#12 - LA GUERRA DEL GOLFO?

by Mickey


Washington, Casa Bianca. Qualche tempo fa.
George W. Bush sta tenendo un informale incontro con i suoi collaboratori, da Colin Powell al Segretario alla Difesa Rumsfeld. Sono giorni che il Presidente ha espresso l’intenzione di attaccare l’Iraq, destando preoccupazione in certi ambienti politici. Adesso sta ricapitolando la situazione al solo scopo di giustificare la sua prossima, controversa proposta.
- Cosa penserà la gente del mio mandato, di questa amministrazione?! Non abbiamo trovato Bin Laden, il mullah Omar e tantomeno il fantomatico Painer…
- Appunto, signore… finché Painer sarà in circolazione, sarà inutile… - osa contraddirlo Powell.
- No, non sarà inutile. E’ una sottile partita a scacchi che quell’essere sta giocando con il nostro mondo civile. Quello che possiamo fare è togliere le sue pedine dalla scacchiera. E Saddam Hussein è una di queste. E poi… parliamoci chiaro: le agevolazioni economiche sulla questione petrolio sarebbero grandissime… prenderemo due piccioni con una fava.
- Signore, predica ai convertiti… ribadisco solo che sarebbe meglio avere l’approvazione delle Nazioni Unite e dei nostri alleati, prima di attaccare l’Iraq, per tenerceli buoni – dice il ministro della difesa, molto interessato all’operazione.
- Lo chiederemo ufficialmente… ma non penso potremo aspettare molto. Ma degli ispettori dell’ONU non ce ne facciamo niente. Conoscete anche voi i rapporti del Mossad… Saddam è pericoloso. E va eliminato.
- In che senso?
- A cosa serve, se no, Capitan America?

Washington, Pentagono. Qualche giorno dopo l’11 Settembre 2002.
Sharon Carter e Nick Fury hanno convocato Steve Rogers per affidargli una pericolosa missione.
- State scherzando? E la questione di Duscombe? – chiede retoricamente Capitan America, una volta informato dell’insolito nuovo incarico.
- Per ora se ne occuperanno altri, o Daniels… e, per la cronaca, Steve… non scherziamo affatto – gli risponde l’orbo - Non ricadere negli errori di cinquant’anni fa. Errare è umano, ma perseverare…
- Cosa intendi?
- Hitler, il Teschio Rosso e tutti i loro folli alleati…  avresti potuto ucciderli, ma non l’hai fatto. Secondo il nostro Presidente… e, solo in parte, anche per noi… Saddam Hussein è un pericolo. Le sue armi di distruzione di massa potrebbero scatenare un conflitto su scala globale. Va fermato in tempo.
- E pensate che se io lo uccido risolveremo la questione? Qualcun altro prenderà il suo posto…
- Tu devi catturarlo… vivo o morto. Hai la licenza di uccidere, certo. Gli Stati Uniti hanno intenzione solo di approfittare del conseguente vuoto di potere per stabilire un regime democratico filo-occidentale per… - cerca di giustificare la donna, inutilmente.
- Ah, certo… come in Afghanistan, vero? Grandi risultati… e poi, se attaccheremo l’Iraq, tutta l’Asia occidentale diventerà un immenso campo di battaglia…
Fury e la Carter si guardano perplessi. Rogers è stato risvegliato per essere un’arma efficiente al servizio del Paese… usando anche la manipolazione mentale per ottenere risultati in questo senso. Nel corso dei mesi si sono affezionati a lui, ma… sta mostrando segni di indisciplina.
- Queste sono previsioni catastrofiche e prive di fondamento, Steve! Tu sei Capitan America! Dovresti essere il primo a concordare con l’operato del tuo governo! – replica la bionda agente.
- Io sono con il popolo americano, non necessariamente con il suo governo.
- Il Presidente è stato eletto democraticamente dal popolo di cui ti riempi la bocca, quindi poche storie… ti infiltrerai a Baghdad… e farai ciò che devi – afferma perentorio Nick.
- Hai ragione, scusatemi… so che dopo quasi un anno devo ancora ambientarmi appieno… sono un soldato, no? Non è la guerra che deve spaventarmi…
Sharon e Nick non rispondono a parole, ma eloquentemente con lo sguardo.
- Cambiando discorso… come pensate che passerò inosservato, lì?
Fury si schiarisce la voce e gli spiega:
- I tuoi capelli verranno tinti di nero, indosserai lenti a contatto scure e la tua pelle verrà abbronzata artificialmente. Indossando abiti locali, dovresti quasi confonderti con la popolazione. Ti basta?
- Me lo farò bastare – si rassegna Steve, chiudendo gli occhi e portando una mano alla testa.
- Cos’hai, Steve? – chiede Sharon.
- Ho mal di testa… forse dovrei farmi vedere da qualcuno…
- Per un banale cefalea?
- Nel mio caso niente è mai banale, visto che sono stato congelato per cinquant’anni.
- Ritiro quello che ho detto… fatti visitare e poi inizia l’addestramento per la missione.

