#9 - SOGNO AMERICANO / 1: 

UN UOMO CHIAMATO AMERICA

by Pablo

 

Maryland. Primavera 2002.
Un bus sfrecciò tra le strade polverose di uno dei piccoli paesini sperduti nella provincia, sollevando nuvoloni di polvere. L'autista canticchiava "Fly me to the Moon", come se fossero ancora negli anni 60, mentre faceva le curve ad una velocità sostenuta, tanto da rischiare ad ognuna di esse il ribaltamento. Poi improvvisamente rallentò, fino a fermarsi dinanzi all'ingresso di una fattoria. Aprì la porta e si volto verso il posto alle sue spalle.
- Siamo arrivati, giovanotto! - disse sorridendo.
Il ragazzo si alzò e lo ringraziò, afferrò il suo borsone e uscì fuori sorridendo. L'autista richiuse la porta e ripartì rapidamente. Steve Rogers sorrise: gli sembrava di essere tornato a casa.

Tempo prima, al Pentagono.
- Quindi sa di suo fratello? - chiese Fury a Jack Daniels.
- Si, pare che glielo abbia raccontato Zemo durante lo scontro nella nave.
- Mmm… questo è preoccupante, dobbiamo rivedere i nostri piani, specialmente se…
In quel momento Sharon entrò nella stanza.
- Steve ha chiesto formalmente informazioni sul fratello! - disse.
- Ecco, era quello che temevo!

La strada che conduceva dall'ingresso allo stabile era lunga un 5 chilometri. Non era asfaltata ma era tenuta in buone condizioni. Steve assaporò la brezza chiudendo gli occhi e sollevando la testa, e un sorriso piegò le sue labbra.

Tantissimo tempo prima.
Due ragazzini si infilarono in un vicolo di New York. Uno aveva circa dieci anni, l'altro sei.
- Se mamma sa dove siamo venuti non ci farà uscire per un mese! - disse il più piccolo.
- Se nessuno glielo racconta, non ci farà niente! - rispose l'altro, con un tono di rimprovero.
Improvvisamente uscirono dal vicolo e si fermarono davanti ad un cartellone pubblicitario.
- Eccolo! - disse il più grande.
- Bello! - rispose l'altro.
Sul cartellone Zio Sam puntava l'indice contro i ragazzi, dicendolo loro che li voleva.
- Ma dove ci vuole? - chiese il più piccolo.
L'altro gli diede un leggero scappellotto.
- Nell'esercito, stupido!
L'altro piagnucolo: - Ma siamo troppo piccoli per l'esercito!
- Ma quando diventerò grande servirò Zio Sam! - rispose l'altro.
- Va bene Michael, ma adesso torniamo a casa!
- Ok, Steve, torniamo!

Steve sorrise. Per quanto quei ricordi risalissero a oltre 60 anni prima, per lui erano passati poco più che 15 anni ed erano ancora vivi nella sua testa. Riprese lentamente a camminare lungo la strada e altri ricordi cominciarono a riaffiorare dalla sua memoria.

Steve e Michael si fissarono. Il secondo era sul treno, l'altro a terra.
- Piccola peste, io parto ma mi raccomando, non far arrabbiare papà e mamma, va bene?
- Vai da zio Sam?
- Si, vado da lui!
Le lacrime cominciarono a rigare sul volto di Steve. Michael sorrise.
- Non ti preoccupare, tornerò presto, fidati.
- Ci conto, fratellone! - disse Steve con un sorriso, mentre col polso si asciugava le lacrime.
Il capostazione face cenno a tutti di allontanarsi, e il treno cominciò a muoversi. Michael salutò Steve con il cenno di una mano prima di entrare nel vagone.

"Fratellone!"
Steve sorrise al pensiero che una volta lo chiamava così. Adesso pensò tra se e se che andrebbe meglio la parola nonno, ma forse sarebbe stato meglio tacere. Sorrise ancora, mentre vedeva la fattoria avvicinarsi sempre più.

Altrove.
In una delle sue basi segrete l'uomo chiamato Painer stava osservando le relazioni che scorrevano sullo schermo. Un uomo, un suo soldato, entrò nella stanza.
- Cosa succede? - chiese senza girarsi.
- Abbiamo notizie riguardo alle basi a Panama.
- Sono state smantellate, vero?
- Si, signore.
Painer sorrise, come soddisfatto.
- Bene, i piani procedono come previsto. Avete notizie del traditore di Zemo?
- No, signore, lui e i Steel Soldiers sono svaniti nel nulla.
Painer si girò verso il suo subalterno, fissandolo con uno sguardo carico di rabbia.
- Una pedina incontrollata è entrata in gioco! Va trovata ed eliminata! Questi sono i miei ordini!
- Sissignore! - rispose il soldato, prima di uscire dalla stanza e lasciare solo Painer, che attivò il sistema di comunicazione.
- Voglio entrare in teleconferenza con Genosha e Latveria! - disse.

