#4 - CONFRONTO
by Paolo


Sharon era allibita dalla quantità di informazioni sulla sua vita che apparivano davanti a lei, sulle centinaia di monitor che circondavano Painer. Momenti felici e tristi, da sola o in compagnia, tutti catalogati e registrati, come un enorme databank della memoria. Rivide se stessa abbracciata al suo primo ragazzo, quando aveva 16 anni. Rivide suo padre che la prendeva in braccio quando ne aveva solo 3, di anni. Vide se stessa e Fury che discutevano riguardo al risveglio del Patriota.
Fu un lampo, afferrò la sua pistola dalla fondina e sparò in direzione di Painer, ma il colpò rimbalzò su una invisibile barriera, finendo contro uno dei monitor e distruggendolo.
- Mi credevi davvero così stupido? - chiese Painer, con un sorriso ironico.
- Maledetto! Come fai a sapere così tante cose di me?
- Di te? Non essere così presuntuosa, mia cara, non sei il centro del mondo, non lo sei mai stata! Io so tutto di tutti, di te, di Fury, del nostro Steve Rogers, di Bin Laden, di Bush, di Magneto, di Destino, di Xavier! Nulla mi è ignoto, ho accesso a tutte le informazioni del mondo intero, conosco cose per cui i servizi segreti di tutto il mondo ucciderebbero. - alzò le mani al cielo, indicando i monitor - Questa è solo una parte della vita di questo mondo, un atomo dell'infinito che ci circonda! - poi si rivolse a Cap e a Sharon - Sono stato convincente?
I due lo fissarono leggeremente sbalorditi.
- Mi chiedevo se mi sono adeguato all'immagine che forse vi avevano dato di me, di pazzo egocentrico, di assassino crudele, di dominatore del mondo! Magari vi aspettavate qualche posa tragica, qualche frase ad effetto, qualche vestito sgargiante tanto quelli del nostro paladino... beh, sto cercando di recuperare, di appiattirmi al vostro livello, lo ammetto!
Steve Rogers fece un passo avanti.
- Chi sei tu, Painer?
Painer battè le mani, soddisfatto.
- Una domanda degna di essere definita tale finalmente!
Si avvicinò alla sedia alla sue spalle e si sedette.
- Volete sapere chi sono? Beh, io solo l'incarnazione del caos, dell'anarchia, della confusione, e in ultima analisi del male.
- Sei americano, vero? Lo sento dall'accento. - chiese Sharon.
- Si, sono stato americano.
- E perchè hai fatto questo? Perchè hai collaborato a fare del male all'America?
Painer scoppiò in una fragorosa risata.
- Male all'America? Male al mondo intero vorrai dire! Colpire l'America non è come colpire l'Albania! Colpire l'America è come colpire l'intero mondo, nessun paese escluso! Il mio interesse non è limitato, la mia vista non ha angoli ciechi. Contrariamente ai terroristi di Al Quaeda, io non penso che gli Stati Uniti siano lo stato del male, per me è solo una parte del mondo da far soffrire, una parte del mondo a cui tutto il resto del mondo fa riferimento.
- Far soffrire?
- Esattamente! Il mio compito non è aggredire questo o quel paese, il mio compito è far soffrire l'intero mondo, studiarne la sua sofferenza e creare altre strade. E' vero, ho finanziato Bin Laden e il mullah Omar, li ho aiutati a colpire gli Stati Uniti, ma è anche vero che ho finanziato i russi per attaccare l'Afghanistan anni addietro; ho pagato di tasca mia l'assassino di Kennedy e i golpisti che rapirono Gorbaciov; mando soldi alla causa palestinese e invio armi agli israeliani; aiuto allo sviluppo di testate nucleari l'India e il Pakistan. - Sei un dannatissimo mostro! - sibilò Steve Rogers. - Forse è vero, forse no, di certo non sei tu il più adatto a sentenziarlo! - E perchè mai? - Perchè sei solo un burattino, un uomo fuori dal mondo, che ha perso tutti i suoi cari, nella mani di Fury e di Bush... e forse anche nella mani di Sharon Carter! Tu il mostro, credimi, perchè contrariamente a me non potrai mai fare ciò che vuoi!
- TACI! - urlò Sharon. Cap si girò ad osservarla. - Vedi, mio caro Steve Rogers? La verità fa male! Cap si rivolse di nuovo verso Painer, ma la sua attenzione fu attirata da alcuni dei monitor attorno a lui. - I tuoi uomini ti stanno lasciando! - esclamò Cap. Sui monitor si vedevano gli esoscheletri abbandonare la base.
- L'ho ordinato io, oramai questa base è bruciata!
Cap cominciò ad avvicinarsi a Painer.
- E non temi per la tua vita?
- Meno di quanto tu creda, Capitano!
- E se sbagliassi? - chiese Cap, afferrando il braccio di Painer e alzando su di lui il suo scudo.
- Non mi sbaglio mai, credimi!
Cap lo guardò fisso negli occhi, scosse il capo.
- Non serve a niente! - disse, rialzandosi.
Un proiettile sfiorò il suo orecchio, colpendo in piena fronte Painer, che si accasciò a terra esanime.
- MALEDETTO! - urlò Sharon, puntando la pistola contro Steve - HAI DI NUOVO DISUBBIDITO AGLI ORDINI!
Sparò una raffica di colpi, ma Cap si riparò dietro lo scudo, per poi scagliarsi contro di lei, togliendole con un calcio la pistola di mano. Sharon reagì, colpendo Cap al petto con pugno e facendolo sbalzare indietro.
- Sei solo un miserabile bastardo! - sibilò lei.
Cap sorrise.
- E tu sei solo una stupida ragazzina! - disse sferzante.
Sharon urlò, scagliandosi contro di lui, ma Cap schivò il colpo, l'afferò e la lanciò via, facendola cadere accanto al corpo senza vita di Painer. Cercò di rialzarsi, ma Cap era già su di lei, con il taglio dello scudo appoggiato sul suo collo.
- Maledetto!
- Sei solo una stupida! Credi che abbia disubbidito agli ordini?
- Non lo credo, lo hai fatto e basta!
Cap sorrise.
- Guarda chi dovevo uccidere!
- Perchè dovrei?
Cap premette lo scudo sul collo.
- HO DETTO GUARDA! - gridò.
Sharon lentamente girò lo sguardo verso il corpo di Painer. Rimase per qualche secondo a fissarlo, senza capire, poi si rese conto che c'era qualcosa che non andava: non c'era sangue a terra. Alzò rapidamente lo sguardo verso la testa, e si rese così conto che dove aveva sparato c'era si un buco, ma dal cui interno non usciva materia grigia e sangue, ma dei semplici fili.
- Un androide...
- Non so come cazzo li chiamate, resta il fatto che non è un essere umano! Sharon scaraventò lontano Steve con le gambe e si alzò in piedi.
- Sarà anche un androide, ma tu non l'hai ucciso!
- Non l'ho ucciso perchè era inutile, stupida mocciosa!
Sharon si avvicinò minacciosa.
- Quanti hanni hai, Steve Rogers?
- Quasi 21, perchè?
Sharon lo colpi improvvisamente con un pugno, facendolo cadere a terra.
- Ne ho 28, idiota! - poi avvicinò il dito all'orecchio e fece una leggera pressione - Qui Sharon Carter, missione terminata.
Si guardò attorno, poi si rivolse a Steve.
- Painer è ancora vivo, da qualche parte in questo mondo, quindi la tua missione non è ancora finita... - poi gli puntò contro la pistola - e nemmeno la mia!