Una settimana dopo. Baghdad, Iraq.
Grazie al segreto appoggio dell’Arabia Saudita, Capitan America è riuscito ad entrare in incognito nel territorio iracheno. Questa regione dell’Asia sarebbe molto affascinante da visitare, per un turista, se non fosse così difficile e pericoloso farlo. Il viaggio verso la capitale è stato lungo e tortuoso. Steve ha dovuto far uso di molti mezzi pubblici e privati, finanziando al suono di molti dinar i dissidenti del regime. Ed è dovuto stare molto attento a non far saltare la sua copertura: ha parlato il meno possibile e, quando ha dovuto, ha sfoggiato ciò che ha imparato dell’arabo parlato in pochi giorni, alla Cia.
Che ironia, pochi giorni prima era ad Harlem, per la sua ultima missione. Ora, dall’altra parte del mondo.
Scaccia questi pensieri e si concentra: adesso più che mai è vicino al suo obiettivo. Ma non è così facile: il Rais si sposta costantemente per evitare proprio attacchi alla sua persona. Per fortuna qualunque leader ha collaboratori pronti a tradirlo, lupi travestiti da pecore, serpi covate in seno.
E, allo stesso modo, persone leali camuffate da traditori.

Steve Rogers è accompagnato da una mezza dozzina di ribelli. Nonostante i suoi lineamenti (che una volta il Teschio Rosso, con delusione, gli aveva descritto come “ariani”) il soldato si confonde abbastanza tra i suoi alleati, grazie al trucco e all’abbigliamento azzeccati.
- Secondo le tue informazioni l’obiettivo si è trasferito in questa zona? – chiede, in semplice inglese, ad Haeader, colui che li ha condotti fin là.
- Sì, in quel palazzo… sta organizzando l’eventuale controffensiva contro il tuo paese – spiega.
- Allora sarà il caso di separarci adesso… non potete entrare lì con me.
- Neanche tu potrai entrarci – sentenzia Haeader in arabo, sfilando una pistola da un anfratto del suo abito e sparando a bruciapelo verso Steve Rogers. Se avesse potuto usare in tempo il suo nuovo scudo da nanoidi, al momento adattato al suo braccio… ma, per fortuna, sotto il suo abito color sabbia, il soldato indossa parte del suo costume in kevlar. E per fortuna, i suoi riflessi sono tanto pronti da farlo spostare in tempo, facendo in modo che il proiettile lo colpisca al fianco.
”Ah! Fa male lo stesso!” pensa, mentre cade a terra dolorante.
Haeader è pronto a giustiziarlo definitivamente, nonostante il suo stupore, ma il Capitano è più veloce di lui: rotea per terra, colpendo di netto le gambe dell’attentatore, facendolo franare per terra.
Poi si guarda intorno: gli altri sono paralizzati.
- Qualcun altro è con lui?
Tutti negano, con un cenno della testa, terrorizzati. Evidentemente non si aspettavano di avere una spia del Rais tra i loro ranghi. O hanno improvvisamente cambiato barricata.
Un calcio nell’addome, e
Haeader è fuori gioco.
- Portatelo via, in un posto sicuro. Io vado a realizzare il vostro sogno.
- Entri lì? – chiede un iracheno, osservando con timore il palazzo indicato dalla spia di Hussein.
- Sì… quest’uomo pensava di ucciderci tutti, e quindi probabilmente ha detto la verità. Non posso farmi sfuggire quest’occasione.
- Saremo fuori a proteggerti. Buona fortuna, capitano americano!
Con discrezione, tutti si muovono per un paio di centinaia di metri. La zona in cui dovrebbe essere nascosto il leader iracheno sembrerebbe una come tante, se non ci fosse la maggiore presenza di forze dell’ordine e di soldati.
- E se fosse una trappola? Se ci fosse tutto questo per sviarci? – si chiede uno dei due Mohammed del gruppo.

