#16 - CADE IL MARTELLO

by Pablo

 

La Regina Bianca, era questo il nome in codice della donna che aveva tenuto in scacco Capitan America e Jack Daniels, si risvegliò grazie ad un sonoro ceffone datogli da quest'ultimo. Il suo sguardo si fece penetrante, ma sentì subito la lama fredda dello scudo di Capitan America appoggiarsi sul suo collo.
- Non provarci più! Appena vedo che sei entrata in una delle nostre teste, ti sgozzo in due secondi! - la minacciò il soldato.
La ragazza desistette, mentre Jack Daniels dava ritimicamente un pugno sul palmo della mano sinistra.
- Hai visto come siamo resistenti noi... - iniziò.
- Infatti non capisco come abbiate fatto a sfuggire al mio attacco! - lo interruppe lei.
Jack la colpì con un pugno alla bocca dello stomaco, lasciandola boccheggiante a terra.
- Non interrompermi, puttana! - le sibilò in faccia, dopo averla tirata su per i capelli - Come dicevo, hai visto come siamo resistenti noi, ora tocca a noi vedere quanto lo sei tu! E stai attenta, perchè al primo scherzo ti facciamo fuori.
- Bastardo! - disse lei a denti stretti.
Jack la colpì con un calcio ai fianchi, facendola cadere pesantemente a terra.
- Tu rispondi solo alle nostre domande, chiaro?
- Fottiti!
Un calcio in pieno volto la face rotolare di qualche metro.
- Risposta sbagliata!

Altrove.
Painer era furioso. Sebastian Shaw era un inetto, un piccolo borioso mutante che crede di poter dominare il mondo, e di poter farlo sotto il suo naso. Ha cercato di rubargli il gigante di ferro, di nasconderlo alla sua vista, ai suoi sensi. Ha cercato di fare quello che fa lui da molto tempo ormai, ed ovviamente non ci è riuscito. Non è il primo che ci prova, anche Zemo l'ha fatto, e non è ancora riuscito a vendicarsi, ma si trattava di attendere ancora un po'. Si avvicinò ad una console e premette una sequenza di tasti, attivando un sistema di comunicazione satellitare criptato.
- Si... - disse una voce dallo speaker.
- Sono Painer!
La voce rimase per qualche secondo in silenzio, per poi decidersi a parlare.
- E' un onore per me risentirla dopo così tanto tempo!
- Anche per me, Hawkeye!
- Ha qualche lavoretto interessante da propormi?
- Esattamente! Conosce Sebastian Shaw?

Inghilterra.
Cap afferrò per i capelli la testa della mutante che li aveva attaccati: il suo volto era tumefatto e pieno di lividi, segno del pestaggio ricevuto da parte di Jack Daniels. La fissò negli occhi socchiusi e gonfi e si rivolse al suo compagno, che aveva appena finito di comunicare a Fury gli sviluppi della missione.
- La uccidiamo?
- No, - rispose il soldato – potrebbe essere utile tenerla in vita ancora un po', sicuramente potrà svelarci cose interessanti. - e detto questo la colpì con un calcio in faccia, facendole perdere i sensi.
- Le highlands scozzesi ci aspettano? - chiese Steve.
- Si, un Sea Harrier dell'aereonautica britannica ci sta raggiungendo per raggiungere il castello.
- Bene! - sorrise il patriota, mentre si sfregava le mani, come a ripulirle da una sporcizia inesistente.

