#11 - SOGNO AMERICANO /3: 
UNA VOLTA PATRIOTA...

by Pablo

 

Confine del Messico con la California.
Un gruppo di uomini armati, nascosti dietro una collinetta, stanno sparando ai messicani che cercano di passare il confine. Dietro di loro un uomo di colore li sobilla pesantemente.
- Sparate, non fatevi invadere! Impedite loro di rubravi il vostro lavoro, di riempire le strade delle loro pulci!
Gli uomini continuarono a sparare, bestemmiando.
- Vedo che ti dai da fare! - disse una voce alle sue spalle.
Il misterioso uomo si girò, mettendo mano alla pistola, ma il volto che vide lo rassicurò.
- E' un piace rivederti Zemo!
- Anche per me... come ti fai chiamare adesso?
- Io ho un solo nome ricordalo... Seminatore d'Odio!
- Già come sempre!
- Cosa vuoi da me?
- Stiamo per tornare, i tempi sono maturi, e vorremmo che tu facessi parte del suo sogno...
- Suo sogno? Il mio sogno, vorrai dire...
Zemo sorrise.
- Già! Allora sei dei nostri?
- Ci puoi giurare!

Steve e Michael rimasero in silenzio per dei lunghi minuti, poi fu quest'ultimo a parlare.
- Avevi tradito il sogno... - disse a bassa voce.
- Cosa?
- Il sogno americano... lo avevi tradito non uccidendo il Teschio Rosso... la vergogna è stata troppo per loro...
- Io... non...
- Non sai che dire vero?
- Già!
Michael si alzò, appoggiandosi alla sedia.
- Ricordi? Io mi arruolai nella marina, e fui mandato a Pearl Harbour!
- Ricordo...
- I nostri genitori erano fieri di me, incarnavo il loro spirito americano... poi...
- ...poi mi arruolai io, e fui scelto, insieme ad altri, per il progetto del super soldato.
- Ed io rimasi ferito durante l'attacco giapponese... ferito alla gamba destra!
Steve tacque. I ricordi cominciarono a riaffiorare, dapprima lentamente, poi come una gigantesca onda anomala, costringendolo a versare una lacrima.
- Tu... - proseguì Michael – su di te si concentrarono i sentimenti di affetto e di legame all'America dei nostri genitori! Per loro eri la realizzazione del Sogno Americano da loro tanto inseguito! Eri il simbolo dell'America nel mondo, un simbolo di giustizia, di democrazia... eri il loro orgoglio...
Steve fissò il fratello con uno sguardo carico di durezza.
- Avevo ragione... eri solo invidioso!
- NO! STUPIDO IDIOTA! IO ERO FIERO ED ORGOGLIOSO DI TE... PERO' TU HAI ROVINATO TUTTO! HAI DISONORATO IL TUO PAESE, IL TUO PRESIDENTE, LA BANDIERA SOTTO LA QUALE AVEVI GIURATO RIFIUTANDOTO DI UCCIDERE UN CRIMINALE NAZISTA... - urlò il fratello, prima di accasciarsi sulla sedia col volto paonazzo.
Steve fece un passo avanti, per aiutarlo, ma l'uomo accanto al fratello lo fermò.
- Dai, papà, vieni ti porto a letto! - disse aiutandolo ad alzarsi, non prima di aver lanciato un'occhiataccia verso Steve.
Quando furono usciti, l'altro ragazzo gli si avvicinò.
- Ha molto sofferto per questa cosa, il nonno! Ci ha sempre detto quanto ti ammirava, quanto teneva a te e quanto lo hai deluso, di quanto hai deluso i vostri genitori... ci ha parlato del loro dolore, della loro scelta di non poterci convivere...
Steve fissò il ragazzo.
- Sai... ricordo che loro nemmeno vennero al processo... non vennero nemmeno quando fui ibernato... vennero solo una volta, quando tornarai in America dopo il fallimento... ricordo lo sguardo duro di mio padre, e quello in lacrime di mia madre... mai avrei immaginato cosa sarebbe successo...
Il ragazzo abbassò la testa.
- Fu uno shock per il nonno... da allora ti odia come non mai! Quando ha saputo che ti avrebbero risvegliato è entrato in un forte stato di agitazione... ha chiamato mezzo Pentagono, la Casa Bianca, chiunque potesse aiutarlo.
- Aiutarlo a fare cosa?
- A far si che nessuno ti parlasse di lui, dei tuoi genitori! Se era possibile avrebbero dovuto nascondere le pratiche, i documenti, tutto quello che riguardava il tuo passato...
- Ora comincio a capire alcune cose! - rispose Steve, sedendosi.
L'altro uomo, il figlio del fratello, ritorno sulla stanza.
- Come sta? - chiese Steve apprensivo.
- E' un po' stanco, si sta addormentando!
- Io... io credo di aver fatto un errore venendo qui!
Il ragazzo gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla.
- No, non hai fatto nessun errore! Questa è la tua famiglia, e per quanto mio nonno sembri odiarti, non è così fidati!
- No... è giusto che mi odii... sono stato così vigliacco...
- Ma...?
Steve fissò il ragazzo, poi rivolse il suo sguardo verso l'altro uomo, per poi abbassare gli occhi.
- Io... ho deciso... non sarò più Capitan America!

