.


 

#1 – WAKANDA  (PARTE 1)

di Elisabetta “Firestar” Negro e Pablo

Africa. Regione del Wakanda. Un posto,tutto sommato, tranquillo. Da anni, se non da secoli, nessun avventuriero osa più mettere piede qui. Leggende di una creatura immortale, metà uomo e metà pantera, tengono tutti lontani. Si dice che chiunque osi minacciare il Wakanda  sia destinato ad incontrarlo, e come chiunque lo abbia combattuto prima, a soccombere. Da sempre, fin dalla quando la tribù del Wakanda esiste, si susseguono nell’aria leggende su di lui. I nemici della tribù erano i suoi nemici. Chiunque si frapponesse  al Wakanda, non aveva scampo. Era stato così in tempi remoti, contro i loro “vicini”, ed era continuato,ancora e ancora. Si narra che nell’ottocento il Wakanda fosse uno dei pochi paesi non controllati dagli europei: si narra che una spedizione belga avesse conquistato il paese grazie al massiccio utilizzo di mercenari, e vi avesse impiantato miniere per sfruttare fino al midollo il ricco sottosuolo del paese. Ad un certo punto, nessuno in patria ricevette più notizie dalla spedizione, e quando andarono a cercarli, trovarono i resti di tutti quanti. Solo uno era sopravissuto, per raccontare di quella creatura nera, che si erge come un uomo su due gambe ma che in tutto e per tutto è come un animale. Come una pantera nera. Egli narrò della velocità, della forza, di come non avesse avuto pietà verso di loro, di come gli schiavi liberati gli rendevano omaggio, e di come non avessero creduto a nessuna delle storie che i prigionieri si raccontavano la sera, davanti al fuoco, mentre consumavano il misero pasto. Si decise che a uccidere tutti quanti fosse stato un qualche animale della foresta, sconosciuto, e  che l’uomo era stato reso pazzo dal senso di colpa per essere sopravvissuto lui solo e per il prolungato isolamento sofferto. Ma nessuno,comunque, cercò più di far proprio il Wakanda. Nessuno lo minacciò più, fino ad oggi.

Stamani, prima dell’alba, in un piccolo villaggio fatto di capanne di legno e paglia,in cui le donne portano l’acqua dal pozzo alla propria casa con vasi che tengono sui riccioluti capi, ad est della regione, un manipolo di soldati è apparso dal nulla lunga la “via principale”. Una ragazzina dal vestito dai colori sgargianti stava inseguendo il “suo” lemure e se li è trovati davanti. Con tutta la sua ingenuità, non ha fatto nulla. Non è nemmeno scappata. Non ne avrebbe comunque avuto il tempo: pochi millesimi di secondo dopo che se l’era trovata davanti, l’uomo, avvolto come i compagni in mantelli scuri che celavano anche il loro volto ma armati fino ai denti, senza porsi troppi problemi le ha sparato  un colpo. Uno solo. Lei era inginocchiata a terra, si stava rialzando dopo essere caduta, e osservava lo straniero convinta che l’avrebbe aiutata,ma lui, a sangue freddo, le ha sparato un colpo in testa, in mezzo alla fronte. Preciso. Letale. Per quella giovane vita troppo presto spezzata, l’unica consolazione è di non aver sofferto, ma di aver avuto una morte rapida e indolore.

“Bene signori – dice alla squadra l’uomo con in mano il fucile ancora fumante – sapete cosa fare. E sapete cosa dovete fare nel caso incontriate resistenza.  Cerchiamo di soddisfare il nostro committente… e lui soddisferà noi.

Ma Shafal… - lo interrompe titubante uno degli uomini del seguito – come faremo con la Pantera Nera?”

Il capo non risponde. Come alla ragazzina, spara un solo micidiale colpo.

“Non ho intenzione di sentire altre stupidaggini su questa stupida leggenda. Se ve la facevate addosso, avreste fatto meglio a restarvene rintanati nelle vostre tane. Il prossimo che dice o fa una stupidaggine ora sa cosa lo aspetta… e ora muovetevi!”

il gruppo, in quel momento, si disperde; i soldati si dividono, chi verso le montagne, chi nel villaggio. Con calci e armi sfondano le porte, entrano nelle piccole abitazioni, dove le famiglie, sempre numerose, ancora riposano, non ancora baciate dai raggi del sole mattutino.

Poche ore e hanno fatto ciò che guerra e distruzione provocano: nelle case, ora in fiamme, hanno preso gli uomini più giovani e forti. Hanno ucciso chi non serviva loro. Hanno torturato e stuprato donne e ragazzine. Eliminato chiunque abbia tentato di fuggire o di difendere gli altri. Non hanno avuto la benché minima pietà, e dopo aver distrutto le persone, le annientano completamente distruggendo l’ultima cosa che era rimasta loro: la loro casa.

Un uomo anziano, non ancora ucciso, cade per la sofferenza nel vedere la propria casa bruciare. Con le lacrime agli occhi, mentre la cenere gli ricade sul capo ingrigito dagli anni, a denti stretti pronuncia una frase, una sola verso i conquistatori:

“Presto la furia di Pantera Nera si abbatterà su di voi, egli vendicherà il suo…”

non ha il tempo di terminare la frase, che uno dei mercenari gli ha puntato una pistola al cranio, alle spalle, mentre era ancora inginocchiato, e ha fatto fuoco.

“Noi non crediamo a simili stronzate, né le vogliamo sentire…”

Poco lontano, fuori dal villaggio, in direzione delle montagne, il capo dei mercenari guida un piccolo gruppo di uomini. Tra le mani, ha una sorta di palmare che sembra indicare qualcosa. Qualcosa a cui si stanno avvicinando sempre di più.