L'uomo fissò il ragazzo con uno sguardo duro e deciso.
- COME TI CHIAMI RAGAZZO! - urlò.
- R-rogers, Michael Rogers! - rispose, intimorito.
- E PERCHE' TI VUOI ARRUOLARE!
- Per servire gli Stati Uniti d'America.
Lo sguardo dell'uomo si posò sul ragazzo al suo fianco. Sorrise.
- Tu sei troppo giovane, credo, per servire lo zio Sam!
- Lo so, sono solo venuto a vedere mio fratello che si arruola!
- E credi che ce la farà?
- Ne sono certo! - rispose Steve, con uno sguardo fiero.
L'uomo sorrise, poi si rivolse al fratello, dandogli un modulo prestampato.
- SCRIVI QUI I TUOI DATI E PRESENTATI TRA DUE GIORNI ALLA CASERMA ARLINGTON NEL NEW JERSEY!
- S-si!
- DEVI IMPARARE A DIRE SISSIGNORE!!
- SISSIGNORE! - urlò Michael.
L'uomo si rivolse a Steve, riprendendo a sorridere, mentre Ronald compilava il modulo.
- Se vuoi servire lo zio Sam, non farti problemi e vieni qui, ci sarò io ad aspettarti!
Steve sorrise, mentre vedeva il fratello dare il modulo all'uomo.
- Arrivederci! - disse mentre usciva.
- Chiamami Jackson, sergente Jackson! - disse l'uomo.

Islanda.
Lungo le pendici del monte Snæfel c'è un luogo sconosciuto ai molti, uno dei pochi posti in tutto il pianeta che deve essere ancora scovato. Nascosto tra le rocce e i ghiacci dell'isola si trova il Tempio del Tuono, consacrato al dio Thor. Uno dei conoscitori del misterioso sito è Zemo, che infatti vi giunge senza alcuna indecisione. Una enorme galleria adornata da statue inneggianti al Valhalla accoglie il visitatore. In fondo ad essa un uomo siede su uno scranno di pietra.
- Chi osa profanare il mio tempio! - dice Thor, senza urlare, ma la sua voce rimbomba in tutto il tempio.
- Il barone Helmut Zemo, per servirla! - disse inchinandosi.
Thor balzò prontamente in piedi, stupito.
- Zemo? Eppure solo gli dei vivono così tanto!
- Non sono lo Zemo che hai conosciuto durante la gloria del Terzo Reich, ma il suo nipote!
- Eppur la somiglianza è notevole, stupefacente!
- Me lo dicono in molti!
Thor si risedette.
-.Cosa vuole l'erede di Zemo da me?
- Un'alleanza, come nelle epoche passate!
Thor sorrise.
- Per lo splendore del tuo popolo! - aggiunse Zemo.
Thor si alzò in piedi e afferrò il suo martello.
- Per la sacra barba di Odino, non speravo più di udire queste parole da quando mi sono risvegliato in questa epoca di perdizione, dove la nostra razza pura si mescola con oscene razze inferiori! Tu mi porti una buona novella!
Zemo si alzò in piedi e sorrise. Un altro alleato per la loro causa.

Steve bussò alla porta della casa.
- C'è nessuno? - disse.
Nessuno rispose. Si guardò attorno, ma non vide nessuno che si avvicinava. Spinse leggermente l'uscio che si aprì. Entrò lentamente, guardandosi attorno. L'ingresso era arredato stile anni 40, con mobili vecchi ma ben restaurati. Procedette lungo il corridoio sbirciando nelle varie stanze, tutte arredate allo stesso modo.
- C'è nessuno? - ripeté, ma non ci fu risposta.
Arrivò in cucina, e il deja-vu lo sommerse: identica a quella della sua casa a Brooklyn. Annaspò leggermente, poi entrò e si sedette sulla sedia. Ispirò l'aria che c'era in quella casa avidamente e sorrise. Poi smise di sorridere, perché una canna di fucile era puntata alla sua tempia.
- Esci… fuori… da… casa… mia! - disse un vecchio di circa 80 anni, mentre tremolante impugnava il fucile.

Note: inizia con questo episodio un ciclo in tre parti, che servirà a cambiare lo Status Quo della serie. Tutto cambierà dopo l'11mo numero, e inizierà una lunga strada che porterà allo scontro finale con Painer.