Iraq.
L'enorme creatura verde fece roteare le sue enormi braccia, nel tentativo
di colpire l'elicottero che, come una noiosa zanzara, gli roteava pericolosamente
attorno.
- Cosa facciamo? - chiese tremante il pilota.
- Allontanati, - rispose Sharon – se non vogliamo finire spiaccicati
tra le sue mani.
Jack Daniels osservò l'enorme bestia che si stagliava all'orizzonte,
poi comunicò tramite i suoi innesti di nanoidi.
- Richiesta intervento. Codice Omega.
Cap lo osservò incuriosito.
- Cosa stai facendo?
- Sto chiamando aiuto.
- Che genere di aiuto?
Sharon si intromise nella discussione.
- Era previsto un rischio del genere, - fissò la creatura –
anche se non proprio di queste dimensioni, e abbiamo approntato delle
misure di sicurezza.
Cap scosse il capo, indispettito che non ne fosse stato messo
al corrente, poi rivolse anche lui lo sguardo verso il gigante.
- Speriamo siano sufficienti. - sentenziò.
Mar
Mediterraneo.
Nelle acque internazionali al largo della striscia di Gaza, un sottomarino
di classe Norfolk riemerse rapidamente. Il comandante entrò con
fare concitato in una stanza una dozzina di uomini e donne stavano indossando
degli speciali caschi con i visori.
- Avete circa due minuti, poi la sequenza di avvio dovrà essere
completata.
Alcuni di loro annuirono, mentre gli altri attivavano i sistemi di connessione
posti davanti alla loro postazione.
- Le coordinate sono già state comunicate ai biocomputer, e vi
verranno visualizzate quando lascerete la base. L'ordine è di
non affidarsi ai sistemi di guida automatici, ma di usare la navigazione
manuale.
Anche l'ultimo indossò il casco e attivò i sistemi di
connessione, e solo allora il comandante augurò loro un sommesso
“Buona fortuna!”. Nel frattempo all'esterno il sottomarino
mostrava di aver ricevuto delle modifiche alla sua struttura. Infatti
il vano per le testate nucleari era diventato un hangar da cui partirono,
nel giro di pochissimi secondi, dodici sentinelle.
Queste macchine, realizzate in America per la ricerca, schedatura ed
eventuale repressione della minaccia mutante, ora stavano per essere
utilizzate contro le super minaccie che gli iracheni potevano scatenare
contro gli alleati.
Le loro silhouette si stagliarono contro la luna che rischiarava il
cielo, mentre si dirigevano verso il luogo dello scontro.
Iraq.
Capitan America osservò il gigante mentre si guardava attorno.
- Quanto tempo ci vorranno ad arrivare? - chiese a Sharon.
- Non più di dieci minuti.
Cap sospirò, poi si rivolse verso il pilota dell'elicottero.
- Vai sopra di lui, ad una buona altezza di sicurezza.
Il pilota fissò il patriota, come per chiedergli una conferma,
che arrivò dallo sguardo deciso dell'uomo, e quindi fece alzare
il mezzo, raraggiungendo in pochi minuti un'altezza considerevole per
poter evitare la minaccia del gigante di giada.
- Che intenzioni hai? - chiese Jack.
Cap indicò loro il mostro, che li fissava da sotto.
- Guardatelo, è grande e grosso, pieno zeppo di punti deboli.
Mi lancio su di lui, entro dentro di lui tramite la bocca e mi preparo
a fargli più danni possibili.
- Mi chiedo da dove esca fuori quella bestia. - si chiese Sharon.
- Non è importante questo adesso, dobbiamo pensare a come neutralizzarla.
- rispose Cap, prima di lanciarsi senza pensarci verso il gigante.
Quest'ultimo lo vide scendere rapidamente, e cercò di colpirlo
con una manata, mancandolo ma facendolo spostare leggermente per via
dello spostamento d'aria. Allargò i nanoidi dello scudo, riuscendo
a rallentare la sua caduta e a direzionarla verso le fauci, poi lo lanciò
verso un occhio, facendogli apparire sui lati delle lame ricurve. Lo
scudo percorse l'intero occhio lacerandolo e facendo urlare di dolore
il mostro, per poi tornare tra le mani del suo padrone mentre quest'ultimo
entrava nella sua bocca.
Il
pilota dell'elicottero da cui si era lanciato Cap osservò perplesso
alcuni dati sulla sua console.
- Credo ci sia un problema, signore! - disse rivolto a Jack Daniels.
- Che genere di problema?
- L'essere emana una forte radioattività!
- Vuoi dire che...
- ...che Capitan America si è lanciato nel cuore di una centrale
nucleare. - concluse laconica Sharon.
I due si fissarono in silenzio, e fu il pilota ad interrompere nuovamente
il silenzio.
- Stanno arrivando.
- Allontaniamoci! - rispose Sharon, e il pilota eseguì la manovra,
portando via l'elicottero dalla zona il cui in gigantesco essere verde
operava.
