L'uomo
chiamato Cable si avvicinò all'ingresso, seguito da Jean e
dagli altri membri del gruppo. Tutti erano invisibili agli occhi degli
altri, ma i dispositivi elettronici non potevano essere ingannati
così facilmente, ma a questo doveva pensarci Shiro, e infatti
passarono tutti i controlli elettronici senza che nessun allarme scattasse.
- Hai visto com'è stato semplice? - disse Cable, ammiccando
a Jean Grey.
Alex si innervosì, pensando al fatto che quell'uomo ci stesse
provando con la sua donna.
- Sì. - rispose laconicamente Jean, mentre un lento e inesorabile
pulsare si faceva largo nella sua testa.
La prima ad accorgersene fu Ororo, che si avvicinò a lei mentre
stavano passando accanto ad un paio di guardie.
- Che c'è?
- Non lo so, mi sento strana, come se qualcuno mi stesse osservando.
Ororo si preoccupò e si rivolse subito a Cable, il quale le
lesse subito la mente.
/* Temi sia una trappola? */ chiese mentalmente il capo.
/* Non so, qualcosa non mi convince a questo punto. */
Cable si fermò per un istante, poi riprese a camminare.
/* A questo punto andiamo avanti. */
Non fece in tempo a finire il pensiero, che un lampo psichico stordì
i loro neuroni, facendoli cadere tutti a terra nel tentativo di mantenere
un pò di lucidità. Sopra di loro, barcollante ma ancora
in piedi, c'era Jean Grey.
- S-scusate... non so cosa... - un colpo con un calcio di un fucile
la colpì alla nuca, facendole perdere i sensi.
L'uomo alle sue spalle parlò nell'auricolare che aveva nell'orecchio.
- Sì, non so da dove siano usciti, sono apparsi all'improvviso...
sì, sono tutti fuori combattimento... va bene, mandatemi una
squadra.
Appartamento privato
di Amahl Farouk.
Era stato informato della tentata irruzione, per fortuna non riuscita,
eppure non si sentiva a suo agio. La scomparsa del Re Nero, dopo l'attacco
al suo castello da parte di Capitan America e Capitan Bretagna, aveva
creato un vuoto di potere nella Cerchia Interna, e sia lui sia il
misterioso Re Rosso stavano cercando di prendere il controllo del
Club Infernale. Il suo autocontrollo si stava lentamente disgregando,
aveva assolutamente bisogno di energia. Suonò il campanello
e la sua vestale, la mutante nota come Scarlet la Strega, entrò
nella Sancta Sanctorum.
- Ha appetito, mio signore? - disse la donna, il cui sguardo era vacuo.
- Avvicinati. - le ordinò, poi le afferrò la testa tra
le mani. - Creatrice di mondi, dammi l'energia di cui ho bisogno per
non perdere il controllo di questo corpo.
Un'onda psichica partì dalla testa della donna, riempiendo
la stanza, per poi riconcentrarsi nella testa dell'uomo.
Farouk si alzò in piedi, soddisfatto.
- Ora mi sento meglio, è giunta l'ora che mi dia da fare per
prendere il potere nella Cerchia Interna.
Scarlet si alzò in piedi, intontita, poi lentamente uscì
dalla stanza.
Gli uomini
della sicurezza buttarono, senza tanti complimenti, la squadra capitanata
da Cable in una stanza molto larga, priva di finestre, con delle griglie
per il riciclo dell'aria larghe e strette lungo il bordo del soffitto.
Nella cella, in silenzio, assorto nei propri pensieri, c'era l'aborigeno
che i Reavers, la guardia scelta della Cerchia Interna, avevano catturato
nella piana di Ayers Rock.
I Reavers si allargarono, facendo entrare il loro capo Pierce e il
suo braccio destro Yuriko.
- E così la guardia scelta di Genosha, la leggendaria X-Patrol,
è caduta fortuitamente nelle nostre mani. Con un solo mutante
ne abbiamo presi una dozzina. - si rivolse al vecchio, che non gli
prestò nessuna attenzione. - Credo che ci sia il tuo zampino
in tutto questo, o forse mi sbaglio?