Pentagono.
Reed Richards, Tony Stark e il generale Nicholas Fury erano seduti tutti e tre attorno allo stesso tavolo. Sui display appariva fissa l'immagine delle rune impresse alla base del collo del gigante di ferro e la loro traduzione. Fury aveva appena detto loro degli sviluppi dell'indagine, mentre loro avevano spiegato a lui su cosa realmente stessero indagando.
- Siete certi di quello che dite? - chiese il generale, visibilmente turbato.
- I miei programmi non si sbagliano mai. - asserì senza possibilità di contradizione Reed Richards.
- La cosa è assurda... cosa ci fa un'arma mitologica nord europea in Afghanistan?
- E' la stessa cosa che ci siamo chiesti noi, - intervenne Tony Stark – e siamo giunti alla medesima conclusione.
- E sarebbe?
- Chi è stata messa lì per nasconderla.
Il volto di Fury doveva sembrare abbastanza buffo, perchè i due sorrisero leggermente.
- E' stata nascosta lì – incalzò Richards - perchè nessuno avrebbe mai pensato a quel luogo impervio per ritrovare quest'oggetto.
Fury parve convinto, ma dei dubbi lacerarono la sua mente.
- Va bene, ammettiamo la vostra tesi, anche perchè non mi pare che ne rimangano altre. Ma rimangono altre domande: contro chi dovrebbe essere usata quest'arma? Ci sono effettivi rischi di attivazione?
Reed rimuginò per qualche secondo, prima di dare la sua risposta.
- Rischi effettivi? Si, ci sono, ma non per mano nostra, o dei suoi attuali possessori.
- Non capisco.
- Attualmente, almeno a quanto dicono le cronache e le leggende, solo la presenza di una determinata persona può attivare l'arma, peraltro contro di lui.
Fury annuì. Sugli schermi le immagini rimanevano fisse sulle rune e sulla loro traduzione: “Colui che distrugge”.

Scozia, circa tre ore dopo.
Stirling Castle si ergeva maestoso su una rupe basaltica, come il ben più famoso castello di Edimburgo. Le sue origini si perdono nelle notte dei tempi, e le leggende locali ne attribuiscono la costruzione allo stesso Re Artù, ma ora poco romanticamente è la sede di rappresentanza della Shaw Biotech. Ancora meno romanticamente, all'interno della rupe vi si nasconde una gigantesca struttura iper-tecnologica, al comando della quale siede Sebastian Shaw in persona.
Uomo molto discusso, amico del primo ministro, Sebastian Shaw è al centro di un vortice di corruzione che travolgerebbe tutta l'Europa se venisse scoperto.
Uno degli scienziati si avvicinò con un tablet pc in mano. Glielo porse, e lui si mise a studiare i diagrammi che apparivano senza sosta sul display. Ma l'allarme lo distraette.
- Che succede? - chiese tramite l'auricolare che lo teneva sempre connesso al centro di controllo.
- Un Sea Harrier, signore. - rispose uno degli uomini della sicurezza – Ha sganciato 3 uomini, due sono scesi col paracadute, un terzo sta planando.
- Riuscite ad identificarli?
Shaw sentiva di sapere chi fossero gli assalitori, ma chiese conferma, che arrivò dopo qualche secondo.
- Sono Capitan America, Capitan Bretagna e un terzo uomo, che non riusciamo ad identificare.
Shaw annuì, prima di dare il suo ordine.
- Iniziate la procedura di sgombero. Livello 3.
L'allarme all'interno della struttura cambiò suono, mentre una voce invitava tutti i presenti ad raggiungere con calma i punti di fuga. Lentamente Sebastian Shaw si infilò in un ascensore.

Capitan America, Capitan Bretagna e Jack Daniels giunsero rapidamente all'ingresso del castello.
- Ricordate, - disse Capitan Bretagna agli altri due – sir Sebastian Shaw non è formalmente indagato di nulla, quindi evitate il più possibile di distruggere le sue proprietà!
Jack scuotè il capo, prima di rivolgersi all'alleato.
- In questo momento l'azienda dell'amico del tuo capo del governo ha messo le mani su uno strano artefatto ritrovato in Afghanistan, ed è ovvio che il principale indiziato sia il capo dell'azienda.
- Una cosa non include l'altra, la Shaw Biotech è una grossa multinazionale, ed è come l'idra di Lerna, ha numerose teste, non una sola.
Jack sbuffò, mentre Cap attirò la loro attenzione.
- E' arrivato il momento di far fuori qualche testa!
Dal castello spuntarono una decina di uomini armati di strane armi, con indosso una leggera armatura. Cap si lanciò contro di loro, ma gli avversari spararono contro di lui con le loro armi soniche, che lo scaraventarono a decine di metri di distanza. Jack e Capitan Bretagna si fissarono, poi il primo tornò indietro ad aiutare Steve Rogers, mentre l'altro si parò contro gli assalitori.
- Vediamo cosa sapete fare contro di me! - disse l'eroe di rappresentanza inglese.
Gli uomini spararono i loro colpi, ma le onde d'urto andarono ad infrangersi contro un muro invisibile che sembrava proteggere l'eroe britannico. Gli uomini restarono disorientati, e lui ne approfittò per scagliarsi in volo contro di loro, stendendoli in pochi istanti. Nel frattempo Cap e Jack erano giunti dietro di lui.
- Entriamo! - esclamò a denti stretti Capitan Bretagna.