Sala Ovale, Washington DC, due giorni dopo.
Il presidente Bush stava studiando i rapporti dall'Afghanistan quando suonò l'interfono.
- Si? - rispose, dopo aver premuto il pulsante.
- E' arrivato, signor presidente.
- Lo faccia entrare.
Si alzò e si avvicinò alla porta, che si aprì facendo entrare il generale Fury.
- Signor president... - disse Fury, accennando il saluto militare.
- Stia comodo e mi dica come è andata.
- Vuole una risposta sincera?
- La esigo.
- Non lo so...
- Cosa significa non lo so?
- Significa che ha disubbito agli ordini ma non ha disubbidito agli stessi.
- Cosa sta dicendo generale?
- Painer non era dove credevamo. Era un robot che aveva assunto le sue presunte sembianze, attirandoci in una presunta trappola.
- Sta usando troppo spesso la parola "presunto", non mi sta dando certezze.
- Perchè non ne abbiamo signore. L'unica nostra certezza è che il Patriota non ha ucciso Painer perchè aveva capito che qualcosa non andava. Lui dice di averlo fissato negli occhi e di non aver visto nulla di umano, e a posteriori non faccio fatica a credergli.
- Quindi?
- Painer è vivo, signore, e non sappiamo come reagire al Patriota.
- Lui deve dare la caccia a Painer, è il suo ruolo, non deve deluderci.
Fury annuì con la testa.
- Ora può andare Fury, e mi porti buone notizie.
- Farò del mio meglio! - rispose, prima di fare il saluto militare e uscire dalla Sala Ovale.

Caro Ronald,

mi manchi e so che anche io manco a te, ma credimi tutto sta per finire. Domani partirò per l'Austria all'inseguimento di uno dei peggiori criminali nati sotto l'ombra di Hitler, il Teschio Rosso. Non ci sarà difficile raggiungerlo ed eliminarlo, farò parte di una guarnigione di oltre 20 uomini, tutti molto ben addestrati. Non farti sopraffare dal dolore della lontananza, perchè tra breve ci riabbracceremo. Abbraccia per me il piccolo Stuart, e digli che gli voglio un mare di bene e che non vedo l'ora di giocare con lui.

Tua,
Sharon Carter
30 Aprile 1945
Berlino