Attese per qualche secondo, poi non ricevendo nessuna risposta fece
un cenno di resa con le mani e uscì dalla stanza, ordinando
ai suoi uomini di aumentare la potenza degli storditori neuronici
presenti nella stanza.
Non appena la stanza venne chiusa, Cable, ancora intontito si alzò
e si rivolse verso Jean Grey, che aveva gli occhi sbarrati.
- Cosa diavolo hai combinato? - le chiese.
- N-non lo so... - rispose lei, senza fare alcun movimento.
Cable era confuso. Gli storditori neurali riducevano notevolmente
il suo pur grande potere, e quel poco che gli era rimasto era costretto
ad usarlo per controllare il cancro che lo divorava, il cancro tecno-organico
che l'avrebbe reso... scuotè il capo come per allontanare un
pensiero sgradevole.
Poi Jean si alzò, si avvicinò ad Alex e gli accarezzò
i capelli con fare materno.
- Sento che sta bene, si rimetterà. - disse con il tono di
chi non accettava repliche.
- Però adesso dobbiamo uscire di qui. - rispose Cable, mentre
cercava di far tornare in sé Tempesta e Moonstar.
Jean si accorse della presenza del vecchio aborigeno nella stanza.
Si toccò la testa, e si ricordò dello strano mal di
testa che la stava torturando da un po' di tempo.
- Sei tu, vero? - gli chiese.
Il vecchio alzò gli occhi e la fissò, senza mostrare
alcuna emozione. Poi si alzò in piedi, si avvicinò a
lei.
- Stalle lontano! - gli intimò Cable, ma non appena lo sguardò
dell'aborigeno si posò su lui, ammutolì.
Tempesta gli si avvicinò preoccupata.
- Chi diavolo è?
- E' meglio che tu non lo sappia, Ororo. - rispose Cable.
Il vecchio afferrò il capo di Jean tra le sue mani, che si
sentì pervadere di sollievo e di energia, poi un'enorme fiammata
psichica uscì dai suoi occhi e tutto attorno a lei divenne
nero.
La fiammata psichica
colpì Scarlet, che si sentì sbalzare via attraverso
un tunnel di stelle.
- Cosa...? - disse mentre fasci di energia psichica esplodevano attorno
a lei.
Poi sentì i pensieri di miliardi di creature, creature che
non erano quelle dei mondi creati da lei con il suo potere di piegare
la realtà, ma erano quelli di esseri che morivano, distrutti
da una forza superiore a tutte le altre.
- La Fenice! - scandì lentamente - E' qui!
Si fiondò fuori dalla stanza, seguendo la traccia psichica,
che brillava come non mai, finchè non giunse alla stanza dove
era stato messo l'aborigeno.
- NOOOOOO! - urlò, facendosi spazio attraverso i Reavers ed
entrando nella stanza.
La scena che le si presentò era assurda: la stanza era come
sospesa nello spazio cosmico, al centro di essa c'erano il vecchio
aborigeno e Jean Grey, uno di fronte all'altro, mentre attorno a loro,
privi di sensi, c'erano gli altri quattro mutanti catturati, che ruotavano
attorno ai due come dei satelliti ruotano attorno al pianeta.
- No, non lo farai... - disse Scarlet, concentrò i suoi poteri
e immediatamente fece variare lo spazio dentro la stanza, facendo
cadere tutti a terra nel pavimento.
Poi, con passi lenti e cadenzati, si avvicinò al centro della
stanza e si rivolse all'aborigeno.
- Non so come sei riuscito a superare gli inibitori, però so
che la Fenice spetta a me...
Jean aprì gli occhi e si rivolse a Jean.
- Questo è tutto da vedere!
Altrove, nella
sua sancta sanctorum, i sensi di Farouk furono colpiti in pieno da
una strana ondata di energia. All'inizio si lasciò andare alla
gradevole sensazione, sentiva la sua coscienza scivolare via come
acqua, poi ne riprese il controllo e la strinse a sé, come
un gioiello inestimabile. Riaprì gli occhi e sentì le
proprie mani tremare mentre si asciugava la fronte madida di sudore.
- Sta succedendo qualcosa... quel potere...