Dall'alto di uno dei torrioni, Sir Sebastian Shaw osservò incuriosito i tre uomini. Aveva tra le sue mani una relazione sul controllo genetico effettuato sui tre, lo stesso metodo, ma meno approssimativo, di quello usato dalle sentinelle costruite dagli Stati Uniti. Capitan Bretagna è un mutante, e questo era a lui già noto, anche se sul foglio ci sono ulteriori dettagli interessanti su cui si soffermerà prima o poi. Capitan America è un mutato, e anche questo è noto a lui come a tanti altri, ma nota con disappunto un piccolo problema ai tessuti cerebrali. Che sia un problema creato dalla lunga ibernazione? Il terzo, invece, è un vero mistero. I dati sono contradditori: né un mutante, né un mutato, eppure nemmeno un semplice uomo. Lentamente un'idea si insinuò nella mente dell'uomo, ma il tutto venne interrotto da una voce alle sue spalle.
- Signore, dobbiamo andare!
Era il pilota del suo elicottero personale, già bardato di tuta e casco, e pronto a partire. Shaw annuì, mentre dall'auricolare arrivò la conferma da Wyngarde che era stato appena visto entrare nella sede amministrativa nel centro di Londra.
- Andiamo! - disse, seguendo il pilota.

Capitan America, Capitan Bretagna e Jack Daniels entrarono senza problemi nello Stirling Castle. Tutte le sale erano vuote, assurdamente vuote secondo le analisi dei tre.
- Prima un comitato di ricevimento, e poi nessuna festa? - ironizzò Jack, pensando all'attacco ricevuto poco prima di entrare.
- Forse l'attacco era solo un diversivo, - commentò Cap – destinato a dar loro il tempo di fuggire!
- Infatti – disse Capitan Bretagna – sento il rumore di un elicottero allontanarsi! Lo inseguo?
- Non è necessario! - tagliò corto il Patriota – Quello che cerchiamo è qui dentro, non possono averlo portato via in così poco tempo.
Jack annuì.
- Infatti, ma non possono nemmeno averlo messo in questo castello.
- Cosa intendi dire? Mi sembra abbastanza grande! - chiese incuriosito l'eroe britannico.
Jack allargò le braccia, guardandosi attorno, nel giardino centrale del castello.
- Non mi sembra l'ambiente ideale per poterci infilare un robot alto sei metri.
Cap si strinse il mento con le mani.
- Mmmm... credo che abbia ragione!
- Intendete dire che la ragazza vi ha mentito?
Jack agitò le mani.
- No, no, quello di certo no! Ci dirà la verità per i prossimi dieci anni, dopo quello che le ho fatto... dico solo che c'è qualcosa che non torna.
- Ed ha ragione! - dice una voce metallica sulle loro teste.
I tre alzano lo sguardo e vedono Iron Man svettare su di loro.
- Ho dovuto far volare questo robot ad una velocità impensabile per raggiungervi in tempo.
- Sa qualcosa che noi non sappiamo, mister Stark? - chiese Steve.
- Ovviamente! - se la faccia del robot avesse avuto degli opportuni servomotori, avrebbe sorriso.

Sebastian Shaw sbattè le palpebre. Era furioso, adesso avrebbe dovuto spiegare a tutto il mondo perchè la sua azienda era diventata improvvisamente il covo di terroristi mutanti, e la cosa non sarebbe stata facile. Il suo amico Blair non avrebbe mai dubitato di lui, però non avrebbe nemmeno potuto resistere alle eventuali pressioni americane. Diede un pugno sul bracciolo della seggiola e guardò fuori dal finestrino, e fu allora che si accorse che qualcosa non andava.
- Pilota! Vedo solo mare attorno a me, dovremmo tornare verso Londra.
Un sibilo tagliò l'aria, e una freccia andò a conficcarsi nella spalla dell'uomo. Sulla porta della cabina di pilotaggio apparve un uomo vestito di cuoio nero, con in mano un arco. I suo capelli erano biondi e lunghi, e aveva un solo occhio, l'altro, quello sinistro, era percorso da una sinistra cicatrice.
- E' inutile che ti agiti, o che cerchi di attivare il tuo potere mutante, quella freccia sta inibendo tutti i tuoi centri sensori.
- Chi... sei... tu? - chiese Sebastian Shaw, in preda alla rabbia.
- Sono solo un misero mercenario, venuto a punirti! - poi aprì il portello e salutò l'uomo – Au revoir! - e si lanciò.
Sebastian Shaw si alzò barcollando, e si diresse verso la cabina di pilotaggio.
- Stupido, potrà avermi tolto il potere mutante, ma di certo non la mia conoscenze, e un elicottero sono ancora in grado di guidarlo.
Hawkeye si assicurò che la barca di appoggio che Painer gli aveva promesso fosse sotto di lui in attesa, poi prese un'altra freccia dalla faretra e la puntò verso l'elicottero che lentamente si allontanava.
- Non avrai mica pensato che fosse così semplice? - disse, mentre faceva scoccare la freccia, che in pochi secondi raggiunse l'elicottero, che esplose all'istante – Tanti saluti a Mefisto!