“Bene Weaponers, se il nostro finanziatore ha visto giusto, dovremmo trovare qui quello che cerchiamo…”

L’uomo si avvicina alla roccia, prende una piccola penna di metallo da una delle tasche del marsupio color sabbia che indossa sui vestiti di foggia militare, nascosti dal mantello nero. Quando schiaccia un piccolo pulsante, ne esce una punta laser di colore rosso,le cui tonalità cambiano in continuazione. La usa per scalfire la roccia, e mette la polvere ricavata sulla superficie del palmare. Su di esso iniziano ad apparire dati, informazioni, numeri, immagini… fino a che non appare quello che attendevano con ansia. Un responso positivo.

“Jackpot compagni… abbiamo trovato il nostro piccolo tesoro!”

 

Spazio, Base Spaziale Avalon,alcune ore dopo.

Dalla sala di comando principale, l’I.A.  Visione mantiene il controllo di tutta la base, ma non solo. Ufficialmente riavviato il progetto Base Avalon, tramutata nella sede del task-force super-umana, essa controlla da una moltitudine di schermi il mondo. Sembra una moderna torre di babele,causa della moltitudine di persone di nazionalità diverse con cui è collegata. Non solo tv, ma anche radio, internet, giornali…tutto ciò che potrebbe aiutarla a comprendere, a capire.  Un uomo, alto e robusto, dagli occhi azzurri e i capelli biondi entra nella sala dalla porta scorrevole metallica, sorseggiando una tazza di caffè bollente, e si posiziona davanti allo schermo principale. Toglie dal taschino della camicia un paio di occhiali e li mette sul naso, osservando l’enorme schermo nero, che subito cambia mostrando l’immagine virtuale di un volto umano, dall’acceso colore rosso e senza capelli. Come fosse la cosa più naturale del mondo, inizia a parlare, con una voce maschile computerizzata.

“Salve dottor Pym…benvenuto.”

“Buon giorno a te, Visione. Tutto a posto?”

“Non esattamente,ho riscontrato alcune anomalie piuttosto curiose… hanno attirato la mia attenzione.”

Mmmm… penso che dovrò studiarti per bene, Visione. Da quando ti ho creato, ti sei come evoluto. eri programmato per imparare, certo, ma in modo limitato, ma stai mostrando alcuni  aspetti molto umani in questo tuo desiderio di apprendere e capire…dimmi piuttosto, di cosa si tratta?”

“Mi sono permesso di convocare i membri della task-force, Dottor Pym.

“Il gruppo dovrebbe essere convocato solo dalla NATO, se non sbaglio…”

Infatti io stesso ho allertato la NATO, che ha dato mandato a “noi” di occuparcene…”

“Spero che ci abbiate fatto venire per un buon motivo. Ho di meglio da fare che chiacchierare con un computer come lei, dottor Pym.

Hanck Pym si volta verso la sala. Appena entrati nella sala, vede i membri del progetto Avalon. Appena entrati, il pavimento metallico prende come vita, e si formano un tavolo, tondo, e delle sedie.

“ Ne so quanto voi, USAgent… Visione mi ha messo al corrente solamente ora della vostra chiamata. E se mi permette, la cosa non mi riguarda, considerato  che non vado in giro in costume come voi. Il mio compito qui è di supervisionare Avalon e effettuare esperimenti scientifici. Pensateci pure voi a fare gli eroi…”

“Già, , si dovrebbe capire che a lei piace la vita tranquilla, dottore, considerato che è letteralmente sparito per oltre un decennio nelle cantine di qualche laboratorio di Stark…” L’uomo in uniforme nera osserva e parla allo scienziato in tono beffardo. Pym rimane in silenzio per qualche secondo, poi si toglie gli occhiali, li rimette nel taschino e si dirige verso la porta. Davanti a USAgent, si ferma per qualche attimo per rivolgergli la parola.

“In tutta sincerità, “amico”, non me ne frega un bel niente di cosa pensi di me. Tu pensa a fare il tuo lavoro – e guarda di farlo bene se ci tieni al posto – e lasciami fare il mio. “

“Prego signori e signora – riprende il computer – accomodatevi alle postazioni che ho preparato per voi…”

USAgent, la russa Vedova Nera, conturbante e smaliziata, l’inglese Braddock, conosciuto anche come Capitan Bretagna, e Spadaccino,il classico francese dai baffetti neri , vestito con un costume di kevlar rosso, con una spada di energia al fianco destro e solamente gli occhi nascosti dalla maschera, prendono posto intorno al tavolo ad ascoltare cosa voglia da loro.

“Stamani –inizia Visione – la regione africana del Wakanda è stata vittima di un attacco da parte di un gruppo di mercenari che si fanno chiamare Weaponers.Tutti i contatti sono cessati da allora. Le informazioni che ci arrivano sono sporadiche e incomplete”

Il capo del robot denominato IronMan, guidato da Tony Stark, appare su un altro monitor della sala, e repentinamente prende la parola.

“Non mi risulta che l’Africa faccia parte dei paesi che dobbiamo difendere. Perché questo caso dovrebbe fare eccezione?”

La NATO vuole che interveniate perché il Wakanda è molto ricca di minerali usati per l’alta tecnologia, utilizzati dai paesi del Patto, e soprattutto è perché ho riscontrato la presenza di tecnologia ad altissimo livello operante sul territorio, e tutti i dati portano alla conclusione che sono i Weaponers ad avere quella tecnologia. Una tecnologia molto pericolosa,per tutti.”

 

continua….