#2 - IMPATTO!
by Paolo
Iran settentronale. Un gruppo di commandos americani si sta muovendo con attenzione lungo un costone roccioso. Le informazioni ricevute sono chiare: la CIA in accordo con l'MI5, ha scoperto che l'uomo chiamato Painer si cela dietro la montagna che stanno superando, in una vallata molto ben nascosta anche agli occhi dei satelliti più avanzati tecnologicamente. Sono solo dodici, ma sono addestrati a combattere come se fossero 200. Dopo venti minuti di cammino il costone si interrompe, e si apre un precipizio. Il capo alza la mano per dir loro di fermarsi, e gli altri eseguono. Lentamente, con circospezione, il loro capo si affaccia al baratro, per vedere cosa c'è sotto, ma improvvisamente un raggio laser trancia di netto la sua testa. Gli altri uomini indietreggiano spaventati puntando le armi in direzione del baratro, quando una gigantesca armatura nera appare davanti a loro. Iniziano a sparare indietreggiando e urlandosi tra di loro, ma i proiettili rimbalzano sul metallo, fischiando tutt'attorno. Improvvisamente un fascio laser parte dal polso dell'armatura, e taglia la gamba di uno dei soldati in prima linea, facendolo precipitare urlando lungo il costone. Gli sguardi dei sopravissuti sono pieni di sgomento e paura per quello che sta per accadere anche a loro, poi un boato improvviso li scuote. Tutti, anche l'uomo in armatura, alzano gli occhi al cielo e vedono passare un jet ad una velocità elevata. Poi sentono uno schianto in direzione dell'armatura, si girano a guardarla e vedono un uomo vestito completamente di blu scuro, con dei guanti rossi e delle alette bianche sul cappuccio che copra il suo volto che infila uno scudo nel collo dell'armatura. I soldati sentono un leggero gorgoglio, poi vedono del sangue uscire dal taglio provocato dallo scudo. L'uomo stacca la scudo dal collo ed effettua un balzo verso dietro, mentre l'armatura si inabissa nel crepaccio, seguita di un'esplosione. L'uomo si gira verso i soldati attoniti, che possono vedere una A spiccare in testa al cappuccio che copre tutto il suo volto, lasciando liberi solo la bocca e gli occhi. Rimangono in silenzio, poi uno di loro esclama: - E' Capitan America! Lentamente cominciano a sorridere e ad urlare la loro gioia, mentre Cap pulisce lo scudo dal sangue e lo rimette sul suo braccio sinistro. Si gira verso i soldati e gli sorride. - Ora tornate alla vostra base e fate fare a me! - dice, prima di lanciarsi dentro il crepaccio. - Ma era proprio lui? - chiede uno dei soldati. - Si che era lui, - risponde una voce alle loro spalle - ora smammate e fate fare a noi! Washington DC, qualche giorno prima. - Quali sono le condizioni? - chiese il generale Fury ad uno dei medici che stavano esaminando i dati che forniva un computer. - Stabili ed eccellenti, signore! - rispose - Credo che tra qualche ora si sarà risvegliato del tutto, ed entro 24 sarà operativo! - Come agirete riguardo allo sbalzo temporale? - chiese Sharon Carter. - Gli imporremo un condizionamento graduato! - Cioè? - Saranno erette delle barriere che lo difendano da eventuali traumi. Queste barriere cadranno lentamente, giorno dopo giorno, in maniera tale che la mente riesca ad accettare senza eccessivi problemi il cambiamento temporale subìto. - Mi sembra una soluzione eccellente! - disse Fury. - Grazie signore! - Cosa succede se non funziona? - Beh, potrebbe impazzire e dare di senno! - Le possibilità? - Diciamo intorno al 10%! - Non ritiene che siano troppo elevate? - Per niente, è un rischio calcolato! - Ora basta, - tagliò corto Nick Fury - è tempo di pensare al suo risveglio, non alla sua probabile pazzia! Tutti ripresero a lavorare in silenzio, mentre Sharon si allontò, visibilmente contrariata per l'interruzione. Capitan America arrivò con quattro balzi sul fondo del crepaccio. Vide poco lontano l'esoscheletro da lui distrutto. Il metallo fumava, e dal suo interno usciva uno sgradevole odore dolciastro. Scuotè la testa, come rassegnato, poi vide un pertugio innaturale nella parte di fronte. Fece per incamminarsi, quando sentì un rumore alle sue spalle. - Fermo, non riesco a starti dietro a questa velocità! - disse