Iron Man atterrò al centro del gruppo.
- Allora, che cosa sai che noi non sappiamo? - chiese subito Jack.
- Sorvolando il castello ho effettuato una serie di scansioni sull'edificio e sul terreno circostante, ed ho rilevato un impressionante labirinto sotterraneo.
- Dici davvero? - chiese Cap.
- Seguitemi! - rispose l'uomo di ferro, infilandosi nel castello, seguito dagli altri tre.
Il gruppo si inoltrò nei sotterranei del castello, scendendo nelle cupe fondamenta, fino a giungere in un'ampia sala. Iron Man si diresse verso il muro meridionale, seguito dagli altri tre.
- E' qui dietro, - indicò il muro – ma ci sono dei detriti. Avranno fatto crollare i muri, sperando forse di impedirci l'accesso.
Il muro lentamente si spalancò, rivelando un cumulo di macerie.
- Come hai fatto? - chiese Capitan Bretagna.
- Ho crackato la centralina di controllo, e la porta si è aperta. - rispose con tono piatto Iron Man.
Senza ribattere, l'eroe britannico si scagliò contro le macerie e iniziò a frantumarle a colpi di pugni. Cap si diede subito da fare per aiutarlo, e anche Jack Daniels li affiancò. Solo il robot guidato da Tony Stark rimase indietro.
- Scusatemi, - disse – ma non sono proprio in grado di potervi aiutare in questa situazione.
Gli altri si girarono e gli sorrisero, poi senza parlare ripresero a scavare.