Lentamente
apparvero all'orizzonte. Le dodici sentinelle sfrecciarono alte nel
cielo, dirigendosi verso il mostro radioattivo, e attivando le loro
armi, dei potenti cannoncini posizionati sugli avambracci. Dopo pochi
minuti tutte e dodici si erano sistemate attorno al gigante di giada,
con le armi puntate e pronte a far fuoco.
-
Comandate McKenzie, - comunicò con tono concitato Sharon –
vi avverto che all'interno del mostro c'è il Patriota.
- E come diavolo ci è finito lì dentro? - chiese con un
tono quasi divertito.
- Perchè ritiene che i suoi punti deboli siano dentro di lui,
- fece una lunga pausa – e perchè è fondamentalmente
pazzo!
- Do l'ordine di non attaccare?
- E ritrovarci questo mostro radioattivo in giro per il Medio Oriente?
No, grazie, colpite pure!
- Ma Capitan America?
Sharon scosse il capo, rassegnata.
- Comandante, siamo in guerra, e la guerra è fatta anche di vittime,
per quanto illustri. Dia l'ordine d'attacco.
Dopo
pochi secondi le sentinelle scagliarono il loro potenziale di fuoco
verso il mostro creato da Banner, ma senza alcun esito visbile, tranne
quello di farlo ulteriormente imbestialire, tanto che distrusse con
due possenti manate altrettante sentinelle, causando lo shock da feedback
ai due operatori connessi.
Nel
frattempo, al suo interno.
Cap scivolò lungo un budello maleodorante e luminescente. Con
il taglio dello scudo perforò ripetutamente la carne dello stesso,
sperando di arrecargli dei danni interni che potessero indebolirlo.
Poi improvvisamente tutto diventò buio, e a Steve parve precipitare
in una enorme caverna scura. Cercò qualche appiglio attorno a
sè, ma fu inutile e dopo qualche secondo finì in una pozza
di liquido denso e vischioso. Ne uscì fuori frastornato, con
un dolore lancinante alla testa, quando una luce si accese davanti a
lui, illuminando fiocamente una figura.
- Steve Rogers. - disse la voce con un tono freddo.
Tokyo.
Painer era seduto con le mani congiunte davanti al suo viso, e stava
osservando su un monitor il gigante verde che distruggeva due sentinelle
americane. Osservava la situazione da diversi punti di vista, tra cui
una ripresa satellitare molto dettagliata.
Hawkeye entrò nella stanza, sedendosi sul divano posto in un
angolo.
- Come va la battaglia? - chiese.
Painer si voltò a fissarlo con i suoi occhi di ghiaccio.
- Non sei il tipo più educato che conosca. - commentò.
- Più utile che educato! - gli rispose di controbalzo l'arciere.
- Già! - rispose Painer, rigirandosi verso i monitor –
Comunque non sono tanto sicuro che gli americani riusciranno a fermare
l'HULK.
- Hulk? Che razza di nome!
- O certo, potrei chiamarlo anche Gamma-Epsilon, ma sortirebbe un effetto
minore che HULK.
Hawkeye sorrise.
- Puro marketing, allora. Comunque la sua mancata cattura modificherebbe
di molto i nostri piani, non è vero?
Painer annuì.
- Esattamente. Voglio Banner a qualsiasi costo. Mi appartiene, è
una mia proprietà, e quindi deve tornare nelle mie mani. Non
può e non deve rimanere nelle mani di un fallito come Hussein.
- Ma come facciamo se Hulk mette fuori gioco le forze americane?
- Non sarà facile, gli americani hanno più risorse di
quanto siano disposti ad ammettere. Inoltre quello stupido di Steve
Rogers si è infilato nella bocca del mostro, sperando di trovare
qualche punto debole al suo interno. Comunque è meglio dare una
piccola spintarella.
Si girò verso una tastiera situata al suo fianco e cominciò
a batterci qualcosa sopra. Nello spazio un satellite geostazionario
situato sul Mar Caspio cominciò a ruotare lentamente, in direzione
dell'Iraq.
Capitan
America fissò la figura che l'aveva chiamato per nome. La cosa
non lo stupiva, la sua identità era di pubblico dominio, però
si chiedeva chi potesse esserci all'interno di questo mostro. La sua
mente risalì, nonostante i dolori lancinanti alla testa, a due
suoi ricordi d'infanzia, alla lettura di un personaggio biblico, Giona
che visse nella balena, e di un vecchio libro per ragazzi, di un italiano,
Pinocchio. Sorrise dentro di sè, pensando all'analogia di questo
mostro con la balena. Poi si rivolse alla figura che campeggiava nella
fioca luce davanti a lui e gli puntò il dito, mentre l'emicrania
gli perforava il cranio.
- Chi diavolo sei tu?
L'uomo si avvicinò, mostrando il suo volto, quello di un quarantenne,
simile ma non uguale a quello di Bruce Banner.
- Io sono Brian Banner! - disse.
Note:
Come vedete le cose cominciano a complicarsi, perchè Banner pare
sia diventato Hulk, ma un Hulk molto più grande e grosso di quello
ufficiale, con tutti i problemi che ne conseguono. Vi consiglio di continuare
a leggere questa lunga saga, perchè gli sviluppi scombineranno
parecchie cose nell'attuale Extreme Universe.
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