Sharon Carter, scendendo lungo il crepaccio e fermandosi a meno di un metro da lui. - Non è mio desiderio che tu mi stia dietro! - Qui non si parla di desideri, ma di... - ...ordini! Lo so! Capisco che chi mi ha liberato vuole verificare che io ubbidisca agli ordini, ma non è necessario che tu rischi la tua vita! Credimi, farò quello che mi è stato ordinato! - Io ti credo, ma devo comunque fare rapporto, quindi ti devo seguire! Cap le voltò le spalle e si incamminò verso il pertugio. Sharon lo fissò, poi lentamente lo seguì. Il cunicolo era illuminato da dei neon sistemati agli angoli superiori dello stesso. L'ambiente era spoglio e freddo, e i due proseguivano la loro camminata in un silenzio innaturale. Capitan America si fermò di scatto, facendo cenno a Sharon di tacere. Lei si guardò attorno, insospettita anche lei dalla calma sospetta che aleggiava nell'aria. In meno di un attimo i muro laterali si abbassarono, e sette uomini dotati di un esoscheletro più piccolo ed agile piombarono dentro il cunicolo. Cap reagì immediatamente, colpendo il primo dei suoi avversari che aveva a tiro con un calcio, poi utilizzò il suo scudo per tranciargli di netto la testa. Sharon fu presa alla sprovvista, e si ritrovò a saltellare da una parte all'altra del corridoio, evitando i colpi degli esoscheletri. Poi afferrò la pistola dal dentro la fondina e sparò nell'occhio destro di uno di loro facendolo piombare a terra. Ma un altro esoscheletro stava oramai piombando su di lei. - ATTENTAAAA! - urlò Capitan America, mentre con lo scudo si riparava dai colpi di un suo avversario. Steve Rogers aprì gli occhi, poi li richiuse subito, accecato dalla luce diffusa presente nella stanza. Nick Fury sorrise soddisfatto, e anche Sharon Carter non trattenne un leggero sorriso di soddisfazione. - Bentornato Patriota! Il Patriota si stropicciò gli occhi, poi cercò di rialzarsi, ma la testa gli girava convulsamente, e si riappoggio sul letto. - Dove mi trovo? - chiese, mentre lentamente riparivsa gli occhi. - In un laboratorio costruito sotto il Pentagono. - rispose Fury. Si guardò attorno, studiando con attenzione i volti dei presenti e le apparecchiature disposte lungo i muri. Poi il suo sguardo si fermò sul generale Fury. - Chi è lei? - disse. - Sono il generale Nicholas Fury! Ci siamo conosciuti durante lo sbarco in Normandia! Abbiamo insieme combattuto contro Zemo, e mi hai salvato la vita! - Mi ricordo di te Fury, ma eri più giovane! In che anno siamo? Fury si girò verso uno dei dottori, che fece un cenno di assenso con la testa. - Nel 2001! Steve Rogers sgranò gli occhi, poi dopo qualche istante cominciò ad urlare. Subito un dottore si avventò su di lui, infilandogli nel braccio una siringa di calmante, che lo fece rilassare in pochi secondi. - Una reazione scontata! - disse il dottore che aveva fatto il cenno col capo. - Non voglio più reazioni del genere, dottore! Chiamatemi solo quando è pronto! Fury uscì dalla stanza, mentre Sharon Carter rimase in silenzio a guardare gli occhi sgranati del Patriota. Sharon schivò con grande agilità l'esoscheletro, fece un cenno di ringraziamento verso Steve, poi uscì dalla fondina la sua pistola, la sua pistola, che aveva una forma strana, e sparò verso l'esoscheletro che l'aveva aggredita, colpendolo in un occhio e uccidendo così il suo pilota. - Cosa facciamo? - chiese lei. Cap si guardò attorno, e vide in lontananza una luce. - Qui l'ambiente è troppo piccolo, forse lì avremo più spazio per agire! Sharon annuì, sparò un paio di colpi e si lanciò verso l'apertura, seguita a ruota da Cap, che usava lo scudo per coprire entrambi. Sharon fu la prima ad arrivare nella stanza illuminata, seguita dopo qualche attimo da Steve. - Presto, - disse Steve, mentre si guardava le spalle - dividiamoci e facciamoli fuori! Sharon sbuffò. - Credo ci sia un problema! - Qual... - Cap si girò, ma la parola rimase incompleta nella sua bocca. La stanza era alta, piena di scale, di piani e di strutture. Ma era anche piena di esoscheletri, le cui armi erano puntate su loro due. - Dobbiamo rivedere la nostra tattica! - disse Steve. - Concordo! - rispose Sharon. |