Dopo pochi minuti il varco era aperto, e un corridoio iper tecnologico si aprì davanti ai loro occhi. Iron Man, grazie ai suoi sistemi wireless, si agganciò alla rete locale del sistema, accedendo subito ai suoi dati.
- Ragazzi, ho trovato quello che cercavamo. - annunciò dopo pochi minuti.
- Dici sul serio? - chiese Jack.
- Si, l'ho visto da una telecamera interna connessa alla rete di sicurezza. “Colui che distrugge” è in un hangar a circa 300 metri da qui, risalendo verso la superficie.
L'eterogeneo gruppo si inoltrò lungo i corridoi, guidati dal robot di Tony Stark. Il silenzio che riempiva i luoghi che attraversavano erano interrotti solo dal rumore dei loro passi e dai bip-bip dei diversi computer abbandonati in giro.
- Scommetto che non troveremo più nulla nelle memorie di queste macchine. - commentò Iron Man, mentre passava accanto ad un terminale.
Dopo 5 minuti il gruppo giunse all'enorme hangar che conteneva il gigante di ferro. Capitan Bretagna osservò a bocca aperta l'enorme figura antropomorfa, mentre Iron Man volava fino a raggiungere la base del collo.
- E' incredibile! Non immaginavo fosse così grosso. - esclamò.
- Sono proprio rune! - disse invece Iron Man.
Jack Daniels si avvicinò ad un terminale, poi alzò lo sguardo verso il soffitto, per poi osservare di nuovo il terminale.
- Credo che questo sia il terminale di controllo del portellone superiore.
Iron Man planò accanto a lui, fece uscire due plug dal suo braccio, che si agganciarono alle prese di comunicazione del terminale.
- Si, - sentenziò – controlla anche la pedana idraulica su cui è poggiato. Ora lo farò uscire all'aperto, così da semplificare e velocizzare il recupero.
Lentamente il soffitto cominciò a spostarsi, mentre il gigante veniva lentamente portato su. Dopo dei lunghi, interminabili minuti la pedana portò all'esterno l'artefatto, insieme a Steve, Jack, Iron Man e Capitan Bretagna.
- Ho contattato il comando, - disse l'eroe britannico – saranno qui entro un'ora!
Non appena terminò la frase, un fulmine a ciel sereno colpì in pieno il gigante di ferro, facendolo leggermente barcollare.
- PER ODINO E PER IL VALHALLA, – urlò una voce che sembrava provenire dall'alto dei cieli – QUESTO ABOMINIO DEVE ESSERE DISTRUTTO... ADESSO!
Tutti alzarono lo sguardo verso il cielo, e nessuno si accorse che il pannello a griglia posto all'altezza del volto del gigante si stava tetramente illuminando. Solo diversi secondi dopo Tony, grazie ai sensori del suo robot, si rese conto che qualcosa non andava. Si voltò e vide le braccia del gigante muoversi, mentre la griglia emetteva una leggera intermittenza rossa.
- Ma... che succede...?!
Improvvisamente qualcosa sfrecciò accanto ad Iron Man, colpendo in pieno il gigante e facendolo cadere.
- L'ABOMINIO DEL DISTRUTTORE DEVE CADERE! COSI' PROCLAMA IL FIGLIO DI ODINO!
Cap rimase a fissare la figura alta e bionda, ricoperta da un grezzo mantello, che impugnava un martello da guerra.
- Thor! - disse a fil di voce, ma la possente figura lo sentì, e si girò verso di lui.
Rimasero per qualche secondo a fissarsi, poi fu il dio del tuono a parlare.
- Tu... mi ricordo di te... eri un guerriero che combattè contro il popolo degli Aesi.
Cap annuì, preparandosi ad uno scontro secondo lui inevitabile.
- I guerrieri, allorchè fieri e onorevoli, per quanto nemici, vanno salutati nel gius... AAAARRRGGHHHH!!! - una scarica di energia era partita dal volto del gigante, e aveva colpito in pieno il dio.
Capitan Bretagna si scagliò verso il Distruttore, mentre Cap fece espandere il suo scudo di nanoidi e si scagliò con il gigante, parando le sue onde termiche. Ma il gigante, a dispetto della sua mole, si rivelò molto agile, colpendo con un forte manrovescio Braddock, l'uomo dentro la maschera di Capitan Bretagna, e facendolo volare a centinaia di metri di distanza.
Iron Man gli ruotò in alto, a diverse decine di metri di distanza. Al sicuro tra le mura del Pentagono, Tony Stark e Reed Richards studiarono incuriositi l'evolversi degli eventi.
- Incredibile! - esclamò lo scienziato – E' molto più che un robot o un automa, sembra un vero e proprio essere senziente.
- Già, - gli rispose Tony, mentre cercava di mantenere la concentrazione sulla guida del suo robot – e sembra anche molto pericoloso.
E quasi a voler rimarcare il commento il gigante diede un colpo a Cap, facendolo rotolare via lungo una discesa. Jack gli si avvicinò rapidamente.
- Tutto bene?
Cap si alzò, torcendo il collo e guardando il gigante che cercava di colpire Iron man con il suo raggio. Poi spostò il suo sguardo su Thor, che si stava riprendendo dal colpo subito, e in pochi istanti fu su di lui, colpendolo con un pugno, il cui unico effetto fu quello di piegare leggermente il volto del dio del tuono.
- MALEDETTO PAZZO! - urlò – SPUNTI DAL NULLA E RISVEGLI QUEL MECCANISMO DI DISTRUZIONE! SEI SOLO UN LURIDO PAZZO, NON UN DIO!
I lineamenti di Thor si piegarono in una smorfia di ira.
- COME OSI, PICCOLO MORTALE! - urlò, ma il suo urlo riempì il cielo – IO SONO UN DIO, ED E' MIO PRECISO COMPITO ABBATTERE QUESTO ABORTO! - ed indicò il Distruttore.
Quest'ultimo, come attirato da quella voce, si girò verso Thor e Cap. Il dio del tuono senza pensarci due volte scostò bruscamente Steve e si scagliò contro il gigante di metallo, che attivò il suo raggio verso Thor. Il raggio andò ad infrangersi contro un'invisibile barriera generata dal Mjolnir, il martello di Thor, provocando delle onde d'urto concentriche che si proiettarono tutto interno, come delle scosse.
Iron Man si allontanò rapidamente.
- Queste scosse stanno disturbando tutti i servomotori... - imprecò Tony Stark.
L'impatto di Thor con il busto del distruttore, oltre a far barcollare il gigante, generò un forte rumore di tuono, che riempì l'aria assordando i presenti e distruggendo i vetri fino a diversi chilometri di distanza. Il gigante calò la sua mano sul volto del dio del tuono, mentre l'energia sprigionata dal Mjolnir crepitava sull'enorme creatura.
- TI DISTRUGGERO', DISTRUTTORE, E BERRO' SUI TUOI RESTI FUMANTI! - urlò Thor.
Lentamente Thor alzò il martello, facendo leva e alzando anche il distruttore. Poi iniziò ad alzarsi in volo, noncurante del peso e della mano del distruttore che cercava di schiacciargli il cranio.
Nel giro di pochi secondi come un fulmine sfrecciò verso il cielo, seguito da un lungo tuono, fino ad illuminare il cielo con un'esplosione violacea.
Il gruppo rimase a fissare il fenomeno.
- Sarà sopravvissuto? - chiese Capitan Bretagna al suo corrispettivo americano.
- Thor?
- Si!
Cap strinse le spalle, allontanandosi.
- Non lo so, non so nemmeno cosa augurarmi!
Iron Man atterrò accanto a lui.
- Ho fatto una ricerca tramite i satelliti in orbita, e non ci sono resti!
Cap scuotè il capo.
- I guerrieri diminuiscono ogni giorno...