Sentì circondarlo flussi e riflussi di energia tanto potente
quanto sconosciuta. La percepiva, la sentiva calda e accogliente,
infinita e indefinibile. Come un cane da caccia, seguì la traccia
che l'energia lasciava per l'enorme villa. Scese nei sotterranei,
attirato dalla quantità enorme di potere che lo circondava,
fino a giungere a quelle che erano le celle. Attorno giacevano uomini
privi di sensi, mentre quando si affacciò nella stanza vide
qualcosa di stupefacente.
Jean e Scarlet
erano sospese nel vuoto, una di fronte all'altra. Al centro, in mezzo
alle due donne, seduto a terra c'era il vecchio aborigeno australiano,
che rimaneva con gli occhi chiusi in atteggiamento meditabondo.
- Quel potere è mio... - sibilò Scarlet.
- Dovrai vedertela con me. Lei mi ha chiamato, mi ha liberato dagli
inibitori, è evidente che vuole donarsi a me.
Scarlet scoppiò a ridere.
- Tu non sai nemmeno cosa è la Fenice.
Gli occhi di Jean diventarono rossi.
- Sei tu che forse non sai cosa è la Fenice.
Un colpo psionico di potenza mai vista partì dalla fronte di
Jean, colpendo in pieno Scarlet che finì per schiantarsi contro
il muro. Lentamente la donna si rialzò e fissò la sua
avversaria.
- Una goccia di potere dell'infinito... questo ti è stato dato...
Jean sorrise.
- Una goccia di infinito, per quanto piccola mia cara, corrisponde
all'infinito stesso...
Scarlet agitò le sue mani agghindate con decine di anelli,
simbolo del suo retaggio, e improvvisamente il mondo attorno alle
due donne cominciò a cambiare.
- Che sta succedendo?
Scarlet sorrise.
- Il mio potere agisce sulle probabilità che qualcosa avvenga.
Posso spingere questo potere, grazie all'addestramento subito, ai
massimi limiti, spingendolo alla variazioni più incredibili,
perchè la statistica è una scienza in grado di farti
succedere l'impossibile.
Vortici di energia cominciarono a circolare attorno alle due donne,
mentre il volto di Scarlet si induriva. Il mondo attorno a loro cambiò
di nuovo.
- Conosci la teoria degli universi paralleli? - chiese a sorpresa
Scarlet.
- Ne ho sentito parlare. - fu la risposta di Jean, concentrata mentalmente
sulle mosse della sua avversaria.
- Il mio potere sulle probabilità altera questa possibilità,
rende possibile ciò che statisticamente è ritenuto difficile
se non improbabile, quindi... - agitò le mani seguendo uno
schema apparentemente casuale, finchè le due donne non si ritrovarono
in un campo di battaglia, dove migliaia di guerrieri si stavano combattendo
con ferocia - ...benvenuta in una Terra parallela!
La mente di Jean collassò nell'arco di qualche millisecondo,
inondata da infiniti pensieri.
- In questo mondo sono tutti telepati ed empati, e quindi stanno riempiendo
la tua mente di sensazioni e pensieri, la stanno portando al limite
massimo, e tra poco ci saranno due sole alternative: o la tua testa
scoppierà per lo sforzo di contenere tutto, oppure ti spegnerai
come una candela in un uragano.
L'urlo di Jean non uscì dalla sua bocca, poi improvvisamente
si girò verso Scarlet.
- Credi che basti questo per farmi fuori?
L'espressione di Scarlet riassumeva tutto il suo stupore.
- Sei una valida avversaria, lo ammetto!
Improvvisamente i pensieri dei combattenti, le energie psioniche si
fusero in un'unica sfera bianca, che aleggiò sulla testa di
Jean. Poi, in mezzo alle due donne, una lunga ombra apparve quasi
dal nulla. All'inizio era informe, poi assunse lentamente l'aspetto
di una creatura alata, dagli occhi di fuoco.
Le due donne fissarono con stupore misto a timore l'imponente essere.
- La Fenice... - disse sottovoce Scarlet - è qui per vedere
chi riceverà il suo potere...
Jean sorrise, fissandola.
- Non facciamola attendere!
La sfera di energie psioniche venne scagliata contro Scarlet, che
si difese alzando uno scudo probabilistico contro il quale essa avrebbe
dovuto infrangersi. La battaglia tra le due donne era appena iniziata.