Caracas, Venezuela.
Da qualche mese a questa parte la casa dell'uomo chiamato “El Vecio” è diventata il centro di un misterioso via vai di persone, che incuriosì il giovane Enrique, spingendolo ad avvicinarsi alla villa di nascosto. Quello che scoprì lo affascinò molto: decine di uomini in divisa facevano il passo dell'oca nella foresta alle spalle della casa, sotto lo sguardo di vecchi uomini pieni di nastrini e medaglie appuntate sul petto. Ma la cosa che lo incuriosiva di più era l'identità del misterioso uomo che viveva in quella vecchia casa coloniale. Un giorno si avvicinò al palazzo. Era tardo pomeriggio, nessuno si muoveva attorno ad esso. Aveva studiato i movimenti, le luci serali, ed aveva capito dove in genre si trovava “El Vecio”. Lentamente cominciò a risalire lungo la grondaia, fino a raggiungere il primo piano. Si affacciò alla finestra, mentre il Sole pian piano scendeva alle sue spalle, e vide una figura seduta su un divano. Le lunghe ombre coprivano il volto, ma Enrique riuscì a vedere che anche lui indossava un'uniforme nera. Osservando la mano notò che era molto esile e magra. Poi lentamente la testa si mosse, girandosi verso la finestra, e il giovane Enrique inorridì: il volto era un teschio scarnificato tutto rosso, che lo fissava con le sue orbite vuote. Istintivamente si ritrasse, dimenticando che era su un cornicione. Mulinò le braccia per cercare di recuperare l'equilibrio perso, ma non ci fu nulla da fare, cadde per circa 5 metri, spezzandosi l'osso del collo. Gli uomini che lo andarono a recuperare parlarono a lungo di una smorfia di terrore puro dipinta sul viso del ragazzo.

- NO! - urlò il ragazzo.
Steve fissò il suo volto pallido e contratto con stupore.
- Se pensi anche solo per un attimo di abbandonare Capitan America, giuro che io...
Steve continuò a fissarlo.
- Non sono adatto a ricoprire questo ruolo... ho fallito, ho tradito i miei genitori, mio fratello, Peggy Carter... il mondo... l'America!
- No... non è così... hai commesso degli errori, è vero, nessuno pensa di negarlo, ma sei un uomo, non un robot!
Steve abbassò la testa.
- Io sono il Patriota! Tutti gli abitanti degli Stati Uniti vedono in me come il loro simbolo, il simbolo del Sogno Americano!
Il ragazzo lo fissò divertito.
- Ok, finita la tiritera da accademia militare, hai altri motivi perchè devi abbandonare il tuo ruolo?
Steve sgranò gli occhi, stupito.
- Cosa...?
- Tu non devi lottare perchè sei il simbolo del Sogno Americano, devi lottare perchè la libertà è a caro prezzo adesso, in tutto il mondo! L'America non è più un paese da sogno, il 10% della popolazione rischia la povertà per via di una legge che ha distrutto il sistema prevvidenziale diversi anni fa, e di cui nessuno ha mai parlato... lo chiami paese da sogno questo? No, è in fondo un paese come tutti gli altri, ma per cui credo valga la pena di lottare!
Steve socchiuse gli occhi e lasciò che i ricordi lo attraversasserò, uscendo via e allontanandosi. Gli errori appartenevano al passato, aveva ragione il nipote di suo fratello. Adesso era nel futuro, novello Buck Rogers, con la possibilità di ricominciare nel modo in cui avrebbe voluto 60 anni prima. Sorrise al ragazzo, facendo un cenno di assenso con la testa.

Qualche ora dopo Steve uscì sull'androne della casa. Aveva parlato col fratello, avevano discusso, ma non si erano riappacificati, la ferita era troppo grande e ci voleva tempo. Il ragazzo gli si avvicinò.
- Stai andando via?
- Si, è meglio così per ora!
Si strinsero la mano, poi Steve si allontanò lentamente verso l'ingresso della fattoria. Ad un certo punto il ragazzo gli gridò dietro.
- MI CHIAMO STEVE!
- COSA?!!?! - urlò Steve Rogers, girandosi verso il ragazzo.
- IL MIO NOME E' STEVE! MIO NONNO VOLLE CHE MI VENISSE DATO QUESTO NOME!
Steve sorrise apertamente, facendo un cenno con la mano, per poi allontanarsi.

Note: termina la saga "Sogno Americano" e qualcosa cambierà in Steve Rogers, come vi renderete conto nei prossimi episodi. Solo una piccola curiosità: alla fine di questo episodio Steve doveva realmente abbandonare il ruolo di Capitan America, che sarebbe stato preso da Jack Daniels, per vivere delle avventure da solo, finendo tra l'altro nelle mani del Teschio Rosso. Poi a metà storia ho cambiato idea, o meglio, come amo dire io, è stato Steve a dirmi che "doveva" continuare ad essere Capitan America. Aiuto! Sono ostaggio dei mie personaggi!!!