Due giorni dopo, Casa Bianca.
Nick Fury entrò nella sala ovale. Il presidente G. W. Bush e Colin Powell lo stavano aspettando in piedi.
- Generale Fury, la stavo aspettando. - esordì il presidente, progendogli la mano e ricevendo una calorosa stretta.
- Signor presidente. - fu la risposta del generale, che poi si rivolse a Powell – Colin.
- Si accomodi, generale. - gli disse il presidente, indicandogli il divanetto.
Dopo che i tre si erano accomodati, fu il segretario di stato il primo a parlare.
- Abbiamo nuovi piani.
- Riguarda la situazione internazionale? - chiese senza tanti preamboli Fury.
- Si, - disse Bush – e devo ammettere, ma è una cosa che rimarrà dentro queste mura, che la situazione mi è sfuggita di mano. Abbiamo sbagliato i calcoli. Anche se all'inizio sembrava che le cose andassero bene, ora però gli eventi si stanno ritorcendo contro di noi.
- L'Iraq è sempre stata una brutta bestia. - commento Fury.
- E la situazione sta peggiorando. E' passato più di un anno da quell'11 Ottobre, e ci stiamo rendendo conto che un Capitan America in un paese che sta mettendo in secondo i piano i super esseri non è credibile.
- Dove vuole arrivare presidente? A sciogliere lo SHIELD?
- No, per carità, per quanto poco attiva, l'organizzazione funziona e bene. No, l'idea è di creare un nuovo gruppo che agisca per conto della NATO, e che sia composto da super esseri.
- Un nuovo gruppo di super esseri? Una pericolosa inversione ad U.
- Lo sappiamo – si intromise Powell – ma la situazione è quasi del tutto fuori controllo, e le voci che lo spionaggio ha sentito sono terribili.
- Quali voci?
Powell gli consegnò una cartella con su stampato “For Your Eyes Only”. Fury l'aprì e cominciò a leggere i rapporti e vedere le foto, poi lentamente chiuse la cartellina, appoggiandola sulla scrivania, e si prese la testa tra le mani.
- Per tutti i diavoli! - esclamò.

Note: storia extra-large, almeno secondo i miei standard, per concludere questo ciclo che avrebbe dovuto avere ben altro finale. Doveva infatti terminare in uno speciale crossover con la versione Extreme degli X-Men, ma i ritardi, il crossover Inferno2 e l'incalzare degli eventi a livello mondiale mi hanno fatto prendere la decisione di concludere la saga in un colpo solo, lasciando molti punti in sospeso (in primisi quello su Thor) che comunque prima o poi sviscerare. Nel frattempo dal prossimo episodio inizia il nuovo ciclo, che possiamo chiamare "Tamburi di guerra", dove nuovi personaggi entreranno in contatto con Cap. 'Nuff said.