- Lo scoprirò presto.
Capitan America ha deciso. Ama la sua patria, apprezza il benessere del mondo occidentale in cui si è risvegliato… e non vuole che il sogno americano dei suoi compatrioti, realizzato (e incrinato dagli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono), possa essere infranto da oppositori della democrazia. Anche a costo di andare contro l’etica comune.
Per questo non ha paura di avanzare verso l’entrata dell’edificio. Subito viene circondato da cinque soldati ben armati.
- Dove va? – gli intimano.
- E’ un palazzo abbandonato, voglio ripararmi dal caldo – gli fa notare Steve. Infatti l’apparenza dell’edificio sembra far trovare riscontro alle sue parole.
Ma l’accento straniero, insieme ai lineamenti europidi dell’agente speciale, mettono in guardia gli iracheni.
- Si allontani, per favore.
- Con piacere – scherza Steve, saltando –da fermo– fino a un metro e mezzo da terra e mettendo ko due avversari con una spaccata. Come in un film d’azione di serie B, Capitan America si sbarazza degli altri con un doppio pugno e un calcio che impediscono loro di sparare.
La gente si è accorta di quello che sta accadendo, ma non fa nient’altro che ritrarsi e allontanarsi per non esserne coinvolta.
In una corsa contro il tempo, Rogers irrompe nell’edificio, forgiando con grande velocità lo scudo dalla sua mano. Per l’occasione, l’arma non sfoggia i colori o la bandiera americani, ma un verde militare uniforme. Cap sa benissimo che la responsabilità dell’attentato non deve cadere sugli americani, ma sui ribelli locali.
Pochi metri dopo, e i corridoi vengono riempiti dal suono assordante di mitragliatori e altre armi da fuoco. Nonostante abbia molti opponenti, tutti tesi a proteggere – giustamente – il loro capo di stato dall’incursione imprevista,  Capitan America è agile, salta come se avesse delle molle sotto i piedi e rende impossibile prenderlo di mira. Eppure, qualche colpo lo sfiora, dandogli un certo fastidio pur con le protezioni.
- E’ un diavolo! – No, è un mutante!, sono esempi dei commenti esterrefatti degli iracheni.
Solo ora Steve capisce perché hanno incaricato lui di questa missione: nessun uomo comune sarebbe riuscito a penetrare qui dentro, tantomeno a fare qualche passo senza essere crivellato di piombo. Ormai è un diventato un berserker, punta dritto, d’istinto, dove vede più uomini armati, insensibili al rumore e al dolore, parando colpi con il suo scudo e a volte rispendendoli,, grazie a strani scherzi della fisica, al mittente.
Nessuno si capacita di come l’intruso sia riuscito ad arrivare al piano superiore senza capitolare. Eppure c’è riuscito.
Il momento cruciale arriva quando vede da lontano qualcuno di molto familiare che tenta di fuggire da un’uscita lontana.
Steve Rogers lancia con tutta la forza il suo scudo e riesce, incredibilmente, a colpire di striscio i fuggitivi, ottenendo l’effetto voluto di fermarli. Quando ormai è riuscito a raggiungerli, gli vengono i brividi.
Si trova di fronte a Saddam Hussein, colui che hanno definito come il nuovo Hitler.
Accanto a lui, il ministro della difesa Ahmad e un altro paio di personaggi che Steve non riconosce.
La situazione è surreale, ed è chiaro per tutti.
- Via voi – intima in arabo Cap agli altri.
Loro, fedeli, esitano. Ma gli basta sollevare lo scudo per farli allontanare.
Ma anche Saddam Hussein ci prova, ovviamente. Capitan America non se la sfuggire e lo afferra, per il collo, con l’intento di spezzarglielo.

Un solo gesto letale potrebbe far precipitare il Medioriente nel caos.
SNAP.
”Che strano, è stato tutto troppo facile” pensa Steve, mezzo minuto dopo aver lasciato il cadavere a terra.

Dieci minuti dopo, Capitan America è riuscito a dileguarsi nella folla. La città sta impazzendo e la maggior parte delle persone non capisce perché. Nessuno fa caso ad un ragazzone infagottato e all’apparenza gobbo che preme il pollice contro l’orecchio.
- Obiettivo eliminato – sussurra, non senza dubbi sulla veridicità della sua affermazione. Ha sentito dire che Severino Antinori è finanziato da certi regimi mediorientali… e se…

Washington. Casa Bianca.
- Obiettivo eliminato – annuncia una comunicazione disturbata dall’Iraq.
Gli occhi del Presidente si illuminano. Qualche suo collaboratore condivide il suo stato d’animo, qualcun altro meno.
- Fra un quarto d’ora chiamate Khofi Annan e riferite la notizia. Nessuna responsabilità da parte nostra.

Note:
L’X-month ha visto noi autori Extreme scambiarci le testate per offrire una diversa visione dei personaggi. Questo episodio è molto semplicistico, ma spero abbia trasmesso la mia concezione di “estremo” applicata ai personaggi Marvel.